Dora salì sul ponte della nave…
Osservò Shura e Anita che stavano correndo lungo il perimetro della Temistocle.
Nel fendere le sottane invisibili del vento, ridevano e scherzavano…la ragazza tentava di superare il fratello che rallentava o fingeva di inciampare per poi riprendere a schizzare via come un proiettile.
I loro capelli neri, irradiati dal sole mattutino, sfolgoravano al pari dei sorrisi. Mancavano delle ore a mezzogiorno e il calore pareva un pescatore ebbro che si dondolava ancora sonnolento e privo di vigore.
La Maestra posò gli avambracci sulla bianca ringhiera del ponte…
Giugno cantava le foglie e i diamanti estivi.
Il cielo dormicchiava nel suo turchese silenzio denudato da qualunque nuvola.
I pettirossi e i passerotti saltellavano tra le dita dei pini ornate di smeraldini aculei.
Qualche gazza ladra strascicava la sua coda sul soffice prato in cerca di cibo.
Merli dai vivaci becchi arancioni volavano con allegra pigrizia dall’erba alle fronde degli alberi.
Quel collegio di Bilbao aveva un grande giardino pulsante di calma e verde vita.
Era un bel palazzo moderno, pulito ed efficientemente organizzato. Vi erano infermiere che assistevano i bambini piccolissimi, educatori ed operatori sociali. L’interno della struttura era costituito dall’ala dei dormitori, dal refettorio e dall’infermeria comunicanti con un’area adibita alle aule d’insegnamento.
Nell’ampia sala d’aspetto , illuminata da vetrate che davano sul cortile, una donna sui trent’anni camminava avanti e indietro.
Nonostante la splendida giornata si sentiva una nube carica di pioggia.
Di umore nero, Dora pensava alla nuova avventura che l’attendeva. Il bel viso dalla mascella leggermente squadrata mostrava una bocca fine e serrata.
Irritata per il viaggio sfiancante intrapreso per arrivare in Spagna, non aveva ancora realizzato il fatto che si sarebbe dovuta occupare dell’addestramento di un cavaliere d’oro… In effetti era un po’ minacciosa con i capelli sciolti e indomiti, una giacca grigia di jeans, dei pantaloni neri e degli occhiali scuri.
I rumori dei suoi stivaletti leggeri color inchiostro echeggiavano seccamente tra le mura della sala.
Dora non sembrava proprio una giovane desiderosa d’adottare bambini.
Alcune addette alle pulizie la guardavano intimorite.
- Signorina Dora Aristokidos. – la chiamò la direttrice del collegio.
- Posso vedere i bambini?
- Certo. Seguite la responsabile del reparto infermeria. Vi farà conoscere Shura e Anita Fernandez.
La donna venne guidata dall’anziana signora sui vialetti di ghiaia che percorrevano il giardino dell'immenso edificio.
Diversi gruppi di bambini giocavano sotto gli occhi vigili delle insegnanti d'asilo e dell'elementari.
In una zona più tranquilla, sotto un gazebo di legno ornato di fiori di glicine, Dora scorse un gruppetto di tre persone assiso su una panca di pietra: un’infermiera stava dando il latte ad una piccina di sedici mesi che veniva osservata attentamente dal fratellino di quattro anni e mezzo.
- Voglio farlo io! Voglio farlo io!- esclamò il piccolo tendendo le braccine verso la sorella.
- Va bene…- gli rispose l’infermiera dolcemente – stai attento, mi raccomando…
Gli adagiò delicatamente in grembo la piccola che lui prese con sorprendente sicurezza mettendole in bocca il biberon.
Più Dora si avvicinava al palcoscenico di quel quadretto, più si lasciava stranamente incantare…
Il malumore pareva sbiadire i cupi colori sotto i raggi di una stella…
Con l’ anziana donna, la guerriera salì i tre bassi gradini del chiosco e contemplò da vicino quella coppia di bimbi.
Il maschietto sollevò la sua spinosa testa di capelli bruni cominciando ad osservarla…
Aveva due occhi neri che sembravano splendere di qualche particolare riflesso verde…
Sul suo faccino paffutello era sorta un’espressione curiosa eppure seria e penetrante.
Dora non rimase indifferente nello studiare quello sguardo che la leggeva e l’esplorava con fare indagatore e vagamente diffidente…si accorse che il bambino strinse un po’ più forte a sé la sorellina come se la volesse proteggere da chissà quale nube…
- Signorina Dora – disse sorridendo la responsabile dell’infermeria – questi sono Shura e Anita…si trovano qui da sette mesi…
La giovane non sapeva come rivolgersi…non era abituata a trascorrere del tempo con i bambini…lei addestrava apprendisti già adolescenti…l’universo delle tenerezze puerili non le apparteneva.
- Ciao Shura – fece tentando di rendere il suo tono di voce il meno severo possibile…
non era stata un gran maniera di porsi ma d’altronde bisogna pur rompere il ghiaccio…
- Sarai la nostra nuova mamma signorina Dora?- chiese a bruciapelo Shura speranzoso e scettico.
La donna venne presa in contropiede. Non poteva rivelare proprio in quel momento che non sarebbe stata sua madre ma bensì la sua Maestra d’Armi.
Bel problema.
Era necessario tuttavia temporaneamente mentire…l’unica soluzione. Che altro? Dora avvertì una stretta al cuore poiché detestava le bugie…andava contro la propria natura…
Quando Anita finì di succhiare il biberon e voltò la testolina mora verso di lei, si sentì trafiggere da una spina invisibile…
Alla fine rispose con fastidioso sforzo:
- Sì…sarò…la vostra mamma. Andremo a stare tutti insieme a Pasaia.
- Dov’è? – domandò Shura inarcando le sopracciglia scure.
- È un paesino sull’oceano a tre ore da qui. Saremo però anche vicini alle montagne.
- Vuoi dire…che saremo vicini ai Pirenei? Ce li ho su un libro!Sono giganteschi!!
- Esatto…
Dora si sentiva sempre più sprofondare…Shura non sapeva ancora che il freddo di quella catena montuosa sarebbe stato il teatro di durissimi allenamenti…
- Signorina…- mormorò il bambino corrugando un po’ la fronte – ci porterai davvero con te?
- Ma certo - fece perplessa Dora.
- Lo farai davvero davvero ?
- Ti ho già detto di sì.
- Ce lo prometti?
- Sì! Guarda che oggi pomeriggio ce ne andremo di qui.
- Oh! Va bene – disse Shura con un sorriso di piacevole stupore- dovrò prendere tutta la nostra roba!
- Sarà meglio che dopo andiamo a fare il bagnetto ad Anita – fece l’infermiera giovane al bambino.
- I capelli glieli lavo io!
Mentre Shura parlava animatamente con la ragazza, Dora si volse verso la responsabile.
- Prima il bambino è stato…un po’ insistente con le domande…qualche cosa lo preoccupa?
- Sapete signorina – sussurrò l’anziana – dopo che hanno perso la madre, Shura e Anita sono stati condotti qui dal… padre.
Qualche minuto di silenzio.
- Non si è voluto prendere cura di loro? – domandò piano Dora.
- No…li ha lasciati senza farsi più vivo. Non pareva gli stessero a cuore …da quel poco che sappiamo, tra lui e la moglie correvano cattivi rapporti… “ Fernandez” non è il cognome paterno e… nei disegni di Shura ci sono solo la mamma e la sorellina.
- Capisco…
Dora guardò Shura che baciava sulla guancia Anita cullandola giocosamente.
- E’ davvero affettuoso e intelligentissimo- sorrise la responsabile- controlla me e le altre infermiere che diamo da mangiare alla sua Anita! Parecchie volte vuole occuparsi lui di nutrirla, cambiarla e lavarla! Ah!ah!ah!Già desidera assumersi le proprie responsabilità! Non ho mai visto un bambino così eccezionale.
La signora aveva più che ragione.
La guerriera percepiva realmente in lui qualche cosa di straordinariamente diverso.
Poteva già cogliere un’aurea luminosa…una fonte brillante ed intensa…
Il cosmo di un cavaliere.
Durante il pomeriggio, dopo il conseguimento delle faccende burocratiche riguardanti il contratto d’adozione, Dora e i bambini attesero una corriera.
Sarebbero andati nell’albergo in cui era alloggiata la guerriera per gli ultimi bagagli e successivamente si sarebbero fiondati in stazione per raggiungere Pasaia.
Sotto la pensilina del bus, la giovane aveva in braccio Anita che ridacchiava giocherellando coi suoi capelli e dandole degli schiaffetti sul viso.
Sbuffando cercava di tenerla a bada, ma la piccola si divertiva più di prima…
Shura pensieroso fissava per terra.
- Che hai?Va tutto bene? – gli chiese Dora.
- Io…non ti ho detto una cosa…
- Dimmela,allora.
- E’ un segreto…a nessuno l’ho mai raccontato.
- Me lo vuoi far sapere?
- Sì…però non mi vedere male... Io faccio cose strane.
Il bimbo si guardò intorno con fare circospetto…
A quell’ora del pomeriggio non vi erano persone che formicolavano per le strade.
A poca distanza dalla fermata dell’autubus si trovavano dei cassonetti dell’immondizia circondati da sacchetti abbandonati per terra e da mobili sfasciati e vecchi.
Shura , seguito da Dora, si avvicinò ad una poltrona sgangherata.
- Guarda.
Protese il braccio destro verso l’alto.
Con rapida precisione lo calò poi sulla poltrona che venne tagliata in due parti.
Ripeté la stessa azione con un comodino privo di cassetti.
Nel vedere quelle dimostrazioni di abilità, Dora non rimase stupita.
Sorrise compiaciuta.
Non aveva mai nutrito dubbi sull’energia che sprigionava lo spirito di Shura.
Ciò che si era svolto dinanzi ai suoi occhi altro non era che una conferma.
- Ma…- balbettò il bambino – non…ti sei…spaventata? Non…mi vedi…strano?
La guerriera rise lievemente.
- Shura… io e te siamo uguali.
Fulminea spaccò a metà una panca d’acciaio che le stava accanto.
Shura rimase a bocca aperta con gli occhi tondi tondi.
- Anch’ io devo dirti una cosa, piccolo…
Venne fissata con sguardo confuso.
- Non farò da madre a te e ad Anita. Sono una guerriera.
Il bambino rimase allibito: si sentiva smarrito e ansioso.
- Tu…tu… ci lascerai?!
- Assolutamente no. Stai tranquillo...ti ho già detto che tu e Anita starete con me.
- Se non sarai la nostra mamma allora…
- Sono la tua Maestra. T’insegnerò a combattere e proteggerò anche tua sorella.
- Cosa?! N-non non capisco…perché…devo combattere?Che..che vuol dire?
Dora sospirò.
Anita parve fissarla col medesimo sbigottimento del fratello.
- E’ difficile da spiegare Shura…è una storia lunga…tu…non avrai una vita come quella degli altri bambini. Sei diverso dagli altri… molto diverso.
Il bimbo pendeva dalle sue labbra shoccato e più spaesato di prima.
Non riusciva a comprendere nulla.
- Tu…dovrai diventare cavaliere.
Le prime parole di granito si versarono sul destino di Shura. Un destino ancora piccolo come un falchetto incapace di volare…un destino ancora tenero come un cucciolo di tigre timoroso di gettarsi negli occhi di jungla dell’universo.
I colori di tempera mediterranei si specchiavano vanitosi sui fianchi della Temistocle.
“ Shura…Anita… siete piombati nei programmi di una che ha fatto di tutto per non aver tra i piedi marito e soprattutto mocciosi…avevo disegnato il mio piccolo progetto con così tanta cura per continuare a realizzarmi come guerriera e invece…ecco. Ecco la vostra apparizione… credo di non essere dotata di istinto materno…coi bimbetti non faccio moine, non sono un cuore di miele… da ragazza non mi fregava molto la prospettiva di farmi una famiglia. E’ servire Atena con le mie forze la cosa che mi ha sempre interessato... mia sorella Eirene…beh, lei all’inizio pareva volesse emularmi ma poi…è cascata.”
Dietro la maschera Dora lasciò che sul viso le si dipingesse uno sguardo dolce e duro al tempo stesso.
“ Si… è davvero cascata in pieno. Si è innamorata dell’uomo sbagliato, è rimasta incinta, ed è stata abbandonata. E io che le dicevo che non valeva la pena rinunciare ad un’eccellente carriera di sacerdotessa per un bastardo come quello… mi ha fatto imbestialire…beh, comunque l’ho invidiata e adorata tanto. È stata una mamma meravigliosa. Mi faceva sentire terribilmente debole. Mi faceva sentire terribilmente sterile…In che modo stava riuscendo ad allevare un figlio? In fin dei conti mi vedevo codarda…che ingiustizia… Eirene non si meritava una sorte simile…no…a lei non doveva succedere…”
La donna strinse la ringhiera con un misto di rabbia e tristezza.
“ Il suo bambino…tutto per una dannata malattia…è ritornata a indossare la maschera e a far seccare ogni lacrima nel gelo della Russia… è stata però messa di nuovo alla prova. È arrivato Camus. Quel piccolo francese rimasto senza madre…che strano destino…”
Dora fissò i mucchietti candidi delle nuvole d’ovatta all’orizzonte.
“ All’inizio hai vacillato molte volte, Eirene…hai desiderato vedere quel bimbo come…tuo figlio. Non hai potuto farlo…Hai capito che devi essere la sua Maestra. Non puoi riesumare ciò che è sparito…è dura…lui adesso dovrà conquistare l’armatura d’oro dell’Acquario…devi permettere che si plasmi un cavaliere non…un tuo amore.”
Si passò una mano sulla frangia.
“Spero di vederti al più presto sorella…perché non ti ho ringraziata abbastanza…perché mi hai fatto capire che è stata una fortuna che Shura ed Anita abbiano stravolto le carte originali dei miei piani.”
Note personali: scusate se ho aggiornato un po’ in ritardo! -.- il fatto è che mi ero messa a scrivere “ i respiri del tramonto” ( one-shot che desideravo ardentemente stendere) e poi ho dovuto dare un esame importante. Finalmente sono tornata XD spero che questo capitolo vi stia piacendo! La terza parte spero di inserirla in meno di quattro settimane! Ci tenevo a parlare di Shura e della sua compagnia! Mi si è presentata questa buona occasione ed è stata ostica…il combattimento dell’inizio, poi di nuovo le parti di dialogo e introspezione -.- mi auguro di aver fatto qualche cosa di decente e di non essere andata troppo OOC con Shura XD Volevo mostrarlo anche sotto un punto di vista più dolce e famigliare….lui è un temibile guerriero tutto d’un pezzo però…penso che bisogna creare più sfaccettature ;)
( le località spagnole di Bilbao e Pasaia, situate sulla costa occidentale, le ho scelte poiché sono vicine sul versante settentrionale dei Pirenei…Pasaia specialmente è quasi attaccata ;) )
Spero che questa prima parte del cap 6 vi sia piaciuta e che abbiate apprezzato anche gli altri personaggi di mia pura invenzione! Ci tenevo molto a presentare Anita, Dora e Roikhos…
Beh, al secondo tempo col duello tra Shura e la Maestra! ^^ ( ci saranno sempre nuove cose da dire…eh!eh!eh! )
Ringrazio, come al solito, tutti i lettori che seguono, leggono e hanno voglia di recensire questa storia!! ^^