Innanzitutto comincio col dire che quando ho letto il capitolo l'altro ieri ero in chiesa e non potevo urlare xD ma in compenso facevo dei versi strani (alcuni per disperazione altri per la gioia) e tutti i miei amici del coro mi hanno presa in giro.. Liz, sentiti in colpa u.u <3
Passando al capitolo..
Il flashback MALEX in mezzo a quello Heathex è stato divino!! Ah, i Malex non si battono *-*
La prima cosa buona che ha fatto Heath in questa sua vita è stata evitare che Alex venisse investita u.u Bravo, almeno ti sei reso utile u.u
Quando Alex era sola ed è apparso Matt mi sono presa uno spavento di quelli belli e buoni u.u Per la prima volta non avevo capito che fosse lui... MAMMA MIA, me la stavo facendo sotto xD
Ma chi è questo John? .-.
E poi chi è andato via? (Qui ho una teoria, ma la dico alla fine altrimenti mi dimentico le cose importantissime di QUESTA PARTE di capitolo xD)
ARRIVIAMO AL DUNQUE:
La seconda parte del capitolo è stata la mia preferita! *-*
Mi mancavano un sacco ç_ç
Say something è una degna colonna sonora di quel "Mi dispiace".
Mamma mia, il mio cuore è andato in mille pezzettini appena l'ha detto. Cucciolo Maaaaatt ç__ç Dille la verità presto, ti prego ç__ç
- Non hai riconosciuto neanche le mie mani. – Considerò ad alta voce. La mascella serrata, lo sguardo acceso d’ira.
- Perché avrei dovuto? – Domandai subito, sinceramente. Ero curiosa di capirlo.
- Prima le avresti notate fra la folla. – Disse, come se fosse ovvio.
- Sì. È vero. Prima le avrei anche afferrate senza batter ciglio, sicura di aver scelto le mani giuste. Allora? – Feci, sprezzante, incrociando le braccia.
- Le tue…le tue… - si bloccò, prima di scattare nella mia direzione, spostando uno sgabello che faceva da ostacolo, senza delicatezza, e afferrare le mie dita. – Queste – le carezzò appena – io le riconoscerei ovunque. Nonostante…
Boccheggiai, schiacciata contro il suo corpo troppo vicino al mio. Facevo fatica a ragionare, a causa della stretta vicinanza.
Osservai le nostre mani giunte, allibita.
E poi un amaro ricordo, quello della notte gelida di Marzo. La sua stretta, il bacio, le parole sfumate al vento. Quegli occhi glaciali. Quell’addio inaspettato.
- Nonostante tu le abbia strette tanto forte da distruggerle, prima di abbandonarle con una facilità disumana. – Conclusi, sciogliendo la presa.
Il suo sguardo combattuto vagò, veloce, lungo i lineamenti del mio volto.
Leccò appena le labbra, prima di schiuderle, aprirle e richiudere nuovamente.
Cinse il mio capo, mortificato.
- Alexa…
- No. – posai il capo contro il suo petto, istintivamente. La luce del lampadario tagliava le nostre figure sul pavimento della cucina, dando vita a due strane ombre, lunghe e quasi unite. – Non… non posso farcela. – Avevo semplicemente voglia di poggiarmi da qualche parte, stremata e priva di forze.
Matt mi risucchiava l’anima, completamente, senza lasciar spazio a niente e nessuno, ingordo. E non potevo, non potevo fingere che non fosse così. Dovevo solo andare avanti.
Era piombato all’improvviso nella mia vita, con quella F immeritata, con quello sguardo pieno di sfida e rancore, smanioso di vendetta.
Ed era sparito allo stesso modo, più o meno, lasciandomi solo più sola. Insoddisfatta. Non riuscivo a bearmi della compagnia della mia famiglia o dei miei amici, che continuavano a sostenermi, nonostante tutto. Poi… poi era arrivato Heath.
Sentii il palmo della mano di Matt carezzarmi le gote inaspettatamente umide.
Le sue dita fra i miei capelli, il respiro irregolare.
- Lo ami, lo ami davvero? – Domandò, con un tono di voce fermo, quasi atono. Come se avesse perso le corde vocali.
- Sì. – Risposi, senza alzare lo sguardo, ancorata a quel petto marmoreo.
- Quanto. – Tirò su il mio mento, deciso a scoprire la verità.
- Sono debole, Matt. E assolutamente conscia, di tale debolezza, tanto da implorarti. Io… ti… ti prego, vattene. Per sempre. Ho già fatto i conti con la tua assenza e non voglio, non voglio assolutamente farli con la tua presenza! – Feci, ridestata dal fervore delle mie stesse parole.
- Lo so. – Si limitò a dire.
- Allora non insistere. Non… - guardai i nostri corpi, ancorati l’un l’altro. – Non stringermi così, non chiedermi questo, non trattarmi come se fossi di cristallo. Lasciami andare. – bisbigliai, con la vista appannata dal pianto irrefrenabile. – Lasciami andare. – Suonò come un lamento, quasi.
- Non chiedermelo. – cinse le mie spalle, scrollandole appena per catturare la mia attenzione, i miei occhi verdi e pieni, colmi di lacrime sfociate senza ritegno. – Non chiedermi questo perché sai che non lo farò. – Mormorò, pungente.
- Perché l’hai fatto? – domandai, spingendolo. – Perché diamine sei qui, ora? – lo spintonai ancora, facendolo sbattere al tavolo. – Perché sono qui, con te? Perché ti imploro, IO? Perché sei in casa mia?! – Urlai, disperata.
- Alex, calmati. – Strinse il mio corpo in fermento, incontrollabile, togliendo dal mio volto i capelli in eccesso, che lo coprivano.
- Io… io mi ero ripromessa di non vederti più, di non…
- Cosa? Cosa ti eri ripromessa?! – Si chinò alla mia altezza, cercandomi.
- Di… - presi un respiro, deglutendo con il labbro tremante. – Di odiarti. – Risposi, sfinita, in un sussurro.
E sapevo, sapevo benissimo cosa volessi dire.
Cosa io stessa non riuscissi a dichiarare.
- E allora fallo. Sono qui: odiami. – sembrò una sfida, più che altro, lanciata a denti stretti in un amaro bisbiglio. – Fai quello che vuoi. Hai il mio corpo a pochi centimetri dal tuo. Graffiami.
- Non servirà. È quello che non posso toccare, che mi ha spezzata. Le nostre vite, le nostre… le nostre anime si sono unite! C’è stata una specie di collisione e la mia, la più debole, ha avuto la peggio. E tu – afferrai la sua camicia bianca, pulita – tu non sai quanto sia stato difficile, per me, rimettere insieme i pezzi. Non lo immagini neanche. E sai perché? Perché non lo immaginavo neppure io, illusa che tutto potesse risolversi magicamente, da un giorno all’altro. Che io potessi dimenticarmi dell’uomo che ha preso qualsiasi cosa facente parte di me: dal corpo, al cuore. Dalla pelle, alle ossa. Dai capelli, all’aria che respiravo. Tutto. Perché sì… non respiro neanche più come prima. Non vivo, come prima. Non sorrido, come prima.
- Smettila. – Il capo chino, si alzò lentamente.
Gli occhi azzurri brillarono, come le stelle fanno nel cielo. Ma erano lucidi.
Battei le palpebre.
- Lo so, come sei stata. Lo vedo. Lo sento, appena ti sfioro. Lo sento appena mi avvicino un po’, solo un po’ verso di te. Hai paura, Alexandra.
Riuscì a dire quello che faticavo a pronunciare io, ad alta voce.
Feci spallucce, annuendo.
- Bingo. – alzai le mani, in segno di resa. – Hai centrato. Ho paura, sì. Temo che tu possa mettere in discussione quello che ho rimesso su perché tu sei così: arrivi dal nulla come un razzo e devasti tutto. Mi hai… mi hai condotta a mandare a fanculo mia madre. – risi nervosamente, indicandomi. – Io, che ero una ragazzina per bene della Londra ricca e fiorente, afferrai le chiavi dell’auto di Mrs Hamilton e partii in quarta perché tu mi davi la forza di farlo. Perché tu eri riuscito a farmi capire quanto marcio si nascondesse, sotto questa fottuta società. Ho messo in discussione tutto, per te. E a cosa mi ha portata? A niente! – Sbarrai gli occhi, definendo lentamente l’ultimo termine.
- Non penso che la cosa non ti abbia aiutata, o sbaglio?
Sorrisi.
- Aiutata? Mi ha fatto capire che sei un ipocrita: come tutti gli altri. Hai preso la mano di Sophia e sei sparito dalla mia vista. Hai deciso di amare lei, quella… puttana! Troia megera da quattro soldi! – sbraitai, di rabbia, coi denti quasi digrignati – Mentre io ero lì, che ti guardavo, implorante, e pensavo a quanto avrei voluto picchiarla, a quanto avrei voluto difenderti e strapparti dalle sue grinfie con la mia unica, ingenua arma: - presi un lungo respiro, prima di abbandonare le braccia animate lungo i fianchi- l’amore. Quello vero. Quello sincero e pieno, seppure un po’ infantile. Eppure senza riserve. Ma non lo meritavi. No. – mi avvicinai, seppur titubante, alla sua figura. – E ora dov’è? Eh? Dove l’hai lasciata, quella sgualdrina che hai preso in moglie? Che scusa hai usato?
Scosse il capo, facendo per andarsene, furente.
Ma fui io a bloccarlo, decisa.
QUI. Figlia mia, io sono debole di cuore. Il solo rileggerlo mi fa piangere, come se fossi una bambina di tre anni a cui hanno tolto il giocattolo preferito. ç_ç E sono serissima. Questo pezzo mi ha massacrato. Ero tipo così:
1. http://25.media.tumblr.com/203a182418b51b4bf3f82618e22cf6c0/tumblr_mtuk4rotpO1sgt04yo1_500.gif
2. http://25.media.tumblr.com/145068942aeebeb572e29c738d08a3c0/tumblr_mqrxrsg8ge1rr0uo4o1_500.gif
3. http://24.media.tumblr.com/bba1ab6dfc1a157f036052c66b93de72/tumblr_mj0a0pZIQy1rf2z2io2_250.gif
4. http://24.media.tumblr.com/442eb048406838764febb7d962676f8f/tumblr_mj0a0pZIQy1rf2z2io1_250.gif
La scena seguente mi ha fatto urlare e fangirlizzare come se non ci fosse un domani *O*
Mamma mia, MATT TOMPSON, COSA SEIIII *ç*
E Alex che dice quel sì a fatica... Eh tesoro mio, non prendi in giro nessuno, è ovvio che volevi fargli continuare il lavoretto!
MALEX MALEX MALEX <3
Sono molto ma MOLTO entusiasta di questo capitolo *O*
Un ringraziamento a HEATH e a Liz per averci ridato i Malex :3
Inoltre, buona Vigilia :* <3
Sono così rincretinita che ho dimenticato di scrivere la mia teoria xD
Allora, personalmente comincio a sospettare che il tizio che li abbia seguiti nello scorso capitolo e il tizio di questo capitolo (quello che a detta di Matt se n'è andato) sia lo stesso. Inoltre, credo che abbia a che fare con l'uccisione della mamma di Matt. Insomma, io credo che in questi anni di silenzio Matt abbia trovato questo tizio, no? E se non fosse riuscito a fargliela pagare? E se adesso questo tizio vorrebbe colpire Matt attaccando le persone che AMA? Quindi Alex... e Nath, ODDIO, NATH ç_ç
Ok, i film mentali stanno partendo.. non so se mi sbaglio, ma questo presentimento si fa sempre più strada in me çç (Recensione modificata il 24/12/2013 - 07:58 pm) |