Ecco l'aggiornamento... enjoy it!
Chapter
2 – The beginning of the show
-
Wilson’s office,
ancora House e Wilson -
House
aprì di scatto
la porta dell’ufficio di Wilson, che, preso alla sprovvista,
sobbalzò sulla
sedia.
Wilson:
« House? »
guardò l’ora incredulo « Cosa ci fai qui
alle… mmm… addirittura cinque del
pomeriggio? »
House
fece finta di
non sentirlo, una mano stretta sul bastone e l’altra sulla
maniglia, ma quello
che stupì e zittì l’oncologo fu
l’espressione estremamente seria che aveva sul
viso. Non era da lui.
House:
« Fra cinque
minuti. Voglio te, il nuovo e il vecchio staff nel mio ufficio.
»
Detto questo,
sparì
tanto velocemente quanto gli permetteva il bastone, lasciando confuso e
a bocca
aperta Wilson.
-
Ufficio di
House… affollato -
Pochi
minuti dopo i
medici con cui House aveva lavorato negli ultimi tempi, più
Wilson, e che aveva
chiamato, lo trovarono appoggiato di spalle alla sua scrivania, il
bastone
abbandonato lì vicino, e le mani strette attorno alla sua
pallina rosso-grigia.
Quando entrarono, diede loro una rapida occhiata, tornando poi a
fissare il
pavimento.
House:
« Dove sono
Taub e Chase? » chiese semplicemente.
Foreman:
« Taub è giù
al pronto soccorso, sua moglie è stata coinvolta in un
incidente, è in
rianimazione. » rispose subito.
Cameron:
« E Chase
sta… » iniziò a dire, ma fu
immediatamente
interrotta.
House:
« Non mi
interessa. L’ho chiesto solo per far notare la loro assenza.
Chiamateli, vi
aspetto fra poco nell’ufficio della Cuddy. »
Foreman:
« Senti,
House, già solo il fatto che tu sia qui a
quest’ora, è indice che stai tramando
qualcosa. Se è un gioco o un modo per metterci alla prova,
facendoci girare
l’ospedale, sappi che noi, al contrario di te, non abbiamo
tempo da perdere. »
House
non rispose
subito, appoggiò la pallina sulla scrivania, riprese il
bastone e cominciò a
camminare. I medici, sbalorditi dal suo comportamento (quando mai House
non
rispondeva ad un offesa del genere?), lo fecero passare. Mentre uscita,
dopo
aver fulminato Foreman con lo sguardo, ripeté solo le parole
di prima.
House:
« Vi aspetto
tutti nell’ufficio della Cuddy. »
E
se ne andò.
Kutner:
« Ma che sta
succedendo? »
Cameron:
« Wilson tu
sai qualcosa? »
Wilson: « Ne so esattamente quanto voi… » disse scuotendo la testa.
-
Chissà dove,
chissà chi, con Cuddy -
Cuddy
aveva i piedi
legati a una sedia. Aveva da poco finito di parlare con House,
descrivendogli a
grandi linee la situazione ed usando le esatte parole che il suo
rapitore le
aveva suggerito.
Ora
l’uomo stava
trafficando con altre corde, per legarle anche i polsi.
Cuddy:
« Ahi! »
esclamò quando i cavi la ferirono.
«
Mi scusi, madame. »
disse l’uomo in tono sbeffeggiatore.
Cuddy
si guardò
intorno.
La
stanza era
semi-buia, se non fosse stato per una piccola lampada in un angolo.
Non
vedeva nulla che
la potesse aiutare, non aveva idea di dove si trovasse.
L’uomo
l’aveva
drogata, e al suo risveglio si era trovata lì, sola con lui,
spaventata e in
trappola, con un’arma puntata addosso che l’aveva
obbligata a chiamare House.
Chissà
perché poi
proprio lui… Cuddy fissò l’uomo, di
cui, dietro il passamontagna, s’intravedevano
a malapena gli occhi.
Cuddy:
« Dov’è mia
figlia? » chiese in tono autoritario, squadrandolo.
L’uomo
si fermò un
attimo, restituendole lo sguardo. Ridacchiò.
«
Wow. »
disse « Come siamo combattivi. »
Cuddy
sostenne il suo
sguardo con fierezza.
«
Non ti preoccupare.
» continuò lui « È di
là che dorme con un angioletto. Ma se fossi
in te farei la brava… non vorrai mica che le succeda
qualcosa, no? »
A
quelle parole,
Cuddy cominciò a sudare freddo dalla paura.
Deglutì.
Cuddy:
« Perché mi
hai fatto telefonare a House? »
«
Oh, quante storie
per una telefonata. Stai tranquilla, d’ora in poi non dovrai
più farlo. »
Mentre
parlava, l’uomo
le aveva immobilizzato anche le braccia.
Cuddy:
« Cos’è che
vuoi? » gli chiese.
L’uomo
scoppiò a
ridere.
«
Cosa ti fa credere
che te lo dirò? » disse mentre cominciava a
imbavagliarla.
Cuddy
morsicò il
bavaglio e spostò la testa, impedendogli di chiuderle la
bocca.
Cuddy:
« Cosa vuoi da
me? » chiese arrabbiata.
L’uomo
la guardò,
sorridendo oltre il passamontagna.
«
Da te? Da te nulla!
»
Poi
riprese in mano
il bavaglio che lei aveva spostato e le tenne ferma la testa.
«
E ora sta zitta! »
le ordinò « Che ho una telefonata importante da
fare. »
E le serrò la bocca.
-
Nell’ufficio
della Cuddy, House & Co. -
House
era comodamente
seduto sulla sedia della Cuddy, le gambe appoggiate sulla scrivania,
giocava
con il bastone, roteandolo nella mano, quando arrivarono tutti, a
metà fra il
preoccupato, il curioso e l’arrabbiato.
House:
« Oh, bene. »
esclamò con un mezzo sorriso « Ora che so che
basta questo per ottenere la
vostra immediata attenzione, credo che farò in questo modo
altre volte! »
Foreman:
« Lo sapevo.
» disse sbuffando « Non c’è
alcuna emergenza. »
Chase:
« Io me ne
vado. Ho da fare. » s’incamminò verso la
porta.
Taub:
« Anch’io me ne
vado. Mia moglie sta male, e non ho assolutamente
intenzione… »
House:
« Io non me ne
andrei se fosse in voi… E quando dico “non me ne
andrei”, in realtà voglio dire
“non vi do il permesso di andarvene!” »
Chase:
« Senti,
House. Io sto lavorando. L-A-V-O-R-A-N-D-O. So che è un
concetto che non ti è
famigliare, ma… »
Foreman:
« Chase ha
ragione. Io devo andare in laboratorio. »
13:
« E io ho le
sedute per l’Huntington tra poco. »
All’improvviso,
cominciarono tutti insieme a protestare arrabbiati. Wilson era
l’unico che se
ne stava zitto, insofferente.
House
sbuffò,
guardando l’orologio.
House:
« Silenzio! »
urlò.
Nessuno
l’aveva mai
sentito alzare la voce in quel modo, perciò si zittirono
tutti immediatamente.
House:
« Bene. Così
va meglio. » sospirò « Taub, come sta
tua moglie? »
Se
prima il silenzio
era assoluto, ora era diventato irreale.
House:
« Cosa c’è?
Cos’ho detto? » disse stupito.
Cameron:
« Tu non hai
mai chiesto una cosa del genere. » affermò a
mo’ di spiegazione.
House:
« Non credete
alla mia buona fede? » chiese indignato.
Taub:
« Veramente no.
Comunque farò finta che t’interessi sul serio: no,
non sta bene. È appena
entrata in coma. »
House
sospirò e
annuì, non commentando, ma limitandosi a guardare nuovamente
l’orologio.
House:
« Mh.
Mettetevi comodi. Non siete finiti in uno di quei programmi di prese in
giro.
Questo non è uno scherzo. Purtroppo, non ho più
tempo per spiegarvi, ma credo
che vi basterà l’intelligenza di cui, almeno
spero, disponete per capire. »
Wilson:
« House, dì
le cose chiare e tonde. Cosa ci facciamo noi qua? »
House:
« Siete tutti
qui, perché io ho bisogno di voi. » disse
guardandoli frettolosamente, ma uno ad
uno.
Wilson:
« No, no, un
attimo. Non credo di aver capito bene. » disse quasi
scandalizzato, gesticolando « Tu
stai ammettendo di aver bisogno del nostro aiuto? »
House:
« Non sai che
sono la persona più umile del mondo?! Non sono mai stato
così serio. »
Wilson:
« Lo vedo. »
disse alzando gli occhi al cielo.
Cameron:
« Allora… ci
puoi spiegare perché? »
House:
« Come ho detto
prima… » rispose guardando ancora
l’orologio,
impaziente « Oramai non c’è
più tempo. Quindi » continuò
togliendo le gambe dalla scrivania « Ora voi starete qui,
perché sì, ho bisogno
di voi. Voglio che apriate bene le orecchie, e anzi, Tredici e Cameron
scrivete
tutto quello che sentite. »
Anche
se nessuno gli
credeva molto, erano tutti curiosi e catturati da quel che aveva detto,
ma
soprattutto da come lo aveva detto. Era semplicemente strano.
House:
« Bene. Ah, e
legatevi la lingua, non voglio sentire volare una mosca. Parlo solo io.
»
diede un’ultima occhiata all’ora, guardandoli
velocemente « 3… 2… 1… 0!
Inizia
lo show! »
Il
telefono cominciò
a squillare.
Eccomi!
Allora, questo capitolo non mi convince molto... cioè, all'epoca di quando l'ho scritto (anni fa! xD) probabilmente mi piaceva, va bè, che dire. Di sicuro è un capitolo un pò di passaggio, spero lo stesso che vi sia piaciuto e vi assicuro che dal prossimo capitolo le cose si faranno più interessanti. Promesso. =)
Ringrazio la mia ormai affezionata recensitrice, Elisa, e anche la cara BeaCarterLisabian! Grazie!
E voi altri che leggete... se voleste lasciarmi due paroline, ve ne sarei estremamente grata! ;)
Rika