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Autore: Reghina    19/04/2012    1 recensioni
I pianeti hanno cominciato a sfiorire; misteriosamente da bere e da mangiare diventa impossibile da procurare e l'aria impossibile da respirare, fin quando il pianeta non sparisce come inghiottito. Chi si salva trova pianeti inospitali che nelle stesse situazioni non hanno intenzione di dividere le loro rare risorse.
Che diamine sta succedendo?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 1.


Anelién sbadigliò. Si tirò le coperte sopra il capo, facendo sporgere di poco un occhio smeraldo a malapena aperto.
Che vuoi Lishén? Selio non è ancora sorto!”.
Lishén sorrise.

È giorno, è giorno! Sennò staresti ancora dormendo, no?”.
Starei dormendo se tu non avessi aperto le tende!”.
Anelién sbadigliò ancora, battendo le palpebre un paio di volte prima di aprire entrambi gli occhi. Guardò Lishén che, con le mani incrociate dietro la testa, continuava a sorridere.

Però se fosse stato buio, avresti continuato a dormire!”.
Anelién scosse appena il capo, facendo finire la frangia bionda davanti le iridi smeraldo.

Insomma? Perché tutta questa fretta?”.
Lishén batté gli occhi, aprì la bocca in una 'o' e guardò l'altra ragazza. Le braccia le caddero lungo i fianchi.

Davvero non lo ricordi?” chiese.
Anelién cercò di fare mente locale. Non era ora di colazione, non aveva fatto promesse a Lishén e non le risultava di aver dimenticato qualche compleanno.

Qualsiasi cosa sia, può aspettare Selio”.
Lishén si avvicinò al letto, vi mise sopra le mani e fece leva con esse per arrampicarcisi sopra. Si mise seduta a gambe incrociate a lato di Anelién.

Ma relìn, non possiamo vedere selién se aspettiamo Selio!” disse la minore.
Anelién tirò fuori il capo dalle coperte e guardò la sorella perplessa.

Selién?” chiese la maggiore “Perché dovremo vedere l'alba?”.
Lishén sbatté le mani sul materasso.

Relìn!”.
Anelién sospirò scostando i capelli da davanti gli occhi, si tirò a sedere e abbassò lo sguardo verso Lishén.

Che c'è?” chiese la bionda.
Oggi c'è klekler selién”.
Anelién inarcò un sopracciglio biondo guardando fuori dalla finestra. Il blu scuro si stavano rischiarando, le punte colorate delle matite iniziavano a riflettere la luce. Le pareva un'alba come tutte.

Eh?”.
Lishén sbuffò e di nuovo sbatté le mani sulle coperte, incrociando poi le braccia al petto.

Cosa abbiamo detto ieri sera?” domandò.
Ticchettava con l'indice della destra contro il braccio sinistro. Anelién si passò una mano tra i capelli, tirandoli all'indietro per sistemarli.

Le punte di matita arancioni volteggiavano fuori dalla finestra, diffondendo nell'aria un delicato profumo d'arancia che si mischiava ad uno di rosa man mano che il cielo si tingeva di rosso. Anelién osservava attraverso i vetri la volta cambiare colore, mentre le punte di matita colorate cambiavano tonalità per lasciare spazio a punte bianche.
Lerledemy?” si sentì chiamare.
Si voltò verso il nobile, passandosi le mani sulla maglia, tirandola giù fino a coprire l'ombelico. Alzò le spalle per posarle sui braccioli del trono e il top si alzò nuovamente.

Cosa, Kadrel?”.
L'uomo aggrottò le sopracciglia.

Le stavo dicendo...”.
Anelién voltò nuovamente lo sguardo verso la vetrata, osservando le prime punte di matita divenute bianche, argento e grigie.

Relìn! Insomma!”.
Lishén saltellò sul letto battendo ginocchia e palmi, il tono più alto di prima. L'altra scosse il capo, battendo gli occhi.

Mnh?”.
Lishén sospirò sonoramente.

I Kadrel ieri hanno detto che oggi ci sarà klekler selién” disse.
Anelién si tirò su a sedere, sistemò le bretelle del pigiama e guardò ancora fuori. Le punte di matita blu stavano man mano diventando violetto chiaro, segnò che Selio era prossimo a sorgere. Tornò a guardare la sorella minore.

Mi spieghi perché dovrebbe essere l'ultima alba?” domandò Anelién.
Lishén abbassò il capo chiudendo gli occhi, con un sospiro.

Quando imparerai ad ascoltare?” chiese.
Prese una boccata d'aria e alzò nuovamente la testa.

Ieri i Kadrel hanno detto che oggi ci sarà l'ultima alba perché arriverà Keish che distruggerà il pianeta. Per questo dovevamo guardarla, visto che non ce ne saranno altre”.
Anelién si stese pesantemente, facendo rimbalzare lievemente la più piccola.

E tu mi hai svegliata per una stupida diceria? Torna a dormire lilìn, e non venirmi a svegliare prima di colazione”.
La minore gonfiò le guance, sporgendo il labbro superiore fino a toccarsi il bordo del naso. Scosse con foga il capo, i capelli rossi le volarono di fronte gli occhi in una serie di ricci.

Ma Anelién! L'hanno detto i nobili!”.
La ragazza si portò le coperte fin sopra la testa.

I nobili dicono una marea di cose Lishén, non per questo dobbiamo dargli retta”.
Lishén sbuffò. Si sporse dal letto e facendo leva con le mani saltò giù.

Beh, io guarderò l'alba e se sarà l'ultima dovrai darmi ragione relìn!”.
Anelién mugugnò qualcosa, rannicchiandosi maggiormente sotto le coperte e chiudendo gli occhi.

Lishén si aggrappò meglio al parapetto del balcone, dondolando le gambe nude dal ginocchio in giù. Le punte di matita andavano dal violetto, all'arancione, all'azzurro fino ad alcune che ancora riflettevano il blu e il bianco della notte. Selio si alzava velocemente all'orizzonte. Lishén si sporse guardando giù, i capelli rossi ondeggiavano al a ritmo con i suoi movimenti frenetici. Una massa indistinta di puntini si muoveva nei giardini del palazzo, le arrivava un fruscio continuo indistinto delle chiacchiere mattiniere. La bambina tornò a guardare il cielo. Poggiò il busto alla ringhiera e alzò una mano verso l'alto, il palmo coprì totalmente una delle punte ancora violette. Provò a prenderla, ma afferrò solo aria. Si portò la mano davanti al volto e s'imbronciò. Tornò a poggiare entrambi i palmi sulla ringhiera.

Relìn, relìn!”.
Lishén corse verso la sorella. Inciampò, portò le mani avanti a coprire il volto e una matita grande quanto entrambi i palmi della bambina rotolò. Lishén gattonò fino a prenderla, si rialzò.

Relìn!” chiamò.
Anelién distolse lo sguardo dal libro, lo portò ad altezza del petto e abbassò il capo verso la sorellina.

Che c'è Lishén?” domandò.
La bambina sorrise e mostrò la matita.

Guarda Anelién, un pezzo di cielo!”.
La bionda inarcò un sopracciglio, sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sbuffò.

Non dire sciocchezze Lishén, le punte del cielo sono molto più grandi”.
Lishén inclinò il capo, facendo ondeggiare i boccoli rossi.

Ma relìn, sono più piccole della mia mano!” disse.
Anelién riportò lo sguardo sul libro.

Perché sono lontane, tlinì, a vederle da vicino sarebbero grandissime”.
Lishén abbassò il capo sconsolata, osservò la matita che aveva raccolto e mugolò.
< E io che mi sono sforzata di non mangiarla > pensò.
Sentì una mano sul capo, alzò lo sguardo e vide che Anelién aveva poggiato il libro sulla panchina per scompigliarle i capelli.

Facciamo così” disse.
Prese la matita e la batté contro il ferro della panchina. Il legno si aprì in due, Anelién prese la mina azzurra e la porse alla minore. Lishén sorrise, afferrò l'oggetto e se lo portò alla bocca. Ne staccò un pezzo ed ingoiò. La maggiore sorrise.

Un giorno ti porto a vedere le punte nel cielo così ne mangi una vera”.
Lishén annuì, strinse maggiormente la mina tra le due mani e corse via a giocare.

Abbassò lo sguardo cercando di vedere il sole. Lishén chiuse gli occhi azzurri, Selio ormai era sorto. Le punte di matita divennero tutte azzurro intenso e la bambina abbandonò il parapetto, tornando con i piedi a terra. Tornò nella stanza e si issò sul letto, cominciando a saltarci sopra.
Anelién, Anelién, svegliati!”.
La più grande mugugnò, nascondendosi maggiormente sotto le coperte. Lishén le tirò via, rotolò con loro fino a metà del letto. Anelién aprì svogliatamente gli occhi verdi, allungando le braccia e le gambe per stiracchiarsi. Sbadigliò, senza curarsi di coprire la bocca e strofinò le palpebre a turno.

Beh? Keish è arrivato per distruggere tutto?” domandò.
Si tirò a sedere sporgendosi sul bordo del letto, facendo un piccolo saltello per scendere.

Ancora no” rispose la minore, incrociando le gambe “Ma probabilmente sarà qui a momenti!”.
L'altra sbuffò, alzando gli occhi al soffitto. Aprì l'armadio a muro e si alzò sulle punte dei piedi, afferrando una stampella. Chiuse l'anta e poggiò i vestiti sul letto.

Pensa ad andarti a vestire. Non puoi fare colazione in pigiama”.
Lishén le fece sonoramente la linguaccia.

Parla quella che non si voleva svegliare”.
Anelién le tirò addosso i calzini che aveva preso dalla cassettiera di fianco l'armadio. Posò invece la biancheria sul letto. La minore schivò i calzini, fece un'altra pernacchia alla sorella e saltò giù dal letto, correndo via. Anelién sospirò. Si tolse la camicia da notte e i pantaloncini che portava sotto, sfilò l'intimo sporco per mettersi quello appena preso. Infilò i calzini e si diresse verso la porta sulla sinistra della stanza. Si mise in punta di piedi piegandosi in avanti per raggiungere il rubinetto, aprì l'acqua e si lavò il viso. Tornò in camera e infilò i pantaloni blu a metà gamba, sistemando le tasche con le mani. Allacciò la maglia rossa a fascia senza maniche che terminava con un triangolo che copriva a malapena l'ombelico e la infilò. Rientrò nel bagno e afferrò una spazzola e un elastico. Si mise davanti al grande specchio accanto al lavandino ed iniziò a pettinarsi i capelli biondi. Si fece una coda di cavallo alta, pulì la spazzola e sciacquò il lavandino, prima di rimettere l'oggetto al suo posto. Chiuse la porta del bagno alle proprie spalle e serrò la finestra della propria stanza. Uscì e si trovò davanti Lishén. La minore alzò il capo verso Anelién e sorrise raggiante. I lunghi ricci rossi in disordine attorno al viso dimostravano che non aveva nemmeno provato a pettinarsi. Teneva le mani dietro la testa dondolandosi appena, la lunga maglia viola senza maniche scopriva appena il bordo dei pantaloni bianchi lunghi fino alle caviglie nude. Le dita dei piedi si muovevano frenetiche sul pavimento. Anelién sospirò sonoramente, scompigliandole ancor di più la chioma fulvia. Infilò le mani in tasca e si diresse verso la sala da pranzo, seguita dalla sorellina.

Io le punte nere non le voglio!”.
Lishén incrociò le braccia, voltando il capo di lato.

Blaker!”.
Anelién alzò il capo, smettendo di guardare i disegni del piatto. Prese una mina di matita gialla dalla punta, la sollevò dal suo involucro di legno aperto a metà. Se la portò alla bocca e morse. Ingoiò.

Non dicevi che sarebbe arrivato Keish? Potrebbe essere l'ultima volta che mangi”.
Lishén gonfiò le guance. Si sporse e afferrò con entrambe le mani il bicchiere. Bevve fino a svuotarlo, vi infilò il dito e raccolse la vernice arancione rimasta. La portò alle labbra e leccò.

Odio le punte nere, sono cattive”.
Scostò il piatto da datanti a sé.

Blahak!”.
Anelién sbuffò. Finì gli ultimi residui della mina gialla, prese una sfoglia di mina rotonda marrone con incastonati punte di pennarelli più scuri. Il biscotto lasciò qualche briciola di matita nel piatto. La ragazza prese il legnetto giallo che aveva svuotato della mina e le raccolse, leccandole.

Le matite bianche fanno veramente schifo, non quelle nere” disse.
Passò la lingua sulle strisce colorate della matita. Lishén guardò il proprio piatto e fece una smorfia disgustata.

Le punte nere fanno più schifo”.
Anelién smise di leccare la matita, storse il labbo.

No, niente fa più schifo delle matite bianche”.
La minore incrociò le braccia al petto, dondolava i piedi nudi sfiorando di tanto in tanto con la pianta il bastoncino a metà della sedia.

Kashek!”.
Lishén fece la linguaccia alla sorella, voltando nuovamente il capo di lato. Anelién inarcò un sopracciglio biondo, sporgendosi avanti sulla sedia in modo da poter scendere, le punte dei piedi che sfioravano terra.

Tlenen”.
Una risata maschile fece voltare entrambe verso la porta. Lishén sorrise smagliante, spinse le mani contro il tavolino per scostare la sedia e balzò giù. Corse incontro al ragazzo, che la prese in braccio. Le scompigliò i ricci capelli rossi.

Sharii, Lishén” disse lui.
La bambina sorrise, tenendosi al braccio nudo del ragazzo con entrambe le mani.

Linia Delén!”.
Delén sorrise. Voltò lo sguardo verso Anelién, che aveva preso a mordere pastelli a cera verdi, guardando davanti a sé.

A quanto pare non si usa salutare” fece il ragazzo.
La ragazza fece scrocchiare il colore, spezzandolo a metà. Ingoiò e lanciò un'occhiata al giovane.

Sharii, Weky”.
Assottigliò gli occhi smeraldo, sistemò una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio e poggiò a terra i piedi fasciati dai calzini.

Lishén, scendi di lì. Nonno ti starà sicuramente aspettando” disse.
Delén sistemò meglio la bambina tra le braccia.

Mi odia proprio, eh?” chiese lui.
Lishén ridacchiò annuendo un paio di volte. Anelién incrociò le braccia al petto, poggiandosi al tavolino. Fissava la sorellina che invece guardava Delén con gli occhi azzurri eccitati.

Sai, Delén!” disse la minore “Anelién vuole farmi mangiare matite nere!”.
Il ragazzo guardò la bionda, che grugnì stringendo la presa delle braccia incrociate. Lui soffocò una risata e passò la mano sul capo della bambina.

Oh, che cosa crudele” fece il ragazzo.
Si frugò nelle tasche dei pantaloni neri, tirando fuori una bastoncino di legno rosso, sulla cui cima un blocco rotondo dello stesso colore fatto d'acquarelli. Lishén lo afferrò e se lo portò alla bocca. Anelién scosse il capo e infilò le mani in tasca. Si diresse verso la porta, superando i due.

Dove vai, milen Melìn?” le chiese il giovane.
La ragazza si bloccò voltandosi di scatto verso Delén. La coda le sbatté sulle spalle, strinse i pugni e assottigliò le iridi smeraldo.

Non chiamarmi 'sposa', plenek!”.
Lishén spalancò gli occhi azzurri e aprì la bocca in una smorfia meravigliata, guardando la sorella maggiore. Tolse di bocca il lecca lecca.

Relìn!”.
Anelién grugnì tornando indietro, battendo i piedi sul pavimento. Afferrò con entrambe le mani Lishén per le spalle, tirandola via dalle braccia di Delén. La bambina prese a dimenare le gambe. Il lecca lecca cadde a terra, l'acquarello si frantumò e il pennello dal manico rosso rotolò macchiando le mattonelle.

Relìn!” si lamentò Lishén.
La maggiore la mise a terra, prendendole il polso. Lishén si voltò verso il ragazzo, Anelién la trascinò fuori dalla stanza. Delén si chinò, raccolse il pennello e si rimise in piedi. Osservò le due uscire. Spezzò tra le dita l'oggetto in due, lo buttò sul tavolo ed uscì dalla parte opposta alle ragazze.

Anelién continuò a strattonarla per il corridoio del palazzo fino ad arrivare alle scale. Lishén afferrò con la mano libera la prima sbarra di legno e Anelién si fermò.
Che c'è?” chiese.
La bambina gonfiò le guance.

Perché odi Delén?” domandò.
Anelién sospirò. Si mise seduta sul gradino, lasciando il polso della sorellina. Lishén inclinò il capo e guardò la maggiore. Questa poggiò le mani sulle ginocchia, giocherellando con il bordo dei pantaloni.

Odio i nobili. E i Principi più dei nobili” disse.
Lishén camminò fino al bordo del corridoio, saltando sul primo gradino. Ripeté l'operazione, si voltò e guardò la sorella. Inclinò leggermente il capo e batté le palpebre.

Delén è tuo marito, però. Non si odiano i mariti, giusto?” chiese.
Allungò le dita prendendo un boccolo rosso, lo attorcigliò fin sopra l'orecchio e poi lasciò che ricadesse fino ai fianchi insieme agli altri. Spostò il peso da un piede all'altro. Anelién si sporse, sistemandole la ciocca dietro l'orecchio.

Beh, io lo odio” disse.
Si alzò, batté i palmi delle mani contro i pantaloncini. Tirò il triangolino di stoffa volante, cercando di allungarlo e coprirsi ma appena si mosse la stoffa tornò dov'era. Lishén batté le palpebre, seguendo con il capo Anelién che cominciava a scendere i gradini. Scosse il capo.

Aspettami relìn!” chiamò, seguendola di corsa verso l'uscita del palazzo.

Ecco a lei signora Jelén!”.
Lishén salì sulla cassa di legno rovesciata dietro al bancone. Si mise in punta di piedi e si sporse, porgendo una scatola da ventiquattro pennarelli alla donna. Jelén prese l'oggetto e si rigirò la scatola nella mano, osservando i colori all'interno.

Senti, cara” disse, poggiando l'acquisto “Hai tolto il viola? Per i miei figli, sai”.
Lishén sporse appena il labbro.

No signora; non posso, devo chiedere al nonno”.
La donna afferrò la scatola di pennarelli e la mise in una busta di carta.

Non fa niente, non fa niente” disse.
Frugò nella stessa busta e tirò fuori dei fogli di carta bianchi alti ognuno un pollice e rotondi.

Allora sono due fogli, vero?” chiese, poggiando le monete sul banco.
Due e un francobollo Jelén” disse un uomo.
Lishén si voltò verso la porta che dava sul retro e sorrise. Scese dalla cassetta e corse incontro all'uomo, che le poggiò una mano sul capo rosso.

E dì ai tuoi figli di imparare a mangiare tutto, se vogliono vivere” aggiunse l'uomo.
La donna posò i fogli e il francobollo sul bancone, voltò il capo stizzita e uscì dal negozio senza salutare. Lishén afferrò la mano dell'uomo con entrambe le sue. Iniziò a saltellare sul posto.

Bravo bravo nonnino!” disse.
L'uomo le lasciò il capo, si avvicinò al banco e ripose le monete nella cassa. Sistemò gli occhiali sul naso, si passò una mano tra i capelli grigi e sospirò stancamente. Lishén salì nuovamente sulla cassetta, alzò il mento per osservare il nonno. L'uomo sorrise.

Non farti ingannare piccola” le raccomandò “Continua a crescere e vedrai che qualche bel nobile sposerà anche te come tua sorella, così potrete dormire fino all'ora di pranzo” aggiunse.
Un cliente poggiò sul bancone due scatole di matite colorate e una di pastelli. Lishén prese da sotto il banco una busta di carta e la porse al cliente, che vi infilò la sua spesa.

Ma Anelién odia suo marito” rispose la bambina.
Prese le monete lasciate dal cliente, le contò, le mise nella cassa e annuì. Il cliente uscì con un cenno di saluto. Il nonno di Lishén sospirò di nuovo.

Con un po' di schiaffi, ogni marito diventa sopportabile”.
Una cliente ridacchiò, posando sul bancone due bottiglie di vernice bianca.

Signor Khail, lei è troppo irruento” disse.
Prese la busta che le porgeva Lishén e vi mise le bottiglie.

Grazie piccola” ringraziò la signora.
Khail scosse il capo, grugnendo. Incassò le monete e porse un francobollo di resto alla donna.

Lishén tra poco si sposerà, qualcuno dovrà dirle come si trattano i mariti che non ti piacciono” disse Khail.
La bambina batté gli occhi azzurri.

Mi sposo?”.
Khail sospirò, la cliente mise nel portafoglio il francobollo.

Per le tempere e gli acquarelli!” esclamò l'uomo.
Sistemò con una mano i capelli grigi, appiattendo qualche riccio. Tirò su gli occhiali, lanciando uno sguardo verso la fila di gente. Due ragazzi poco più che adolescenti tenevano tra le mani una scatola di acquarelli e di pennelli, la signora dietro di loro sistemò meglio le boccette di vernice bianca che tenevano in mano. Khail tornò a guardare la donna.

I giovani d'oggi sono proprio lenti” disse lei.
Sorrise materna e Lishén poggiò le mani sul banco. Si sporse verso la donna e ricambiò il sorriso, le punte dei piedi sfioravano la cassa. L'uomo sbuffò.

Sua madre a quattro anni era già sposata, lei ne ha il doppio e nemmeno sa che deve sposarsi”.
La bambina voltò il capo verso il nonno, tornando con le piante nude sul legno.

Io non mi sposo mai mai. Anelién dice che i nobili sono odiosissimi” affermò la minore.
Khail diede due pacchette sul capo rosso di Lishén.

Basta picchiarli un po' ” ripeté l'anziano “Nobile o non nobile”.
La donna rise.

Ha ancora tempo”.
Mise nella busta di carta il portafoglio, sistemando la mano nella cavità che faceva da manico.

Li picchia lei al massimo, eh?” chiese.
I ragazzi in fila alzarono gli occhi, sbuffarono e tornarono a parlare tra loro. La signora dietro di loro sospirò. Khail sogghignò.

Ci può scommettere, signora”.
La donna scosse il capo, sorrise a Lishén.

Trovati un buon marito, o sarà peggio per lui” disse la donna.
Lishén annuì con convinzione. La cliente ridacchiò e uscì. Khail roteò gli occhi azzurri chiari, poggiò la mano sul capo della bambina.

Non avere fretta” si raccomandò l'anziano.
Lishén inclinò appena il capo e l'uomo si allontanò, tornando nel retrobottega. La bambina si occupò dei nuovi clienti.

Anelién sbuffò. Sistemò la guancia sul palmo della mano, batté gli occhi smeraldo e sistemò una ciocca bionda dietro l'orecchio.
... azzurro. Signorina, mi sta ascoltando?”.
La giovane sollevò lo sguardo verso l'insegnante. Si mise seduta composta, avvicinando i palmi tra loro. Guardò il proprio quaderno bianco. Alzò il capo verso la donna che sistemò tra le mani il libro. Anelién sporse in avanti il volto e assottigliò lo sguardo, cercando di leggere il titolo coperto dalle dita dell'insegnante.
< L'Universo e la storia dei pianeti > lesse mentalmente la ragazza.
Sfoggiò un sorriso sicuro.

Stava spiegando la storia di uno dei pianeti dell'Universo, Plehin, perché per l'economia di ogni pianeta è indispensabile l'altro, anche quelli distanti interi sistemi” rispose.
Poggiò la schiena sulla sedia, accavallò le gambe muovendo il piede in piccoli cerchi.

Di che pianeta stavamo trattando?” chiese ancora la professoressa.
Anelién portò la mano a stringere l'elastico. Si tirò più indietro sulla sedia e piegò le labbra in una smorfia.

Beh, il nostro è il sistema seliano, da Selio, che dal centro illumina venti pianeti”.
La donna assottigliò lo sguardo.

Ho chiesto di che pianeta stavamo parlando, signorina”.
Anelién sorrise. Intrecciò tra loro le dita, strinse le labbra e si passò la lingua sui denti.

Ci stavo arrivando Plehin. Collegati al nostro sistema ce ne sono altri. Si dice che siano infiniti, ma in realtà non sono più di una decina quelli abitabili. E con l'andare del tempo diminuiscono sempre di più”.
L'insegnante sistemò ancora il libro tra le mani, fece il giro della cattedra e si accomodò. Posò il tomo sul legno, alzò lo sguardo verso la giovane e annuì.

Dei sistemi che abbiamo studiato, quali sono quelli intoccati?”.
Anelién si leccò le labbra e deglutì in silenzio.
< Che non ho studiato > pensò.
Sorrise.

Come stavo appunto dicendo, uno dei sistemi intoccati è il nostro. Il sistema seliano è rimasto escluso dalla serie di catastrofi che si stanno diffondendo nell'Universo. Anche il sistema Centauro è rimasto intoccato, al contrario di molti che vengono subito dopo”.
Anelién si morse il labbro all'interno.
< Ce n'era un altro > pensò.
Prese a schioccare tra loro pollice e indice del piede che dondolava, ticchettò le dita sul banco, si sistemò meglio sulla sedia e chiuse gli occhi. L'insegnante abbassò lo sguardo sul libro, girò pagina tornando a quelle precedenti. Rialzò il capo. Anelién spalancò gli occhi.

Solare!” esclamò.
La donna annuì appena.

Esatto. Di che pianeta del sistema solare parlavamo?”.
La giovane sistemò meglio la schiena contro la sedia di legno, facendola strusciare in avanti per avvicinarsi maggiormente al banco.
< Knì > pensò.
Sistemò la frangia dietro l'orecchio, tirò maggiormente su la gamba accavallata prendendo tra le dita il bordo del calzino per metterlo dal dritto, lo arrotolò su se stesso in un risvolto. Riprese a dondolare la gamba.
< Marte non accetta scambi con nessuno, quindi lo studieremo per ultimo. Giove è disabitato. Plutone lo sta diventando. Il sole? Nah, ha detto pianeta, quello dovrebbe essere una stella. Che altri pianeti ha? Uh..Marte, Giove, Plutone..Terra! >.
Anelién mise entrambi i piedi a terra. Poggiò le mani sulle cosce, sorrise e osservò la professoressa negli occhi.

Stavamo parlando della Terra, chiamata il 'pianeta azzurro' per la vasta quantità d'acqua. Gli abitanti infatti non bevono vernice, ma una sostanza inodore e insapore. E mangiano gli animali, perché non li hanno come i nostri ma di carne. Però mangiano anche piante, solo che invece di produrre pastelli e cere le loro producono frutti. Sono i nostri principali compratori, anche se usano i nostri cibi per altri scopi. Invece di disegnare con i computer infatti lo fanno sui fogli con i colori”.
L'insegnante chiuse il libro, prese la penna.

Bene, signorina. Le metto sette. Ci vediamo domani, cerchi di essere puntuale”.
Segnò il voto sul registro e guardò la giovane. Anelién annuì, osservò la donna uscire da dietro la cattedra e dirigersi verso la porta. La ragazza strinse l'elastico che le legava i capelli, chiuse il quaderno e lo mise sotto il banco insieme alla penna. L'insegnante aprì la porta, la lasciò socchiuse fermandosi sull'uscio. Anelién spinse avanti il banco e si sporse. Vide la donna chinare il capo e un paio di capelli mossi nero intenso.
< Delén > pensò la ragazza.
In silenzio si alzò e si avvicinò alla finestra, si girò ancora verso l'uscio. Le ciocche nere fecero su e giù, la ragazza tornò voltata. Si mise in punta di piedi, si sporse e afferrò la maniglia della finestra spingendola verso l'esterno. Poggiò le mani sul davanzale, si diede la spinta e vi poggiò le ginocchia. Voltò ancora il capo verso la porta, l'insegnante chinò il capo. Anelién si sporse, tenne le mani al davanzale, tese le braccia e le gambe, i piedi sfiorarono terra. Fece un piccolo salto, chiuse le finestra.
< Adoro la classe al primo piano > sorrise tra sé.
Camminò tra l'erba, superò i cespugli e si nascose dietro il tronco di un albero. Guardò a destra e sinistra, sentì dei passi e si mise al riparo. La guardia di ronda si fermò a due passi passi dall'albero. Si voltò a destra, a sinistra, fece cinque passi e ripeté l'operazione. Anelién si sporse cautamente, vide la guardia fare il saluto militare, venire ricambiato da un'altra e poi entrambe proseguirono in direzioni opposte. Si nascose nuovamente, attendendo.
< Il giro di ronda delle dieci > pensò.
Contò fino a venti, si affacciò. Le guardie erano passate. Anelién sistemò i calzini, prima di iniziare ad arrampicarsi sull'albero. Il piede scivolò sul tronco, la ragazza strinse più forte la presa delle dita, si voltò verso le finestre chiuse e riprovò riuscendo a trovare un'incastratura. Sporse il braccio tendendosi, afferrò il primo ramo e si diede la spinta. Cercò l'appoggiò per le gambe, la caviglia strusciò e il calzino le scivolò fino al tallone. Si graffiò il ginocchio, si morse il labbro e riprovò riuscendo a poggiare il piede. Voltò nuovamente il capo verso la finestra, spostò lentamente la mano ancora aggrappata al legno e riuscì a portarla fino al ramo. Assicurò meglio le gambe, provò un paio di volte a spingere il ramo verso il basso, reggeva. Vi salì e controllò le finestre. Si mise in punta di piedi, sporse le braccia e afferrò un altro ramo, si diede la spinta per salirvi su. Ci poggiò le ginocchia, avanzò a gattoni verso il centro dell'albero e si nascose tra il fogliame. Alzò lo sguardo, cercò di capire se le vedette erano ai loro posti o di ronda nel castello. Le iridi smeraldo si assottigliarono, sporse il collo verso l'alto, intravide le torri e piegò la schiena all'indietro, riuscendo a scorgere le finestrelle. Spinse sulle punte dei piedi, rimanendo con le ginocchia piegate e il corpo teso verso l'alto.
< Non vedo niente > pensò.
Guardò giù, poi nuovamente in su, non le pareva di scorgere alcuna sagoma in nessuna delle due direzioni.
< Proviamo > si disse.
Si mise seduta sul ramo, osservò il calzino ormai arrivato al bordo delle dita. Storse il labbro e lo sistemò, facendo con cura i risvolti. Dopo averlo fatto anche all'altro, aggrappò mani e piedi all'albero e iniziò a strisciare lungo la corteccia. Sentì un bruciore al ginocchio e premette il viso contro la corteccia. Sputò dei capelli.
< Knek, mi ero scordata il ginocchio > pensò.
Tese la gamba, cercando di strusciarla il meno possibile. Arrivò a terra e sospirò, si guardò intorno e corse fino al muro. Vi poggiò le mani, diede la spinta e vi salì sopra. Si mise di profilo e fece passare il capo tra le sbarre. La schiena strusciò contro il ferro, Anelién si morse il labbro attenta a non far sfregare il ginocchio sbucciato. Riuscì a passare dall'altro lato, si mise seduta, saltò giù e respirò affondo.
< Finalmente! > esultò.
Guardò indietro un'ultima volta e sorrise, strinse l'elastico che le teneva la coda con le dita, tirò su entrambi i calzini, passò le mani sopra la stoffa rossa del top a fascia sistemandolo. Respirò nuovamente e iniziò a correre.

Lelén! Lelén!”.
Anelién sorrise e rallentò l'andatura, respirò affondo l'aria zuccherata che cominciava ad odorare d'arancia, si guardò intorno.

Tua madre è ai campi di vernice, Anelién” le disse una donna.
Stava immersa fino alle caviglie nell'acqua, tirò fuori dal liquido un retino contenente delle matite.

Mi pare di averla vista raccogliere il rosso” aggiunse una ragazzina.
Prese dal retino della donna una matita, la circondò con pollice ed indice e storse il labbro.

Sono più piccole del solito” borbottò.
Anelién annuì.

Grazie mille!” disse.
Riprese a correre, superò le vasche dove si stavano raccogliendo le matite e svoltò a destra, passò tra gli alberi di pennarelli e pastelli a cera.

Anelién!” la chiamò una voce maschile.
La ragazza si fermò, voltò il capo verso l'alto cercando sulla cima degli alberi.

Dove guardi?” domandò ancora l'uomo.
Anelién si girò all'indietro.

Ciao zio” salutò “Pensavo fosse tempo di raccolto”.
L'uomo scosse il capo e sollevò il braccio, mostrando un tubo verde.

Ancora no, quest'anno sono in ritardo”.
Oscillò l'oggetto che teneva tra le mani, qualche goccia viola scivolò sul terreno.

E lo è anche la vernice” aggiunse.
Anelién inclinò il capo di lato.

Mi hanno detto che c'è mamma alla vernice”.
L'uomo scrollò le spalle.

Forse si è presa una pausa. Tanto se i pennarelli non devono maturare, non matureranno nemmeno con tutta la vernice del mondo”.
Anelién sorrise, annuì.

Te la vado ad aprire io, zio” disse.
Salutò con la mano, tornò a guardare avanti e riprese a correre. Arrivò fino ad una staccionata in legno, ci passò sotto e si guardò intorno. Prese a camminare, guardando a destra e sinistra per osservare il lavoro. Innumerevoli figure di donne stavano raccogliendo dalle pozze la vernice. La giovane bionda si fermò incuriosita. I secchi con cui le donne prendevano la vernice erano già per metà pieni d'acqua.
< Acquarelli > pensò.
Vide che le lavoratrici tenevano due secchi per mano e uno sul capo, dirigendosi verso un casolare da cui proveniva del fumo.                             < Un giorno Lishén dovrà fare una di queste cose > pensò la giovane.
Fece scorrere lo sguardo, cercando sua madre tra la folla di donne al lavoro.

Stava raccogliendo il rosso” borbottò tra sé.
Camminò nei pressi delle pozze, rimanendo in mezzo al percorso in modo da non intralciare il lavoro delle donne. Passò di fianco al casolare, vide degli uomini caricare gli acquarelli su dei carri trainati da una bicicletta. Anelién immaginò la sorellina alle prese con degli acquarelli e ridacchiò.
< No, lilìn li mangerebbe tutti e non ce ne sarebbero più >.
Arrivò fino ai pozzi colorati, delle donne tiravano su il secchio e poi travasavano la vernice nelle bottiglie che venivano portate su un altro carro.

Lelén!” chiamò la ragazza.
Dei riccioli rossi si sollevarono, due occhi azzurri osservarono la ragazzina perplessa.

Anelién! Dovresti essere con tuo marito!” esclamò la donna.
La guardò meglio, spalancò gli occhi.

E cosa hai fatto a quel ginocchio!”.
La ragazza sbuffò. Sollevò da terra la bottiglia di vernice e la mise ad altezza del bordo del pozzo, in modo che la madre non dovesse abbassarsi.

Si è solo sbucciato mamma” disse la ragazza “Tu piuttosto dovresti essere a casa, fratellino potrebbe farsi male”.
La donna guardò preoccupata la figlia, una fitta la colse e si massaggiò il pancione. Prese tra le mani il secchio e iniziò il travaso.

Anche quando aspettavo te e Lishén ho continuato a lavorare e siete nate benissimo”.
Anelién storse il labbro, attese che le ultime gocce di colore fossero state travasate e chiuse la bottiglia. Ne prese un'altra.

No, Lishén è nata ossessionata dal rosso” disse.
La maggiore rise piano. Ripeté la stessa operazione di prima, fino a quando il secchio non fu vuoto. Sospirò.

Solo due bottiglie con un secchio. La vernice scarseggia”.
Anelién chiuse la bottiglia. La poggiò a terra, prese il secchio dalle mani della madre e lo gettò nel pozzo.

I pastelli sono più piccoli del solito e gli alberi non sono maturi, forse è un brutto periodo” disse.
La donna si sporse afferrando la corda.

Anelién, devi sempre tenere la corda, altrimenti perdi il secchio!”.
Era tutto sotto controllo mamma”.
Prese la corda dalle mani della più grande, iniziando a tirare.

A proposito, zio ha chiesto se apri la vernice, non gli arriva”.
La rossa prese a sua volta la corda, per aiutare la figlia.

Probabilmente ha solo un piede sul tubo. La vernice l'ho aperta ore fa” fece la maggiore.
Anelién prese il secchio e lo poggiò sulla pietra cremisi del pozzo. Si chinò e afferrò una bottiglia.

Conoscendo zio, può essere” disse.
La donna guardò severamente la ragazza, sospirò e iniziò il travaso.

Hai mangiato almeno? È quasi sera” chiese la madre.
Anelién scosse il capo. Chiuse la bottiglia, la mise a terra e ne prese una seconda.

No, vado prima a prendere Lishén, poi ceniamo insieme. Tranquilla mamma”.
La donna poggiò il secchio sulla pietra.

Vieni a casa ogni tanto, visto che Delén è così gentile da lasciarti uscire da castello”.
La ragazza sistemò una ciocca bionda dietro l'orecchio, tirò giù il triangolo di stoffa che le copriva a malapena l'ombelico e annuì.

Certo. Tu invece riposa, o lo dico a nonno. Un altro fratellino fissato con il rosso non potrei sopportarlo!”.
La più grande scosse il capo, sospirò. Guardò il cielo, le punte di matita erano diventate rosse e arancioni.

Sbrigati ad andare da tua sorella. A minuti sarà buio”.
Anelién sbuffò, infilò le mani in tasca.

Ho quattordici anni, sono sposata e lo faccio tutti i giorni. Smettila di preoccuparti lelén”.
La donna si passò le mani sui pantaloni bordò, osservò la figlia dall'alto in basso, le sistemò la frangia bionda e sorrise materna.
< Eh sì che ieri aveva due anni > pensò.

Ci proverò” disse.
Anelién sorrise e si alzò sulle punte dei piedi. Schioccò un bacio sulla guancia della donna, si voltò e corse via.

..Poi nonèk ha detto che picchierà Delén”.
Lishén alzò lo sguardo, la più grande stava guardando il cielo.

Mi stai ascoltando relìn?”.
Anelién chinò il capo, guardò la più piccola e annuì. Lishén gonfiò le guance.

Non è vero”.
Incrociò le braccia al petto.

Che guardi?” domandò.
La più grande sistemò meglio i gomiti sul parapetto del balcone. Piegò un ginocchio, poggiò il mento tra i palmi uniti.

Shanì” rispose.
Lishén piegò il capo si lato e si avvicinò alla maggiore, poggiò le mani sul parapetto e si diede la spinta, prese a dondolare i piedi. Guardò la sorella e poi lo stesso punto di cielo.

Sono proprio poche” disse la minore.
Anelién annuì.

Ehi, Lishén”.
La minore abbassò il capo verso la sorella.

Secondo te è arrivato davvero Keish?” chiese Anelién.
Lishén batté le palpebre un paio di volte, spalancò gli occhi azzurri e aprì la bocca in una smorfia sorpresa. Osservò le rade punte nel cielo e di nuovo la sorella.

Credi che Keish abbia mangiato le shanì?” domandò Lishén.
Anelién storse il labbro, scosse appena il capo e portò il peso sull'altra gamba. Una piccola resistenza le ricordò il cerotto che aveva sul ginocchio e fu costretta a rimettersi nella posizione precedente.

Ma no, nessuno le mangerebbe, sono troppo grandi. E poi sono bianche”.
Lishén assottigliò le labbra.

E se a Keish piacciono le matite bianche?” domandò.
Anelién sbuffò.

Non dire sciocchezze lilìn”.
Si scostò dalla ringhiera, infilò le mani in tasca.

Andiamo a metterci il pigiama piuttosto, è ora di dormire”.
La minore osservò ancora una volta il cielo.

Io le mangerei le matite bianche” mormorò.
Saltò, tornò con i piedi a terra e rientrò seguendo la maggiore. Prese il bordo della finestra e lo spinse, facendolo sbattere. Anelién le lanciò un'occhiataccia.

Kashek”.
Slacciò il top rosso e lo poggiò sul letto, portò la punta del piede destro a sfilarsi il calzino sinistro e viceversa, si alzò togliendosi i pantaloni. Li scavalcò, raccolse gli indumenti da terra e prese la maglia. Entrò nel bagno lasciando la porta aperta.

Ci sarai!” rispose la minore.
Lishén incrociò le braccia. Aprì un cassetto della bionda e prese con entrambe le mani la camicia da notte.

Vatti a spogliare tlenen!” ribatté la maggiore.
Anelién tornò in stanza con i capelli sciolti. La minore le tirò l'indumento, Anelién si chinò raccogliendolo prima che cadesse e Lishén le fece la linguaccia.

Sbrigati, sennò non facciamo in tempo per la favola” la sgridò la bionda.
Lishén incrociò le braccia, fece una seconda pernacchia e uscì. Anelién sospirò sonoramente. Infilò la camicia da notte r sistemò le bretelle corte, prese dal cassetto i pantaloncini e lo richiuse. Se li mise, tirò giù le coperte del proprio letto e sistemò un cuscino verticalmente accanto a quello orizzontale. Sorrise, tirò nuovamente su le coperte, osservò un po' il letto e uscì. Seguì il corridoio, entrò nella terza porta dal lato sinistro. Lishén era sotto le coperte, i riccioli rossi sparsi sul cuscino e le mani a tenere le coperte, gli occhi azzurri aperti. Anelién si avvicinò, si mise seduta sul bordo del letto e sorrise.

C'era una volta una bambina che aveva deciso di fare il giro del suo pianeta. Questo pianeta era tutto azzurro” iniziò a raccontare.
Lishén sollevò appena il collo, sistemò il capo sul cuscino e poggiò i gomiti sul materasso per tenersi leggermente sollevata.

Azzurro?” domandò.
La maggiore le fece segno di stendersi.

Esatto. Quindi anche lei era tutta azzurra. E mangiava nuvole”.
Come faceva a mangiare nuvole?” chiese la minore.
Anelién le sistemò le coperte, le spostò un boccolo rosso dietro l'orecchio e poi si mise seduta meglio.

Crescevano nei prati, invece che nel cielo. Perché anche il cielo e il sole erano tutti azzurri. Solo le nuvole erano bianche”.
Lishén sorrise.

Allora vedi che le cose bianche sono buone?”.
La maggiore roteò gli occhi.

Solo le nuvole” disse.
Lishén gonfiò le guance, sbuffò fuori l'aria e sporse il labbro. Anelién sistemò una ciocca bionda dietro l'orecchio.

Comunque. Vagando vagando, trovò una bambina tutta viola. Le chiese da dove venisse e lei spiegò che si era persa. Voleva fare il giro del suo pianeta, ma improvvisamente si era trovata in un posto tutto azzurro. La bambina tutta azzurra le disse che se voleva l'accompagnava”.
Ad una sconosciuta?” domandò la bambina.
È una favola Lishén, è ovvio che non si parla agli sconosciuti”.
La rossa sorrise, si sistemò meglio stesa, si rannicchiò di lato e batté un paio di volte gli occhi. Sbadigliò. Anelién sorrise.

Fecero il giro del pianeta. Incontrarono gente tutta verde, gente tutta rosa e gente tutta gialla; ma di gente tutta viola nemmeno l'ombra. Le due bambine non sapevano che fare. Allora chiesero aiuto ad una donna tutta grigia”.
Lishén strinse le gambe al petto, chiuse gli occhi e sbadigliò ancora. Anelién le sistemò le coperte.

La donna tutta grigia era una strega cattiva, quindi gli indicò un luogo tutto nero. Disse che oltre la terra tutta nera c'era quella tutta viola. Così le due bambine andarono”.
Anelién guardò la sorellina. Respirava piano. Le sventolò la mano davanti agli occhi. Lishén mugolò, si girò dall'altro lato e continuò a dormire. La maggiore sorrise, sistemò nuovamente le coperte della bambina. Le diede un bacio sulla guancia e uscì dalla stanza.

Alla fine eccoti” disse una voce.
La ragazza si voltò di scatto.

Delén”.
Il ragazzo incrociò le braccia al petto.

A colazione mi hai ignorato, sei sparita per tutto il pomeriggio e hai cenato in camera. Dovevo sospettare fossi da tua sorella”.
Anelién incassò il capo tra le spalle, strinse i pugni e portò un piede all'indietro come pronta a scappare.

Lishén non la devi nemmeno percepire, chiaro plenek?”.
Ringhiò.

Non farei mai del male a Lishén” rispose l'altro.
Si sistemò una ciocca mossa nera, passò una mano sulla cintura e sfiorò l'elsa della spada, passò le mani sui pantaloni neri.

E io dovrei crederti?” chiese la ragazza.
Sfregò i denti tra loro, nascose maggiormente il capo e le nocche le sbiancarono per la pressione, sentiva i muscoli tremare. Delén fece un passo avanti, la vide indietreggiare e si fermò. Sospirò.

Lilìn” mormorò.

Come ti chiami?”.
La bambina alzò il capo. Un giovane dai capelli neri poco più grande di lei le sorrideva.

Anelién” disse “E tu?” chiese.
Il ragazzo le prese la mano.

Delén. Weky Delén” rispose.
Le baciò il palmo. Anelién ritirò l'arto, ci passò sopra l'altra mano.

Che schifo”.
Si lamentò, sfregando con forza. Il ragazzino ridacchiò.

Alle ragazze piace” disse.
La bambina incrociò le braccia.

Sono affari loro”.
Annuì.

Quanti anni hai Anelién?” domandò lui.
Cinque e mezzo. E per il compleanno avrò una sorellina!”.
La bambina sorrise entusiasta all'idea, si sistemò un ciuffo biondo dietro l'orecchio.

Vorrei anche io una sorellina” disse il moro.
Sospirò sconsolato, guardò a terra, mosse la punta dei piedi nudi e sollevò lo sguardo abbozzando un sorriso alla giovane.

Quanti anni hai?” chiese Anelién.
Delén inclinò appena il capo e i capelli neri ondeggiarono intorno al capo, solleticandogli il mento. Batté gli occhi blu intenso.

Quasi undici”.
Anelién gli prese la mano, la strinse e sorrise.

Allora sarò io la tua lilìn!”.

Non chiamarmi in quel modo plenek!”.
Il ragazzo guardò la giovane sposa intensamente. Si avvicinò di qualche passo ancora, allungò il braccio.

Anelién” chiamò.
Lei gli schiaffeggiò la mano.

Stammi lontano e non osare più chiamarmi sorellina!”.
Delén aprì la bocca per protestare, Anelién si voltò e percorse il breve tratto di corridoio. Rientrò in stanza e chiuse la porta a chiave. Si mise sotto le coperte.

Non voglio! Non voglio! Non voglio!”.
Anelién batté i piedi a terra, strinse più forte i pugni e scosse il capo con foga.

Non voglio!”.
Delén sospirò, si passò una mano tra i capelli.

Anche io eviterei volentieri lilìn, ma l'ha detto papà. Cerca di capire”.
La bambina scosse con più foga il capo, le lacrime le rigarono le guance rosse a causa delle urla.

No! No! No! No!”.
Il maggiore chiuse gli occhi blu, piegò appena il capo all'indietro e prese un paio di respiri.

Lilìn, guarda che una moglie non è tanto diversa da una sorella. Faremo come non fosse successo”.
Anelién fermò il capo, tirò su con il naso e respirò affondo, singhiozzò un paio di volte.

Promesso?” chiese.
Delén sorrise e annuì.

Anelién affondo maggiormente il capo nel cuscino verticale.
< Bugiardo > pensò.
Si rannicchiò, abbracciò il guanciale e sospirò.
< Sei solo un bugiardo, frilén >.
Respirò affondo, adagiò meglio il capo sul cuscino e chiuse gli occhi.

Le labbra di Delén sfiorarono le sue. Il ragazzo aveva otto braccia che la toccavano ad entrambe le cosce, ai lati dei due fianchi, su entrambi i seni, tra i capelli e sul viso. Si sentiva sospesa nel vuoto, provò a stringere le coperte ma i suoi pugni afferrarono aria.
< Galleggio > pensò.

Non preoccuparti lilìn, non cambierà niente” disse Delén.
Anelién socchiuse le iridi smeraldo, una lingua del ragazzo si leccava le labbra mentre l'altra scandiva le parole.

Sarai la milen Melìn, lilìn” disse.
Il soffitto sospeso cadde, Anelién ci passò attraverso e si trovò in piedi in mezzo al nulla. Delén la strinse da dietro con le sue otto braccia.

Solo mia”.

Anelién spalancò gli occhi, respirava affannosamente. Era stesa di schiena, il capo coperto fin sopra i capelli.
< Incubo > pensò.
Sospirò, chiuse gli occhi, sentì la gola secca e ingoiò a vuoto, sporse il capo oltre le coperte, provò ancora a deglutire.
< Solo un incubo > si rassicurò.
Chiuse gli occhi, poggiò la schiena contro il cuscino in verticale e se lo sistemò meglio, strusciò il capo sull'altro, chiuse gli occhi e si addormentò.



Dizionario.


Selio: Il sole.

Relìn: Sorellona.

Selién: Alba.

Klekler: Ultima.

Lerledemy: Principessa.

Kadrel: Nobile.

Lilìn: Sorellina.

Keish: Mistero.

Blaker: È cattivo.

Blahak: Fanno schifo.

Kashek: Idiota.

Tlenen: Mocciosa.

Sharii: Buon giorno.

Linia: Ciao.

Weky: Principe.

Milen Melìn: Mia sposa.

Plenek: Bastardo.

Plehin: Maestra, Professoressa, Insegnante.

Knì: Merda.

Knek: Cazzo.

Lelén: Mamma.

Nonèk: Nonno.

Shanì: Punte stella; le punte bianche, argento e grigie che fanno da stelle.

Frilén: Fratellone.


   
 
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