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Autore: marig28_libra    02/04/2012    3 recensioni
Lutti, incertezze, paure, lotte. La vita dell'apprendista cavaliere si rivela assai burrascosa per Mu che ,sotto la guida del Maestro Sion, deve imparare a comprendere e ad affrontare il proprio destino. Un destino che lo condurrà alla sofferenza e alla maturazione. Un destino che lo porterà ad incontrare il passato degli altri cavalieri d’oro per condividere con essi un durissimo percorso in salita.
Tra la notte e il giorno, tra l’amore e l’odio, Mu camminerà sempre in bilico. La gioia è breve. La rinuncia lacera l’anima. Il pericolo è in agguato. L’occhio dell'Ariete continuerà però a fiammeggiare poiché è il custode della volontà di Atena ed è la chiave per giungere al cielo infinito.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Aries Shion, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'De servis astrorum' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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 “ Oggi lasciate che sia felice, io e basta
   con o senza tutti, essere felice con l’erba
   e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
   essere felice con te, con la tua bocca,

   essere felice.”

   ( P. Neruda)
 

  
 

 

 

 
 

 

  Rapida, sveglia e diligente, Leira forniva un aiuto prezioso all’interno della bottega di famiglia.
    Lei e la madre erano considerate le migliori sarte del villaggio. I loro lavori di fine cesellatura  venivano apprezzati molto. Abiti per le mansioni quotidiane, eleganti vesti da festa o da cerimonia…tutto ciò che usciva da quella piccola officina donava alla gente sorrisi di soddisfazione e strappava parole d’ammirazione.
    Leira amava dar vita sia ad una sobria casacca da lavoro, sia ad un sofisticato chimono da sposa…ogni volta che univa pezzi di stoffa con collane di fili bianchi, colorati o dorati provava singolari emozioni…era come se unisse con l’ago le acque di tanti mari al fine di farle confluire in un unico oceano. L’oceano della propria vita.
    Un oceano che doveva ancora espandersi verso le terre, verso il cielo, un enorme campo dove le onde fiorivano  ma non trovavano, per il momento, spiagge o moli da baciare.
    Quando  cuciva, la ragazza aveva l’impressione di affrescare  su un muro di lana o di cotone o di seta le scene remote della sua esistenza. Un susseguirsi di giorni semplici, tranquilli adornati  talvolta dalla gioia, arricciati talvolta dalla tristezza ma sempre illuminati da lui.
    Mu.
    Mu l’allievo del Grande Sion. Il prescelto per divenire il futuro cavaliere dell’Ariete.
    Mu il suo strabiliante e autentico amico.
    Mu…il giovane che ora  desiderava amare con tutta l’anima.
    Erano trascorsi quasi tre anni dalla sua partenza.
    Leira non ricordava una permanenza, fuori le terre tibetane, così lunga  . Mu di solito si assentava per diversi mesi ma non era mai capitato che non si facesse vivo addirittura per tre anni.
    La preoccupazione e l’angoscia erano grandi.
    La ragazza ormai aveva imparato a domarle nell’arco di questo tempo immenso… non poteva, tuttavia, non avvertire tristezza e anche un po’ di irritazione.
 
    “ Accidenti a te, Mu! “ pensava spesso “ ma dove ti sei andato a cacciare?! Io non riesco e non posso sapere dove sei… potresti darmi un tuo straccio di notizia una volta ogni tanto! Non dico sempre però…Caspita! Io non sto tranquilla per niente!  Ho capito che sei un cavaliere…immagino comunque che qualche soluzione la puoi trovare, uffa! Cosa fai? Cosa ti succede? Mu! Cerco sempre di apparire la solita allegra ragazza ma in realtà non sono felice per nulla da quando te ne sei andato…ho le mie amiche, i miei genitori ma tu…non ci sei…giuro che ti vorrei prendere a sberle!”
 
    Leira non sarebbe mai riuscita a fare una cosa simile. Ne era perfettamente consapevole.
 
    “ Come potrei tirarti degli schiaffi? “ sorrideva malinconicamente “ Il tuo visetto e i tuoi occhi sono un’arma letale…”
 
    Sguardo flemmatico e verde acqua. Volto delicato, fine, dolce…in che modo colpire Mu?
    L’adolescente l'adorava troppo.
    Quando si trovava a tessere uno scialle,  lasciava a volte che la mente navigasse verso un lontano ventisette marzo...

 

 

 
 

     L’ora di pranzo era già trascorsa.
    Un allegro aroma di voci colorate si spandeva fuori le finestre di una casa.
    Proveniva dalla dimora di legno di una piccola famiglia…
    Nella saletta del focolare, attorno ad un tavolo basso, vi erano  i genitori di Mu che avevano invitato Leira e i suoi.
    Si chiacchierava con vivace tranquillità mentre si toglievano lentamente le scodelle del pranzo e ci si preparava alla portata del dolce.
 
      - Allora, ragazzo! Sono undici anni, eh?- esclamò frizzante  il padre di Leira dando un’energica pacca sulle spalle di Mu.
 
     Il bambino rise.
 
      - Tieni, Mu! Questo è per te!- fece l’amica porgendogli un pacchetto di stoffa.
 
      - Aspetta un attimo! Fai arrivare prima la torta di riso!
 
      - Ma papà! Devo sapere se a Mu piace o no!
 
      - Eh  la miseria! Manco dovessi aspettare il verdetto di un giudice!
 
      - Grazie Leira! Lo apro subito!-  disse  Mu sorridendo con dolcezza.
 
      - Eh!eh! Vuoi scartare in fretta il regalo della tua bella! – gli ammiccò scherzoso il padre col suo brillante sguardo  verde.
 
    I due ragazzini arrossirono.
    Si guardarono velocemente negli occhi per poi voltarsi da un’altra parte.
    Mentre fissava il cielo azzurro che s’intravedeva dalla finestra, Leira udiva ansiosa il lieve rumore che faceva l’amico nello slegare il nastro del pacchetto…
    Gli sarebbe piaciuto il suo dono?
    Aveva impiegato così tanto tempo per farlo…sperava almeno lo trovasse decente…
 
     - Oh! Leira! Che bella…- mormorò Mu ammirando  la mantella color porpora che aveva ricevuto.
 
     - Ti…ti piace? Non mi è venuta troppo grande?
 
     - Sei stata così brava…grazie…
 
    Leira amava l’espressione del ragazzino tenera e sincera…pareva di scorgere l’arcobaleno dietro un vetro di cristallo.
 
     - Stai diventando abilissima, Leira!- esclamò la mamma di Mu - non c’è dubbio che tu sia figlia di un’ eccelsa sarta!
 
     - Per fortuna che c’è lei in bottega ad aiutarmi...ogni giorno fa progressi…
 
    La bambina guardò con affetto la madre, una donna di piacevole e rassicurante aspetto con lunghi capelli bruno-rossicci raccolti in una treccia…le assomigliava molto ed era fiera di aver ereditato da lei la magnifica chioma fluente…
    Rivolse  nuovamente i suoi occhi dorati all’amico.

    Si accorse che non aveva mai  cessato di fissarla.
 
    Egli, sentendosi  sgamato, abbassò febbrilmente il viso come se fosse stato un gattino colpevole di qualche dispetto.
    Leira lo trovava buffo e adorabile.
 
     - Emh…grazie ancora…- sussurrò lui con la faccia in fiamme.
 
     - Figurati! Sono contentissima che ti sia piaciuto lo scialle!
 
    Mu alzò timidamente lo sguardo.
 
     - Beh…ti è venuto davvero bene…lo porterò sempre con me.
 
     - Ah!ah!ah! Sarà il tuo mantello da cavaliere!
 
    Rapidissimo, il ragazzino le diede un bacio sulla guancia.
    Lei spalancò gli occhioni sorpresa.
    Lui, tentando di mascherare il tremendo imbarazzo, prese con  mal celata tranquillità una tazza di te.
    Voleva far vedere che tutto era sotto controllo ma era impossibile non notare le sue gote rosse e il modo un po’ impacciato con cui beveva.
    Leira non riuscì a trattenersi e si mise a ridere.
    Alla fine anche Mu proruppe in una risata liberatoria…
    Il suo viso pareva più bello dei dardi del mezzogiorno…

 

 

 

 

 

 

     - Leira!
 

     - Sì, mamma?
 
    La giovane dovette scendere dal suo albero di ricordi.
 
     - Sono le dodici… Tra poco è l’ora di pranzo. Potresti andare prendere l’acqua al ruscello?
 
     - Certo, lo faccio subito.
 
    Si allontanò dal tavolino di lavoro sul quale stava cucendo correndo a prendere l’anfora per l’acqua.
    Uscì dalla bottega e percorse la stradina principale del villaggio…

    Le piaceva il suo posto, il suo rustico nido di casette di legno e mattoni crudi…
    Non era un piccolo villaggio…contava quasi ottocento persone. Poteva essere definito un borgo rurale  cinto da una linea muraria le cui porte si aprivano su una  pianura attraversata dall’affluente del Fiume Giallo Baihe.
    Nonostante camminasse con passo vigoroso e spedito, Leira lasciava che i suoi occhi osservassero la gente che si affaccendava nei piccoli empori o nelle case…
    Ammirare il flusso della quotidianità le conferiva una sensazione di tranquillità, le offriva il sapore di una gradevole illusione che tutto fosse  pacato al pari delle nuvole del cielo.
 
     - Ehi, piccola!
 
    Si voltò alle spalle.
    Un uomo robusto di media statura  con baffetti e pizzetto scese da un’impalcatura di legno che circondava un tempietto buddhista.
 
     - Papà!
 
     - Leira, stai andando a prendere l’acqua?
 
     - Eh, sì….tra qualche ora si va a mangiare e la mamma chiuderà la bottega.
 
     - Tarderò un po’ sta volta…devo finire di stuccare l’ultima parete esterna  del tempio…
 
     - I lavori di ristrutturazione sembra  stiano venendo bene!
 
     - Già…questo piccolo santuario è antichissimo…molte cose stavano per andare in rovina…il capo villaggio ha dato  il via  all’opera di ristrutturazione quest’anno. Io e gli altri operai dobbiamo ultimare al più presto il compito! Abbiamo una tabella di marcia da rispettare!
 
     - Capisco…dirò alla mamma di aspettare. Sarai da noi verso le due?
 
     - Beh, direi proprio di sì.
 
     - Bene- Leira sorrise e baciò il padre sulla guancia- ci vediamo a casa!
 
     - A più tardi, tesoro.
 
    La ragazza si diresse verso le mura del centro abitato.
    Ecco che vicino le porte vide la dimora di Mu con affianco l’officina artigianale in cui lavorava  il padre.

    Si fermò un attimo.

    Finestre serrate. Porte sbarrate e sonnolente.
    Tutto era pietrificato e silente.

    La mestizia calò il suo secchio nel pozzo del cuore.
    Leira sospirò affranta…
    Camminò lentamente accarezzando con gli occhi quei due piccoli edifici…

    Era necessario affrettare di nuovo il passo.

     Uscì fuori la cinta muraria.
  
    La campagna circostante aveva il viso di  una coperta tappezzata di campi agricoli.
    Quella era una delle poche zone che riluceva del verdeggiante riflesso delle coltivazioni…i canali di irrigazione erano vene che bagnavano col sangue acquatico ogni lembo di terra, ogni vellutata mano di vita…
    Leira si avvicinò al torrente…
 
    Lei e Mu adoravano parlare per conto loro  in quel posto baciato dal riverbero  del sole…
    Ogni volta che ritornava da qualche viaggio, l’amico le raccontava le luci delle città che aveva visitato, i racconti e i miti che aleggiavano nell’aria.
    Che fosse Lhasa, la capitale del Tibet, o qualche altro paese della Cina, del Nepal o dell'India, Leira s’imbarcava su un vascello di fantasia e sogni.
    Che fosse Atene, una delle isole dell'Egeo o un’antica città della Turchia, ella prendeva le ali di Icaro  avvicinandosi al sole senza alcun pericolo.
    Quanti universi aveva esplorato! Quante cose aveva imparato!
    La ragazza conosceva una miriade di narrazioni della mitologia greca…la nascita di Zeus, Poseidone, Ade…la sconfitta dei titani imprigionati nel Tartaro, Prometeo che donò il fuoco agli uomini, Apollo che uccise Pitone, Atena che divenne regina dell'Attica, Perseo che decapitò Medusa, le dodici fatiche di Eracle, Teseo che abbatté il minotauro…
    Che dire delle appassionanti opere omeriche? Leira si commuoveva e s’infervorava  nell’udire la triste fine di Troia e  i viaggi straordinari di Odisseo.
    Una delle sue parti preferite dell’Iliade  era l’ultimo incontro tra  Ettore  e la dolce sposa Andromaca…

 

 

 
 

 

 

 
  Leira era seduta sull’erba e ascoltava rapita Mu che in piedi, con tono di solenne pathos, leggeva il capitolo sesto dell’Iliade.
 Ecco che giunse la scena attesa!
 La disperata Andromaca col figlioletto Astianatte andò  incontro al valoroso marito…
 Mu faceva con seriosa drammaticità: 
 
 -     E sorrise egli, guardando in silenzio il bambino,        
       e Andromaca in lacrime si fece accanto a lui,        
       gli prese poi la mano e a lui si rivolse e disse queste parole:

 Leira attese emozionata.
 L’amico si calò nella parte della donna e recitò con sofferenza:
      
   - Sventurato, il tuo valore ti perderà! E non hai compassione        
 del figlio pargolo e di me infelice, che presto vedova        
 di te sarò! Presto ti uccideranno gli Achei,         
 Tutti facendo impeto. E meglio per me sarebbe, priva di te,        
 scendere sottoterra.

 Per la ragazzina era impossibile non commuoversi ad un tale discorso colmo di angoscia e amore sincero e appassionato.
 I suoi occhi iniziarono a inumidirsi quando Mu le  pronunciò i versi  che adorava:
          
 - Ettore, tu sei dunque per me padre e venerata madre       
   e fratello, tu sei il mio fiorente marito:         
   suvvia, abbi pietà e rimani qui presso la torre,         
   non fare tuo figlio orfano e tua moglie vedova! 

 Toccò al figlio di Priamo parlare. Leira sorrise divertita nell’osservare l’amichetto che cambiava atteggiamento e tentava di rendere grave la sua voce ancora puerile:  
    
 - Certo, donna, anche io penso a tutte queste cose: ma molto        
   ho vergogna dei Troiani e delle Troiane dai lunghi pepli, 
   se  come un vile fuggissi lungi dalla battaglia.

 Il bambino  riprese il discorso mettendosi fieramente diritto e posando una mano sul petto:      

 - Ma non a questo mi spinge il cuore, perché so di essere valente        
 sempre a combattere fra i primi Troiani,        
 per difendere la gloria grande di mio padre e di me stesso.

 Sì…Mu era delizioso quando leggeva in quel modo…
 Con tenera ironia mostrava all’amica le sue vesti di futuro guerriero.
 Quelle vesti che la rendevano spesso abbattuta.
 Quello stendardo che sarebbe stata costretta a vedere  sempre  sollevato.

 

 

 
 

   “ Mu…sapevi fin dall’inizio che col passare del tempo mi avresti reso sempre più simile ad Andromaca…” pensò Leira mentre attingeva l’acqua  “ hai desiderato sempre però  che io  non perdessi mai la mia indole allegra…” sorrise fissando lo scrosciare del torrente “ sciocco. Come posso stare tranquilla se affronti delle prove sovrumane e se poi combatterai per Atena?!  Purtroppo non sei una persona normale.”
  Sbuffando un po’ frustrata  l’adolescente tappò l’anfora e si sollevò da terra.
  Nell’attimo in cui si accingeva a rientrare nelle mura del villaggio udì un suono…
 
  - Leira...
 
  Si fermò.
  Di chi era quella voce indistinta, fievole ?
  Che fosse prodotto della propria immaginazione?
  Sì… era soltanto un’impressione.
  Ruotò lo sguardo nei dintorni della campagna circostante.
  Era sola. Con lei non c’era nessuno.
  Riprese a camminare.
 
  - Leira...
 
  Di nuovo quella voce.
  Sta volta però aveva assunto una melodia più nitida…
  Era un tono caldo… grave…
 
  - Leira...riesci a sentirmi?
 
  La ragazza avvertì con chiarezza la voce di un uomo…
  Delle note azzurre, spesse…degli anelli soavi che si propagavano nel vento…
 
  Possibile che fosse proprio… lui?
 
  I battiti del suo cuore accelerarono vertiginosamente.
  Il sangue iniziò a pulsarle con ardore nelle arterie.
 
  - Leira…

   Non riusciva a crederci.
   Una cascata di luce le invase tutte le membra.

     - Leira, sono Mu.
 
  La ragazza lasciò cadere l’anfora sull’erba.
  Un immenso brivido di felicità parve trascinarla via da terra.
  Le tempie martellavano convulse e festose.
 
  - Mu…da-davvero sei tu che mi parli… o sono diventata matta?
 
   Le rispose una risata bellissima e flemmatica…
 
    - Chi sarebbe mai in grado di raggiungerti col pensiero?

   Improvvisamente un turbine di abbaglianti raggi dorati le comparve  dinanzi.
   Era di una luminosità grandiosa e intensa…
   Quando i bagliori scomparvero al loro posto c’era il cavaliere dell'Ariete.
   C’era Mu in carne ed ossa.

   Sembrava un sogno.

    - Mu…oddio…non mi pare vero…
 
   Lui  le sorrise con gli occhi verdi traboccanti di gioia.
 

    - Caspita…sei ancora più splendida di quanto ricordassi…
 
  Leira ruppe lo sbigottimento lanciando un grido di contentezza.
  Gettò con tale impeto le braccia attorno al collo di Mu che cascò con lui sull’erba.
  Inebriato e felice, il ragazzo strinse a sé l’amica accarezzandole i capelli e respirandone il profumo…

  Era così squisitamente rintronato che non aveva più voglia di riflettere….
  La fanciulla cha amava era praticamente addosso a lui e gli stava ricoprendo di baci il viso…
 
  Nella foga di quei gesti d’affetto le labbra dei due ragazzi s’incontrarono.
 
  Sorpresi da quel fugace contatto si staccarono per un attimo l’uno dall’ altra.

  Si fissarono negli occhi con il volto imporporato da un piacevole imbarazzo.
  Alla fine risero rialzandosi in piedi lentamente.
 
  Alcuni istanti di silenzio…
 
  Si concessero il rigoglioso attimo di ammirarsi a vicenda…
 
  Sul viso di Mu era rimasta intatta la mitezza  ma una profondità  nuova annegava in quegli occhi verde acqua: la forza di un uomo adulto che attendeva il futuro momento di sbocciare e incendiarsi…
  Pareva strano pensare a ciò vedendo un volto così gentile e angelico… eppure stelle misteriose ridondavano in quel  cosmo intenso  e celeste come la via Lattea.
  Sul corpo  di Mu non vi era più l’ombra bianca della puerilità… una fresca e rassicurante dolcezza continuava comunque a permanere. Il giovane era diventato alto, aveva le spalle e il torace  ampi, le sue  membra mostravano una muscolatura forte e al contempo fine e morbida.
  Regale e meraviglioso.
  Sebbene figlio di umili artigiani,  egli era dotato dell’innata eleganza di un principe.
  Indossava semplicemente degli indumenti da apprendista guerriero però…riusciva ad essere raffinato al pari di un nobile.
 
  Leira si fece vicino a lui.
  Venne di nuovo abbracciata con tenerezza.
  Sorrise nell’avvertire quanto fosse curioso appoggiare il capo sul petto del proprio amico… al momento della partenza dal villaggio era giusto qualche centimetro più alto di lei…ora la superava enormemente.
 
 

 

 

  - Ti sei fatto vivo finalmente! – disse  poi staccandosi un istante e lanciandogli uno sguardo scherzoso e un po’ imbronciato.
 
  - Hai ragione…perdonami…purtroppo  sai come sono i regolamenti del Tempio.
 
  - Già… non puoi permetterti…distrazioni durante l’ apprendistato .
 
  Mu accarezzò il visetto di Leira imperlato di una leggera tristezza.
 
  - Tu riesci a distrarmi lo stesso…non abbandoni mai la mia mente e la mia anima.
 
  Gli occhi color miele e la bocca soffice dell’amica ritornarono a sorridere.
 
  - Neanche il tuo viso e le tue parole mi hanno lasciato un  momento in tutto questo tempo.
 
  - Tre anni…è incredibile…non so se sono trascorsi velocemente o con orribile lentezza…
 
  - Sì…è strano…io ho continuato a fare le mie solite cose al villaggio. Lavoro, casa, lavoro, casa…ogni giorno c’è tanto da svolgere…le ore mi volano via…quando sono sola oppure ci sono le feste…ecco, i minuti diventano lenti. Lentissimi. Faccio finta di stare tranquilla e allegra. Faccio finta.
 
  Leira prese le mani di Mu: mani morbide che avevano assunto  la durezza granitica di un guerriero, mani di chi si era trovato perennemente in bilico sul rasoio dell'abisso.
 
  - Leira…
 
  - No, Mu…solo all’apparenza le giornate scorrono normalmente…in realtà non è più lo stesso da quando sei partito…le notti mi fanno paura…diverse volte ho sognato….la tua morte.  Non sono mai stata una persona tormentata da incubi. Da quando è cominciata la fase più dura del tuo allenamento ha avuto inizio tutto questo.
 
  Mu le avvolse le piccole spalle  col suo braccio…Forse non bastava a dissipare in lei l’angoscia ma almeno le faceva avvertire tutto il proprio calore.
 
  - Ho avuto l’impressione che sull’Himalaya i giorni avessero smesso di esistere talmente erano lenti…è stato un periodo bruttissimo…per fortuna c’è stato il Maestro Sion. Un sacco di volte mi sono sentito in trappola , senza via di scampo…pensavo a Kiki, ai…miei genitori, a te…ce l’ho fatta a sopravvivere…non so come ma ce l’ho fatta.
 
  - Scusami.
 
  - Perché?
 
  - Perché  mi vergogno a raccontarti la mie vicende stupide mentre tu combatti, hai delle gravi responsabilità,  hai un fratellino da crescere e… ti sottoponi a delle prove disumane.
 
  - Leira,  in qualunque dimensione della vita si lotta e si cerca di andare avanti.
 
  - Sì ,ma tu rischi la pelle…siamo su due stelle completamente differenti…
 
  - Siamo su due stelle che appartengono comunque ad una stessa galassia, ad una stessa costellazione.
 
  Leira  s’immerse nelle grandi gocce degli occhi di Mu.
  Avvertì in bocca l’amaro gusto di qualche lacrima.
 
  - Mu…come fai a essere così…grande? Io sarei  stata travolta e uccisa da un pezzo...
 
  - Sarei già polvere se non avessi te ad aspettarmi. Fai sempre sorgere il sole in me… Leira…ti rendi conto di quanto sei straordinaria?
 
  La ragazza, nascondendo il volto contro il  petto dell’amico, tentò di celargli imbarazzata le lacrime. Sentì sulla fronte il tocco leggero delle labbra di lui.
 
  -    Dai, Leira…-   sorrise mettendole un dito sotto il mento –  vuoi piangere proprio adesso? Non vuoi continuare a mostrarmi la tua bellezza?
 
  Ella si asciugò il viso, lasciando che il sole la toccasse e la sollevasse da terra…
  Quale sfavillante raggio rendeva danzanti i suoi petali ?
  Mu era rapito dal modo in cui fosse maturata quella grazia perlacea di pelle vellutata, quella seduzione intensa e frondosa di capelli folti e lunghissimi.
  Il giovane immerse le sue dita in quei serici fili bruno rossicci.
  Leira gli sorrise radiosa sottolineando la propria dolcezza con le sopracciglia nere e i denti candidi.
 
  - Certo che anche tu sei…sei…- abbassò  gli occhi sotto il ventaglio delle ciglia-  diventato ancora più bello.
 
  Mu arrossì.
 
  - Mi…mi fa piacere…
 
  - Ma…quanto sono lunghi i tuoi capelli?!
 
  Leira aveva fatto voltare l’amico di spalle per ammirargli la capigliatura lilla legata all’estremità da un laccio.
 
  - Eh, sono cresciuti parecchio!
 
  - Wow!! Sono troppo belli!! Li porti sempre legati?
 
  - Beh, sì.
 
  - Su,su! Scioglili! Scioglili!
 
  - Devo scuoterli come una bella sirena?- chiese ridendo.
 
  - Scemo! Voglio vederti fiero e possente con la  chioma al vento!
 
  Mu  slegò le lunghissime liane.
 
  - Contenta adesso?
 
  - Eccome!! Sei fantastico! Ti stanno benissimo! Sembri un eroe leggendario! Mmmmh….no, forse mi pari più una divinità oppure un angelo…
 
   Leira si  dilettava a giocare con quei capelli fluenti e flessuosi.
 
  - Mu, appartieni davvero alla terra? non è che hai qualche antenato  dio o semidio? In te c’è qualcosa di strano…
 
  - Non prendermi in giro…
 
  - Dico sul serio! Avrai nel tuo sangue qualcosa di…celeste. Cos’hai di diverso rispetto ai personaggi dei miti che mi raccontavi? – sospirò ammirata-  Com’erano belle quelle storie! Ho imparato moltissimo!
 
  - Oh, Cielo- rise lui – ti ricordi ogni racconto dei miei viaggi?
 
  - Beh, ovvio! Ti saprei dire a memoria com’è l’acropoli di Atene! So tutti gli edifici e  anche di  Pericle…
 
  - Non dirmi che adesso mi vuoi anche narrare tutti i miti del Peloponneso e dell’Attica!
 
  - Pensi che io mi sia scordata  di Pelope  che sconfisse dopo una sfida coi carri re Enomao e ne sposò la figlia Ippodamia?
 
  - Accidenti!
 
  - E che dire degli ateniesi che apprezzarono di più il dono dell’ulivo di Atena,simbolo della pace, che il magnifico cavallo di Poseidone, simbolo della guerra?  Non era così che la dea divenne padrona di Atene?
 
  - Sei pazzesca!
 
  - Ora ti stupisco!
 
  - Quale magia farai ?
 
  -  “ Cantami, o Musa, l’eroe scaltro, che molto invero
  errò, poi che distrusse la sacra città di Troia,
  e di molti uomini vide le città e conobbe l’animo;
  e molte pene nel suo cuore soffrì sul mare,
  per salvare la propria vita e il ritorno dei compagni. “
 

  - Per la miseria, ma….
 
  - Ehi! Aspetta! Se non sbaglio gli altri versi erano…un attimo, un attimo…ecco!
  “ Ma nemmeno così salvò i compagni, pur bramandolo,
  perché essi perirono per la loro follia…”

 

  - Anche tu adesso divieni folle…
 
  - Zitto! “ gli stolti, che dei bovi di Elio Iperione,
  avevano mangiato: e quegli tolse loro il dì del ritorno.
  Di queste cose, o dea figlia di Zeus, racconta in parte anche a noi”.
 

   Leira concluse fiera e soddisfatta i primi versi del Proemio dell'Odissea.
  Mu aveva gli occhi sgranati e la bocca aperta.
 
  - Sei più che straordinaria!
 
  - Questo è grazie a te.
 
  - No…sei tu che sei dotata di uno spirito profondo.
 
  Alcune delle qualità  che il giovane amava di più nella fanciulla erano l’acuta sensibilità e l’intenso desiderio di apprendere.
  Leira non aveva una mente ottusa. Voleva rendere ampi gli orizzonti.
  Possedeva un cuore semplice ma colmo di fini ornamenti.
 
  - Mu, adesso sei ad Atene?
 
  - Sì, devo concludere la penultima fase dell'addestramento con i miei compagni…
 
  - Starai lontano da qui ancora per tanto?
 
  - Direi  dieci mesi…
 
  - È quella…Prova della Triade Templare di cui mi avevi parlato varie volte?
 
  -  Esatto…ti assicuro però che quando avrò superato quest’ostacolo tornerò da te e…rimarrò al villaggio per un po’ di tempo.
 
  La ragazza avvertì variopinti fiori sbocciarle dentro.
 
  - Rientrerai di nuovo nella tua vecchia casa?
 
  - Certo e riaprirò anche  la bottega di mio padre!
 
  - Che bello! Sono curiosa poi  di vedere il tuo fratellino! Era piccolino quando ve ne siete andati via…
 
  Mu pensò teneramente a Kiki.
 
  - Infatti..ora  ha quattro anni e  anche lui mi domanda di te... gli ho raccontato di una fanciulla tanto graziosa e bravissima nel fare i vestiti.
 
  Leira si strinse al ragazzo.
 
  - Mi prometti che  mi farai avere un minimo di tue notizie in questi mesi?
 
  - Naturalmente …perdonami di nuovo se mi sono dileguato così a lungo!
 
  - Scusa ma…il Maestro Sion?
 
  In effetti  l’apprendista dell'Ariete aveva adoperato il teletrasporto in modo illecito.
  Era sempre stato scrupolosamente rispettoso  riguardo le norme del Santuario…
  Milo tuttavia aveva ragione quando diceva che qualche volta bisogna  infischiarsene dei…” pallosissimi” regolamenti…
  Basta. Tre anni erano stati troppi.
  Leira era l’amore.
 
  - Non ti preoccupare – fece lui con un sorrisetto sornione – è delizioso mettere a tacere la razionalità in queste situazioni…e inoltre…ti dovevo dare questo.
 
  Mu diede all’amica un piccolo sacchetto di seta.
  Lei lo aprì: si ritrovò tra le mani un magnifico bracciale d’argento decorato con una particolare pietra azzurro-indaco e  due conchiglie bianche.
 
  - E’ bellissimo Mu! Questi colori li adoro!
 
  Lo infilò immediatamente al polso sottile, rimirandoselo felice.
 
  - L’ho fatto per il tuo compleanno. Scusa il ritardo…il ventotto settembre è passato alcuni giorni fa…
 
  - Non importa! È stupendo! Grazie! Sei davvero un artista…procurarti questi materiali…
 
  - Provengo da  una famiglia di artigiani…
 
  I due risero.

  Il tempo purtroppo iniziava a stringere.
  Leira sbuffò ricordandosi dell'ora di pranzo.

  - Devo andare… Chi la vuole sentire mia madre?!
 
  - Bisogna buttare giù dal letto  Kiki tra poco…da me saranno le quattro e mezza di mattina. Ci dobbiamo svegliare alle cinque!
 
  - Allora…ci rivedremo…
 
  - Senz’altro. Stavolta prima del previsto.
 
   La fanciulla si accinse  a prendere l’anfora da terra.
 
  - Emh…Leira?
 
  - Sì?
 
  - Puoi lasciare l’anfora sull’erba ancora un pò?
 
  Lei non ebbe tempo di chiedergli spiegazioni.
   Mu le cinse i fianchi e unì le proprie labbra alle sue.

  Fu un solo minuto.
  Un minuto di breve e lunga melodia.

  Tutto divenne eclisse.
  Tutto si sciolse.
  Il cielo, la campagna e il fiume scivolarono via come pezzi di legno inghiottiti dai vortici di un fiume.

  Fu un solo minuto.
  Un minuto in cui i respiri s’incontrarono aldilà del silenzio.

  Tutto divenne  nebulosa surreale.
  Tutto fu lampo.
  Il sole scivolò dentro due animi…
  Due bocche che si scrissero parole di cielo.

 

  Note personali: Oooooh! Finalmente con questo sottocapitolo termina Conchiglie di Storie!! Nelle ultime due parti, o meglio, in “ Cercando l’orizzonte” e all’interno di “ Le braccia del sole” ho dato spazio a dei personaggi ( mie creaturine al 100% ) lasciati in disparte nei precedenti capitoli…insomma i due disgraziati  Ohen e Nemi li avevo lasciati in balia della tempesta che segue la fuga, Leira, poveretta, dopo il cap 3 non è più uscita fuori se non indirettamente tramite i pensieri di Mu -.-
  Caspita! Desideravo chiarire e spiegare delle cose! Com’era arrivato Ohen all’omicidio del Maestro, com’aveva saputo che Nemi era la sorella ecc…( inoltre alla fine del sottocapitolo ho anche fatto entrare due nuovi misteriosi figuri che spero si capisca chi siano ;) eh!eh!eh! )
  Dopo la cupezza di “ Cercando l’orizzonte” la parte con Leira è stata un po’ più leggera, nonostante non manchino le consuete note di tristezza o malinconia… Eh, sì! Ci sono stata parecchio sulle vicende della fanciulla e del nostro protagonista ;) io adoro scrivere le scene di vita quotidiana e i momenti  teneri o romantici ! Mi auguro di non essere caduta in toni sdolcinati…va bene la dolcezza ma la cose melense no -.-
  Con “ Conchiglie di storie” ho presentato, appunto,  le storie e le fragilità dei personaggi principali che verranno approfondite piano, piano nel corso delle avventure ( nei prossimi capitoli si ritorna agli allenamenti e ai combattimenti! XD )…si sapranno cose sempre nuove e spero  non rimarrete delusi ^^
  Grazie a tutti i lettori che mi leggono, mi seguono, mi recensiscono! ^^ al prossimo aggiornamento! 
 


 

   
 
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