New Fan Fic - Ultimo capitolo
Because of you
Capitolo
finale - Lettera alla mamma
*\*
Questo finale mi piace poco.
Certo, è un modo pessimo per iniziare il finale, ma credo
che sia l'unico.
Non posso farci nulla.
Cercherò, quindi, di spiegarvi tutto, prima di
lasciarvi leggere in pace. E' una questione di vita o di morte, per me,
e vi pregherei di ascoltare.
Questa storia, BoY, mi ha letteralmente spossata. Ho perso
più e
più volte l'ispirazione, le idee non ne volevano sapere di
venire e iniziavo a stufarmi del fandom di Inu-Yasha. -.-'' Eppure,
come molti ben sanno, io amo
il fandom di Inu-Yasha, e scrivere su questo manga è per me
motivo di gioia immensa. ù.ù
Quindi... Beh, ho scritto gli ultimi capitoli in modo a dir poco pessimo: sono
felice di sapere che hanno soddisfatto voi, comunque. Probabilmente, vi
chiederete perché
li ho scritti, se non avevo voglia. E il motivo è questo:
non volevo lasciare la storia incompiuta.
L'ho detto almeno mille volte, ma ora voglio ampliare il tutto,
cercando di essere esauriente e coincisa: riscriverò tutti i
capitoli finali. Non oggi. Forse non domani.
Ma presto.
Quando avrò voglia, e ispirazione, ogni singolo capitolo di
questa storia verrà ricontrollato, revisionato e ripostato.
Non
riuscivo a lasciar marcire la storia, e non potevo iniziarne una nuova
senza aver terminato questo.
Scrivere The brothering
life of a forced writer, infatti, mi divertirà
appieno solo dopo la parola fine
messa a questa storia. Non posso farci nulla, ecco.
ç.ç
Questo finale è
una lettera. Da Kagome a sua madre.
E' tutto ciò che è accaduto dopo lo scorso
capitolo. E'
quello che accadrà in futuro. E' tutto, in pratica, ed
è
niente.
Ma spero che lo gradirete.
Ovviamente, alla fine del capitolo potrete reperire i ringraziamenti:
sono stata felice di sapere che mi avete seguito così a
lungo, e
mi spiace per i miei assurdi ritardi. ù.ù
Spero che seguirete l'altra storia che ho in corso, e che leggerete i
miei prossimi lavori. ^^ Grazie a tutti! */*
Cara mamma,
non
so come
iniziare questa lettera e, personalmente, non credo esista un metodo. Dovrei chiederti scusa per
essere sparita, ma sarebbe superfluo, quindi cercherò di spiegarti il perché.
Probabilmente,
Sango ti avrà raccontato tutto, di quel che è
avvenuto – sarà stata di certo
esauriente – e di come ci siamo sentite osservando il nostro
esercito partire.
Avevo
ascoltato Takemi, Miroku, Sesshomaru e Inu-Yasha parlarne tra loro, e
mi ero
spaventata: volevano lottare nei
pressi della reggia. Rimasi stupita. Mi sembrava assurdo.
Quando
riuscii ad alzarmi – ero caduta per terra, in giardino
–, corsi subito a
chiedere spiegazioni ad Inu-Yasha, ma lui si limitò a dirmi
che sarebbe andato
tutto bene, e che non avrebbe permesso a nessuno di farci del male. Mi
ero
sentita rincuorata, ma il timore che qualcosa potesse andare storto non voleva lasciarmi.
La
prima
notte dopo la partenza, mi addormentai seduta nei pressi di una
finestra –
avevo osservato la sagoma scura del bosco che si stagliava innanzi a
me,
tentando di scorgere qualcuno di
loro. Purtroppo, non notai nulla.
Mi
svegliai
all’alba, a causa di un urlo potentissimo – stavano
forse combattendo? Cos’era
avvenuto?
Passai
il
giorno ad osservare il bosco, rifiutandomi di mangiare
e bere. Ero
troppo preoccupata.
Rin,
seduta
accanto a me, pregava i Kami di salvare il nostro esercito, mentre
Sango
discuteva animatamente con Totosai di ciò che era meglio
fare. Il terrore
aleggiava nella reggia e spesso
notavo donne piangere per i propri cari.
Avrei
voluto
fare qualcosa anch’io, ma ne ero incapace –
tremando, continuai ad osservare il
bosco.
Era
scoppiato
un incendio.
Linee
di
fuoco lambivano gli alberi, bruciando tutto ciò che
trovavano sul loro
percorso. Mi domandai chi mai lo avesse appiccato, e quanti danni
stesse
arrecando ai soldati.
Durò
tre
giorni.
Lo
scontro
durò tre giorni, in cui noi che eravamo rimasti a casa pregammo per i nostri cari.
A
un tratto,
uno stendardo fu levato in cielo, ed un urlo di gioia di
alzò dal bosco – chi
mai aveva vinto?
Avrei
voluto
restare impassibile
come Sara, seduta in
un angolo della sala con gli occhi fissi innanzi a sé, o
emotiva come Rin, che
continuava a piangere, stretta tra le braccia di Sango. Eppure, non ci
riuscivo. Ero come in trance.
A
fatica, mi
resi conto che non ero in me. E che
non lo ero stata neppure in un attimo di quei tre giorni.
Le
mie
giornate erano state incubi.
Non
ero
cosciente di ciò che mi circondava –
semplicemente, osservavo il bosco,
incapace di fare altro. Stavo sognando.
Non mi sarei svegliata da quello stato catatonico
finché non avessi rivisto Inu-Yasha sorridermi.
Quando
lo
stendardo s’alzò – solo in quel momento
– mi alzai, e corsi fuori.
Ero
l’unica.
Nessun altro, nella sala, mi seguì – restarono
tutti, incapaci di rendersi
conto di ciò che realmente stava avvenendo.
Quando
giunsi
in vista dell’esercito, aguzzai la vista, tentando di
riconoscere almeno un
volto tra quella massa di persone. Purtroppo, tutti
mi erano sconosciuti. Erano giovani, quasi ragazzi, e si
osservavano tra loro, ridendo. Nell’istante in cui mi
scorsero, alcuni si
voltarono sfacciatamente verso di me, altri mormorarono qualcosa di
indecifrabile. Volevo chiedere loro di Inu-Yasha, ma la mia bocca era
come incollata, e non riuscivo a
far altro
che osservarli inebetita.
“Ehi?”.
Ricordo
di
aver urlato.
Non
so come,
né perché, ma urlai.
Inu-Yasha
era
lì.
Inu-Yasha
era vivo.
Il
mio cuore
batteva all’impazzata, mentre mi voltavo verso di lui
– ero scoppiata in
lacrime. E non sapevo perché.
Ricordo
di
aver biascicato qualcosa, e di averlo fatto ridere. Poi più
nulla.
Mi
ritrovai
stretta tra le sue braccia così velocemente da non riuscire
a capire. Ma ero
tra le sue braccia. E sorridevo.
Pochi
attimi,
e, dalla folla, spuntarono anche Miroku e Takemi – il re
sosteneva alla meno
peggio il mio amico, ferito ad un fianco: Inu-Yasha mi
spiegò solo in seguito
che Miroku aveva fatto del suo meglio per salvare Takemi da fine certa,
quando
il re nemico – Naraku – si era avventato su di lui.
Sentii
una
voce gelida impartire ordini ai
soldati ancora vivi, e mi resi conto che Sesshomaru era assolutamente perfetto – non un graffio, non
un
livido. Contrariamente a Inu-Yasha, lui non sembrava neppure aver preso
parte
allo scontro.
Ritornammo
a casa dopo poco: i giovani
desideravano
rassicurare le proprie madri, gli anziani necessitavano di cure
urgenti.
La
battaglia
era stata implacabile.
Nei
tre
giorni di guerra – molti meno di quelli prospettati
inizialmente, in realtà –,
i soldati non si erano fermati un attimo, evitando persino di dormire. Inu-Yasha si era scontrato a
lungo con Naraku, mentre Miroku si dedicava a soldati di bassa lega. In
gran
parte, l’esercito di Asu era formato da mercenari assoldati
unicamente per
quella battaglia e, dunque, poco propensi a combattere
a lungo. Il loro intento era quello di guadagnarsi da vivere
– non gli
importava poi molto, vincere quella guerra.
A
un tratto,
Naraku aveva schivato miracolosamente un attacco di Inu-Yasha,
avventandosi di
conseguenza su Takemi, distratto. Come ti ho già
precedentemente detto,
infatti, è stato solo grazie a Miroku, se il re era ancora
vivo. Credo che sia
ancora considerato un eroe da gran
parte della popolazione.
A
battere il nemico, però,
era stato un attacco di
Sesshomaru particolarmente efficace – Inu-Yasha
l’aveva ammesso a denti
stretti, sottolineando aspramente la fortuna
sfacciata del fratello.
Giunti
alla
reggia, fummo assaliti da una folla vorace di persone –
madri, sorelle,
bambini… Tutti corsero a riabbracciare i loro cari, o a
piangerne la morte.
La
notte
successiva alla fine della battaglia, passò in un lampo.
Io
e
Inu-Yasha parlammo a lungo, seduti accanto alla finestra che mi aveva tenuto compagnia durante quei tre
giorni. Volevamo passare il nostro futuro insieme.
Ma era impossibile.
Mamma,
io ero
ancora una studentessa, e lui era stato da poco eletto capo delle
guardie – era
assurdo, inconcepibile
immaginare la nostra vita futura l’uno accanto
all’altra. Eppure, volevamo stare insieme.
Scusami,
mamma.
Scusami
se
sono fuggita, se ti ho salutato con un brevissimo
bigliettino, se non mi sono fatta sentire.
Scusami
se
sono stata una pessima figlia, e se ho sbagliato tutto.
Ma
lo amo,
mamma.
Immensamente.
Questi
quattro anni insieme, mamma, sono stati i più belli della
mia vita.
Sapevamo
di
non risolvere nulla, andandocene via entrambi, ma non volevamo
dividerci. Tu mi
hai sempre capita, e, spero, capirai anche le motivazioni della mia
fuga.
Abbiamo
girato per i vari villaggi, incontrato persone di ogni specie.
Abbiamo
passato le notti accampati nelle rovine del castello,
nell’atmosfera magica
che, da sempre, evoca quel luogo. Ho imparato tante cose che le
leggende hanno
sempre taciuto, sono stata con Inu-Yasha.
Ci
siamo
sposati, mamma.
In
una
chiesetta piccola, ai margini di un piccolo villaggio. Solo noi. Il
prete era
una persona splendida, che non ha fatto domanda alcuna sul
perché c’eravamo
sposati così, soli.
E,
ora,
abbiamo deciso di venire lì.
Di
tornare a casa.
Ma
non perché
ci siamo pentiti delle nostre scelte.
Non
ci
pentiremo mai.
Sono
incinta,
mamma. Aspetto il figlio di Inu-Yasha.
Il
piccolo
cresce di giorno in giorno, ora sono già al quarto mese.
Abbiamo
deciso di tornare perché vogliamo che cresca lì.
Con te.
Non
so se
riceverai questa lettera – non so se abiti ancora al tempio.
Non so neppure se
tu stai bene, e se il nonno è ancora tra noi – ma
di questo sono quasi sicura.
È sempre stato un tipo forte, se non altro è vivo
per potermi rimproverare.
E
Sota?
Quant’è
cresciuto?
Sango
è
riuscita a rendere Miroku meno maniaco?
Non
credo.
L’ho sempre visto come un tipo esageratamente
libertino. Non può essere cambiato così
tanto solo perché si è sposato.
Poi…
Ho
sentito che Rin e Sesshomaru hanno avuto un bambino!
Quando
l’ho
letto, su di un quotidiano, non sapevo se urlare o svenire: insomma,
Rin è una
persona splendida, ma non credevo che Sesshomaru sarebbe divenuto
così umano!
In
ogni caso,
mamma, sto tornando.
E
spero che
mi accetterai.
Ti
ho sempre
voluto bene, e vorrei che tu provassi affetto per il cucciolo che
cresce nel
mio grembo, e non lo odiassi. E vorrei che anche Inu-Yasha non ti
risultasse
sgradito.
Ci
imbarcheremo tra due giorni, con la Musashi. Il mio viaggio
è cominciato
proprio a bordo di quella nave, no?
Spero
di
arrivare entro lunedì, e spero che vorrai accogliermi.
Ti
voglio
bene, mamma.
Salutami
tutti.
Tua,
Kagome
Higurashi
*\*
Sì. E' breve. -.-''
Insomma, è un finale abbastanza gradevole, no? Non
esauriente,
certo, ma quantomeno gradevole. ù.ù Potrete
almeno dire
che avete letto - finalmente
-
il finale di BoY. ù.ù E, ve lo giuro,
tenterò di
riscrivere i capitoli finali al più presto. Per maggiori
informazioni, contattatemi tramite msn o leggete i miei angoli in The brothering life of a forced
writer: cercherò di darmi da fare durante
questi giorni, ma non prometto nulla. ^^
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