Ainslee
non arrivò in vista del suo villaggio se non più
di un'ora dopo.
Non aveva messo in conto che, col buio fitto del bosco, avrebbe avuto
difficoltà a trovare la strada, e questo l'aveva anche
costretta a
procedere al passo. Il cavallo aveva scalpitato un paio di volte per
protesta contro l'andatura a cui era costretto, ma Ainslee era
riuscita a calmarlo con qualche pacca sul collo e un tono di voce
basso e rassicurante.
Anche
se la stagione estiva era avanzata, l'umidità tra gli alberi
le
aveva fatto rimpiangere di non aver preso con sé anche un
mantello o
uno scialle. Ma non aveva osato frugare tra le bisacce posate accanto
a Gareth per timore di svegliarlo.
Tuttavia
non era stato solo il freddo della notte a farla rabbrividire:
durante tutto il tragitto aveva avuto più volte la
sensazione di
essere seguita. Un fruscio fra gli alberi, qualche ramo secco
spezzato da un passo cauto, e un persistente formicolio dietro la
nuca l'avevano indotta a voltarsi spesso, il cuore che le batteva
come una mandria di tori impazziti. Aveva cercato di scrutare tra le
sagome scure dei cespugli e degli alberi, ma non era mai riuscita ad
individuare niente di preciso. Se c'era davvero qualcuno che la
seguiva era abile a non farsi sorprendere e a mimetizzarsi con
l'oscurità. O forse era lei che aveva sopravvalutato la
propria
abilità, che si era illusa di sapersela cavare da sola
soltanto
perché aveva ucciso due uomini in preda alla rabbia.
Forse
quando sono lucida non ragiono bene come quando sono infuriata, aveva
pensato con una punta di amarezza. E aveva cominciato a chiedersi se
non avesse commesso un madornale errore a voler fare di testa propria
invece di dare ascolto a Gareth. Dopo la terza volta in cui si era
guardata intorno in preda all'agitazione, convinta che qualcuno o
qualcosa la seguisse, aveva cominciato a maledire la sua presunzione.
Cosa diavolo aveva pensato di fare imbarcandosi in quell'impresa? Si
era sentita un pochino più sollevata solo quando aveva
scorto le
prime case del villaggio. Forse, dopotutto sarebbe andata bene. Forse
poteva davvero sperare che non le sarebbe successo niente. Era ancora
convinta che Gareth avesse esagerato nell'esprimere le sue
preoccupazioni. Nessuno desiderava più farle del male dopo
che quei
tre assassini erano morti. E perché mai poi? Lei era solo
una
ragazza di campagna senza nessuna importanza. Probabilmente quei tre
erano stati solo dei briganti in cerca di un facile bottino. In cuor
suo Ainslee sapeva che non era così, ma mise a tacere la
voce del
buonsenso che glielo suggeriva e si crogiolò in questa
rinnovata
sicurezza. E il tradimento? Semplicemente ridicolo! Non avrebbe speso
un secondo di più a considerare quell'assurda teoria.
Dal
punto in cui si trovava, al limitare del bosco che si schiudeva
mostrandole la sua ambita meta, Ainslee poteva individuare con poca
fatica il profilo familiare di quel villaggio che aveva sempre
chiamato casa. Aveva titubato prima di decidere se dirigersi prima
lì, oppure occuparsi della sepoltura della sua famiglia. Ma
poi,
reprimendo un nodo di pianto, aveva concluso che per loro non avrebbe
fatto differenza aspettare un'ora in più. Mentre Enid poteva
aver
bisogno del suo aiuto, così come gli abitanti del villaggio,
nell'ipotesi che Gareth avesse avuto ragione e ci fossero altri
assassini in giro. Ciaran avrebbe voluto che lei si assicurasse che
Enid stesse bene.
Mi
dispiace fratello. Mi dispiace non essere stata in grado di
difenderti come ho difeso Enid. Ma posso fare almeno questo per te. E
spero che quando ci rincontreremo, nella prossima vita, potrai
perdonarmi.
Inspirò
profondamente chiamando a raccolta la sua determinazione, poi fece
per dare di sprone al cavallo per guidarlo verso il villaggio.
Ma
quando si aspettava di prendere lo slancio necessario ad avanzare al
trotto qualcosa la trattenne bruscamente, gettandola giù da
cavallo.
Le braccia di un uomo la tenevano stretta in una morsa d'acciaio.
Ainslee prese a dibattersi furiosamente nel tentativo di liberarsi.
Riempì d'aria i polmoni preparandosi a lanciare un poderoso
urlo, ma
lo sconosciuto le mise una mano sulla bocca per impedirle di gridare.
Non senza difficoltà la trascinò all'indietro
verso un gruppo di
folti cespugli. Il cavallo nel frattempo, spronato da Ainslee un
attimo prima di essere trascinata a terra, aveva proseguito la sua
corsa senza il suo cavaliere, sparendo alla vista.
Sembrava
che l'uomo che la teneva volesse nascondere lei e se stesso, ma non
accennava a lasciarla nemmeno ora che si trovavano al riparo dei
cespugli, acquattati al suolo. Forse temeva che avrebbe gridato.
Ainslee
usò l'unica arma a sua disposizione in quel momento: morse
con forza
la mano dell'uomo e quello si lasciò andare ad
un'imprecazione. Poi
le accostò la bocca all'orecchio e le bisbigliò:
“Ho capito il
messaggio, vuoi che ti lasci. Non c'era bisogno di essere
così
diretta.”
Ainslee
spalancò gli occhi dalla sorpresa. Gareth.
“Ora
tolgo la mano, ma tu non urlare. Non fare il minimo rumore. E
soprattutto non mordermi di nuovo. Ho già sperimentato che
hai denti
aguzzi come quelli di un lupo.”
Quindi
le tolse con cautela la mano dalla bocca, e con altra lentezza la
lasciò andare, come se temesse che lei si comportasse di
nuovo in
maniera imprevedibile.
Ainslee
provava una sensazione a metà tra la rabbia e la paura. Non
era
sicura di quale prevalesse. Il suo petto si alzava e abbassava
affannosamente in quel turbinio di emozioni.
“Cosa...?”
cominciò in un sussurro.
Ma
Gareth si portò l'indice alle labbra, con sguardo
implorante.
Ainslee annuì, facendo segno di aver capito. Rimasero
nascosti
dietro quel cespuglio per qualche minuto, rattrappiti e scomodi come
non mai.
Quando
già Ainslee si chiedeva se sarebbe successo qualcosa,
udirono
distintamente dei passi avvicinarsi nella loro direzione. Erano passi
cauti, non certo di persone in corsa. Ma non facevano molto per non
essere notati. Gareth le fece di nuovo segno di non fare rumore, poi
le indicò con il dito un piccolo pertugio nel cespuglio da
cui
poteva osservare i nuovi arrivati. Ainslee ubbidì e
nell'oscurità
riuscì a individuare le sagome di due uomini. I loro volti
erano
celati da spessi cappucci, e tutto il loro abbigliamento denotava la
necessità di non dare nell'occhio. Alla cintura portavano un
arsenale di armi. Ainslee si tirò bruscamente indietro,
improvvisamente terrorizzata, premendosi le mani sulla bocca. Rimase
così per un tempo che le parve infinito. I due assassini
parlottarono qualche secondo tra di loro, in una lingua sconosciuta.
Era chiaro che cercassero qualcuno, e quel punto Ainslee non poteva
più negare che cercassero lei. Gareth le aveva salvato la
vita di
nuovo, quella vita che lei aveva messo di nuovo in pericolo per colpa
della sua presunzione.
Uno
dei due uomini indicò all'altro le impronte di zoccoli
impresse sul
terreno, quello annuì e disse qualcosa in tono secco. Poi cominciarono a seguire la direzione
presa dal cavallo di Gareth e sparirono nella notte.
Gareth
le fece segno di rimanere ancora nascosta e in silenzio. Ainslee
sentiva ogni muscolo del corpo dolorante nello sforzo di non fare il
minimo movimento. Ed anche a causa della tensione.
Finalmente,
dopo che Ainslee gli ebbe lanciato uno sguardo di supplica, Gareth le
fece segno che erano fuori pericolo e che poteva di nuovo muoversi e
parlare.
L'espressione
del giovane cavaliere era dura, ed Ainslee ne conosceva il motivo.
“Perdonami...”
gli disse in tono mortificato.
“Come
scuse non sono un granché”, commentò
lui “ma le prenderò per
buone. Quando smetterai di considerarmi un nemico?”
Ainslee
fece un debole sorriso. “Ora.”
Quando
lui non poté trattenere un sorriso in risposta, lei
capì che
l'aveva perdonata. Anche se non era sicura di meritarselo.
“Quelli
erano altri due mercenari, non è vero?”
Gareth
annuì, mettendosi in piedi e tendendole la mano per aiutarla
ad
alzarsi.
“Perché
non li hai affrontati? Insieme abbiamo già ucciso due di
loro, e
senza troppe difficoltà.”
Aveva
sempre creduto che un cavaliere dovesse essere eroico in ogni
situazione, senza mai tirarsi indietro di fronte a uno scontro.
“Prima
non ho avuto scelta, ho dovuto affrontare il nemico faccia a faccia
per salvarti. E tu hai fatto altrettanto. Ma non c'era motivo di
mettere in pericolo le nostre vite ora, soprattutto la tua. Un bravo
cavaliere sa quando è il momento di agire, e quando evitare
rischi
inutili.”
E'
la differenza tra coraggio e stupidità, pensò
Ainslee con amarezza. Lei oggi si era comportata stupidamente. Ed
ecco che aveva ricevuto la sua prima lezione. Si rese conto che
Gareth aveva molto da insegnarle.
“Sapevi
che avevo intenzione di fuggire, non è vero?”
“L'ho
capito dal momento in cui hai accettato di seguirmi. Ho evitato di
dormire e ti ho seguita nella foresta.”
“Dunque
eri tu quello che mi seguiva?” Ainslee provava qualcosa di
simile
all'ammirazione in quel momento. Credeva di averlo ingannato, e lui
invece aveva ingannato lei.
“Ero
io. Mi dispiace averti spaventato, ma ho preferito che tu ti rendessi
conto del reale pericolo che corri. Non mi avresti mai creduto se non
l'avessi visto con i tuoi occhi.”
“Cosa
facciamo adesso?” chiese Ainslee quando furono usciti dal
cespuglio. Mentre parlava si tolse i fili d'erba e le foglie che le
erano rimasti impigliati negli abiti e nei capelli.
“Andiamo
via di qua.”
“Ascoltami...
Gareth” disse Ainslee in tono calmo, rendendosi conto che era
la
prima volta che pronunciava il suo nome ad alta voce. “Ho
deciso di
fidarmi di te, e questa volta sul serio. Ti seguirò senza
fare
domande, mi affiderò completamente a te. Non ti
darò più problemi,
te lo giuro.”
“Mi
sembra di sentire un 'ma'...”
“A
due condizioni...”
Gareth
alzò mentalmente gli occhi al cielo. Fu tentato di caricarsi
la
ragazza in spalla, recuperare il cavallo e scappare di lì a
costo di
legarla alla sella. Ma sapeva che lei non aveva tutti torti, come lui
non aveva tutta la ragione. Le aveva chiesto molto quando aveva
preteso che si fidasse ciecamente di lui, senza fornirle la
benché
minima spiegazione. E in un solo giorno lei aveva perduto tutto,
tutto ciò che aveva di più caro al mondo.
“Dimmi
pure. Quali condizioni?”
“Che
tu mi permetta di andare a vedere come sta Enid. Non posso andare via
senza assicurarmi che stia bene.”
“Tutto
quello che posso concederti è di restare nascosta e al
sicuro,
mentre io vado a controllare come sta la tua amica. È troppo
pericoloso per te farti vedere al villaggio. D'accordo?”
“Se
non posso convincerti a mandare me... va bene.”
“E
la seconda condizione?”
“Devi
dirmi tutta la verità.”
Non
avrei dovuto accettare la seconda condizione. Gareth
si maledisse tra sé e sé per averle permesso di
strappargli quella
promessa. Avrebbe dovuto dire di no. Ma in quel caso gli sarebbe
costato molta più fatica convincerla a seguirlo. E poi
riteneva che
lei meritasse di sapere la verità. E al diavolo i suoi
superiori.
Dopo
aver lasciato Ainslee in un luogo sicuro ed aver cancellato qualsiasi
traccia che avesse potuto portare a lei, Gareth si era diretto al
villaggio. Aveva recuperato il suo cavallo, ma lo aveva lasciato
legato ad un albero poco distante. Era più prudente
avvicinarsi a
piedi, silenziosamente, ed evitare di essere notati. Il villaggio non
era niente di più che un assembramento di case di pietra con
lo
spiovente tetto di paglia, che si diramavano dalla piazza centrale,
principale ritrovo degli abitanti. Quando raggiunse le prime case,
Gareth si appiattì contro il muro e strisciò
lungo i vicoli tra un
edificio e l'altro, col favore delle tenebre. Sembrava che le case
fossero deserte, ma forse era solo un impressione dovuta al fatto che
di sicuro a quell'ora gli abitanti del villaggio erano tutti immersi
in un sonno profondo. Ainslee gli aveva tracciato una rudimentale
mappa sul terreno per aiutarlo a trovare la casa della famiglia di
Enid, che doveva trovarsi proprio sulla strada di passaggio.
Il
cavaliere proseguì tra un vicolo e l'altro, incontrando solo
qualche
gatto affamato in cerca di topi e qualche botte vuota che i villici
avevano ammassato fuori delle loro case.
Man
mano che proseguiva però, gli divenne chiaro
perché il paese era
deserto. Non per l'ora tarda, come aveva creduto inizialmente. Una
nutrita folla riempiva la piazza principale: uomini, donne e perfino
bambini. Alcuni tenevano in mano delle torce che proiettavano
tremolanti sfumature di arancio tutto intorno. Al centro della folla
stava un uomo, un giovane poco più che ventenne, vestito in
abiti
eleganti. Sicuramente non un villico. Era chiaramente una figura di
potere, ed era il centro dell'attenzione di tutti i presenti. Lo
sguardo di Gareth fu catturato dalla spada che il giovane aveva al
fianco: raramente gli era capitato di ammirare un'arma di tale
squisita fattura. Non poteva che essere stata creata dal fabbro
più
abile della provincia: il padre adottivo di Ainslee, Eachann. Allora
forse lei sapeva chi fosse quell'uomo.
Gareth
continuò la sua osservazione restando nell'ombra, al riparo
del muro
di una casa. Accanto al giovane stava un altro uomo che recava delle
insegne di comando, forse uno sceriffo locale, e alla sua destra
c'era una giovane donna visibilmente incinta.
Quella
deve essere Enid, pensò
Gareth sollevato. Trovarla era stato meno difficile del previsto. Il
suo aspetto, casomai permanessero dubbi sulla sua identità,
era
identico alla descrizione che gli aveva fornito Ainslee.
Enid
appariva distrutta: aveva gli occhi arrossati dal pianto, anche se in
quel momento erano asciutti. Le sue spalle sussultavano in silenziosi
singhiozzi... o forse si trattava di brividi. Il giovane che la
teneva protettivamente con un braccio doveva essere suo marito. E
accanto a lui stava un altro uomo, alto e grosso, con il capo
sormontato da riccioli castani. Che fosse il fratello di Enid?
Entrambi gli uomini alternavano dolore e furia sui loro volti. Le
altre persone che stavano loro accanto dovevano essere il resto della
famiglia.
La
stessa rabbia e lo stesso sgomento accendevano i volti di tutti gli
abitanti del villaggio.
A
quanto sembrava il giovane, affiancato da due guardie, stava cercando
di rabbonire la folla.
“Sono
stati massacrati come bestie!” gridò un uomo.
“Eachann
era uno di noi” si levò un'altra voce.
“Uno dei migliori!”
“Non
meritava di finire così” gridò un terzo.
“Calma,
calma” intervenne il giovane. “Ho a cuore questa
faccenda quanto
voi. Conoscevo Eachann personalmente, ha eseguito diversi lavori per
mio padre e la mia famiglia. Mio padre mi ha mandato qui non appena
saputo dell'accaduto, ed è sconvolto quanto voi, ve lo
assicuro.
Questi assassini... queste bestie che hanno osato perpetrare un
simile vile atto nei confronti di uno di noi... del migliore di
noi... non la passeranno liscia!”
Un
boato di approvazione si levò dalla folla.
Il
ragazzo se la cava con le parole, notò
Gareth. Chissà
se è altrettanto bravo con i fatti.
“E
la ragazza? Dov'è sua figlia? Cosa farete per
trovarla?”
Una
buona domanda. Ma
Gareth non aveva più motivo di restare ad ascoltare la
risposta. I
suoi sensi addestrati percepivano una minaccia aleggiare nell'aria.
Colui o colei che aveva tradito Ainslee si trovava lì in
mezzo, e
alla notizia che lei era sfuggita al tentativo di ucciderla si
sarebbe messo di nuovo in movimento. Avrebbe fornito notizie fresche
al suo mandante con la velocità di un fulmine. E c'erano
ancora
altri due mercenari che la stavano cercando. Ormai aveva appurato
che Enid era sana e salva, anche se comprensibilmente distrutta per
la sua amica, e non aveva più niente da fare lì.
Scivolò via
silenziosamente come era arrivato.
Angolo
Autrice: Il
pericolo per la nostra Ainslee/Arianrhod non è ancora
scongiurato,
ma per fortuna c'è Gareth (quest'uomo ha la pazienza di un
santo!).
Nel prossimo capitolo avrà inizio il viaggio dei due... per
dove? Lo
scoprirete! Fatemi sapere cosa pensate del capitolo, mi raccomando ;)
Per
chi fosse interessato al genere fantasy voglio segnalare che ho
iniziato una nuova storia originale, che però
avrà un aggiornamento
più lento de Il Regno dei Draghi, che resterà la
mia storia
principale. Se vi va di passare ecco il link:
Breaking the Mist
Un
abbraccio a tutti,
Eilan
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