Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: Strega_Mogana    03/01/2007    10 recensioni
Cinque ragazze, cinque ragazzi, cinque amori.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inner Senshi, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La mia migliore amica (seconda parte)


Ho rovinato tutto.
Sono solo non mi vorrà più vedere ma non vorrà neppure ascoltare le mie parole.
Sono un emerito cretino, un’idiota, uno stupido, un illuso, un povero deficiente.
Lei é scappata e il mio cuore si é spezzato. Sapevo quello che sarebbe successo, l’avevo sospettato ma vederla fuggire via da me, dai miei sentimenti, dal mio amore, era più doloroso di quanto immaginassi.
Mi sento un imbecille, anzi peggio... ho detto la frase più importate della mia vita nel modo sbagliato e nel momento meno opportuno.
Si può esser più cretini di così?
L’avevo immaginato come un momento romantico, noi due che parliamo abbracciati come al solito, io che le confesso i miei sentimenti e poi la bacio, delicatamente ma con tutto il mio cuore.
Invece glil’ho detto come se quello che provo fosse una punizione, come se il mio amore per lei fosse una cosa orribile e le davo la colpa se stavo così male. Ci credo che é scappata, l’avrei fatto pure io.
Idiota, idiota, idiota!
Sbatto la testa contro il cuscino del letto, sono un imbranato, che cosa stavo pensando quel pomeriggio? Cosa credevo? Che mi avrebbe confessato anche lei i suoi sentimenti per me?
Forse un po’ sì, ci speravo...
O forse volevo solo mettere una parola fine a questa tortura. Ora che lei mi odia posso mettermi finalmente l’animo in pace. Basta dubbi o incertezze, basata false speranze: Rei non mi ha mai amato. Fa male ma é la pura verità.
Ed ora devo trovare il coraggio di andare avanti, di non fermarmi, di vivere anche senza il mio angelo accanto.
Ma, ancora per un po’, voglio crogiolarmi nel mio dolore.
Sento il ciabattare di mia mamma nel corridoio, anche se c'é al moquette fa sempre rumore, mi copro la testa col cuscino e aspetto che entri... lei entra sembra senza bussare, senza chiedere, entra e basta come ogni madre impicciona.
- Jadeite...- l'immagino mentre fa capolino nella stanza, non esco da qua da tre giorni ormai.
Sto troppo male.
- Jadeite tesoro? - sento la sua mano piccola e perennemente gelata appoggiarsi sulla mia schiena sotto le coperte, non so se ha capito perché sto male, ma se fossi semplicemente influenzato Rei sarebbe arrivata subito con brodini e bevande ricostituenti. Visto che Rei non mi palerà per il resto della mia inutile vita forse anche mia madre capirà perché sto tanto male.
- Cosa c'é mamma?- dico fingendomi addormentato con il naso chiuso e un po' di tosse.
- C'é qui qualcuno per te.
La vedo sorridere, forse la mia pena é finita. Magari é Rei che viene qui per chiarire la situazione, per discutere e trovare assieme un metodo per riparare al mio pasticcio.
Mamma esce lasciando la porta aperta, mi siedo sul letto e cerco di sistemarmi al meglio, non voglio sembrare trasandato o peggio, non voglio che lei mi veda disperarmi come un poppante. Ho ancora la mia dignità da salvare.
Quando vedo l'ombra sul pavimento del corridoio mi sento quasi male, la mia gola diventa secca all'improvviso e il cuore sembra schizzarmi via dal petto. Mi mordo un labbro, se non mi do una calmata potrei saltare giù dal letto e correre verso di lei.
Finalmente qualcuno fa capolino e i miei sogni si sciolgono come neve al sole.
E' Zoisite.
- Ah..- dico dispiaciuto chinando il capo e stringendo la stoffa della trapunta - sei solo tu.
- Beh non mi aspettavo i fuochi d'artificio,- sentenzia lui chiudendo le porta alle sue spalle - ma almeno potevi fingere di esser felice di vedermi.
- No é che io... si pensavo...
- Che fossi Rei giusto?
Annuisco tornando a sdraiarmi.
- Sono stato un pazzo! Come ho potuto dirle che l'amo in quel modo così stupido!
- Queste sono le conseguenze per esserti tenuto tutto dentro per così tanto tempo.
- Ti prego Zoisite non iniziare... - sbuffo mettendomi di lato e dandogli le spalle - sei venuto qui per farmi sentire ancora più in colpa?
- No, sono venuto qui per portarti i compiti e per vedere in che stato ti eri conciato in questi tre giorni.
- Bene, grazie...- mormoro poco convinto - ora vai io starò bene.
- Oh no!- lo sento dire con convinzione - Sono qui anche per sbatterti giù da quel letto! Ora ti sei abbastanza lasciato andare... credo che tu possa tornare alla vita normale.
- Vita normale?- ridacchio poco divertito - Non potrò più tornare alla vita di prima... l'ho persa Zoisite, per sempre. Tu cosa faresti se Ami ti lasciasse?
Sento che si siede a lato del letto e che mi mette una mano sulla spalla come mia madre, la sua é calda però e grande almeno il doppio.
- Starei a pezzi...- dice con un sussurro appena udibile - e tu saresti qui al mio posto. A dirmi che devo riprendere in mano la mia vita. Neppure tu vuoi questo... devi alzarti Jadeite e sfidare la sorte. Basta aspettare che qualcosa cambi, inizia a cambiare tu.
Forse ha ragione, sono rimasto troppo in questo letto a piangermi addosso.
Sospiro, un po' rassegnato e un po' deciso a riprendere in mano questa soluzione che sembra irrisolvibile, mi volto e sorrido al mio amico.
- Grazie Zoisite.
Mi sorride di rimando e mi da qualche pacca sulla spalla.
- Come prima cosa però laviamoci i denti.

***
Non mi ero mai accorto quanto fosse lunga la strada che va a scuola, l’ho sempre fatta con Rei e mi sembrava ogni mattina più breve. Ora è fredda, buia e, soprattutto, interminabile. Ho tutto il tempo per preoccuparmi di quello che dirò se ci incontreremo nel giardino o nei corridoi, ho avuto gli incubi tutta la notte con lei mi rideva del mio amore, che se ne andava con un altro, che non mi rivolgeva più la parola.
Vorrei solo voltarmi e tornare a casa. Al sicuro nel mio letto.
Ma non posso, l’ho promesso a Zoisite e anche a me stesso.
Sarei entrato a scuola a testa alta. L’avrei affrontata e le avrei parlato se me lo avesse concesso.
- Che cosa? – ho urlato talmente forte che tutti si sono voltati a fissarmi.
- Mi dispiace. – ripete Usagi tristemente – Ma Rei non viene a scuola da tre giorni… abbiamo provato ad andare nel santuario ma suo nonno è ci ha detto che è in ritiro spirituale o qualcosa del genere.
- Ci ha spiegato,- prende la parola Ami – che è normale per una sacerdotessa come lei partire e stare via per qualche giorno in completa solitudine e silenzio.
- Dice che serve alle sacerdotesse del fuoco per ricaricare l’energia vitale, per purificare l’anima e cose del genere. – finisce Makoto comprensiva.
So benissimo quello che Rei sta facendo ora, non è la prima volta che lo fa ma, solitamente, è una procedura estiva. Rei non starebbe via da scuola per un ritiro in solitudine e silenzio, lo farebbe solo se qualcosa la turbasse molto. E lo so che quel qualcosa sono io.
- Ha detto sarebbe stata via?
- No, - risponde Minako che mi fissa con uno sguardo poco amichevole – ha detto che l’ha vista molto abbattuta e affaticata. Probabilmente due settimane… forse fino a Natale.
No, non posso aspettare così tanto.
- Cosa le hai fatto?- mi domanda improvvisamente Minako – Lo so che c’entri tu… cosa le hai detto ancora di cattivo?
- Nulla. – sbuffo andando alla finestra – Almeno io credo che non sia nulla di cattivo… ma lei non deve averla presa bene.
- Qualunque cosa sia, - continua Makoto – Rei non parla con noi da tre giorni, è partita all’improvviso.
- E noi siamo preoccupate. – finisce Usagi.
- Jadeite. – mi dice Ami avvicinandosi – Qualunque cosa tu abbia detto a Rei, - e io so benissimo che loro sanno quello che le ho detto – Sono certa che non l’abbia spaventata ma solo confusa. Noi non possiamo aiutarla ora… non fino a quando non si aprirà con noi. Ma tu puoi andare e cercare di sistemare le cose.
- Non mi farà neppure parlare. – dico sfiduciato – Non vorrà neppure vedermi.
- Non puoi saperlo fino a quando non andrai da lei.

****
Alla fine mi hanno convinto, no so ancora come, ma mi hanno convinto.
Ho preso il mio zaino, ho messo qualche indumento di ricambio e ho preso il primo treno per il monte Fuji, con un po’ di fortuna arriverò al tempio per sera.
In quel tempio ci sono andato una sola volta, per prendere Rei dopo uno dei suoi raduni spirituali, lo fa una volta all’anno, solitamente in estate quando la scuola non è un grosso problema o in primavera quando la natura sboccia con colori sgargianti e profumi inebrianti.
Ora è inverno e il paesaggio fuori dal finestrino è grigio e tetro, scommetto che il santuario incute paura in questo periodo.
Mentre il panorama monotono delle campagne gelate mi passa davanti agli occhi velocemente, penso a tutto quello che mi hanno detto le ragazze e a quello che dovrei dire a Rei appena la vedo.
Non so come comportarmi, non so neppure se sto facendo la cosa giusta. So solo che non potevo aspettare fino a Natale. Dovevo parlare con lei e dovevo farlo subito.
Su un quadernetto che mi sono portato ho buttato giù i punti salienti del mio discorso: chiedere scusa, dare le mie motivazioni, chiedere scusa di nuovo, chiederle di darmi una seconda opportunità, scusarmi per il mio stupido comportamento, domandarle se possiamo almeno tornare amici e fine con delle scuse.
Forse mi scuso troppo…
Forse troppo poco.
Chiudo il quaderno con decisione e lo butto nello zaino sotto i vestiti e qualche merenda, al diavolo la lista. Improvviserò… non sono bravo ma devo dirle quello che il mio cuore sente e poi si vedrà.
Il treno si ferma verso le cinque del pomeriggio, fuori è già notte, l’aria è fredda e profuma di pino selvatico, mi sistemo meglio la sciarpa davanti alla bocca e lo zaino sulle spalle e vado alla prima stazione degli autobus che trovo, dopo qualche domanda mi dicono che il bus che porta vicino al tempio è il numero 45. Fortunatamente non c’è fila per i biglietti, pago e salgo sul pullman, mi sistemo sul seggiolino verde e attendo che parta.
Arrivo ai piedi di una piccola collina, il tempio è in cima ad una lunga scalinata, immerso nel bosco. Non ricordavo un paesaggio tanto inquietante, sono venuto in estate, in pieno giorno, quando gli alberi erano vivi. Qui ora è buio, la scalinata sembra non avere fine, dopo un centinaio di scalini viene immersa in una nebbia fitta che rende gli alberi spogli e nere ombre minacciose.
Arrivo alla fine, poggio lo zaino per terra e suono la campana d’ottone scolorito con la corda che pende sfiorando il terreno.
La donna che viene ad aprirmi avrà cinquant’anni, i capelli sono lunghi come quelli di Rei ma sono grigi, indossa la veste rossa e bianca tipica delle sacerdotesse scintoiste.
- Cosa posso fare per voi? – mi chiede con un tono gentile, la sua voce è calda, mi trasmette fiducia, sento quasi che potrei sedermi con lei e confessarle tutto quello che ho fatto nella mia vita. Questa è una donna che ha scelto la vita in monastero, io so che Rei non vuole quel futuro, lei vuole fare carriera, vuole diventare importante, rispettata, ma forse anche questa donna un tempo voleva fare la manager. Il solo pensiero che Rei potrebbe diventare così mi fa rabbrividire.
- Dovrei vedere una persona che si trova nel vostro tempio. Rei Hino.
- Rei è qui per purificare il suo spirito e per aumentare le sue capacità sensoriali di sacerdotessa del fuoco. Non può vedere nessuno e non può parlare fino a quando non sarà lei a decidere di sciogliere il voto che la lega a questo posto.
Mi aspettavo questa risposta ma ho come l’impressione che la donna me lo dica solo perché è il suo dovere e non perché crede che ciò faccia bene a Rei o alle sue qualità di sacerdotessa del tempio.
- E’ molto importante…- tento di spiegarle, o, almeno di farle un po’ pena – non posso aspettare… se non le parlo non potrà mai capire.
Un lampo illumina lo sguardo un po’ offuscato della donna, ora posso notare i suoi occhi azzurri, talmente chiari da sembrare grigi.
- Tu sei Jaedite.
Soddalzo appena, come fa questa a sapere il mio nome?
- Mi scusi ma come…
- Capisco subito quando una ragazza non è qui per il suo spirito. Rei è venuta qui perché aveva bisogno di un posto dove riflettere e pensare senza intromissioni esterne, l’ho lasciata fare perché sembrava che ne avesse un estremo bisogno. Un giorno ha sussurrato una parola, la prima dopo quattro giorno di assoluto silenzio. Io tuo nome giovanotto. L’unica parola che ha sussurrato è stato il tuo nome.
Un fremito mi colpisce. Forse tutto non è perduto come temevo.
- Ti lascio entrare, - il sorriso sul suo volto spiana appena le rughe che ha sul viso – ma se Rei non ti vuole parlare dovrai tornare a casa e aspettare che sia lei a venire da te.
Annuisco accettando le sue condizioni. La seguo per gli immensi giardini giapponesi del tempio, vedo laghetti con carpe grosse come gatti, uccelliere per uccelli di ogni genere, fontane e giardini zen, perfino una piccola sporgenza rocciosa dove alcune sacerdotesse fanno meditazione.
Rei è seduta su una panchina di pietra bianca, mi da le spalle ma sembrerebbe china su un libro. La donna si volta e mi fa un altro lieve sorriso, se ne va senza dirmi più nulla, lasciando che sia io a parlare per primo.
L’osservo ancora per qualche minuto, non so cosa dirle, ho il terrore che possa cacciarmi via con il suo fastidioso silenzio. La mia gamba si muove senza il mio comando, faccio un passo verso di lei… un altro… un altro ancora… ormai sono vicinissimo.
- Rei. – sussurro appena il suo nome, nel silenzio che regna in questo posto sembra quasi che io abbia urlato.
Il libro che sta leggendo le cade di mano, scatta in piedi e si volta. Il suo sguardo è incredulo, stupito, forse anche vagamente felice, apre la bocca per parlare, forse per dire il mio nome ma si ricorda del suo voto e resta zitta tornado a chiudere la bocca.
Sospiro… per un attimo ci avevo creduto.
- Parlo io per primo, - le dico stupendo perfino me delle mie parole – sono stato uno sciocco a dirtelo in quel modo, urlando, facendolo sembrare un dolore, ma ti amo da un anno Rei. Un anno che io ti sono vicino più di un amico ma meno di un fidanzato… io non ce la facevo più e sono esploso. Sai che non sono bravo in queste cose, che sono impacciato, timido, riservato, non volevo feriti né, tanto meno, perdere la tua amicizia che è ciò che ho di più caro al mondo. Ma non posso più vederti uscire con altri ragazzi e fingere che tutto vada bene. Io ti amo… ma ho deciso che rispetterò qualsiasi cosa tu decisa. Se non vuoi più vedermi sparirò, se vuoi che torniamo solo amici farò questo sforzo, tutto per di vederti felice. Dovevo vederti, dovevo parlati, dovevo farti capire. – continua a non parlare abbasso lo sguardo sull’erba chiudo gli occhi in attesa - Rei.. ti prego di qualcosa…
Non dice nulla, è rimasta qui a fissarmi con quegli occhi bellissimi lucidi da possibili lacrime che sono certo non saranno mai per me.
Sospiro, forse ha bisogno di più tempo.
- Come vuoi. – le dico voltandomi pronto per tornare in città con la coda tra le gambe – Ci vediamo quando torni se vorrai.
- Idiota…
Mi volto lentamente... non so se esser felice che mi abbia rivolto la parola o arrabbiato perché quell’unica parola é un insulto.
E' dietro di me, mi fissa con il suo sguardo deciso e autoritario che terrorizza molti ma che io so esser solo una corazza che la protegge dal mondo esterno. Rei sa esser tanto forte quanto sono grandi le sue debolezze.
- Ti sei tenuto dentro tutto questo per un anno? - mi domanda indignata come se le avessi detto un'enorme bugia.
- Rei ma cosa...
- Ora tocca a me parlare. - mi interrompe bruscamente.
Deglutisco rumorosamente... Rei non aveva mai usato quel tono di voce con me. Torna a sedersi sulla panchina e indica il posto accanto, mi avvicino piano, temendo una qualche punizione dalle sacerdotesse più anziane, e mi siedo accanto a lei. Sento il suo profumo, il suo dolce profumo reso ancora più delicato dal gelo invernale.
- Quando mi hai detto che mi amavi sono entrata in panico. - dichiara arrossendo appena osservando i piedi che spuntano sotto la veste - Non capivo come era potuto succedere, prima di dici che sono grasse e poi che mi ami. Ero confusa... e molto spaventata. Sono tornata a casa di corsa, ho pianto tanto perché credevo che la nostra amicizia fosse compromessa per sempre, non avremmo più parlato come un tempo, non avremmo più discusso come fratello e sorella. Tutto era perduto, eri il mio punto di riferimento Jaedite, la mia vita era anche basata sul fatto che tu ci saresti sempre stato, in qualsiasi occasione. Quando ho capito che non sarebbe accaduto mi sono sentita persa... ed incredibilmente sola. Poi ho capito una cosa importante.
Non potevo immaginare quello che Rei avevaha provato, mi sento un verme per averle fatto tanto male, ma voglio che il discorso arrivi fino alla fine.
- Cos'hai capito Rei?
- Che alla fine ti ho sempre amato pure io... solo che non lo capivo, credevo che fosse un'amicizia profonda invece avevo superato quel confine da molto tempo.
Il cuore mi martella nel petto, la gola é secca, la testa mi gira: Rei mi ama... Rei mi ha detto che mi ama.
- Perché sei venuta qui?- le chiedo quasi con tono disperato - Se anche tu mi ami, perché sei scappata in questo posto.
Sorride lievemente alzando il capo e fissandomi, ora non ha più lo sguardo determinato, le sue difese sono crollate, vedo l'amore che prova per me e puro terrore.
- Ero terrorizzata. - spiega dando conferma alle mie paure.
- E di cosa?
- E' stupido.. ma quando ho capito che ti amavo invece di scemare la paura é triplicata. Ho avuto paura della tua reazione dopo che sono scappata in quel modo e poi avevo paura di avere un ragazzo.
- Ma tu dici sempre che ti senti sola, che hai bisogno d'affetto e che non vuoi più uscire solo con ragazze!
- A parole tutto é più semplice, - confessa lei timidamente - dici che vuoi una cosa ma quando questa ti si presenta davanti agli occhi non osi allungare la mano perché hai paura che una cosa bella diventi brutta. Tu lo sai quanto ho sofferto per le storie d'amore Jaedite e non sopportavo l'idea che tra di noi potesse succedere la stessa cosa. In più... mi ero così abituata ad esser sola che non mi sentivo pronta a dividere il mio spazio con qualcun altro. - sospirò frustata mettendosi le mani tra i capelli - E' complicato... non so spiegarlo meglio di così, sembra una cosa stupida ma posso assicurati che non lo é affatto!
Sorrido la mia Rei é tornata alla carica, la timidezza é stata surclassata dalla sua forza.
- Cosa c'é di divertente? - mi chiede indispettita - Io ti confesso i miei timori e tu ridi?
- Hai ragione, - le dico accarezzandole una guancia fredda per l'aria invernale - non c'é nulla di divertente.
Sorride e poggia le sue mani sul mio viso, sono gelate ma mai nessun tocco mi é sembrato più dolce.
- Ti amo Rei.
Allarga il sorriso e si avvicina di più.
- Baciami testone.

FINE
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Strega_Mogana