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Autore: Swindle    19/03/2012    2 recensioni
Cosa succederebbe se la Cuddy venisse rapita? E cosa succederebbe se il misterioso rapitore fosse interessato ad House?
Tutti mentono. Scoprire la verità, per House, è di vitale importanza. Ma questa volta sarà terribilmente difficile.
Dal capitolo 3: L’uomo sorrise inclinando la testa, e si rivolse alla donna legata e imbavagliata davanti a lui: « È furbo, non c’è che dire. Faccia molta attenzione, dottoressa Cuddy, perché questa sarà la volta in cui in geniale dott. House… » sfiorò il viso della dottoressa con le punte delle dita, e ghignò mentre questa lo guardava spaurita, «… perderà. »
Interrotta a tempo indeterminato (?).
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Greg House, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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PRESENTAZIONE:

Buondì, gentaglio!
Ebbene, dopo aver postato vecchie drabble, flash fic, one-shot e quant'altro, è giunto il momento di rimettere mano a questa vecchia fanfiction a capitoli, sperando che almeno questa possa suscitare qualche reazione (e qualche commento in più! =P )
Iniziai a scriverla oramai 3 anni fa, quando lo show di House era ancora al massimo del suo splendore, ed è ambientata durante la serie che davano all'epoca: la quinta.
Per la precisione in un punto imprecisato dopo la 5x11 - 5x12.
So che oramai i ricordi di quelle puntate sono sfumati e chiusi nei cassettini della memoria, per cui ho pensato di farvi un veloce "ripasso" dei personaggi e di cosa combinavano all'epoca.
House: ha baciato qualche puntata prima la Cuddy (5x06), ma non vuole avere una relazione con lei, o almeno così dice. Non ha ancora le allucinazioni.
Wilson: è ancora un pò scosso dalla morte di Amber (finale 4 stagione), ma ha capito di non poter stare lontano da House, l'unica persona in grado di farlo sorridere.
Cuddy: è riuscita ad adottare una bambina, Rachel (5x11), e ora cerca di destreggiarsi tra i suoi nuovi impegni di mamma e quelli vecchi di capo dell'ospedale. Nelle puntate precedenti, forse, ha pensato davvero potesse nascere una relazione con House, ma quest'ultimo le ha fatto cambiare idea...
Cameron e Chase: la prima a capo del pronto soccorso, l'altro in chirurgia, stanno finalmente (e seriamente insieme). Ogni tanto aiutano ancora House e i suoi nuovi "paperotti".
Foreman e Tredici: si frequentano, da poco. Tredici è entrata nel trial clinico, capitanato da Foreman.
Taub: ha confessato alla moglie di averla tradita, ma le cose sembrano andare bene (no, non si sono ancora separati e le figlie non sono ancora nate).
Kutner: si è da poco scoperto che al liceo era un bullo, e i suoi pensieri sul suicidio (no, non è ancora morto... >.< ).
Bene, fatta questa carrellata di personaggi, ho ancora da dirvi due cosucce:
- questa fanfiction è piuttosto particolare perchè è scritta a mo' di "canovaccio", perchè volevo rendere la recitazione. I capitoli saranno per cui divisi in "scene", con scritto solitamente il luogo e i personaggi in scena (es. Ufficio della Cuddy, House e Wilson). I dialoghi invece saranno scritti mettendo all'inizio il personaggio che parla (es. House: "Ciao, come va?"). Ci potrebbero essere flashback, nel qual caso ci saranno indicazioni nel titolo della scena. [Sembra tutto molto complicato, ma in realtà è più semplice della spiegazione!]
- la storia è divisa in parti, che sono poi i giorni in cui si svolge (es. Prima parte = Primo giorno). Ho già tutta la prima parte pronta, e mentre la posterò (credo di riuscire un capitolo a settimana), andrò avanti a scrivere.
Che dire? Scusate per questa pappardella, ma serviva per spiegarvi, giuro. xD
Spero che vi piaccia, e che riuscirà ad emozionarvi almeno un pò!

Rika (=







Everybody Lies

- Good to Know -

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Prima parte - Day 1







Chapter 1 – Something is happening


- Ospedale noto, due medici di nostra conoscenza-

Scarpe marroni, pantaloni grigi, camicia bianca, giacca beige e cravatta caki: pessimi abbinamenti.

L’uomo, seduto davanti ad una scrivania, leggeva delle cartelle, e ogni tanto scriveva qualcosa con una stilografica dalla bella fattura, in assoluto silenzio.

Non si sentiva nulla, tranne un fastidioso rumore regolare: tum-tum-tum.

Era una pallina rossa e grigia, che un secondo uomo, che indossava sneakers, blue jeans e una maglietta nera dei “The Who”, tirava con una mano contro il muro, per poi riprenderla con l’altra mano.

Wilson come al solito cercava di fare il proprio lavoro, mentre House, altrettanto ordinariamente, era svaccato a far nulla sul divanetto dell’ufficio di Wilson, il bastone abbandonato a terra.

Tum-tum-tum.

House: « Esattamente quanti disgraziati con il cancro, ma naturalmente miracolati dal tuo aiuto, sono stati seduti su questo divanetto? »

L’altro rispondendo continuò a scrivere. E non badò al tono ironico di House.

Wilson: « Ma non so… ti va di leggere le mie cartelle? »

House: « No, per carità! Non ci tengo a sapere quante malate di tumore ti sei portato a letto! »

Wilson sbuffò. Non aveva nessuna intenzione di rispondere.

Tum-tum-tum.

Wilson: « Ma non hai… ? »

House: « Se stai per chiedermi se non ho nulla da fare, risparmia il fiato, perché la risposta è ovvia. Certo, potrei andare all’ambulatorio… oh, ma aspetta! Credevo che il compito dei medici fosse curare le malattie! »

Wilson: « Per la verità sarebbe curare i malati, e… » replicò alzando appena lo sguardo verso di lui.

House: « Ah, tutte cavolate! Evitami la ramanzina! »

Wilson tornò a scrivere, scuotendo la testa sconsolato.

Tum-tum-tum.

Wilson smise di scrivere all’improvviso, corrugando la fronte.

Wilson: « Hai notato l’assenza della Cuddy, questa mattina? »

House: « Ah, ecco cos’è che mi mancava oggi! Mi chiedevo come mai non sentissi quella fastidiosissima vocina nell’orecchio, che cerca sempre di dirmi cosa fare e non ci riesce mai. »

Wilson: « Si sarà presa la mattina per Rachel. » affermò, ignorando l’amico.

House smise un attimo di tirare la pallina, alzò le spalle e sollevò un angolo della bocca in un sorrisetto, con la sua solita espressione beffarda.

House: « Giusto! Che dici?! Si sarà finalmente decisa ad affogare la piccola “Rachel-pappa-cacca-vomito-pianto-amore di mamma”?! »

Wilson scosse la testa.

Wilson: « Sei sempre il solito. » commentò borbottando.

Sospirò e ricominciò a scrivere.

Tum-tum-tum.

 

- Tre ore prima, davanti ad una graziosa villetta-

La donna uscì di fretta dalla casa, spingendo avanti la carrozzina e sbattendosi la porta dietro le spalle.

Vestiva scarpe nere a spillo, una gonna blu che gli arrivava alle ginocchia con uno spacco di qualche centimetro, una camicia azzurra i cui bottoni erano sbottonati fin quasi al seno, una giacchetta coordinata alla gonna e un foulard bianco al collo. Infine aveva i capelli sciolti, lasciati cadere sopra il tailleur.

Mosse qualche passo in avanti, ma all’improvviso si sentì tirata dal collo, e fu sbalzato all’indietro. Imprecando a bassa voce, strattonò il foulard per toglierlo dall’incastro nella porta, quando –crash!-.

Cuddy: « Perfetto. » disse arrabbiata mentre si rialzava da terra « ora ci si mette anche il foulard! »

Cuddy lasciò il foulard rotto in mezzo alla porta, e sbuffando e borbottando che era uno dei suoi preferiti, afferrò i manici della carrozzina e la spinse lungo il vialetto della villa.

Cuddy: « Proprio oggi doveva ammalarsi la baby-sitter! » guardò nervosamente l’orologio « Sono in ritardassimo! »

Arrivata davanti all’automobile si accorse di aver dimenticato le chiavi della sua macchina in casa. Alzò gli occhi al cielo, arrabbiata. Diede un’occhiata a Rachel per assicurarsi che fosse tutto a post, poi fece dietro-front e tornò a passo di marcia dentro alla villa.

Pochi secondi dopo, affannata e di umore già nero, era nuovamente vicino alla macchina.

Cuddy: « Ah, Rachel, Rachel. Stavolta la mamma è proprio in ritardo. » disse guardando la bambina nella carrozzina « Sono davvero nei guai. »

Improvvisamente si sentì immobilizzata in una presa ferrea, un braccio spuntato dietro di lei le stringeva le braccia alla vita, mentre una mano le chiudeva la bocca. Una voce profonda le sussurrò all’orecchio: « Sì, dottoressa Cuddy. Lei è davvero nei guai. »

L’ultima cosa che vide, mentre sprofondava nell’oblio, fu l’espressione della figlia che la guardava curiosa con i suoi grandi occhi grigi. Con gli occhi sbarrati dal terrore, alla Cuddy non servirono le proprie competenze mediche per capire che qualcuno la stava drogando con il fazzoletto premuto sulla sua bocca…

 

-Sei ore dopo, House’s home-

House era stravaccato sul suo divano, e stava facendo zapping alla tv. Era appena tornato, in anticipo come sempre, dal lavoro. Il suo telefono cellulare cominciò a squillare: si protese sul divano, arrivando appena con le dita ad afferrarlo. Guardò il nome apparso sul telefonino e sorrise.

House: « Cuddy! » rispose con la sua intonazione beffeggiatrice « Wilson ti ha cercato tutto il giorno! Dov’eri finita?! Anche se personalmente non ho sentito la tua mancanza, ma… Non ti avranno mica rapito? » ridacchiò stupidamente, non sapeva quanto vere potessero essere le sue parole derisorie, ma si fermò subito sentendo il tono di lei e la sua voce incrinata.

Cuddy: « House… »
  
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