Debole
Era
come se il tempo si fosse improvvisamente fermato.
Era come se il cuore avesse smesso di battere. Era come se il suo corpo
fosse
diventato marmo, duro e immobile, incapace di compiere anche il
più piccolo
movimento.
Era
terrorizzata. Non sapeva cosa fare. La prima idea che le ere
venuta in mente era quella di urlare
e
chiamare aiuto, ma sapeva che sarebbe
stato del tutto inutile e poi chiedere aiuto a chi ? Era sola
e nessuno
l’avrebbe sentita, nessuno l’avrebbe aiutata,
nessuno l’avrebbe protetta o si
sarebbe preso cura di lei come Jenny faceva sempre. Ancora una volta la
pesante
consapevolezza di essere sola
la colpì come uno schiaffo
in pieno volto.
<< Allora ? Ti ho fatto una domanda ? >>
disse ancora la voce
sempre più
impaziente
Summer indietreggiò di
qualche passo ma poi cadde per terra inciampando
nei suoi stessi piedi.
Le
gambe le tremavano e sapeva che di lì a poco sarebbe
scoppiata in un pianto isterico.
<<
Che… che cosa… vuoi ? >> chiese con
voce flebile
<< Che ragazzina
patetica >> commentò il ragazzo uscendo
finalmente dal suo nascondiglio
buio.
All’improvviso
si accesero anche tre candele che facevano un po’ di luce,
adesso poteva vedere
chiaramente che era circondata da specchi e poteva anche vedere bene il
ragazzo
che le era apparso di fronte.
Nonostante
la paura Summer non poté negare a se stessa che il ragazzo
che le stava di
fonte era bellissimo,
nel modo
più sovrumano e esotico che si possa immaginare,
ma per sempre bellissimo.
Era snello, alto e con un
portamento elegante,
muscoloso , dai capelli di un biondo chiarissimo,
quasi bianco, bianco come la
neve o la luna e la pelle lattea. A non era ciò che lo
rendeva bellissimo,
quegli occhi, oh quegli occhi, di un blu intenso.
Summer credeva che si
trattasse di un blu elettrico
anche se comunque non c’era un modo
preciso per
definire quella bellissima tonalità di blu.
Quando guardavi
quegli occhi era
come lasciarsi annegare da un oceano profondo.
Quegli occhi erano
meravigliosi
da guardare. Peccato che dietro di essi si celava tanta
malvagità.
Summer si
mise su a sedere cercando di non incrociare più il suo
sguardo.
<< Chi sei ?
>> chiese con tono infantile e spaventano, come
un gattino indifeso
<< Mi
pare di averlo già detto, sono Julian, un Uomo Ombra che voi
avete voluto
sfidare >> rispose Julian con aria annoiata
<< Noi non lo
volevamo davvero. Non eravamo consapevoli del fatto
che il gioco sarebbe divenuto reale >> disse Summer
alzandosi in
piedi
<< Riconosco che il gioco è reale
>> disse Julian citando le
regole del gioco
<< Smettila
>> sussurrò
Summer con le lacrime agli occhi
<<
Tu osi darmi degli ordini ! Per favore, sei solo un’insulsa
ragazzina che non fa altro che piangere
ogni
volta che è in difficoltà. Hai
sempre bisogno di aiuto, hai sempre bisogno di essere consolata.
La verità è
che tu non sei in grado di essere autonoma in niente >>
disse Julian
ghignando
Summer
si sentì trafiggere da mille spade. Nessuno le aveva mai
detto
tante cattiverie tutte insieme.
Sapeva che quello che
Julian aveva detto era
vero, lei ne era consapevole, ma sentirselo dire così,
senza giri di parole, l’aveva
ferita.
<<
Tu che cosa vuoi da noi ? >>
chiese Summer
<<
Non l’hai ancora
capito ? >> chiese Julian scuotendo leggermente la testa
ma
sorridendo
Summer
fece un segno negativo con il capo.
<< Voglio
Jenny. Sono innamorato di lei e dopo che avrò vinto
questo gioco,
lei resterà con
me, per sempre. Per quanto riguarda voi, se non
farete tante storie, ve ne tornerete a casa vostra. >>
Summer
cominciò a tremare, sapeva che la frase non era finita
lì e infatti
<< Se invece oserete mettermi i bastoni
tra le ruote vi ucciderò uno alla volta >>
concluse con un tono
minaccioso.
Summer tremò ma non voleva dargli
ancora occasione di deriderla.
<< Jenny non
cederà mai. Lei non ti amerà
mai. Perché lei ama
Tom, che è un ragazzo gentile
e buono.
Tom è ciò che tu non sarai mai >>
disse Summer con forza
Entrambi rimasero
inizialmente sorpresi ma poi Julian disse con cattiveria
<< Io non ho mai
perso in vita mia. Io
sono colui che comanda in questo gioco. Io sono colui che
vincerà e dopo ciò tu sarai la prima a cui io
strapperò il cuore dal
petto>>
In un’altra occasione Summer si sarebbe
spaventata ma adesso no, ormai
era partita in quarta e non poteva arrendersi.
<< Jenny non te lo permetterebbe, lei vincerà
la partita e ci
riporterà tutti a casa>> disse Summer sicura
come non lo era mai
stata
<<
Credimi lei non vincerà e anche se ci riuscisse allora tu molto probabilmente non ce la farai
>> disse Julian
sorridendo
<< Di che
cosa parli ? >> chiese Summer confusa
<< Del gioco.
Non credo che tu sia abbastanza forte da riuscir a
superare il tuo incubo. Quindi nel caso
in cui le cose andassero a
finire male,
potrei comunque usarti a mio completo vantaggio >>
ghignò
Summer
impallidì.
<< Superare… il mio incubo
? >> chiese con voce tremante
<< Si. Jenny è il giocatore
principale e mano a mano che cammina
per la casa e supera gli incubi passa di livello.
Adesso dovrebbe già aver
incontrato Dee, temo che dovrai aspettare ancora un po’
>>
<< Adesso comincia ad avere tutto molto
più senso >>
sussurrò Summer
<< Ma perché proprio Jenny ? Lei
è così buona, perché mai la
perseguiti ? >> continuò
Julian
la guardò per un attimo, poi sorrise e rispose
<< Perché lei è pura,
buona, ma con uno
spirito di fuoco, forte,
coraggiosa. Ha dei capelli color oro,
gli occhi verdi come aghi di pino, la pelle anch’essa dorata
la illumina.
E’
pura, perfetta. A differenza tua che invece sei debole e patetica.
>> concluse
con una punta di
cattiveria
Summer
sentì gli occhi pizzicarle di nuovo. No, non gli
darò questa soddisfazione ,
pensò Summer cacciando indietro le lacrime.
<<
Lo so, io sono debole, sono un’immatura che non
saprà mai cavarsela da sola.
Però io almeno non sono odiata da Jenny >>
disse con soddisfazione.
Julian la
guardò con rabbia per poi svanire in una nebbia nera facendo
sparire con sè anche le
candele.
Maledetto,
pensò. L’aveva fatto a posta, lei lo aveva
provocato e lui in cambio l’aveva
lasciata al buio.
Era consapevole che provocarlo non era
stata una mossa molto
intelligente da parte sua ma non poteva permettergli di vincere.
Ma sapeva che
lui gliel’avrebbe fatta pagare cara perché
comunque era consapevole del fatto
che Julian sapesse che lei era molto, troppo,
debole.