2.
Damnit!
Ottobre
1974 - Londra
La piccola chiesetta era
diventata fin troppo affollata. Riflettori, macchine da presa e circa
una
ventina di persone vestite elegantemente, due sposi pronti per uscire
fuori
dal piccolo portone appena Jim avrebbe dato il
“via”.
- E … AZIONE!
La voce di Jim arrivò
roca
da un megafono e il portone si spalancò invadendo di luce
quello sgabuzzino
trasformato in chiesa. Il suono gioioso delle campane arrivò
chiaro e forte
dagli amplificatori, mentre i cameraman iniziavano a muoversi intorno
alla
piccola folla in festa.
Era il quadro perfetto
della felicità, tranne loro.
Richard, Patricia e Tim.
Le loro facce sarebbero state perfette per un funerale, i primi due
vestiti da
sacrestani e il terzo negli abiti di un prete. Appena il
“fotografo” scattò la
foto ricordo per gli sposi, Tim si voltò verso il portone,
l’aria di chi
vorrebbe essere ovunque, tranne lì.
- E … STOP! Ok, ragazzi,
siete stati grandiosi. Un momento di pausa e poi attacchiamo con
“Damnit, Janet!”,
ok?
Mentre la truppe
rispondeva con un “ok” generale, Tim scese le scale
della chiesetta,
dirigendosi verso la piccola roulotte parcheggiata a pochi metri dal
set.
Appena fu dentro, si liberò della tunica ingombrante sotto
la quale indossava
dei jeans attillati e una maglietta bianca. Frugò tra le
tasche e vi trovò una
sigaretta e il suo amato accendino argentato. Uscì
lentamente dal mezzo,
avvicinandosi con piccoli passi al set.
- Ne avresti un’altra,
Tim?
La voce nasale di Richard
lo riportò alla realtà.
- Certo! – rispose,
porgendo un sorriso e una sigaretta all’uomo che gli stava di
fronte; - Ancora
mi chiedo come tu abbia creato tutto questo.
- Incubi e fantasia,
Timmy, dovresti saperlo!
- Che vuoi dire? – chiese
inarcando un sopracciglio.
- Tim, è da due anni che
ti conosco e certe cose non puoi nasconderle a un figlio di puttana
come me! –
rispose, mentre lui e Tim esplodevano in una risata.
- Sono solo un po’
stanco,
tutto qui Rizz!
- Si. Ok!
Tim non rispose, si
limitò
a sorridere dolcemente al padre del Rocky Horror Show, che
improvvisamente
aveva iniziato a fissare qualcosa tra la truppe.
- Che hai? – chiese Tim.
- È raggiante.
- Chi?
- Susan!
- Susan?
- Non sai chi è?
– disse
Richard, gli occhi sgranati e l’espressione basita.
– Susan! Susan Sarandon!
- È quella che deve
interpretare Janet?
- Si, quella conciata come
un confetto! – disse Richard con un ghigno.
Tim prese a scrutare tra
gli attori fino a scovare una biondina vestita di rosa che ascoltava
attentamente Jim che gesticolando le stava dando delle istruzioni.
- Buh!
- Che c’è?
– chiese Tim,
svegliandosi di soprassalto dalla piccola trance.
- La stavi fissando…
- Ma non è…
- … a bocca aperta.
- Non incominciare!
- Va bene! –
sghignazzò
Richard, portò alla bocca la sigaretta arrivata al filtro e,
dopo un ultimo
tiro, la buttò a terra e la calpestò. –
Amico, io vado al trucco. Ci si vede
dopo!
- Ok Rizz! – disse Tim
che
era tornato a fissare Susan.
- Buonanotte! –
ridacchiò
sotto voce Richard, allontanandosi.
Continuava a fissarla,
sembrava non riuscisse a distogliere lo sguardo da quella visione. Poi,
neanche
il tempo per un battito di ciglio e lei si voltò.
Prontamente, Tim distolse lo
sguardo, arricciò le labbra e lanciò via la
sigaretta. Voltò le spalle, per
esser tranquillo di non tornare a fissarla.
- Così tu saresti Tim!
Una voce femminile lo fece
sobbalzare, si voltò e si trovò faccia a faccia
proprio con Susan.
- Beh, sembrerebbe di si!
–
disse, sorridendo nervosamente e porgendole una mano – Tu sei
Susan, vero?
- Esatto! – rispose lei,
stringendogli la mano con un sorriso smagliante – Ho
sentito parlare molto di
te!
- Ah, si? E cosa dicono?
- Che sei un talento. –
disse lei continuando a sorridere – E che qualunque donna
pagherebbe in oro per
poter camminare sui tacchi come te!
Tim rise a
quell’affermazione.
- È solo questione
d’abitudine.
Sei mai stata allo spettacolo teatrale?
- No, ne ho soltanto
sentito parlare, ma quando è arrivato il copione ho guardato
Chris e gli ho
detto ‘questo è assolutamente geniale’.
- Chris?
- Si, mio marito! – disse
lei
con un mezzo sorriso.
- Oh, non credevo fossi
sposata!
- Lo sono da sette anni
ormai.
Tim la guardava incredulo.
Non lo credeva possibile, era troppo giovane.
- Sette? Ti sarai sposata
a dieci anni allora!
- Ah, no! – rise lei
– Ho ventotto
anni suonati!
- Cristo, ti facevo più
giovane, invece siamo coetanei…
- SUSAN! SI GIRA – la
voce
di Jim troncò in pieno la conversazione.
- Scusami, devo andare
Tim! È stato un piacere! – e così
dicendo, si fiondò in direzione della
chiesetta dove l’aspettava Barry.
Tim la seguì con lo
sguardo, incontrò quello di Barry e si salutarono con un
cenno e un sorriso.
- Tu, Tim, preparati. Alla
prossima si gira “Sweet Transvestite”.
- Okeeeeeeey! – rispose
lui
in perfetto stile Frank’n Futer, sollevando la risata della
truppe.
E la sua.
Il fatto che lui la
facesse ridere e il suo matrimonio un po’ meno,
trasformò lo stato d’animo di
Tim. Dopo due anni sentiva il peso della maschera di Dr.
Frank’n Futer, ma, ne
era certo, il sorriso di Janet l’avrebbe alleggerito.