La Differenza
A quel pensiero così vero e
cattivo, altre lacrime le pizzicarono gli occhi, spandendo nuovamente sulle sue
guance il trucco nero già sciolto.
Si sentiva così dannatamente male,
così stupida, così… debole…
Non era da lei comportarsi in quel
modo: aveva stuzzicato quel mudblood solo per il gusto di vederlo litigare con
la sua fidanzata ma poi…
Cazzo… qualcosa era andato
inevitabilmente storto!
L’aveva sedotto, era stata a letto
con lui,… quello stronzo avrebbe dovuto essere completamente succube del suo
fascino, eppure…
Eppure lui era tornato da lei!
Preferiva quella tassorosso dai capelli di paglia e gli occhi da beota alla
regina dei serpeverde! A Bellatrix Black!
E sì, c’era rimasta dannatamente
male, era invidiosa!
Invidiosa, ferita, umiliata…
Invidiosa.
Non gelosa.
C’è
differenza.
Lei non era innamorata di quel
Joseph McMillian… figuriamoci! Ma lo voleva, ok?
Insomma, aveva sempre ottenuto
quello a cui puntava, perché non poteva avere quello che avevano
loro?
Perché Seph non poteva guardare
lei in quel modo, al posto di quella stupida Agnes?
Con un singhiozzo un po’ più forte
si rese conto di conoscere la risposta: perché lei era Bellatrix Black, la
regina dei serpeverde.
Avanti, chi avrebbe potuto
prendere seriamente in considerazione di amare una come
lei?
Non stava parlando di desiderio,
passione, o di quelle cotte ossessive che i secchioni trasformavano in un culto
della sua persona, raccogliendo la sua spazzatura e trasformandola in reliquia…
no, lei parlava dell’amore vero, quello profondo, casto,
disinteressato!
Dio, come avrebbero riso i suoi
amici se avessero saputo che Bad Girl Black sognava
l’amore…!
All’improvviso una folata gelida
le portò l’odore del tabacco e voltandosi vide una figura emaciata avvicinarsi
al sasso su cui era seduta.
Bellatrix tornò immediatamente ad
osservare il Lago Nero, dandogli le spalle e cercando di ricomporsi
minimamente.
Il ragazzo continuò ad avanzare
fino a sedersi accanto a lei, tossì nervosamente dandole un ulteriore conferma
della sua identità e tornò silenzioso aspettando che fosse la ragazza a
parlare.
< Non ho bisogno della tua
pietà, Rodolphus… > disse infatti altera.
Lui annuì, mordendosi il labbro
già screpolato e guardando dritto davanti a sé, le spalle leggermente incurvate
le mani nelle tasche, con il suo fascino discreto ed un po’ malato, il suo modo
di fare incerto e distratto.
Non erano
amici.
Non erano
amanti.
Ma si sarebbero sposati una volta
finita la scuola ed il rampollo dei Lestrange quantomeno si sforzava di far
funzionare la cosa, al contrario di lei.
< Beh, visto che sei qui almeno
renditi utile… - sospirò Bellatrix lanciando uno sguardo laconico al suo
promesso – Ce l’hai una sigaretta? >
Domanda inutile, Rodolphus aveva
sempre con sé sigarette babbane.
Frugò nelle tasche del mantello e
le porse il pacchetto, ma la ragazza al posto di afferrarlo prese la sua
mano.
< Che hai fatto? > chiese,
il tono disinteressato di chi s’informa solo per fare conversazione, però gli
occhi tradivano la sua curiosità.
Fissava quelle dita magre,
macchiate d’inchiostro nero in qualche punto, le unghie rosicchiate
all’inverosimile, i polpastrelli leggermente ingialliti dalla nicotina e poi le
nocche arrossate, al centro addirittura gonfie.
< Niente. > rispose lui,
scrollando le spalle e prendendo una sigaretta dal pacchetto, che tornò a
tenderle subito dopo.
Bellatrix continuò a guardarlo in
modo scettico per qualche secondo, mentre lui dissimulava tranquillità.
Le guance scavate, i tratti
spigolosi, gli occhi un po’ cerchiati in contrasto con la sua pelle tanto chiara
da risultare quasi livida, i capelli castani che il vento gli spingeva sulla
faccia ed il modo concentrato e casuale in cui fumava scrutando la superficie
dell’acqua con i suoi occhi neri.
Alla fine si accese una sigaretta
a sua volta, decidendo di non prestare più attenzione a quel individuo
fastidioso.
< Dimmi che non è vero. >
disse tranquillamente Rodolphus senza voltarsi a guardarla, con la voce
graffiata dal troppo fumo e dalla tosse insistente.
< Ha davvero importanza? >
Chiese Bellatrix, con il suo solito tono di scherno, portandosi alla bocca la
sigaretta con eleganza.
< No, - rispose lui, rassegnato
– suppongo di no. >
Passarono qualche minuto in
silenzio, poi il ragazzo finì di fumare, spense la cicca su un lato del sasso
con lentezza, e fece per alzarsi quando lei lo chiamò piano, < Rodolphus…
>.
Lui la guardò.
Così delicata da sembrare una
bambola di porcellana, ma non altrettanto fragile.
Il trucco sbavato sotto quegli
occhi d’ametista che sembravano sempre sul punto di chiudersi, le guance dolci
arrossate dal freddo, la bocca leggermente carnosa, i lunghi capelli di seta
nera che si muovevano nel vento.
Era bella, l’aveva sempre pensato,
ma sapeva anche non sarebbe mai stata sua, poco importava se si sarebbero
sposati.
Lei abbassò lo sguardo, di nuovo
triste, < Per quello che può valere, - disse in un soffio – Non sono
innamorata di lui… >
Il ragazzo sorrise in modo un po’
randagio, gli angoli della bocca puntati inevitabilmente verso l’alto a
distendere le sua labbra sottili ed esangui. < E meno male, Bella! – rise
sollevato – Pensa che schifo! Stiamo parlando di un mudblood!
>
Anche lei ridacchiò a quel pensiero, così assolutamente
inadatto a Rodolphus che si era sempre dissociato dalle critiche
razziste che facevano suo fratello ed Lucius.
< Dai, vieni qui. – le disse
slacciandosi il mantello e passandoglielo attorno alle spalle, avvolgendola
insieme a lui e cercando di scaldarla. – Perché mi è toccata una tale
piantagrane? >
Bellatrix sorrise sollevata,
stringendosi contro il suo corpo in quel tepore così piacevole.
Quel tepore che solo pochi minuti
prima era sicura di non meritare, che si era negata per punirsi delle sue
debolezze. Già scontata la pena?
A Rodolphus non sembrava
importare.
< Forza, raccontami! > le disse più disteso ed energico di
quanto non fosse mai stato.
< Prima tu, - rispose lei,
accoccolandosi di più vicino al ragazzo – perché sei venuto a cercarmi?
>
Rodolphus scosse la testa, <
Che zuccona che sei! – disse, ma senza alcun rancore – Quando lo capirai che
ormai siamo praticamente legati? Ho dovuto pestare quello stronzo di Avery
perché la smettesse di infangare la tua reputazione. >
< Avery? - domandò corrucciata
Bellatrix, ben figurandosi l’energumeno biondo che era almeno tre volte più
grosso di Rodolphus e cercando istintivamente sotto al mantello la mano di lui
che le premeva sul fianco. – Ecco cosa ti sei fatto!, è colpa mia… mi dispiace
così tanto… avrebbe potuto ucciderti! >
L’altro rise vedendola così
sconvolta e preoccupata < Vacci piano, principessa! Te l’ho detto, non l’ho
fatto solo per te… Non ci faccio una bella figura neanche io se la mia fidanzata
perde la testa per un mudblood… >
Bellatrix lo guardò con sospetto,
non del tutto convinta delle sue motivazione < E se invece fosse stato vero?
Se io fossi veramente innamorata di Joseph? >.
Rodolphus smise di ridere e la
fissò negli occhi per un lungo istante prima di dirle in un sibilo deciso <
Penso che lo ucciderei. >
La ragazza sostenne il suo
sguardo, per la prima volta leggermente intimidita da quello che aveva sempre
considerato un vigliacco grazie alla sua indole indifferente che lo portava a
non schierarsi mai.
< Perché? Per orgoglio? >
gli chiese seria.
< No. > rispose il giovane,
senza staccare gli occhi da lei. In quel solo monosillabo deciso si esprimevano
miriadi di pensieri contrastanti e lei capì.
Capì che a Rodolphus non sembrava
poi così strano che lei potesse innamorarsi di qualcuno e che non pretendeva di
essere il centro dei suoi pensieri, ma allo stesso tempo era geloso di lei.
Geloso.
Non
invidioso.
C’è
differenza.
< Allora non è vero che non ha
importanza… > sussurrò Bellatrix, ripensando alla loro conversazione di poco
fa e studiando le sue reazioni con uno sguardo stretto e
concentrato.
Il ragazzo abbassò gli occhi e
tornò a fissare il lago, senza aggiungere altro.
< Rodny, non ti ho mentito… -
disse lei, muovendosi sotto il mantello fino a far scivolare una gamba in mezzo
a quelle di lui, quasi in braccio, sempre più vicina. – Non lo amo.
>
Sentì la stretta di Rodolphus
farsi più forte ed attirarla contro il suo corpo, senza però tornare a
guardarla. < Non mi hai ancora raccontato perché piangevi però. > le
disse.
Quella situazione era ai limiti
dell’assurdo.
Il ragazzo che suo padre voleva
farle sposare era l’unico che le era indifferente, eppure da quando si erano
fidanzati sembrava essere il solo ad interessarsi a lei ed ora Bellatrix
cominciava addirittura a temere di ferirlo, a chiedersi cosa pensasse quando la
guardava.
Non era sicura che avrebbe dovuto
parlargli di quello che aveva cercato in quel mudblood, non credeva fosse una
buona idea dire al suo futuro marito dell’invidia che aveva provato per un
sentimento che a lei era stato precluso… che forse entrambi non avrebbero mai
provato.
< Credi che ci renderemo
infelici a vicenda? Come hanno fatto i nostri genitori? > chiese la ragazza,
anziché rispondere, e Rodolphus tornò a scrutarle il viso.
Aspettava una risposta, implorava per averne
una, pendeva dalle sue labbra e lui sentendo il peso di quel momento, non riuscì
a fare altro che domandarle < è davvero tanto male stare con me? >
Bellatrix si rabbuiò, chiedendosi
se l’aveva offeso, poi gli cinse la vita con entrambe le braccia ed appoggiò la
testa alla sua spalla < No, - rispose sincera – si sta bene così. >
Il ragazzo guardò Bella che gli si
stringeva addosso, abbracciandolo, e pensò che aveva ragione, si stava bene
sotto quel mantello nonostante il freddo.
< Ma c’è qualcosa che manca…
> sussurrò al suo orecchio e lei sussultò: che le avesse letto nel
pensiero?
< Non basta andare d’accordo… -
disse Bellatrix tristemente – forse dovremmo provare a fare del sesso, noi due,
giusto per vedere come va… >
Rodolphus rise < Non che la
prospettiva non mi alletti… ma è davvero questo che vuoi?
>.
Ecco, pensò Bellatrix, è tipico di
lui. Rodolphus deve sempre andare a fondo, non si accontenta mai delle mezze
verità… Molti ragazzi sarebbero
felici di andare a letto con lei, perché lui invece si doveva interrogare sui
suoi sentimenti?
Si trovò a pensare che stavano
entrambi cercando di far collimare le proprie intenzioni, cercavano di
aggiustarsi l’un l’altro perché sapevano che avrebbero dovuto vivere insieme per
il resto della vita e non sapeva se fosse giusto quello che facevano. Non
credeva fosse corretto trasformare Rodolphus nell’uomo dei suoi sogni, cercare
di ricreare quel sentimento d’amore che aveva visto tra Joseph ed
Agnes…
Pensava che certe cose dovessero
essere naturali e che fosse sbagliato forzarle, ma allo stesso tempo questo
significava rinunciare ad un matrimonio felice.
Da quando era diventata così
romantica? Che schifo!
Non riusciva proprio ad
immaginarsi la faccia di Rodolphus mente gli confidava certe
cose…
< è tanto sbagliato? - gli
chiese alzando la testa dall’incavo del suo collo per vedergli il viso – è tanto
sbagliato cercare di far andar bene le cose? >
Lui sorrise con dolcezza < No,
ma non è ciò che ti ho chiesto. Ti ho chiesto se è davvero quello che vuoi.
>
Bella abbassò gli occhi e cominciò
a confessargli tutto, mentre le lacrime ricominciavano a bagnarle le guance <
Rodny, io voglio essere innamorata. Voglio sentire le farfalle nella pancia,
soffrire se è necessario! Voglio qualcuno che mi ami e che mi faccia sentire
bene, che mi scaldi con uno sguardo, capisci? Sono invidiosa di quei due! Sono
invidiosa di quel amore… >
Rodolphus non parlava e, quando
finalmente la ragazza alzò lo sguardo con il viso ancora bagnato di lacrime, si
accorse che la stava guardando.
< Mi dispiace, Bella. > le
disse semplicemente, il tono serio di chi si dispiace
davvero.
< Non è colpa tua… non è colpa
di nessuno… - rispose lei, con una voce piccola e fragile. Dov’era finita la
ragazza che faceva strage di cuori senza alcuna remora? – Forse davvero sono
incapace di amare. >
Lui scosse la testa e la tirò
verso di sé, cominciando a parlare in un tono più scanzonato per scacciare via
quell’atmosfera triste e tesa.
< Non è poi questa gran cosa,
sai? L’amore dico… è solo un’invenzione per far vendere cioccolatini e fiori e
diamanti, un pretesto per scrivere canzoni, libri, per girare dei film. Gli innamorati non se la passano mai
ben, non sono mai ricambiati, o almeno non come vorrebbero loro… Non so davvero
se augurarti quel tormento continuo, non è bello, davvero! >
< Sì, ma è sempre meglio che
quest’apatia! Questo non sentire assolutamente niente! – rispose lei con enfasi
– Come vorrei almeno una volta struggermi per qualcuno! Come vorrei che qualcuno
mi guardasse, mi parlasse, mi baciasse, come Joseph guarda, parla e bacia Agnes!
>
< Bellatrix? > la voce di
Rodolphus, dolce e seria, la richiamò di nuovo sul pianeta terra e lei arrossì
di colpo, violentemente, rendendosi conto della figura che aveva appena
fatto.
< Scusa Rod, io… > balbettò
alzandosi per andarsene e si trovò improvvisamente esposta all’aria invernale
che la fece rabbrividire.
Rodolphus si alzò di fronte a lei
e raccogliendo il mantello glielo fece passare intorno alle spalle con un gesto
fluido.
Bellatrix lo guardò
meravigliata.
Non era arrabbiato, non stava
ridendo per quello che aveva detto, l’aveva semplicemente ascoltata e, ok, la
situazione non si era certo risolta, ma lui aveva fatto in modo che si sfogasse
che fosse onesta con se stessa.
Cosa ci aveva
guadagnato?
E perché ora le offriva il suo
mantello?
Lui sorrise sotto il suo sguardo
stupito, allacciandole l’unico bottone e la ragazza si strinse improvvisamente
contro il suo petto asciutto nascondendoci la faccia.
Rodolphus rimase immobile, sopreso
a sua volta da tutto quello slancio, col le braccia leggermente alzate mentre
osservava Bellatrix Black, regina dei serpeverde abbracciarlo con
trasporto.
Lentamente sorrise, le passò una
mano sulla schiena e l’altra tra i capelli neri come la
notte.
Non sapeva se quello era
semplicemente un segno d’affetto o qualcosa di più, ma Rodolphus Lestrange non
aveva paura di passare la vita senza conoscere l’amore, non aveva paura di non
essere ricambiato o di non provare nulla.
Si era reso conto di essere geloso
di Bellatrix.
Geloso.
Non
invidioso.
C’è
differenza.
La gelosia pretende un sentimento di appartenenza, vuole un motivo, e l’unico che riusciva a darsi era quello che Bellatrix andava cercando.