7 – Come se fosse
speciale
La consapevolezza di essere finita a letto con lui
le aveva regalato un costante senso d’ansia, come una specie di martello
pneumatico a metà strada tra lo stomaco e il petto.
In che cosa si sarebbe
cacciata?
-È uno
stronzo, probabilmente ora che abbiamo fatto sesso si sarà tolto la voglietta e
mi lascerà in pace.
-Appunto!
Bastardo approfittatore!
-No, è
quasi meglio così… in fin dei conti ero innanzitutto io che non volevo avere più
nulla a che fare con lui!
-Certo,
prima che mi usasse come sollazzo fisico!
-Come se
io non avessi voluto…
-Che
c’entra questo, adesso?!
-Sono
confusa. E Rebecca?! Come la mettiamo con nostra
figlia?!
Hermione si sentiva vittima di uno sdoppiamento di
personalità, perché due versioni contrastanti di lei si davano battaglia in
testa. La prima Hermione, quella razionale, non voleva che Malfoy tornasse a
scompigliarle la vita, ma l’altra, quella vittima dell’emotività (quella che
l’aveva spinta tra le sue braccia e nel suo letto, per intenderci), non poteva
fare a meno di pensare che aveva desiderato fin troppo rivederlo, in passato, e
che il fatto che fosse il padre di Rebecca non semplificava le cose.
E
se…
No, era impossibile. Proprio non ce l’avrebbe mai
visto Draco Lucius Malfoy in versione paparino perfetto.
Assolutamente.
Ma allora cos’era quella sensazione mista di ansia,
preoccupazione e emozione quando le era capitato di vederli vicini? Lui era
tornato. L’aveva anche conosciuta.
Padre e figlia.
Ma lei aveva deciso, e Rebecca sarebbe cresciuta
senza un padre. Era un’egoista a pensarci bene, ma non avrebbe accettato di
cedere. Tutta colpa della sua testardaggine.
E se lui fosse sparito di nuovo? Il suo, di cuore,
era forte, l’avrebbe rattoppato di nuovo, ma non avrebbe mai permesso che la sua
bambina soffrisse. Per nulla al mondo.
Tutti questi ragionamenti le intasavano il cervello
ancora di più, se considerato che lei per prima sentiva che Malfoy non sarebbe
scappato di nuovo.
-Non
ancora, vorrai dire…
-Oh,
basta!!
E sotto sotto, Hermione, aveva ragione. Quella
sera, puntuale come un orologio svizzero, il biondo in questione si era
presentato alla loro porta. Aveva decisamente un brutto vizio, Malfoy
junior.
“Draco… che ci fai qua?”
“Niente. Volevo vedere se eri ancora viva… sai,
dopo l’altra sera. Te l’ho detto Granger, sei l’unico dettaglio positivo che mi
sia capitato in troppi anni. Non ci tengo
farti scappare.”
Ma chi è
questo qua? Non c’è che una spiegazione plausibile: gli alieni l’hanno rapito e
quindi hanno mandato sulla terra un clone sostitutivo.
“Non credo che sia il caso… sai, abbiamo appena
cenato, devo ancora sistemare casa, e c’è Rebecca…” si trovò a
dire.
“Che palle, Granger! Cercherò di sopravvivere
qualche ora vicino a una bambina di tre anni… sarà dura ma se mi impegno potrò
riuscirci” rispose con sarcasmo lui, ignorandola e entrando in
casa.
“No aspett…”
Troppo tardi.
La bambina, che stava stesa sul tappeto a guardare
dei cartoni animati, inconsapevole, si voltò verso di lui.
“Ciao!”
“Ciao piccoletta…” rispose
lui.
“Cosa ci fai qua?”
“Passavo a salutare tua
mamma…”
Hermione cercò invano di interromperli. “Ecco,
appunto…”
“E perché?” la ignorò la
bambina.
Maledetti
mocciosi coi loro odiosi perché…
“Perché… è una mia amica.”
La madre di nuovo cercò di intervenire. “Rebecca,
ora…”
“E perché è tua amica?” proseguì la
figlia.
Imprecazione mentale di
Draco.
Devo
smetterla di dare confidenza ai bambini, specie se figli di Hermione, che da
piccola deve essere stata onestamente insostenibile.
“Perché… perché la conosco da tanto. Andavamo a
scuola assieme.”
“Anche io vado a scuola!” disse quindi Rebecca dopo
una breve pausa.
Malfoy alzò un sopracciglio. “Andrai
all’asilo…”
“No no! Io vado proprio a scuola!” protestò la
bambina.
Hermione sorrise, nonostante tutto quella scenetta
era quasi divertente, anche se la turbava un po’. “Si sente più importante se le
si dice che va a scuola come i grandi” spiegò piano all’altro, che
annui.
“E ti piace?”
“Sì!”
Ma dai?
Com’è che non sono sorpreso?
Era strano, però, nonostante tutto quella era una
delle poche bambine che riuscivano a non infastidirlo, o farlo sentire fuori
luogo.
“Becky, tesoro, perché non giochi un po’ con i
tuoi… ehm… giochi?” riuscì a intervenire a questo punto Hermione, agitatissima.
Non poteva permettere che in lui si facesse strada un sospetto, seppur
minimo.
“Perché?”
“Perché sì!”
“Ma non ho voglia…”
“Prova a fare un bel disegno allora, e poi ce lo
porti, ok?”
“Un disegno per il tuo amico
Drago?”
“Sì! O per me… fallo per chi vuoi, Rebecca!”
sospirò.
Dopo qualche minuto la bambina stava disegnando
pacifica sul tavolo della cucina e Hermione la controllava da lontano, seduta in
soggiorno con Malfoy.
Dovevano parlare di molte cose. Di loro, della sera
passata assieme e di quanto era successo.
Per quanto cercasse di negarlo anche a se stessa,
una piccola parte di lei era felice che lui fosse lì con lei, quasi come se
fosse ‘normale’.
Fu a questo punto che la sua mente cominciò a
vagare selvaggia.
Lei, Draco e Rebecca. A casa
assieme.
Padre, madre e figlia.
Si sentì assalire da una strana
ansia.
Era così che in teoria dovrebbero essere le cose,
quasi come una famiglia. E se glielo avesse detto? Avrebbe potuto rischiare,
dopotutto era chiaro che il legame tra loro due si facessi sentire, a suo
modo.
Magari avrebbe un po’ sbraitato ma poi avrebbe
preso atto della cosa… e la bimba era ancora piccola, certe batoste vanno
affrontate il prima possibile.
Ma poi pensò anche che la realtà era ben diversa.
Esistevano solo lei con la sua bambina. Draco non sarebbe mai stato un padre,
chi voleva prendere in giro? Senza contare che era pure una specie di
latitante…
“Mi dici perché ti innervosisce così tanto quando
io e tua figlia siamo nella stessa stanza?” questa frase risvegliò Hermione, che
balzò sulla poltrona.
“Non mi innervosisce
proprio!”
“Granger, sarai anche tanto geniale, ma a dire
palle fai pena…”
“Ok, il fatto è che… tu non avrai voglia di
marmocchi che ti gironzolano tra i piedi. Stop.”
“Resisterò…” rise lui.
“E’ qua che ti sbagli!” disse a questo punto
Hermione. “Non devi resistere. Non si
tratta di qualcosa che mi riguarda alla lontana con cui puoi imparare convivere!
Lei è tutta la mia vita e non ho bisogno di qualcuno che sopporti con un po’ di buona volontà la sua presenza… lo
capisci?”
“Adesso calmati!” si difese lui. “Se vuoi saperla
tutta, Rebecca mi è simpatica. Davvero.”
La donna gli lanciò uno sguardo strano, con le
guance un po’ arrossate, ed era sul punto di rispondergli che un po’ di simpatia
non era sufficiente per lei, ma vennero interrotti.
“Guardate!”
Esclamò la figlia di ritorno dalla cucina, con un
foglio in mano. La madre afferrò il disegno, senza però staccare gli occhi da
Malfoy. Poi lo esaminò.
“Piace?” Chiese la piccola ai
due.
“Bello... ma io lo so che cos’è, e non attacca…”
disse Hermione inarcando un sopracciglio. Non ne poteva
più.
“Ma mamma…”
Malfoy allungò lo sguardo sul foglio. Quel disegno
era più che altro uno sgorbio tondo con delle
protuberanze.
“Si può sapere che è?”
chiese.
“E’ il mio cane, Puck!” disse la bambina
trionfante.
“Rebecca, lo so che lo vorresti tanto, ma il cane
non te lo compro!”
Poi si voltò verso il ragazzo.
“E’ ossessionata! Continua a disegnare cagnolini
nella speranza che gliene compri uno!”
Lui sorrise. “Immagino che crescendo affinerà la
sua tecnica di convincimento… ma non è un cattivo inizio, la tortura
psicologica.”
Intanto la figlia si era arrampicata sul
divano.
“Mamma... posso stare a vedere i
cartoni?”
“Non ce ne sono a quest’ora… anzi, a quest’ora dovresti andare a dormire…”
“Voglio venire in braccio…” disse sbadigliando con
la voce strascicata, fregandosi gli occhi.
Hermione lanciò un’occhiata a Malfoy, che alzò le
spalle in senso di assenso, quindi si portò la bambina in
braccio.
“Lei è tutta le mia vita, Draco” bisbigliò,
carezzandole la testa.
“Lo so.”
Dopo pochi minuti la piccola dormiva profondamente,
e Hermione la mise a letto.
Di ritorno dalla sua stanza si trovò faccia a
faccia con un biondo dallo sguardo eloquente in piedi in mezzo alla
stanza.
“Che ne dici, mettiamo a letto anche la mamma,
adesso?”
Effettivamente, Hermione aveva un discreto
sonno.
~
“Sono una pessima madre.”
“Sei troppo complessata…”
“La mia piccola verrà su con una donna che si porta
gli uomini a casa.”
“Sta dormendo, non sa che io sono
qui.”
Erano infossati sotto la coperta, lei e Malfoy, ma
stavano l’uno di fronte all’altra, appoggiati alle due estremità del
letto.
“Non fa differenza!”
Lui a questo punto alzò gli occhi al cielo, sicuro
che non avrebbe mai potuto averla vinta con la Granger.
“Datti una calmata, me ne vado…”
disse.
Hermione si sentì vagamente in
colpa. Più che lui a scappare, sembrava che fosse lei a farselo sfuggire… ma
c’erano così troppe cose in ballo affinché riuscisse a restare
razionale.
“Dai, non intendevo questo… è che se si
svegliasse?” cercò di rimediare la donna.
“Se si svegliasse la sentiresti chiamarti, ti
alzeresti e andresti da lei. E poi tua figlia dorme come un sasso da due ore
abbondanti.”
“Malfoy…” sbuffò Hermione. “Mettiamo le cose in
chiaro: tu di bambini non sai un’accidenti!”
“Questo è vero.”
“E se si fosse svegliata
prima?!”
“Non l’ha fatto.”
“Ma avrebbe potuto! Bell’esempio con cui crescere,
eh?! A dodici anni diventerà una di quelle sciacquette smaliziate, e dovrò
biasimare solo me stessa.”
Granger,
sei insopportabile quando fai così…
Lentamente, lui strisciò sotto la coperta fino a
raggiungerla al suo lato. “Hermione ti calmi adesso, sì o no? Stai diventando
insostenibile…”
Lei sbuffò. “Domani morirò di sonno, a lavoro. E
tutto per colpa tua.”
Non potendone più di questa nenia, il ragazzo
decise che era arrivato per lui il momento di congedarsi.
Si rivestì e, prima di andarsene, le si sedette
accanto.
“Senti, altezzosa mezzosangue, sturati le orecchie.
Io non ti ho detto tutte quelle cose solo per portarti a letto, sia chiaro. Si
fosse trattato di una scopata e via avrei usato un’altra tattica. Io mi sono
esposto moltissimo con te, ti ho fatto apertamente capire che la mia vita è uno
schifo, e che tu sei l’unica possibilità che ho per odiarmi un po’ di meno… a
questo punto, se credi che me ne vada ti sbagli di
grosso..”
Hermione lo guardò, indecisa se odiarlo per la sua
strafottenza o baciarlo per il significato di quelle parole. Non pensava che a
quasi ventisette anni e con una figlia qualcuno l’avrebbe fatta sentire ancora
così.
Come se fosse speciale.
Alla fine optò per la seconda possibilità, anche se
non avrebbe voluto.
“Sei odiosamente arrogante…”
“Ne sono consapevole.”
~
HOLA!
IN REALTA’ QUESTO CAPITOLO NON MI
CONVINCE… ANZI, TEMO SIA PIUTTOSTO INUTILE, MA MI SALVO DICENDO CHE E’ UNA SORTA
DI CAPITOLO DI TRANSIZIONE. NON POTEVO PASSARE DI BOTTO A QUELLO CHE HO IN MENTE
DI SCRIVERE PROSSIMAMENTE, CI VOLEVA UNO STACCO (IN CUI IL MIO ISTINTO DA
FANWRITER DI COMMEDIE HA AVUTO LA MEGLIO, TRA
L’ALTRO).
PERCIO’ AVVERTO CHE TRA NON MOLTO,
I TONI SI ABBASSERANNO DI NUOVO, ANCHE PERCHE’ HO GIA’ IN MENTE IL FINALE, E TUTTO STA
NELL’ARRIVARCI!
UN SALUTO AI LETTORI E ALLE SEMPRE
BENE ACCETTE CHE COMMENTANO! Lunachan62,
gemellina, lupa (alla quale mi sento di dire che se potessi distribuire bei
biondi avrei una simpatica esposizione in casa mia), anfimissi, drachetta’91,
luz79.
SIETE GRANDI!
GOLDFISH.