Ciao cara, finalmente riesco a passare per recensire il secondo capitolo di questa mini long che mi aveva attirata e che si sta rivelando un vero e proprio capolavoro.
Avevo lasciato la povera Sigyn che proponeva al dio di scambiare se stessa col padre, scambio che Loki ha accettato, ma qui tu ti sei fermata e da qui riprendi, in maniera a dir poco magistrale per mostrarci cosa può significare davvero uno scambio di quella portata, cosa può significare davvero vivere imprigionata senza avere contatti con nessuno, cosa vuol dire davvero dover rinunciare a tutto e tutti, per quanto per un nobile intento. È disperazione e dolore ciò che apre questo capitolo, disperazione e dolore per non poter più vivere come si desiderava (e per Sigyn significa molto di più che per altre donne dell'epoca, visto quanto diversa lei è, quanto la sua mente sia aperta e ricerchi una libertà non concessa alle donne del suo tempo), per non poter più vedere le persone amate, anche solo per non poter più vedere realizzati sogni e piccole, grandi promesse fatte in precedenza. Un dolore di cui il dio degli inganni non si cura, il suo unico interesse era lavare l'onta subita, il resto sembra quasi scivolargli addosso senza alcun importanza.
Eppure il tempo, che in questo capitolo è uno degli elementi fondamentali, in qualche modo, pradossalmente corre in aiuto della giovane, perchè col passare dei giorni quel dolore sembra quasi indebolirsi, sembra quasi darle un minimo di tregua e portarla a fare qualcosa che probabilmente all'inizio non si sarebbe mai sognata di fare, ovvero esplorare il luogo in cui lei sarebbe stata prigioniera per sempre. Questo le permette di scoprire una torre colma di libri, pergamene, storie antichissime, leggende, un qualcosa che finalmente comporta una sorta di punto di incontro tra lei e il suo carceriere. E qui abbiamo uno scambio di battute tra i due, proprio col tempo come protagonista indiscusso, che mi ha molto colpita, sia per il significato profondo che proprio il tempo ha per entrambi, per quanto diverso, sia per il modo profondo e delicato con cui tu hai gestito il tutto.
Cos'è il tempo? Per gli esseri umani, che sono mortali, il tempo equivale a un nulla, un attimo, un qualcosa di effimero e sfuggente, che va vissuto prima che sia troppo tardi. Per un dio la questione è ben diversa, il concetto di tempo si dilata esponenziamente, il tempo è eternità, non si scorge una fine, ma solo un orizzonte lontano. Eppure, nonostante Loki faccia presente questa differenza, Sigyn vi vede qualcosa di più, inizia a scorgere qualcosa nel cuore del dio, qualcosa sepolto e nascosto a chiunque, il dolore dell'essere stato costretto a quella prigionia, e questo le da anche la forza di porre una richiesta, una supplica, una preghiera, che scuote in qualche modo il dio, che lo porta ad acconsentire. Un dio che, come ci dici tu, è sempre e comunque debole davanti alle preghiere degli uomini, e quella di Sigyn è una preghiera talmente forte, talmente vera, sincera, accorata che Loki non può che acconsentire. Per lui concedere a quella giovane donna di poter consultare alcune parti di quella libreria appare come un modo come un altro per passare il tempo in maniera diversa, ma la realtà è tutt'altra, e ce la mostri nel paragrafo successivo.
La caparbietà di Sigyn, la sua forza di volontà, la sua insistenza nel voler porre domande al dio, portano quest'ultimo a cedere, a consentire che la giovane abbia da lui delle risposte, a consentire che possa colloquiare con lui di ciò che legge e questo crea una sorta di legame tra i due. Loki si rende conto di quanto quella giovane, per quanto umana, abbia una mente brillante, sappia parlare e ragionare, sappia ascoltarlo; Sigyn continua a scorgere molto di più sotto la bestia che ha davanti, un uomo che è molto di più del semplice dio degli inganni, conosciuto per gli orrori compiuti.
Il Sommo Poeta, poi, ci conduce a un altro scambio di battute che io non so più come definire, se non ripetendomi per l'ennesima volta, ovvero perfetto, unico, assolutamente magistrale. Davanti a un Loki che legge Dante (e già questa immagine è tutto un programma) Sigyn pone una domanda chiave: "Perché un dio degli Æsir colleziona i testi degli uomini? Perché li legge e li custodisce e li ama?"
E qui Loki non può negare più ciò che davvero pensa degli esseri umani e del tempo a loro concesso: "Ogni gesto, atto, parola, è unico e irripetibile perché, per voi, il tempo ha un senso; nessun giorno è uguale all’altro e il vostro aspetto muta assieme al cuore."
Ho voluto riprotare le tue parole perché io non sarei mai riuscita a rendere domanda e risposta in maniera così unica e toccante. E proprio in questo scambio di battute avviene anche qualcosa di più, quel bacio che forse sarebbe potuto giungere prima se solo i due si fossero accorti di quanto si stessero avvicinando i loro cuori, ma che invece si lega alla famigerata terzina di Dante e quella dolce e amara ammissioen da parte di Loki.
Dovrei citare tante altre parti di questo capitolo perché ti ripeto, hai uno stile unico e terribilmente magnifico, ma mi limito solo a un'altra frase prima di arrivare al termine di questo papiro: "Si comportava come un principe sconfitto, ma non piegato. Sopportava il suo destino con furiosa eleganza, senza rinnegare né rimpiangere una sola delle azioni compiute."
Oro puro, la tua scrittura è oro puro, sappilo! <3
Tornando al capitolo, la frase in questione è recuperata dalla parte in cui giustamente Sigyn si chiede di chi o cosa si sia innamorata, ammesso e non concesso che si sia davvero innamorata. Si è innamorata davvero del dio degli inganni, con tutto ciò che questo comporta, o solo di quella persona che le appare tutte le volte che discutono, che parlano, che le insegna, che le spiega? Non sono dubbi fuori dal comune, anzi, sono più che legittimi, soprattutto perchè lei non ha possibilità di vedere nessun altro, e questo sentimento potrebbe essere anche solo legato alla sua prigionia e al fatto che il suo cuore e la sua mente si stiano abituando a lui. Eppure non ci dai nemmeno il tempo di riflettere per davvero che il suddetto dio compare, ordinando a Sigyn di andare via, di tornare libera, di vivere, lei che può. Ammetto che quella parte è stata straziante, in tutto e per tutto dolorosa: lui la allontana perché lei si è avvicinata troppo, perché tutto ciò è troppo per lui, lei non vuole abbandonarlo, perché capisce davvero in quel momento che il suo amore è vero, è per Loki, è per il dio dell'inganno e non per la persona che ha parlato con lei e le ha permesso di passare delle ore serene con lui. Anche qui ci sarebbero tante parti da citare, tante frasi splendide che tu componi in maniera impeccabile ma mi trattengo, notando come di nuovo il tempo torni a farla da padrone. Loki consiglia a Sigyn di vivere il poco tempo che ha come essere umana, lei gli dice sostanziamente che con lui ha avuto molto più di quello che potrebbe avere a Londra o in qualsiasi altro luogo, e che l'unica cosa che desidera è poter tornare da lui, poter rimanere da lui.
"Tu tieni a me. Ho visto la bellezza della bestia: il resto del mondo non m’interessa"
Avevo detto che non avrei citato più nulla, ma questa è stata la mazzata finale al mio povero cuore.
Io mi inchino davanti alla tua bravura, tu non solo prendi le fiabe come punto di partenza, tu le interpreti, le plasmi, dai loro nuova linfa vitale e le unisci a questa coppia che ormai fa parte di te, che è tua e che muovi e interpreti in maniera a dir poco perfetta e assoluta.
Non ho altro da dire (grazie al cavolo, hai scritto un papiro! -.-'), solo tantissimi complimenti! <3
Lina Lee
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