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Autore: Ellie    06/11/2006    20 recensioni
“Non vuoi proprio dirmi il tuo nome?” tornò all’attacco lei, con voce supplichevole. Draco sbuffò.
“No. Beh, se proprio ci tieni puoi chiamarmi…” si interruppe un attimo, pensandoci. Ci voleva un nome che non le facesse indovinare la sua identità per nessuna ragione. Alla fine disse la prima cosa che gli venne in mente. “Sky”
Sky? Cielo?” fece lei, contrariata. “Ma che nome è?"
“Non è un nome” replicò lui. “Prendere o lasciare. Se preferisci chiamarmi ‘uomo misterioso’ o roba simile…” Hermione rise di nuovo.
“No, va bene. Allora… piacere di conoscerti, Sky”
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Hermione! Tesoro, come ti senti?”

La voce della madre le arrivò da molto lontano. Faceva fatica a svegliarsi. Si fece forza e, timorosa, provò ad aprire gli occhi… ma il mondo intorno a lei era ancora tutto buio.

“Mamma…” mormorò, la voce incrinata dal pianto. “Mamma, non vedo niente!”
“Tesoro, stai tranquilla” il padre le si avvicinò e iniziò ad accarezzarle dolcemente i capelli. “Ti hanno messo una benda sugli occhi”
“Cosa?!” esclamò Hermione. Era arrabbiata, felice e triste allo stesso tempo. Aveva una gran voglia di piangere per liberare tutti quei sentimenti, ma non voleva far preoccupare i genitori.
“Hanno detto che dovrai tenerla per una settimana circa” la informò la madre. “Poi rimarrai per un mese a casa da scuola… e se alla fine tutto sarà tornato alla normalità potrai tornare a Hogwarts e concludere l’anno”

Una settimana. Ancora sette giorni.
Hermione si sentiva delusa. Doveva aspettare ancora, doveva aspettare ancora prima di poter rivedere la luce… ma avrebbe aspettato. Sarebbe guarita e poi… poi sarebbe tornata a Hogwarts.
Dove nessuno mi aspetta.

“Cosa c’è?” le chiese la madre, preoccupata. “Tesoro, non sei contenta?”
“Certo” rispose subito Hermione, accennando un sorriso. “Certo… solo che vorrei potermi togliere subito la benda. E non vorrei tornare a Hogwarts così tardi”
“Possiamo capire” disse il padre. “Ma abbi pazienza. Vedrai che alla fine della settimana sarà tutto a posto, e anche un mese passerà in fretta”
Hermione provò a sorridere. “Hai ragione”

Ma dentro di lei sapeva che non era vero. I genitori non potevano capire, nessun altro tranne lei poteva farlo. Nessuno amava Sky come lei e quindi nessuno poteva capire quanto era difficile stargli lontano.
Dal loro ultimo incontro erano passati tre giorni. A lei erano sembrate tre settimane. Un mese per lei sarebbe stato infinito.
Ma alla fine tornerò. Devo farmi forza.


Quel giorno aveva nevicato di nuovo, a Hogwarts. Mentre la maggior parte degli studenti si erano precipitati nel giardino a giocare con la neve, Draco era rimasto in un’aula vuota a guardare distrattamente i compagni che si divertivano.
Non li capiva per niente. Li trovava così infantili, così diversi da lui… troppo allegri. Ma che motivo avevano per essere così felici? Possibile che un po’ di neve potesse regalare a tutti quei sorrisi radiosi?
A lui la neve non faceva quell’effetto, anzi. Lo rendeva ancora più pensieroso e freddo. Lo intorpidiva, lo faceva sentire come morto. Ma probabilmente, da ormai tre giorni, lui era davvero morto.
Si ricordò che, quando era ai primi anni a Hogwarts, si divertiva anche lui a giocare a palle di neve. Molte cose erano cambiate da allora, come molte cose erano cambiate rispetto ai mesi scorsi.
O rispetto a tre giorni fa, quando la stringevo fra le mie braccia.

“Cosa ci fai qui tutto solo?” chiese una voce femminile.

Draco si girò di scatto. Sapeva che quella non era la sua voce, eppure… eppure quella era la loro aula.
Dopo l’addio ci aveva passato la maggior parte del suo tempo, senza sapere neanche perché. Forse perché sperava stupidamente di vederla comparire da un momento all’altro. Che stupido.

“Perché non dici niente?” chiese Pansy Parkinson. Nonostante il freddo indossava soltanto la camicia della divisa e una minigonna che lasciava ben poco all’immaginazione.
“Non eri tu quella che non diceva mai niente?” replicò Draco, con voce pacata e annoiata. L’ultima cosa di cui aveva voglia era parlare con qualcuno. Pansy rise.
“Hai ragione. Ma ora sono qui” con noncuranza si slacciò i primi bottoni della camicia e gli si avvicinò. “Voglio farmi perdonare” senza aspettare la sua risposta lo baciò con desiderio. Ma Draco non ci mise molto a respingerla.
“Perdonata. Ora vattene” disse freddamente. Pansy lo guardò sconvolta e offesa.
“Come sarebbe a dire?!” esclamò. “Cosa ti è preso?”
“Boh?” replicò lui, passandosi una mano tra i capelli e ghignando leggermente. “Forse sono maturato?” Pansy rimase immobile, in silenzio, fissandolo ancora sconvolta. Evidentemente non riusciva a riconoscere il ragazzo con cui, fino all’anno scorso, passava la maggior parte delle sue notti e non.
“Sei matto!” urlò alla fine, arrabbiata e offesa. Draco rise freddamente, con una risata piena di rabbia repressa, dolore e malinconia.
“Vattene, Pansy”

E lei se ne andò. Dopo avergli lanciato un ultimo sguardo pieno di accusa e delusione gli aveva girato le spalle ed era uscita dalla porta, sbattendola con rabbia.
Draco sospirò. Ma cosa ci faceva al mondo lui, adesso? Non gli rimaneva niente.
Non posso neanche uccidermi perché sono già morto.


“Hermione?”

La voce della madre era soffocata e preoccupata. Il padre non era da meno; era abbracciato alla moglie e il suo viso non era mai stato così pallido. Alla figlia avevano appena tolto la benda che aveva tenuto per sette lunghissimi giorni; ora che l’avevano tolta, però, Hermione non aveva il coraggio di aprire gli occhi.
Stava morendo di paura. Aveva il terrore di aprire gli occhi e di vedere solo buio, quel buio che non l’aveva abbandonata un momento da quando era stata ferita da Lucius Malfoy. D’altra parte però voleva assolutamente aprire gli occhi e vedere di nuovo quel mondo che, durante quei mesi, le era sembrato così lontano. Voleva la luce, ma non aveva il coraggio di aprire gli occhi.
E se scopro che tutto è ancora buio? E se scopro che rimarrò cieca per sempre?

“Coraggio, Hermione” la incitò la madre. La sua voce era disperata e quasi supplichevole; forse stava piangendo. Il padre era ancora in silenzio e si limitava a stringere la moglie.
“Ho paura” mormorò Hermione. La sua voce debole e terrorizzata la spaventò ancora di più. Strinse i pugni. “Ho paura” ripeté.
“Anche noi” disse il padre. Anche la sua voce faceva paura. La moglie lo guardò male.
“Così la spaventi ancora di più!” lo rimproverò, poi si rivolse alla figlia. “Hermione, devi farlo. Devi aprire gli occhi”
“Lo so, ma ho paura” ripeté nuovamente la ragazza. Rimase in silenzio, poi fece un profondo respiro e disse: “Mi date la mano?” i genitori le si avvicinarono subito.
“Coraggio, tesoro” mormorò la madre, accarezzandole la mano. Il padre deglutì a fatica.

E poi Hermione trovò il coraggio.
Lentamente aprì gli occhi. Sbatté le palpebre un paio di volte e guardò fisso davanti a sé. Si guardò intorno, fissando entrambi i genitori che trattennero il respiro. Poi chiuse nuovamente gli occhi. Quando li riaprì, questi erano pieni di lacrime. La madre si sentì morire.

“Hermione?” mormorò con voce disperata, iniziando a piangere anch’essa. Il padre si coprì il volto con una mano, stringendo con forza le labbra. La ragazza non disse niente, limitandosi a singhiozzare, e richiuse gli occhi.
“Mamma?”
“Sì, tesoro?”
“Ti sta bene quella maglia. È di un verde bellissimo” Hermione abbracciò i genitori, e i tre si lasciarono andare a un pianto liberatorio.


“Malfoy, rimani. Devo parlarti un attimo” annunciò Severus Snape, accennando con un cenno del capo al biondo.
“Come vuole” rispose l’altro. Si risedette al suo posto, mentre tutti gli altri alunni uscivano velocemente dall’aula. Nessuno amava rimanere a lungo in presenza di Snape.

Per Draco era diverso. Aveva sempre provato una grande stima e simpatia per il professore di Pozioni; per lui, in verità, era sempre stato una specie di padre. Molto più presente e sensibile di Lucius.
Snape riordinò con calma l’aula; sembrava stesse pensando a cosa dire. Draco attendeva con pazienza. Aveva una vaga idea di quello che l’uomo voleva dire e non aveva nessuna voglia di ascoltarlo. Non era per niente curioso, ma del resto non era neanche seccato. Ultimamente non sentiva niente; solo indifferenza.

“Sai, Malfoy, ultimamente non ti capisco” iniziò alla fine Snape, lanciandogli un’occhiata profonda. Draco mantenne il suo sguardo. “Non capisco cosa ti succede”
“Non lo capisco neanch’io” mormorò l’alunno. O forse lo capiva fin troppo bene. Gli mancava lei.
“I tuoi voti sono piuttosto… bizzarri” continuò Snape, continuando a fissarlo attentamente, come per tentare di leggergli dentro. “Qualche giorno prendi il massimo, altri prendi il peggio. E con gli altri professori è lo stesso”
“Ah”
“È tutto quello che hai da dire?” sospirò stancamente, passandosi una mano sugli occhi. Poi si avvicinò di più al ragazzo, assumendo un tono più comprensivo e paterno. “Draco, fino a quest’anno eri uno dei miei studenti migliori, mentre ora sei totalmente cambiato. È per quello che è successo a tuo padre?”
“Non mi importa più niente di lui” ribatté freddamente Draco, ed era vero. Ormai desiderava solo dimenticare Lucius, che non era più niente per lui… se non colui che aveva quasi fatto impazzire sua madre e che aveva rovinato la vita alla ragazza che amava.
“Allora cosa c’è? Sai che a me puoi parlarne” insistette Snape. Draco distolse lo sguardo.

Come faceva a dirglielo? Era impossibile. Non poteva assolutamente confidarsi con Snape, così come non poteva farlo con nessun altro. Quello che provava era un sentimento soltanto suo, e sarebbe rimasto sempre tale.
Stava male per lei, era così dannatamente ovvio! A volte si sorprendeva del fatto che nessuno se ne accorgeva; gli sembrava di andare in giro con scritto in viso “Amo Hermione Granger ma ho rinunciato a lei e ora soffro come un cane”.

“Non è niente, prof, è solo un momento di passaggio” rispose Draco, alzandosi in piedi. “Non si preoccupi. Vedrò di studiare di più” Snape fece per parlare, ma il biondo lo interruppe. “Grazie comunque. Arrivederci” e detto questo se ne andò. Per lui la conversazione era durata anche troppo.


“Hai delle visite”

Hermione si era sorpresa non poco per la faccia della madre; sembrata preoccupata e allo stesso tempo arrabbiata. La ragazza si affrettò a dirigersi nel soggiorno dove l’aspettavano gli ospiti. Mentre camminava le venne in mente uno stupido pensiero e istintivamente si mise a correre; ma solo quando arrivò a destinazione e vide Ron e Ginny capì quanto era stata stupida a pensare anche solo per un attimo di trovarsi davanti Sky.

“Ciao, Hermione” la salutarono timidamente i due. La ragazza rimase immobile sulla soglia della porta.
“Cosa ci fate qui?” chiese. Si stupì della sua voce; non pensava che sarebbe uscita così fredda e sofferente al tempo stesso. Rispecchiava in pieno il suo animo.
“Volevamo chiederti scusa” rispose Ron. Anche la sua voce la stupì; era così matura e decisa, così strana… forse le sembrava così per il semplice fatto che l’aveva sentito pochissimo, ultimamente.
Vedendo che Hermione restava in silenzio, Ginny aggiunse: “Tua madre ha detto che ti sei ripresa completamente. Ne siamo davvero contenti”
“Già” mormorò l’altra. Non riusciva ad aggiungere nient’altro. Voleva cacciarli via e urlare, urlare tutta la sua rabbia e il suo dolore, ma voleva anche perdonarli all’istante e far tornare tutto come una volta. Ma poi se ne rese conto: non sarebbe mai potuto tornare tutto come una volta.
“Hermione, ti prego, perdonaci” disse Ron con voce strozzata. Sembrava stesse per mettersi a piangere. Ginny invece aveva già iniziato a singhiozzare.
“Hai ragione ad essere arrabbiata” mormorò tra le lacrime la rossa.
“Non sono arrabbiata” replicò Hermione. “Sono delusa”
“Ti prego” la pregò di nuovo Ron, avvicinandosi a lei. La ragazza rimase immobile, ma il volto era ancora freddo e impassibile. “Noi ti vogliamo bene, Hermione, solo che… dopo la morte di Harry era tutto così difficile… ci siamo chiusi in noi stessi. Abbiamo tagliato i ponti con tutti, ma solo ora ci siamo resi conto che quella che aveva più bisogno eri tu”
“Abbiamo capito che saremmo dovuti rimanere insieme” aggiunse Ginny. Ron annuì e prese timidamente la mano di Hermione.
“È così. Ti prego, Hermione, perdonaci. Facciamo tornare tutto com’era una volta” la riccia lo guardò a lungo. Fissò il suo volto pallido e stanco, dispiaciuto e sincero, e non poté fare a meno di provare pietà per lui.
“Vi perdono” disse infine, lentamente, e ritirò la mano dalla stretta del rosso. “Ma non posso fare altro. Non potrà mai tornare com’era una volta, Ron” il ragazzo la guardò confuso.
“Ma… Hermione…”
“No, ti prego, non dire niente. Non ce la faccio. Per favore, andatevene”
“Hermione…” la chiamò Ginny, facendo per raggiungerla, ma la riccia la fermò con la mano.
“Andatevene” ripeté, decisa. I due la guardarono ancora per un po’, ma Hermione rimase immobile. Alla fine se ne andarono, lasciandola sola.
È l’ultima volta che piango per voi. Pensò, mentre si lasciava cadere sul divano e iniziava silenziosamente a piangere.


Quella mattina, per la prima volta dopo settimane, a Hogwarts tornò il sole. Era pallido e poco caldo, ma venne comunque accolto con gioia da tutti gli studenti. Tutti tranne Draco, che come al solito si importava ben poco del tempo o di altre cose simili.
Mentre agli altri il tempo più favorevole mise allegria, a lui mise stanchezza. Così, nonostante avesse deciso di impegnarsi di più nello studio per far felici i professori e per pensare meno al passato, saltò tutte le lezioni e rimase in dormitorio, sdraiato nel letto. Fu lì che lo trovò Blaise Zabini, quando tornò in camera dopo il pranzo.

“Ti senti male?” gli chiese, più curioso che preoccupato. Draco grugnì.
“No”
“Hai saltato le lezioni? Di nuovo?”
“Fatti i cazzi tuoi, Zabini”
“Oh, d’accordo, farò così!” borbottò Blaise offeso, e uscì dalla stanza. Ma poi tornò dentro un attimo e gli disse: “Ma se vuoi un consiglio disinteressato, piantala di comportarti da zombie!” e si sbatté la porta alle spalle. Draco sbuffò, rigirandosi nel letto e chiudendo gli occhi. Dopo qualche minuto, però, si alzò e andò a fare una doccia.


Hermione arrivò a Hogwarts nel pomeriggio, più nervosa e eccitata che mai. Venne accolta da Dumbledore e dalla McGonagall, che si dimostrarono molto felici della sua guarigione. Hermione li ringraziò, poi però si allontanò in fretta, dicendo che era molto stanca.
Cercando di farsi vedere il meno possibile raggiunse il dormitorio. Disfece pigramente i suoi bagagli, si sdraiò sul letto a pensare e infine, dopo aver realizzato che non riusciva a stare ferma, uscì a fare una passeggiata.
Incontrò diversi studenti che si dissero felici della sua guarigione, ma lei allontanò tutti educatamente; non aveva voglia di parlare.
Camminando per Hogwarts si ritrovò a percorrere i luoghi che avevano visti come protagonisti lei e Sky; alla fine si ritrovò davanti alla porta dell’aula dove si erano conosciuti e dove si erano detti addio.
Rimase a guardare la porta chiusa e le venne un nodo alla gola. Si appoggiò al muro lì affianco e chiuse gli occhi, mentre ripensava a tutte le loro conversazioni, a tutti gli abbracci, a tutte le cose che lui le aveva detto. Ricordava ogni cosa, eppure il volto di Sky era per lei il buio più completo.
Riaprì gli occhi e senza quasi rendersene conto entrò nell’aula. Il cuore iniziò a battere all’impazzata quando vide un ragazzo che, seduto su un banco, fissava fuori dalla finestra.
Sky?
Si portò una mano ad ascoltare il cuore. Batteva così forte che Hermione pensò che chiunque avrebbe potuto sentirlo. Poi il ragazzo si accorse della sua presenza e si girò di scatto.
Era Draco Malfoy.


Draco si ritrovò a guardare gli occhi scuri di Hermione e pensò di stare sognando. Si stava immaginando tutto, non poteva essere vero.
Lei non poteva essere davvero lì… non poteva davvero essere lì a guardarlo in quel modo. Lei, che tanto gli era mancata… no, no, no.

“Granger” mormorò a voce bassa. Lei in risposta sbatté le palpebre, rimanendo immobile.

Era tutto vero.
Lei era lì e lo guardava. Draco scese dal banco e le si avvicinò lentamente. Anche Hermione fece lo stesso.
Voglio abbracciarla, ma non devo, non posso.

“Malfoy” disse la ragazza, fermandosi poco distante da lui e continuando a guardarlo con quello sguardo profondo. Anche il biondo si fermò. Con enorme sforzo si disegnò in volto un ghigno sarcastico e parlò.
“Sei tornata, allora. Tutti sentivamo la tua mancanza” disse con voce strascicata, sforzandosi di renderla diversa da quella che aveva usato con lei.
“Già” rispose, accigliata. Draco la osservò mentre assumeva l’espressione orgogliosa che tante volte gli aveva mostrato, prima che succedesse tutto quello. “Come vedi hanno trovato un rimedio alla maledizione di tuo padre”
“Vedo”
“Mi dispiace per te” disse con voce gelida e fiera. Draco sentì una fitta al cuore; si ritrovò a pensare con tristezza a come l’amasse anche quando si comportava in quel modo ostile.
“Guarda che sono contento della tua guarigione” rispose con voce strana. Hermione si accorse che qualcosa non andava, tuttavia non ci fece troppo caso.
“Perdonami se non ti credo neanche un po’” disse acidamente. Draco si sentì ancora più male; per un attimo pensò di annullare la distanza tra di loro e di abbracciarla, di dirle che era lui che l’aveva amata e sostenuta in quei mesi passati, che era lui che aveva sofferto da morire per la sua lontananza e che ancora ora l’amava tremendamente. Ma poi abbassò lo sguardo e strinse i pugni, sforzandosi per rimanere immobile. Doveva uscire subito da lì, o non avrebbe retto ancora per molto.
“Malfoy?” la voce di lei lo ridestò dai suoi pensieri. “Tutto bene?”
“Per me puoi pensarla come vuoi” replicò con voce gelida, poi fece per andarsene.

Hermione rimase immobile, mentre dentro di lei scattava qualcosa.
No! Non andartene! Ti prego non farlo! Ti credo! Perché le tornava in mente quel momento? Perché la scena di ora le sembrava così familiare?

“E se dicessi che ti credo?” si ritrovò a chiedere a voce più alta del dovuto, girandosi di scatto verso la porta. Draco era ancora lì; ad udire quelle parole si girò verso di lei e la girò accigliato.
“Cosa?” chiese, confuso.

“La verità è che ti faccio solo pena!”
“Ma cosa dici?!”
“Sì, è così! Ti faccio pietà! Mi hai fermata solo perché ti sei sentito in dovere, ma in realtà anche tu pensi come tutti gli altri che sia una specie di mostro! Quindi piantala di dire stronzate!”
Lui si accigliò, poi urlò, con rabbia: “È così? Davvero?” si alzò bruscamente in piedi, lasciandola andare, poi aggiunse, con voce fredda come il ghiaccio: “Beh, per me puoi pensarla come vuoi” Hermione sentì i suoi passi che si allontanavano, e allora anche lei si alzò in piedi.
“No! Non andartene! Ti prego non farlo!” urlò senza quasi rendersene conto. Iniziò a correre per tentare di raggiungerlo, ma inciampò a cadde a terra. “Non andartene!” disse disperatamente, mentre calde lacrime iniziavano a bagnarle le guance. “Ti credo!”


“…Sky?”

Draco a quel punto avrebbe potuto fare diverse cose. Avrebbe potuto andarsene via senza dire niente o risponderle male. Invece fece la cosa più istintiva e sbagliata: si girò e la guardò negli occhi, ed ebbe l’impressione che lei riuscisse a leggergli dentro come nessuno aveva mai fatto.
Non appena i loro sguardi si incrociarono, Hermione sentì un brivido correrle lungo la schiena e capì. Capì che Sky era Draco Malfoy, che era lui il ragazzo che amava e che le aveva fatto provare tutte quelle sensazioni meravigliose. Improvvisamente si sentì come se l’avesse saputo fin da subito.
Prima che entrambi potessero formulare una sola parola, Hermione corse verso di lui e l’abbracciò con forza, disperazione, amore e gioia… e quando le braccia di Draco la strinsero, lei non ebbe più alcun dubbio.
Era lui, era proprio lui, e l’aveva finalmente ritrovato.
Quando le loro labbra si unirono, Draco si sentì improvvisamente vivo e pieno di energie, dopo tutte quelle settimane di morte e tristezza. Stringendola tra le braccia, pensò che girarsi e guardarla, lasciando parlare solo il suo sguardo, non era stata una cosa così sbagliata.

“Stai piangendo ancora” mormorò dopo un po’ Draco, rompendo il silenzio. Hermione aveva il viso appoggiato al suo petto e gli aveva bagnato la camicia della divisa. “Ti ho visto piangere troppe volte quest’anno… perché ora non sorridi?”
“È colpa tua se piango” borbottò lei, imbronciata, asciugandosi le lacrime.
“Mi dispiace”
“Ma perché?” sbottò Hermione, senza riuscire a trattenersi. Lo guardò con occhi decisi e fiammeggianti. “Perché te ne sei andato? Non sai quanto ho sofferto!”
“Anche io ho sofferto” ammise lui, a voce bassa. Sospirò. “Pensavo che fosse la cosa più giusta per te. Pensavo che non sarei riuscito a renderti felice, che avrei deluso le tue aspettative e che saresti stata meglio senza di me. E poi…” si interruppe un attimo, sospirando di nuovo. “Ero certo che tu saresti rimasta delusa e arrabbiata scoprendo che sono il figlio di colui che ti aveva resa cieca… temevo che avresti cambiato opinione su di me”

Hermione era rimasta zitta ad ascoltarlo, senza staccare mai gli occhi da quelli del ragazzo. Dopo tutti quei mesi di buio, ora poteva finalmente guardarli e scorgere l’anima di Draco… si stupì per non essersi mai accorta, in passato, di come i suoi occhi fossero pieni di sentimenti. Prima di conoscerlo meglio non aveva mai notato di come fossero vivi…
Quando lui si zittì, in attesa di una sua risposta, Hermione abbassò leggermente lo sguardo. Sospirò. Sapeva cosa dire, anche se si sentiva un po’ insicura… ma quella era la cosa giusta. Quindi si fece forza e parlò.

“Sei un idiota” disse, guardandolo con sguardo severo. Draco la guardò a metà tra il sorpreso e l’offeso.
“Cosa?!”
“Mi dispiace, ma è così” continuò lei, implacabile. Rimase zitta per un attimo, poi il suo sguardo si addolcì improvvisamente e riprese a parlare. “Stupido, come hai potuto pensare una cosa del genere? Tu non sei tuo padre. Lui mi ha tolto la vita, ma tu me ne hai ridato una nuova. Come potrei non amarti con tutta me stessa?”
“Hermione…” mormorò Draco, guardandola sorpreso. Lei distolse subito lo sguardo, mentre le guance si tingevano di un rosso purpureo. E lui non poté fare a meno di sorridere e di stringerla ancora di più a sé. “Di solito dovrebbe essere l’uomo a fare questi discorsi strappalacrime…”
“Fallo, allora” borbottò lei, con aria di sfida. Lui sghignazzò.
“Okay. Userò il mio innato dono della sintesi” detto questo le mise due dita sotto il mento e avvicinò il viso di lei al suo. “Ti amo” le sussurrò, poi la baciò. Hermione sorrise felice e si aggrappò al suo collo con entrambe le braccia, stringendolo forte. Quando si staccarono, la Gryffindor lo guardò con espressione seria.
“Promettimi una cosa” disse. “Promettimi che, in questa nuova vita, non mi lascerai mai più. Promettimi che sarai sempre con me e che non ti allontanerai… promettimi che mi amerai sempre e comunque”
“Che cosa impegnativa” commentò Draco, fingendosi profondamente dubbioso. Lei lo fulminò con un’occhiataccia, e lui sghignazzò. “Va bene, lo prometto. Però non so se questa nuova vita ti piacerà come la precedente”
“Già” ammise Hermione, consapevole delle nuove difficoltà a cui sarebbero senza dubbio andati incontro. “Però io dico che possiamo almeno provarci, a renderla migliore della precedente, no? Vogliamo provarci insieme?” gli chiese infine, il tono un po’ insicuro e le guance arrossate. Lui sorrise.
“Sì” rispose sicuro, prima di baciarla di nuovo.



E così è finita anche questa avventura. Alla fine ovviamente c'è stato l'happy ending, scusate ma non ho potuto resistere! Spero che non sia venuto troppo sdolcinato, ma io sono una romanticona e non posso farci niente! XP
Lasciatemi tante recensioni e fatemi sapere se Your Voice vi è piaciuta, ci conto!
  
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