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Autore: Fluxx    08/06/2012    3 recensioni
Si incamminò così verso casa, lungo il tragittò le sembrò più volte di avere la sensazione di essere osservata, seguita, al tal punto che, di tanto in tanto, si guardava intorno con circospezione, senza però notare nulla di strano o chissà cosa. [...]
Eppure no. Non era una sensazione. Non era pura immaginazione. Qualcuno la seguiva.. E probabilmente non era neppure qualcuno di così gradito. Per ora si limitava a rimanere un ombra anonima nella notte, ma presto sarebbe uscito fuori allo scoperto.
Un ghigno gli comparve sul volto prima di girarsi e scomparire inghiottito dall'oscurità.
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Chris Redfield, Jill Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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2. L'uomo nero


Chris e Jill avevano appena finito di mangiare: l'uomo era stato davvero bravo, non se la cavava affatto male come cuoco. Per l'occasione aveva comprato anche un buon vino che i due avevano provveduto a gustarsi lentamente durante il pasto.
Più e più volte durante quella cena i loro sguardi si erano incontrati in brevi ma intensi istanti di silenzio, ed era proprio in quelli che Jill riponeva tutta la sua fiducia... Ma non accadde nulla, ovviamente. Se lo doveva aspettare. Eppure lo sentiva che anche da parte di Chris c'era qualcosa, anche se ora si stava cominciando a chiedere se lo sentiva sul serio o se lo immaginava e se ne voleva auto convincere.
“Ma no dai, non ti preoccupare. Ci penso io domani a fare i piatti.” Le disse Chris, portandole una mano sulla parte inferiore della schiena e conducendola nel salone. “Allora? Cosa vogliamo vederci?”
“Guarda, basta che non sia un film horror che tratti di zombie!” Scherzò Jill, lui rise.
“Certo, no.. D'accordo. Credo di averli bruciati tutti.” Le sorrise, guardandola negli occhi.
La bionda rise appena, quando poi tornò seria ci fu nuovamente uno di quei silenzi, un po' imbarazzanti. Certo, lei che quei silenzi li avrebbe colmati con parole d'amore.
Chris inspirò e si schiarì la voce, guardandosi un attimo intorno prima di tornare con lo sguardo su di lei. “Allora... Rimani qui stanotte?”
A Jill sembrò che la sua voce si fosse fatta appena più bassa e che risuonava più come una proposta che come una domanda... O, di nuovo, si stava solo immaginando tutto?
“No, non credo..” Scosse appena il capo ma sorrise.
“Come no? Sono già quasi le dieci..” Osservò, guardando l'orologio al polso, “Il tempo che mettiamo un film, lo guardiamo, si farà tardissimo...”
“E... Quindi?” Ridacchiò.
“E quindi non voglio che torni a casa da sola così tardi, anzi, se torni ti riaccompagno io.”
“Ma non ce n'è bisogno, Chris, dai.” Disse Jill con un sorriso.
“Ce n'è bisogno, ce n'è bisogno, fidati.”
“E' che domani ho il turno di mattina, mi dovrei preparare e tutto, presto..”
“Non capisco perché abbiano dovuto cambiarci tutti i turni.” Sbuffò.
Jill fece spallucce ed intanto si andò a sedere sul divano, visto che tanto quel momento 'magico' si era andato a disperdere nell'aria. “Credo li abbiano cambiati per poter far entrare anche i turni di Sheva.”
Chris, invece, ando a destra della tv, cominciando a scorgere i vari titoli di film. “Ah, si, giusto.. Potrebbe essere.”
La bionda si mise a gambe incrociate sul divano, mentre con lo sguardo correva lungo il corpo del partner. “Come va con Sheva?”
“Bene, non c'è male. E' una ragazza davvero in gamba. Non so se il risultato sarebbe stato lo stesso in Africa se avevo accanto un'altra che non fosse stata lei...”
Silenzio.
“Ovviamente, Jill..” Si voltò, “Se ci fossi stata tu al mio fianco le cose sarebbero andate allo stesso modo, se non meglio.” Le sorrise.
“Mh...” Abbassò lo sguardo. “E invece... Ero lì solo a complicarvele.”
Chris schiuse appena le labbra, notando quella vena di rabbia nel suo tono. Gli dispiaceva vederla così. Le si avvicinò e si inginocchiò di fronte a lei, davanti il divano.
“Ehi.. Non dire così, avanti.” Le appoggiò una mano sulla sua e questo bastò per far rialzare lo sguardo alla ragazza negli occhi di lui. “Non eri in te... E poi alla fine ci hai dato supporto insieme a Josh... Probabilmente saremmo morti, altrimenti.” Le sorrise, allungando una mano fino alla guancia della ragazza, in una tenera e sfuggente carezza.
Jill ricambiò il suo sorriso, seppur appena forzata. “Si ma... Mi dispiace Chris.” Mormorò.
“Ehi, va tutto bene... E' finita. Ero venuto lì anche per cercarti. Sapevo, più o meno, a cosa andavo incontro. Non devi sentirti in colpa.”
Lei annuì piano, guardandolo negli occhi. Silenzio. Di nuovo.
“Allora.. Azione o commedia?!” Le sorrise lui.

I due alla fine avevano optato per un film d'azione, non troppo pesante, ed abbastanza divertente. Durò parecchio, quasi due ore. Il tempo di sceglierlo, metterlo e vederlo, si era fatta l'una.
“Certo che se fossi stato in lui lo avrei fatto fuori... Sono una sciocchezza in fondo, questi film.” Disse Chris, mentre scorrevano i titoli di coda e la colonna sonora di sottofondo.
“Beh..” Lei fece spallucce. “E' normale, per noi che ci siamo dentro. Lo sappiamo che le cose non finiscono sempre così.. A lieto fine, anzi.”
L'uomo guardò l'ora sul suo orologio, poi Jill. “E' tardissimo. Sei sicura che vuoi andare via?”
La ragazza lo guardò. “Sì Chris, ti ringrazio ma è meglio che vada.”
“Se non ti conoscessi.. Direi che vuoi scappare da me.” Le rispose lui con tono bonario ed un lieve sorriso.
“Da te? Ma che dici..!” Rise appena lei, alzandosi, dopodiché lui fece lo stesso.
“Almeno lascia che ti accompagni. Questo puoi concedermelo?”
“Mmh... E va bene.” Disse con tono fintamente sostenuto e superiore.
Chris si infilò un paio di scarpe, prese le chiavi e così i due uscirono. C'era un silenzio quasi surreale lungo il viale e decisero di goderselo facendosi una passeggiata a piedi fino a casa di Jill.
“Ho incontrato Sheva oggi, in ufficio.” Disse la ragazza, tra una chiacchiera inutile ed un'altra.
“Ah..?”
“Vi sentite ancora, sì?” Indagò Jill, facendola passare come pura curiosità.
“Ogni tanto, sì. Beh, lavoriamo nello stesso posto, è normale.”
“Solo per lavoro?”
“Il più delle volte sì. Qualche volta siamo andati a prenderci un caffé insieme ma niente di più.” La guardò, continuando a camminare.
“E basta?” Lei gli rivolse altrettanto uno sguardo.
“... Sì, perché?” Sorrise.
“Non lo so. Pensavo.. Boh.”
“Pensavi?” Insistette lui.
“Non lo so cosa pensavo.. Pensavo ci fosse un qualcosa tra.. Di voi.” Si schiarì la voce e ridacchiò. “Vi ho visti parecchio affiatati, in Africa.”
“Era la mia partner, sono stato fortunato a trovarmici subito bene.. Voleva mollare ad un certo punto e pensavo che sarei rimasto solo, invece ha deciso di seguirmi anche se non era strettamente tenuta a farlo.. E mi ha aiutato. Gliene sono immensamente grato.”
I due erano arrivati di fronte casa di Jill, avevano salito le scalette del vialetto e si erano fermati di fronte la porta.
“.. E perché non hai mollato anche tu? Era rischioso... E non eri strettamente tenuto a farlo nemmeno tu.” Disse, guardandolo negli occhi.
“Lo ero molto più di lei e.. Sapevo che eri lì. Me lo sentivo. Non potevo lasciarti in balia di quel pazzoide schizzato, Jill.”
La ragazza sorrise, abbassò appena lo sguardo e rimase in silenzio per un istante. “Non finirò mai di ringraziarti Chris, mi hai salvato la vita.”
“Chissà quante volte l'hai fatto tu.” Disse, facendole una carezza.
Lei rialzò lo sguardo, dopodiché gli cinse il collo con le braccia e lo abbracciò.
Chris le portò le mani sulla vita, avvolgendole poi la schiena e stringendola a sé. Jill socchiuse gli occhi. Finalmente si sentì a casa, tra le sue braccia. Le stesse braccia forti e possenti che spesso l'avevano aiutata e difesa, tirata su nei momenti più bui e pericolosi. Lui c'era sempre stato.
“Buonanotte Jill.” Mormorò lui più a bassa voce, interrompendo quel silenzio.
Lei si tirò appena indietro e lo guardò, prima che l'uomo le schioccasse un bacio sulla fronte.
“Notte Chris. Ci sentiamo.” Sorrise e dopodiché tirò fuori le chiavi ed entrò. Si voltò e gli lanciò un ultimo sguardo prima di chiudere la porta.
Appoggiò le chiavi sul tavolino accanto la porta, al buio, dopodiché spinse l'interruttore ma la luce non si accese. Era buio pesto, non ci vedeva nulla.
“Ma che..?” Era saltata la corrente? Sbuffò, fece un paio di passi incerti nel buio verso la scala per rimetterla.
“Si fanno aspettare così tanto gli ospiti?” Sentì dopodiché una voce alle sue spalle.
La ragazza si fermò all'istante, sentì il sangue ghiacciarlesi nelle vene. Qualcuno era entrato in casa sua? E quella voce? Così inconfondibile. No... Doveva essersi sbagliata. Non poteva essere lui, di nuovo. Lui era morto.
Sentì dei rumori, l'uomo probabilmente si alzò dal divano, poi dei passi avvicinarsi. “Ti sei divertita? E' così che vivi? Facendo tardi alla sera..”
La ragazza si voltò di scatto: vide solo una sagoma avvicinarsi. Era alto e ben piazzato. Ci vedeva ben poco nel buio, non riconosceva la sua faccia, ma quella voce...
“C-chi sei?!” Le uscì spontaneo, dando per scontato che non poteva proprio essere lui.
Una lieve risata sommessa, “Lo sai benissimo chi sono, Jill.”
“N... Tu.. Tu sei morto!” Indietreggiò appena.
“Lo credi davvero? E allora come potrei essere qui?” Chiese, facendosi sempre più vicino.
“Non avvicinarti!” Disse, allarmata e tenendosi sulla difensiva. “Cosa diavolo vuoi!?”
Così, l'uomo, arrivato di fronte a lei, la afferrò portandole una mano al collo e spingendola contro il muro: Jill sentì la mano foderata dal guanto di pelle stringersi attorno il suo collo. La forza era diversa, non la stessa. Sembrava più debole, seppur fisicamente più prestante di lei.
“Hai osato ribellarti a me... E hai qualcosa che mi appartiene.” Sussurrò lui, continuando a stringere la presa.
La bionda gli portò entrambe le mani al polso, cercando di toglierselo di dosso, ma senza riuscirvi. Contro il muro, vicino alla finestra, poté finalmente scorgere il suo viso: non poteva crederci. Era Wesker. Come diavolo... Era possibile? Doveva star sognando, sì, era un incubo. Un'orribile incubo. Aveva il viso rovinato, forse per le ustioni, forse per il virus. Era fottutamente inquietante. Così lei cominciò a dimenarsi e, per sua fortuna, per sbaglio calciò il tavolino che cadde: sopra v'era un vaso che, non appena arrivò a contatto con il pavimento, si ruppe in mille pezzi.
Il caso volle che Chris non fosse ancora molto lontano: sentì un rumore provenire dalla casa ormai di alcuni passi più lontana, così si voltò e decise di tornare indietro: forse era un po' ossessivo ma aveva sempre paura che Jill potesse sentirsi male o chissà cosa, era ancora debole dopotutto.
Una volta arrivato di fronte la porta, bussò. “Jill, tutto bene??” Chiese, notando la luce spenta.
“L-lasciami!!!” Disse lei, continuando a dimenarsi.
“Jill?!?!!!” Chris bussò con più insistenza, sentendo la voce della ragazza.
“C-Chris!!” La sua salvezza.
Wesker, a quel punto, si sentì braccato: quell'uomo era sempre pronto a mettergli i bastoni tra le ruote. 'Maledizione..' Pensò, avvicinando il suo viso a quello della ragazza. “Puoi starne certa, Valentine... Che non finisce qui. Tornerò a prendermi ciò che mi appartiene, non andrai molto lontana.” Sussurrò.
La ragazza sentì un brivido di terrore percorrerle la schiena e ormai l'ossigeno scarseggiava. Annaspò per cercare di racimolare un po' d'aria fin quando la presa al suo collo non si affievolì, fino a lasciarla.
L'uomo si affrettò ad avviarsi all'uscita sul retro mentre Chris, con insistenza, cercava di entrare. Riuscì, finalmente, a sfondare la porta: una volta dentro vide la sagoma di un uomo allontanarsi nel buio, fece per scagliarglisi contro come un cane rabbioso ma con la coda dell'occhio vide Jill scivolare a terra contro il muro e tenendosi le mani al collo.
“Jill!!” Guardò nuovamente la porta dietro la quale era sparito l'uomo misterioso ma poi decise di prestare soccorso alla partner. “Ehi Jill!” La raggiunse e si inginocchiò di fronte a lei. “Stai.. Stai bene???” Chiese, agitato, afferrandole i polsi.
“... S-sì..” Biascicò appena, sembrava parecchio provata.
“Chi era Jill? Chi era???” Le portò le mani sulle spalle, scuotendola appena.
Solo a quel punto la ragazza incrociò lo sguardo di lui. Deglutì. “.. Non.. Lo so.... Un.. Ladro, forse..” Disse con un filo di voce. Gli aveva mentito, perché? Avrebbe dovuto dirgli subito chi era, in modo da allertare tutti ma... Non lo fece. Non ne ebbe il coraggio.
“...” Chris espirò. Dio santo quanto si era preoccupato. “.. Dai.” Le portò una mano sulla guancia. “Ora è tutt'ok.” Con la mano sulla spalla la tirò a sé, stringendola. “Qui non va bene... Stanotte stai da me e non voglio sentire storie, intesi?”
La ragazza gli appoggiò le mani sul petto, rimanendo un istante in silenzio. Era assurdo. Nemmeno il suo calore, in quel momento, riuscì a farla sentire al sicuro. Era l'inizio di un nuovo incubo.
“Jill?”
“.. S-sì... Va bene..” Mormorò. Cosa diavolo voleva Wesker ancora da lei? Cos'era quella cosa che apparteneva a lui?
Grazie al cielo c'era Chris. Gli cinse la vita con le braccia e lo strinse forte. Ora sì che si sentiva debole e inerme.

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Wahhh, e dopo tre anni ho scritto il continuo! xD
Scusate ma sapete, sotto esami di maturità si ha poco tempo e anche l'ispirazione si caga sotto per la fifa e se ne va in letargo! :P
Ed ecco qui svelato l'arcano! xD Vabbè, si sapeva che era lui!
Poco ho da dire! Chissà cos'è che ha Jill ma che appartiene a lui u_u chissà, chissà!
Vedremo un po'!
Questo è ciò che rimane del povero Wesker:
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Ahaahhaah x°D figo ad ogni modo u___u

Ci si vede al prossimo capitolo gente! Vi ringrazio tutti, dal primo all'ultimo lettore!
Un grazie speciale a chi avrà voglia di recensire e a chi inserirà tra seguite/ricordate/preferite!
Tanti bacini! :)

   
 
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