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Autore: Amber_ G_ Keldridge    04/05/2012    5 recensioni
Cosa succederebbe se al dio degli inganni venisse data la possibilità di redimersi? E se lui accettasse, seppur con reticenze? Se incontrasse , per uno scherzo del destino, una persona capace di cambiargli la vita? E se quella persona, in qualche modo, avesse a che fare con lui più di quanto egli immagini?
E se tutto diventasse ancora più complicato a causa della minaccia di un nemico?
Il primo ad esser scettico è lo stesso Loki, che dovrà far fronte alle conseguenze dei propri piani di dominio su Midgard, facendo così ammenda dei danni verso la Terra.
Ovviamente, quando viene bandito da Asgard in attesa della decisiva sentenza di Odino, non si aspetta di incrociare una giovane vedova e madre dall'oscuro e triste passato, né di accorgersi che forse non è stato tutto soltanto frutto del semplice caso.
Questa storia è ambientata subito dopo gli eventi in "The Avengers" e non segue la trama di "Thor: The Dark World" etc.
Eventuale OOC: Loki
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thanos, Thor, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Erano le prime ore del mattino e Loki non era riuscito a chiuder occhio.
Sentiva crescere dentro di lui una sorta d'agitazione a cui non sapeva dare un nome preciso. Era un misto di inquietudine e forte senso di solitudine, e per lui quella era una cosa ridicola.
Perché mai sarebbe dovuto sentirsi solo? Lui, che anni di rifiuti e inganni, fatti o subiti, lo avevano forgiato, facendolo diventare quello che era in quel momento?
Cosa sono, se non un traditore, un assassino, un reietto? Non so più nemmeno a quale popolo appartengo.

Non riusciva proprio ad identificarsi con la rozzezza e stupidità dei Giganti di Ghiaccio, anche se ricordava fin troppo bene cosa gli aveva detto Odino quella dannata sera in cui gli rivelò che lui non era davvero suo figlio: suo padre era l'ormai defunto Laufey. Sì, il re che non lo aveva accettato perché troppo piccolo e gracile per essere davvero degno del nome di Gigante. Forse qualcuno sarebbe anche potuto chiedersi perché mai Loki avesse ucciso colui che aveva in sé il suo stesso sangue. Be', non lo sapeva con certezza nemmeno lui. L'idea più ovvia era che uccidere Laufey facesse parte del suo piano per dimostrare a Odino che lui, avendolo salvato, era il figlio degno della corona.
Una ragione che il dio degli inganni non aveva mai voluto esaminare, per codardia, paura del passato o chissà cos'altro, era il fatto che volesse vendicarsi a tutti i costi di chi lo aveva abbandonato a un destino di morte certa.
C'era anche però da dire che se lui era vivo, era grazie a Odino.
Sì, peccato però che lo sforzo sia stato inutile, dato che ho mandato in fumo ogni buona aspettativa che lui aveva nei miei confronti, se mai c'è stata.
Forse una delle cose che più lo avevano ferito era stato il fatto che Odino gli avesse mentito su tutto.
Anche in quel modo non gli aveva risparmiato molte sofferenze: era cresciuto come un bambino odiato da tutti, senza mai saperne la ragione, e l'unico scoglio al quale si era sempre aggrappato in quella burrasca che era la sua vita, anch'esso era crollato alla fine.
Si era sentito come un corvo in mezzo a molte immacolate colombe.
Un escluso, uno privo di radici, di una storia alle spalle.

Mentre era perso nei suoi pensieri, un rumore catturò la sua attenzione. Proveniva proprio fuori dalla sua cella.
Una voce molto familiare risuonò nell'ambiente: “Sono Thor, desidero parlare con il prigioniero.”
Oh, no! Ci mancava Thor per rendermi ancora più tediosa la prigionia. Spero proprio mi condannino a morte, almeno non sentirò più i suoi ragionamenti da quasi completo beota. Be' una piccola vendetta su di lui ce l'ho avuta, anche se infruttuosa. Riesco solo a immaginare come sarà infuriato Thanos con me! Credo che se solo ne avesse l'occasione, di certo mi ucciderebbe senza pensarci due volte. Sarebbe già una cosa interessante!
Il dio degli inganni sentì la serratura della pesante porta girarsi, e poi un raggio di luce entrò dallo spiraglio apertosi, facendosi sempre più vasto.
A forza di starsene in quasi totale oscurità, gli occhi gli fecero male qualche secondo, poi mise a fuoco la figura che stava ritta di fronte a lui, immobile.
Avrebbe riconosciuto quella sagoma fra mille.
Era lui: Thor.
L'Ingannatore rimase lì a guardarlo impassibile, una lievissima incurvatura beffarda sulle labbra sottili. 
Non dette un cenno d'interesse nell'iniziare una qualsiasi conversazione.
Di cosa mai avrebbero potuto parlare? Di come gli avesse schiaffato addosso una museruola buona solo per dei cagnacci rabbiosi e trascinato al cospetto di quel vecchio rimbambito e compagnia bella? Nossignore, in quel caso poteva pure alzare i tacchi e tornarsene da dov'era venuto.
Dato che quel silenzio cominciava a infastidirlo non poco, Loki infine esordì con un mezzo sorriso tutt'altro che amichevole: “Come mai da queste parti, 'vostra eminentissima e tonante maestà'?” lo schernì.
Il dio del tuono non si lasciò scoraggiare da tale comportamento ostile e sussurrò in risposta: “Fratello…”
Non riuscì a dire altro.
Loki, a sentirsi chiamare con quell'appellativo, contenendo a malapena la cieca ira che saliva da dentro e un rancore mai sopito, ruggì: “Ma non hai ancora capito che quel nome per me non ha più significato?! Io non sono tuo fratello, né mi importa di ciò che sono stato fino a poco tempo fa! Perciò smettila di fare il sentimentale, una buona volta! Io e te siamo nemici, chiaro il concetto? E spero che tu sia venuto qui a dirmi che verrò giustiziato il prima possibile, così la finiremo con questa storia! Inizio sul serio a stancarmi di starmene qui dentro a marcire! Volete tagliarmi la testa? Ben venga! Sono pronto a scoprire il collo e a dar un po' di sano lavoro a quel grassone d'un pigro boia!”
Si alzò da terra, e, come venne verso il biondo, le braccia furono strattonate dalle pesanti catene indistruttibili. Con esse aveva purtroppo ben poca libertà di muoversi. Immaginò come dovesse essere terribile il suo aspetto: i capelli, una volta ben pettinati, sicuramente erano scarmigliati e i vestiti ridotti in stracci buoni ormai solo per pulirci i pavimenti. E in più, a guardarlo lì davanti con compassione e dolore negli occhi, vi era quell'idiota di Thor. Odioso cane bastonato e melenso!
Non poteva andare di certo peggio, e la morte sarebbe stata addirittura piacevole al solo pensiero di non vedere più la sua brutta faccia.
Va bene, va bene, non brutta ma… dah, insomma! Chi se ne importava!


Il dio del tuono tirò un lungo sospiro, poi, ravviandosi i capelli con frustrazione, disse: “So che tra noi sono successe troppe cose perché tutto possa ormai tornare come un tempo, e so che ora tu mi odi più che mai. Ma ti dico questo: mi dispiace per tutto quello in cui posso aver mancato come fratello, e solo ora mi rendo conto di non averti mai dato molto spazio e di esser stato sempre e solo io al centro dell'attenzione, nonché purtroppo di averti così facendo lasciato in una strada buia e dolorosa. Ti chiedo perdono, anche se so che non ti interessa, non importa. Sono venuto a pregarti solo di una cosa: ammetti le tue colpe e vedrai che sarai perdonato, nonostante ciò che hai fatto sia grave. Oppure ti verrà al massimo assegnata una pena minore della morte. Ma ti scongiuro, non sottopormi al dolore di vedere la tua testa recisa dal corpo o peggio. Hai ancora una possibilità, se solo ti deciderai a pentirti. Rinuncia al tuo cieco orgoglio e convinzione di aver ragione, Loki! In nome di tutto quello che eravamo una volta!”
Loki non si fece abbindolare da quelle parole e con un lieve ghigno arrogante replicò sfacciatamente: “Rinunciare al mio cieco orgoglio, eh? Pentirmi, dici? E perchè mai dovrei rinnegare ciò che sono? Non me ne faccio nulla del tuo perdono, né del tuo dolore. Non mi importa niente di continuare a vivere. Chiaro? Meglio morto piuttosto che schiavo d'una sciocca ed ormai putrescente menzogna. Schiavo di un patetico amore verso la sciocca maschera che sempre sono stato costretto a portare.”
Thor perse il controllo e lo scosse per le braccia, quasi urlando: “Ma non capisci che ti viene offerta una possibilità e tu la stai buttando via?! Se non ti importa niente degli altri, fallo per te stesso! Dov'è il Loki che conosco io? Perché sei dovuto cambiare? Perché hai gettato al vento tutto quello che io e te eravamo?!”
Loki, per come gli fu possibile, si divincolò dalla sua stretta e ringhiò, incollerito: “E tu che ne sai di ciò che voglio per me stesso? Se proprio vuoi saperlo, il tuo Loki è morto molto tempo fa! E non sono cambiato, avevo solamente trovato il modo di farmi valere e dimostrare quello di cui sono capace!” le ultime parole furono un sibilo. Thor rimase silente per qualche istante, infine: “Oggi parlerò con nostro padre e stabiliremo la sentenza!”
Nostro. Padre? Ma allora è più stupido di quanto abbia mai pensato! Pensò Loki . “Non vedo l'ora!” rispose sarcasticamente con un sorrisetto, allargando teatralmente le braccia. “Sarò qui buono buono ad aspettare. Quando sarà l'ora della chiacchierata famigliare fa' un fischio.”
Il dio del tuono se ne andò dalla cella senza un'altra parola. Sbatté la porta con inaudita violenza, colto dalla furia di fronte a tanta caparbia insolenza. Lasciò così Loki di nuovo piacevolmente solo.
Finalmente quella sottospecie di divinità se n'è andato! Credevo si sarebbe fermato pure a dormire qui dentro. Pensò il dio degli inganni.   

  
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