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Autore: Jaded_Mars    14/06/2012    3 recensioni
Un insolito triangolo che coinvolge Duff McKagan, Joe Perry e una bellissima ragazza venuta da lontano. Il titolo della storia è piuttosto self explaining, ma ci sarà il lieto fine questa volta?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Duff era andato al Roxy senza nemmeno volerci davvero mettere dentro piede, "era una notte buia e tempestosa" avrebbe detto Snoopy, anche se fuori non faceva poi così brutto, pioveva solo abbondantemente come spesso accadeva in quella stagione, perché era ora di ammetterlo, non solo la sua cara vecchia Seattle sapeva essere cupa e uggiosa come poche, anche Los Angeles aveva dei momenti di defaillance che sfatavano il mito del sole e del caldo per 365 giorni l'anno.
Spalancò svogliatamente la porta semiaperta con una spalla e si sistemò in un angolino tranquillo nell’ingresso affollato per scrollarsi di dosso l'acqua che si era accumulata in piccole goccioline sul suo chiodo nero e che gli aveva inumidito i capelli. Gli sarebbero sicuramente diventati gonfi da tanto era afoso dentro quel locale, ma non sarebbe stato un problema, tutto sommato sarebbe stata una cotonatura naturale, non essersela fatta a casa da solo era stato positivo.
Sfoderò un pacchetto di sigarette consunto che portava nella tasca posteriore dei pantaloni e si accese una bella Marlboro rossa mentre cominciò flemmaticamente a darsi un'occhiata in giro. Non sembrava esserci nessuno di particolarmente interessante quella sera, il locale era buio e colmo di gente, con la musica  a palla che lo frastornava notevolmente tanto che gli ci volle un pochino per riuscire ad adattarsi all'atmosfera festosa che sembrava pervadere le persone presenti.
In fin dei conti non era poi così male lì dentro, sicuramente meglio che a casa, almeno sarebbe riuscito a fare quattro chiacchiere con qualcuno e non sarebbe rimasto a rimuginare da solo su Simone e su ciò che era successo per farla scappare via di corsa quella mattina. Aveva provato a chiamarla ma non era mai riuscito a trovarla a casa, rispondeva sempre una delle sue due coinquiline. Sapeva che non voleva evitarlo, ne era certo anche se quell’atteggiamento lasciava intendere tutt’altro.
 Per dirla tutta, non sarebbe proprio stato da solo visto che c'era anche Izzy a casa, ma tanto lui di sera se ne stava sempre per i fatti suoi a strimpellare la chitarra, e comunque non gli sarebbe stato d'aiuto conversare con lui visto che soleva essere sempre la voce della sua coscienza e Duff aveva il sospetto che gli avrebbe detto qualcosa che sicuramente l’avrebbe fatto riflettere e messo di cattivo umore. Era sempre così quando Izzy gli spiattellava la verità in faccia con l’aplomb e la tranquillità tipica di chi ha la ragione dalla propria parte. Ed era sicuro che non avrebbe mancato di farlo anche in quell’occasione, Izzy ci teneva a lui e da buon amico voleva solo il suo bene.
Stava pensando agli svariati sermoni che il chitarrista avrebbe potuto fargli riguardo la sua cotta per Simone (anche se di cotta sapevano entrambi che non si trattava più) quando improvvisamente la vide proprio lì, in quello stesso locale a pochi metri da lui. Preso dalla foga, si lasciò sfuggire un’esclamazione di soddisfazione che attirò su di lui lo sguardo interessato di qualcuna delle ragazze lì vicino che lo stavano puntando da un po’ per poi rimanere deluse quando lo videro allontanarsi di corsa.
 
Si fece strada in mezzo alla ressa che affollava il Roxy e si diresse verso di lei sperando che non si spostasse da quel minuscolo cono di luce che la illuminava o avrebbe fatto molta fatica a ritrovarla in quella penombra. Era agitato, entusiasta, insomma, contento. Si sentiva elettrizzato, da quanto non  la vedeva?  Forse una settimana o poco più, pochi giorni in fin dei conti, ma a lui parevano avere avuto la durata di mesi. Non aveva mai passato così tanto tempo senza di lei da quando la conosceva, senza nemmeno una telefonata o un rapido saluto al bar.  Le era mancata, come non gli era mai mancato nessuno prima.
Finalmente la raggiunse, si sistemò un attimo la giacca, cosa che non faceva mai visto che  fondamentalmente se ne sbatteva di come andava in giro, e fece qualche passo fuori dall’ombra verso di lei. La chiamò a voce alta, ma era così presa a parlare con le sue amiche che nemmeno lo sentì. Allora le posò una mano sulla spalla “Simone!” le urlò all’orecchio facendola sussultare.
 
"Duff!” lo guardò a metà tra lo stupito e il divertito “Ma sei matto?! Per poco non mi fai venire un infarto!" gli disse dandogli una piccola spintarella sul petto facendolo arretrare di un passo. Era felice quanto lui di vederlo, questo il ragazzo lo poteva dire dal solo modo in cui i begli occhi blu della ragazza lo scrutavano con un guizzo di gioia.
 
“Vieni con me!” le disse senza pensare ad altro.  Avrebbe voluto portarla via, in un posto lontano, fare come quegli eroi delle favole che le loro principesse in luoghi magici, invece le prese la mano e la guidò sulla pista da ballo, solo quello aveva a disposizione, un piccolo spazio vitale ritagliato tra altri corpi in movimento. Si trovarono vicini stretti tra i giovani che ballavano intorno scatenandosi al ritmo di canzoni di Billy Idol o dei Duran Duran.
 
“Balliamo?” disse Duff. La domanda retorica pronunciata in quell’istante aveva un che di stupido, erano lì in mezzo che altro potevano fare? Guardarsi in faccia e restare immobili? ‘Anche’ pensò Duff, rendendosi conto che a volte faceva delle uscite quantomeno goffe.
 
“Duff  lo sai che non sono capace, te l’ho detto mille volte…” rispose Simone titubante. Non era proprio vero che non sapesse ballare, ma lei si sentiva enormemente ridicola a farlo di fronte a lui, perché per lo più quando iniziava se la musica le piaceva, finiva per fare la scema. Di solito succedeva così coi suoi amici, si divertivano facendo i deficienti in pista, in un susseguirsi di mosse buffe o demodé.  Piuttosto che farlo, avrebbe preferito sotterrarsi.
 
Il ragazzo la guardò arrossire nell’ombra “Perché credi che io sia un bravo ballerino? Non so minimamente da dove iniziare, però me ne frego e faccio come mi pare.” le prese nuovamente la mano affusolata, “Dimentica tutto il resto e divertiamoci, ok?” e le fece fare una piroetta rapida su se stessa facendola scoppiare a ridere.
 
Ma non riuscirono a fare che quattro passi che la musica cambiò repentinamente, sostituendo ritmi veloci e battenti con delicate e poetiche note di piano, lasciando disorientati i due giovani mentre il resto dei ragazzi iniziava a danzare coi propri compagni oppure lentamente abbandonava la pista. Duff prese gentilmente la ragazza, facendole scorrere un braccio attorno alla vita, avvicinandola e riconoscendo in quel momento la canzone che stava suonando, sembrava perfetta per l’occasione, perfetta per loro.  
 
Pretty eyed, pirate smile, you'll marry a music man”. Sorrise impercettibilmente quando arrivarono quelle parole che Simone stava intonando sottovoce ad occhi chiusi, quasi tra sé.
“Ballerina, you must have seen her dancing in the sand” continuò lui sussurrandogliele all’orecchio riportandola alla realtà. Due zaffiri si aprirono su di lui, tradendo un leggero infantile imbarazzo. “Mi piace questa canzone.” Disse Simone, come a giustificarsi, prima di trovarsi un dito del ragazzo posato sulle labbra, per zittirla.
 
Jesus freaks out in the street” proseguì Duff incoraggiandola. Dopo un timido inizio cantarono assieme in armonia per un po’ fino a che Simone non sbagliò l’attacco di una strofa e abbassò il viso timidamente scocciata. ‘Posso sposarla, qui, subito?’  pensò il biondo che restava costantemente disarmato di fronte alla dolcezza della ragazza. “Hey…” le prese il viso perfetto tra le mani alzandolo verso il suo e si studiarono quasi come se fosse la prima volta che si stessero vedendo. In effetti era un po’ come se fosse davvero la prima volta che si incontravano, lì alla luce di qualche neon circondati da una musica assordante e piacevole, era la prima volta che succedeva che non si incontrassero alla luce del giorno e la sensazione era come se qualsiasi cosa avrebbe potuto accadere. Era facile reagire con freddezza agli eventi durante la giornata. Era facile non farsi assalire dalle emozioni quando il sole era alto nel cielo, quando un certo pudore ancora vigeva nei comportamenti delle persone, nei loro stessi comportamenti, timorosi di esternare le loro emozioni più del dovuto per paura che quelle prendessero il sopravvento in circostanze che a loro sembravano sbagliate ma che, nei fatti, di sconveniente non avevano nulla. Di notte era tutto un altro discorso. Ciò che succedeva di notte era diverso, si tingeva di magia e assumeva tutt’altro spessore. Di notte qualsiasi gesto diventava più intenso, amplificato, quasi estraniato dalla realtà, proprio come loro due lì insieme in mezzo alla gente eppure staccati dal mondo.
Duff non sapeva se Simone avesse cambiato qualcosa nel modo di vestire, di truccarsi o se semplicemente era perché non la vedeva da un po’, ma quella sera gli sembrava ancora più bella di come se la ricordava. Indossava l’abito più semplice possibile, un tubino nero senza fronzoli, e i capelli color cioccolato le ricadevano lunghi e vaporosi sulle spalle. Niente tacchi, niente accessori vistosi, solo due piccole stelline ai lobi ed eccola lì magicamente la sua fata di nuovo davanti a lui ad illuminarlo col suo sorriso radioso.
 
“Heavenly wine and roses
Seem to aspire to me
When you smile”

 
Chi lo diceva? Non se ne ricordava, ma aveva davvero importanza? Non contava più niente, erano solo loro due, avvolti in una bolla, in una dimensione lontana. In quel momento Duff  prese coraggio ed azzerò le distanze tra loro, baciandola.  Per un attimo credette che il suo cuore stesse per esplodere dalla gioia quando Simone rispose a quel contatto.
‘Stringimi più forte piccola ballerina…’ si disse mentre la cullava tra le braccia, il suo viso appoggiato sulle sue spalle. Le posò un bacio sui capelli profumati, continuando a ballare assieme a lei, ringraziando chissà quale divinità per la fortuna che aveva avuto che lei fosse entrata a fare parte della sua vita.
***
Come un Romeo innamorato era tornato a casa da solo cantando per strada i motivetti più allegri che conoscesse, soprattutto quella stupida canzone dei Ramones che gli era venuta in mente per caso, che poco centrava col suo stile ma che non riusciva a trattenersi dall’intonare: “Baaaaby I looooove yoooou” non si ricordava altro del testo se non quelle quattro parole che continuava a cantare in ripetizione come un disco rotto. Era così felice che gli sembrava di camminare sollevato da terra, se si fosse concentrato era convinto che sarebbe riuscito a volare. “Baaaaby I looooove yoooou” disse di nuovo improvvisando un passo di danza sulla melodia che stava suonando incessantemente nella sua testa. Mentre cantava la gente della notte si girava a guardarlo, alcuni incuriositi, altri ridendogli dietro credendo fosse in preda agli effetti di chissà quale specie di nuova droga euforica, altri ancora pensando che avrebbero voluto essere al posto di quel ragazzo biondo che sembrava così maledettamente felice. Lui non si curò di loro e andò dritto per la sua strada, come faceva sempre, schivando pozzanghere, cantando e figurandosi nella sua mente il suo ballo con Simone. Quanto era stato fantastico sentirla tra le sue braccia, sentire il suo corpo così vicino al suo, un ballo estremamente sensuale ma allo stesso tempo così intenso, elegante quasi d’altri tempi. Per quei pochi minuti il mondo intorno a loro si era azzerato, non esisteva più niente e nessuno ed erano rimasti solo loro due a muoversi su quella pista da ballo straripante di gente. Aveva voluto baciare quelle labbra di rosa, era stato come un sogno diventato realtà prima che la musica finisse e lei lo allontanasse delicatamente per tornare dalle sue amiche, come un cerbiatto che sfugge. Gli era sembrato di essere riuscito solo a sfiorarle, era stato così delicato ma allo stesso tempo così intenso che desiderava non avesse dovuto finire. Ma era sicuro che sarebbe stata  solo questione di tempo e avrebbe potuto riempirla di baci ogni volta che avesse voluto, o almeno così sperava dal profondo del suo cuore. Fu un susseguirsi di ricordi di quello che aveva vissuto con Simone alternato a fischiettate felici fino a che non mise piede nel letto.  Era entrato in casa senza nemmeno preoccuparsi che Izzy ci fosse o meno, tanto era tutto spento aveva dedotto che si fosse addormentato, e se non c'era forse era anche meglio, così non avrebbe dovuto rendere conto del suo improvviso buon'umore. Appoggiò la testa sul cuscino, sul volto aveva dipinto un sorriso che non gli si vedeva da tempo, uno di quello che si estende da orecchio a orecchio,  espressione di pura gioia. Con le mani incrociate dietro la testa guardò il soffitto bianco sopra di lui. Si immaginò per l’ultima volta quella sera il viso di Simone, i suoi capelli lunghi, il suo magnifico profilo, gli occhi blu nei quali avrebbe voluto immergersi, e disse qualcosa del tipo "Tu ed io, piccola, che ne dici?".

   
 
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