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Autore: elieli9090    06/05/2012    4 recensioni
cosa sarebbe successo se Draco Malfoy ad undici anni fosse stato smistato a Grifondoro anzichè a Serpeverde? Come sarebbe stato il suo rapporto con Harry e Ron? e soprattuto con Hermione?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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CAPITOLO 7

Non si era mai sentita così sola.

Prima Ron, che le veniva portato via da Lavanda senza che lei fosse stata in grado di far nulla per riprenderselo. Aveva sofferto per la loro storia, era stato difficile vedere sbocciare il loro amore e ammettere agli altri, e soprattutto a se stessa, che con Lavanda stava meglio che con lei. Si era cercata mille distrazioni, era sprofondata in uno studio convulso per migliorarsi ancora. E ora, quando finalmente era riuscita ad andare avanti, ad aprire il suo cuore a qualcuno… ecco che arrivava Calì a sottrarglierlo. E la cosa peggiore era che faceva molto più male. questo secondo tradimento le bruciava come fuoco.
Tradita da Draco che aveva baciato Calì senza fermarsi a pensare, a considerare i suoi sentimenti nemmeno per un secondo. Aveva capito che lui non la ricambiava, ma sbatterglielo in faccia in quel modo, davanti a tutti, era stato… così poco grifondoro.

Tradita da Lavanda e Ron che non avevano avuto nello schierarsi con l’avversaria.

Tradita da Calì che millantava di aver capito da anni di che natura fosse il rapporto con Draco e di approvarlo. Per poi rubarglielo quando era così a portata di mano da riuscire quasi a sentirne la consistenza sotto le dita.

“Ti odio Draco Malfoy!” borbottò a mezza voce. “Ti odio per avermi fatta innamorare.” E ricominciò a piangere silenziosamente.

Seduta per terra, nella torre di astronomia, con il solito stormo di perfetti canarini che evocava sempre quando era triste, fissava il cielo. Non v’era una nuvola e le stelle brillavano come fari nella notte. La luna illuminava in parco completamente ricoperto di neve, e sotto quello strato candido anche la Foresta Proibita sembrava meno spaventosa.

Immaginava già l’umiliazione della colazione in Sala Grande, il giorno dopo. Il bacio tra Draco e Calì di pubblico dominio e lei additata come la ‘scaricata’, la fallita che non riusciva a tenersi un ragazzo. Quella che era facile lasciare quando si trovava di meglio. Le vecchie insicurezze che facevano capolino le fecero versare altre lacrimi bollenti.

“Una notte così bella non bisogna passarla da soli.” La ragazza nascose con un frettoloso gesto della mano quella traccia così evidente di disperazione. Non voleva farsi vedere cosi debole da nessuno. Ma nulla poteva fare contro quel macigno sul cuore che era visibile, a chiunque la conoscesse, con o senza lacrime.

Hermione riconobbe la voce e non disse nulla. Lasciò che la figura snella si lasciasse cadere al suo fianco sulla pietra nuda del pavimento.

“Non hai freddo?”

Hermione aveva freddo ma rimase zitta. Non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime che già minacciavano di ricominciare a cadere se avesse aperto bocca. Fissò il cielo con la pelle d’oca che faceva capolino sotto la stoffa leggera della camicia. Il maglione prescritto dalla divisa l’aveva dimenticato in camera nella foga di parlare con Ginny. E quando era entrata in sala comune e aveva visto quell’orribile scena il suo unico pensiero era la fuga. Ora si ritrovava in quella torre aperta ad ogni vento vestita sola con i collant, la gonna e la camicetta leggera ben abbottonata per riparasi un pochino di più.
“Sei bravissima in questo incantesimo.” Disse il ragazzo al suo fianco indicando gli uccellini che cinguettavano felici sulle loro teste avvicinate.

Hermione non diede modo di far vedere di aver apprezzato il complimento. Strinse ancora di più al petto le ginocchia scossa da brividi di freddo sempre più intensi. Un mantello pesante, maschile, con lo stemma di Grifondoro le fu appoggiato sulle spalle. La ragazza non disse nulla ma il compagno di casa capì, dall’impercettibile rilassamento delle spalle tese, che aveva gradito il gesto.

“Sei sempre stata la migliore. Anche nei momenti più tristi ti vengono magie straordinarie. La maggior parte dei maghi e delle streghe giovani come noi non ha la concentrazione sufficiente per incantesimi così sottili quando sta male.”

Nessuna reazione. Hermione si strinse di più nel mantello, respirando quel profumo tenue che sapeva di buono, di amicizia e di famiglia. Il ragazzo al suo fianco faceva parte della sua seconda famiglia: quella che si era scelta.

“Mi ricordo quando li hai aizzati contro Ron lo scorso anno. Il mattino dopo a colazione non riusciva a tenere in mano le posate per colpa delle beccate alle dita. Non che non se lo fosse voluto.”
Hermione rimase zitta. Con quale coraggio le ricordava, proprio in quel momento, una situazione così analoga e dolorosa. Una fitta di tristezza la colpì così forte che lasciò andare il mantello che scivolò giù dalle spalle. Si strinse ancora di più, troppo ferita per far altro, la fronte poggiata sulle ginocchia. Lasciò che le lacrime scorressero sulle guancie gelate, tanto nessuno poteva vederle. Il ragazzo raccatto da terra il mantello per lei. Con mani tremanti, senza alzarle la testa, ma sentendo la pelle bagnata, le legò il bottone sotto il mento in modo che non potesse più scoprirla cadendo.

“A volte le cose non sono quelle che sembrano però, questo lo sai vero?”

Hermione rimare zitta, gli occhi rossi ormai senza lacrime spalancati. Ben attenta ad ascoltare quello che il giovane le stava dicendo. La sua mente immagazzinava ciò che le stava dicendo, la ragione le rifiutava ma il suo cuore desiderava intensamente crederci.

“A volte è facile travisare una situazione.”

Le nocche di Hermione si fecero bianche, cosa che non sfuggì all’attento osservatore seduto al suo fianco. Provò a passarle un braccio intorno alle spalle, decisamente impacciato, non sapendo come comportarsi con quella ragazza ferita. Hermione si ritrasse violentemente come se il braccio che l’aveva sfiorata per consolarla volesse invece batterla a sangue. Il ragazzo ritirò la mano, disperato nel vederla soffrire e nel non sapere come consolarla.

“Vuoi rimanere sola?” disse trattenendo il fiato nell’aspettare la risposta.

Hermione sempre senza sollevare la testa annuì. Al giovane dispiacque quella decisione ma era deciso a rispettare i suoi voleri. Lentamente si alzo e, senza riprendersi il mantello, si diresse verso la porta che si affacciava sulla scala che l’avrebbe riportato sulla strada del dormitorio di Grifondoro.

“Neville?”

Il giovane purosangue si voltò e vide che Hermione aveva finalmente alzato la testa. Aveva gli occhi gonfi e rossi ma senza lacrime.

“Di a Draco che è fortunato ad avere un amico come te.”

Neville sorrise e arrossì al complimento. Non capitava spesso che gli facessero complimenti, specie le ragazze. Essere il miglior amico di Draco Malfoy significava essere oscurato dal suo talento e dal suo fascino. Ma Neville, a differenza di Ron, non era mai stato incline alla gelosia o all’invidia. Aveva sempre spalleggiato l’amico, gioendo di ogni sua conquista o successo con vero entusiasmo.  
 
“Anche lui è fortunato ad aver te.” Disse Neville sorridendole e tornando verso di lei a passi cauti. Ci penso per un attimo prima di posarle di nuovo una mano sulla spalla. Hermione sussultò ma non si ritrasse questa volta.

“Non lo so. Credo che lui non abbia ancora capito...”

“Quello che tu provi per lui? No, è vero non l’ha capito perché è troppo impegnato a non far vedere quello che prova per te! E bisogna dire che anche tu sei stata brava a nascondere i tuoi sentimenti”

“Non avrebbe baciato Calì in quel caso. Se fosse innamorato di me dico. E poi cosa ti dice che a me lui interessi in quel senso?” chiese la ragazza piccata facendo appello a tutto lo sdegno che era in grado di dimostrare. Parola d’ordine: negare.

“In quel caso non saresti qui a piangere per lui!”

La ragazza arrossì vistosamente, punta sul vivo, messa alle stretta da una logica così banale e disarmante. Neville era così. Silenzioso e genuino ma sempre il primo a rendersi conto delle situazioni. Generoso e vero. Di sicuro il cappello parlante non aveva sbagliato quando l’aveva smistato a Grifondoro. Hermione si chiese se fosse lei quella nel posto sbagliato, lei che non aveva il coraggio di lottare per la persona che amava, né di rivelare i suoi sentimenti a Draco per paura di soffrire.

“Hermione le cose non sono sempre quelle che sembrano. Parlaci e lo saprai anche tu.”

Neville le voltò le spalle e si diresse veloce verso la porta. Prese la maniglia, aprì la porta ma prima di uscire senza voltarsi le disse: “Anche tu sei fortunata, perché qualcuno che ti ami a quel modo è difficile trovarlo. Voglio che sia lui a dirti perché era con Calì quando sei entrato ma sappi che tra i due il cattivo non era lui. Anzi cercava di aiutarti quando la sua generosità gli si è ritorta contro. Sei fortunata ad averlo, cerca di non fartelo scappare per una cavolata.”

Così dicendo se ne andò lasciandola sola a riflettere e pensare al domani.

Si, domani avrebbe parlato con Draco.
 
  
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