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Autore: butterbeer95    03/05/2012    2 recensioni
Loro sono Clare Brownstone ed Elizabeth Waldorf, due ragazze diciassettenni di New York.
Loro sono i Guns n' Roses, cinque ragazzi scapestrati di Los Angeles, all'apice del successo come rock band.
Un concerto (o forse il destino?) li farà incontrare, conoscere, e..
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axl Rose, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forbidden&Forgotten'
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Da tempo i ragazzi non riuscivano più a vivere in quella casa. Michelle e Desi non stavano da loro, ma il più delle volte si ritrovavano tutti ubriachi in piena notte, e le ragazze non potevano certo uscire.
Così, una mattina d’aprile, Steven avanzò la proposta di cambiare casa, o almeno, di comprarne un’altra.
“Sentite, ragazzi, io sono affezionato a questo buco, ma non ce la faccio più a starci. Siamo troppi.”
Tutti gli avevano dato ovviamente ragione.
Il batterista si era offerto per andare a cercarne una nuova, abbastanza spaziosa da ospitare almeno quattro di loro comodamente.
“Adler, non badare a spese!” scherzò Duff, che si era leggermente ripreso dalla batosta di Susan –di cui, tra l’altro, non aveva parlato a nessuno-. 
Puntò subito a Beverly Hills. Dopotutto, loro erano star, era giusto che vivessero nel lusso. Si recò in una famosa agenzia immobiliare, dove sperava avrebbe ottenuto qualche consiglio.
“’Giorno.”
“Oddio, oddio! Ma lei è Steven Adler!”
“In persona, baby.”
La ragazza, la bellissima ragazza, cercò poi di riacquistare professionalità.
“Scusi davvero, chissà quante persone la fermano sempre..scusi. Sono Carolina. Come posso esserle utile?”
“Si figuri, Carolina. Stavo cercando una casa grande, a Beverly Hills.”
“Oh, sono tutte grandi a Beverly Hills. Vuole fare un giro con me, magari?”
“Certo, perché no? Prendiamo la mia macchina?”
“Prendiamo quella aziendale. È un giro di lavoro, non un giro-giro.”
Steven arrossì lievemente. Che stupido era stato.
“Hey, signor Adler, non si preoccupi.”
“Ti prego, mi potresti dare del tu? Io sono solo Steven.”
“D’accordo, allora, Steven.”
Visitarono tre o quattro case, ma fu l’ultima a colpire Steven. Aveva  il tipico stile di Beverly Hills, ma c’era qualcosa che gli suggeriva che quella fosse l’abitazione giusta per loro.
“Oh, che coincidenza.” Iniziò Carolina.
“Cosa?”
“Io abito proprio qui davanti.”
“La prendiamo, grazie.  Quando passiamo a pagare?”
“Oh, beh, dovete venire a decidere per il mutuo e le rate..”
“Mmh, non credo avremo bisogno di rate. Piuttosto, che fai stasera?”
“Perché me lo chiedi?”
“Così, per sapere.”
“Esco col mio fidanzato.”
“HAI UN FIDANZATO?” urlò Steven, in preda a una crisi di panico.
“No, volevo solo vedere la tua reazione. E devo dire che è stata veramente bella!” disse Carolina, in preda alle risate.
“Ha-ha. Che simpatica. Allora, hai da fare?”
“No.”
“Vuoi uscire con me?”
“Mmmh..”
“Eddaii!” la incitò il batterista.
“Stacco alle otto.”
Steven uscì saltellando dall’agenzia. Carolina non era come Adriana. Era solare, spontanea, non era drogata, e quello era un fattore importante. Magari avrebbe potuto fare del bene a Steven.

--

Axl Rose stava osservando l’amico prepararsi per vedere la sua nuova conquista. Clare era uscita con Beth per fare delle “cose da femmine” , come le aveva definite lei. Sebbene fosse uscita da poco più di mezz’ora, la sua assenza era insopportabile. Non sentire il peso del suo corpo sulle sue ginocchia, o la sua risata, o il suo odore, era terribile.
Dio, stava diventando una checca sdolcinata. Doveva ammetterlo, un po’ gli mancava avere una ragazza diversa ogni sera, ma nessuna di quelle con cui era andato a letto arrivava al livello di Clarissa.
“Rose? A cosa stai pensando? O forse dovrei dire, a chi?” chiese Steven.
“Mmh, fatti i cazzi tuoi. Piuttosto, hai intenzione di uscire davvero così?”
Sì, perché?”
“Mi sembra superfluo dirti che sembri davvero frocio. Almeno spettinati i capelli, e, per favore, levati quel papillon. Sei ridicolo.”
“Sai che sei un rompipalle quando non sei con Clary?”
“Lo so, grazie.”
“Rose, sei arrossito! Non ci posso credere!” Il batterista ormai si stava sbellicando dalle risate.
“Ma tu non dovevi uscire? Vai, và!”
“Merda, è tardissimo!”
Non capiva cosa avessero tutti da fare –anche se aveva qualche sospetto-, ma in quel periodo, quella casa era meno affollata di quanto non fosse mai stata. Ormai aveva accettato Desi ed Izzy come coppia, anche se la cosa non era ancora ufficiale. Slash e Beth, beh, erano più sdolcinati di chiunque altro, ma stavano sempre per i fatti loro, e Duff..Duff ultimamente stava quasi sempre da solo.
Dopo poco, il campanello suonò. Finalmente.
“Axl, apri, siamo noi!”
La sua voce. Luke, quel tipo che voleva portarla via da Los Angeles, era tornato a New York, perciò tutti i loro “problemi” di coppia erano spariti. Non era mai stato tanto felice.
“Ciao ragazze.” Decise di non dire a Clary quanto le fosse mancata.
“Oh, ho capito, vi lascio da soli. Smettete di lanciarmi quelle occhiate! Dov’è Slash?” domandò Beth.
“Fuori a fumare.”
Beth si allontanò da loro, così che potessero avere un po’ di privacy.
“Ma ciao, bel rosso. Allora, ti sono mancata?”
“Ovviamente no.”
“Ah, no? Allora magari chiamo Luke..”
“Non ti azzardare!” esclamò Axl, prendendola fra le braccia e iniziando a baciarla sul collo, sulla bocca, su ogni parte del corpo accessibile.
“Mmh, Will, mi sembra che la cosa stia un po’ degenerando. Magari dovremmo andare in camera da letto..”
“Splendida idea.” Detto questo, si allontanarono, mano nella mano, come due tredicenni appena fidanzati.
Una cosa patetica, ma che lo faceva impazzire, ogni giorno di più.

--

Duff stava bevendo tranquillamente una bottiglia di vodka steso sul divano, cercando di ignorare i gemiti sommessi provenienti dalla camera da letto.
Non faceva altro che pensare a quella dannata ragazzina, quella Susan. Nemmeno la vodka riusciva a farla sparire.
Il telefono squillò. Non aveva per niente voglia di alzarsi, ma non aveva altra scelta. Adler di solito era quello che rispondeva, ma non c’era.
“Pronto?” sussurrò con voce stanca.
“Parlo con il signor McKagan?”
“Sì, chi è?”
“Chiamo da parte del California Hospital.”
“E allora?” Cosa voleva l’ospedale da lui?
“Si tratta di Susan Holmes.”
Cazzo. Merda. Cazzo.
“Cosa? Cosa le è successo?” gridò, impugnando le chiavi della macchina.
“Forse farebbe meglio a venire di persona..”
Non rispose. Riattaccò la cornetta, e si diresse velocemente verso l’ospedale, incurante dei segnali di stop e dei numerosi blocchi di polizia che gli avevano fatto segno di fermarsi.
Susan aveva bisogno di lui. E ci sarebbe stato, per lei. 


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Questo capitolo è iniziato in modo felice per poi trasformarsi in una mezza tragedia, ma dai, dovevo movimentare un po' le cose. 
   
 
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