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Autore: Anjulie    03/07/2003    1 recensioni
Lui, Benjiamin Price, è il famoso SGGK. Lei, Martine, una bambina di soli tre mesi. Accanto a loro gli amici, i compagni di squadra e una giovane donna… Clare, il cui passato è segnato da una tragedia che le ha sconvolto la vita. Saranno proprio Martine e Clare che, seguendo la traccia del cuore, insegneranno giorno dopo giorno, al tenebroso e solitario campione cosa significa amare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera a tutti i lettori della mia ff.

Mi scuso per il piccolo ritardo nell’aggiornamento e spero che anche questo capitolo incontri il vostro gradimento.

Ci stiamo avviando al termine della mia ff… ancora pochi capitoli. Devo dire che mi sono affezionata tantissimo a questi Benji e Clare e che probabilmente mi mancheranno un po’.

Quello che era iniziato come un semplice esperimento che si sarebbe dovuto concludere più velocemente si è invece sviluppato praticamente da solo grazie anche ai contributi e ai consigli di tutti coloro che mi hanno sempre scritto e recensito. Vi sono molto, molto grata.

Come sempre debitrice a Sanychan per la sua infinita pazienza.

Un saluto affettuoso a tutti

Julie

 

 

CAPITOLO XVII

 

Ti dirò uguale ad un giorno d’estate?

Più temperanza tu hai: più dolcezza:

i molli bocci sferza il vento al maggio

e l’estate ha scadenze troppo brevi.

Talor l’occhio del cielo a dismisura

arde, e si vela il dorato sembiante,

e per sorte o mutevole natura

pur inclina ogni cosa bella e cade.

Ma la tua estate eterna non scolora

e non si priverà di tua bellezza,

non ha vanto su di te la morte, l’ombra,

quando al tempo tu cresci in versi eterni.

Finché l’uomo avrà occhi, avrà respiro,

vive la mia parola e in lei sei viva.”

(W.Shakespeare)

 

 

Clare scostò un ricciolo ribelle dalla guancia e sollevò con una certa fatica la tela pesante posizionandola sul cavalletto al centro del salotto.

Era sposata con Benji da quasi tre settimane e, dopo quello che era successo la notte delle nozze, si era come stabilita fra loro una specie di tregua temporanea, dettata dalla necessità incombente dei pressanti impegni professionali di lui.

Tra partite di campionato, ritiri, trasferte e l’inizio della Champions League si erano visti poco o niente e, quando lui era a casa, Clare lo vedeva dirigersi immancabilmente verso la nursery e prendere fra le braccia Martine, ricolmandola di attenzioni. Intuiva che in lui albergasse il timore di non riuscire ad essere abbastanza presente nella vita della bambina a causa del suo lavoro che lo portava spesso lontano. Osservava con il cuore gonfio di tenerezza i momenti che il campione trascorreva con la figlioletta pur non riuscendo a trovare il momento adatto per rassicurarlo e approfondire quell’aspetto della loro vita.

Benji era tornato a casa per poche ore per partecipare all’udienza per l’adozione definitiva di Martine e come già preannunciato dal giudice Leumann, la sentenza si era rivelata una mera formalità e, da quel momento, Martine poteva forgiarsi ad ogni buon diritto del nome dei Price ed era diventata la loro figlia a tutti gli effetti.

Clare seguiva i successi del portiere attraverso lo schermo televisivo e, quando le telecamere dei commentatori si spostavano ad inquadrare il volto bruno del SGGK, provava una calda sensazione di piacere sapendo che lui era suo marito e che, forse, in un futuro non lontano avrebbero formato una vera famiglia.

Si era già resa conto da molto tempo che, quando Benjiamin Price si cacciava in testa l’idea di ottenere qualcosa, non era facile dissuaderlo. In effetti si dimostrava di una perseveranza ostinata, non venendo mai meno al fine che si era proposto, fino ad ottenere ciò che si era prefissato attraverso un’incrollabile fermezza. Quando Clare scoprì che adesso era lei, la sua spontanea e volontaria risposta, la cosa che Benji si era proposto di ottenere, comprese di camminare ogni giorno sempre di più sul filo della resa totale.

Lui era lì, in attesa che lei varcasse la soglia della sua stanza, che gli donasse tutta se stessa.

Benji non si era mai impegnato verbalmente a rassicurarla che non l’avrebbe usata come un semplice capriccio e Clare restava sempre piuttosto incerta e riluttante a fidarsi delle sue attenzioni amorose. Aveva già sperimentato quanto il desiderio ardente di lui fosse in grado di farle gettare al vento ogni prudenza, riducendo al sua volontà ad un mucchietto di cenere inconsistente, e i tentativi di Benji di sedurla si facevano sempre più ardenti e decisi. L’uomo non tentava neppure di dissimulare il fatto che voleva portarsela a letto o che considerava sua moglie al pari di una sua proprietà che poteva toccare con noncuranza a suo piacimento. Entrava e usciva dalla sua stanza indipendentemente che fosse vestita di tutto punto o completamente spogliata e rideva spudoratamente dei suoi tentativi di coprirsi. I loro incontri erano colmi di una tensione sottile, di un desiderio serpeggiante così intenso che Clare temeva, prima o poi, che sarebbero giunti ad un punto di rottura.

A volte, di notte, si svegliava di soprassalto, riconoscendo una lunga ombra accanto al suo letto, e quelle che si delineavano sullo sfondo delle finestre illuminate dalla luna erano inequivocabilmente le larghe spalle nude di Benji.

La mattina della sua partenza per il ritiro Clare era scesa in vestaglia prima dell’alba per auguragli buon viaggio e lui l’aveva stretta tra le braccia e aveva chinato l’orgogliosa testa bruna per baciarla con bruciante desiderio, facendole scorrere velocemente il sangue nelle vene

- Ci sarà un ricevimento della società, venerdì prossimo – aveva mormorato rauco con il volto affondato nei suoi capelli – Vorrei che tu mi accompagnassi. -

Clare aveva annuito con il respiro corto dal piacere del suo abbraccio e, quando Benji si era staccato chinandosi a raccogliere da terra la borsa sportiva, aveva sentito le braccia dolenti e vuote. Con amore aveva percorso le ampie spalle, il capo protetto dall’immancabile berretto e la nuca di lui coperta da arruffati riccioli scuri.

Lo sguardo ardente dell’uomo l’aveva percorsa un’ultima volta, facendola fremere

- Ci vediamo direttamente alla festa, allora. -     

Gli occhi dorati di Clare gli avevano sfiorato il viso come una carezza – Fa buon viaggio. -

Lui l’aveva fissata brevemente, come per dire qualcosa, poi si era voltato era salito sulla Jaguar nera parcheggiata ai piedi della scalinata.

Clare era rimasta a seguire con lo sguardo l’automobile che si allontanava lungo il vialetto e si era stretta le braccia attorno al corpo, avvertendo l’incredibile immediata sensazione della sua assenza.

Clare tese la mano e con occhio esperto raddrizzò la tela esponendola ad una luce migliore. Alcuni giorni prima era ritornata alla galleria portando con sé uno dei suoi ritratti e Andrew Binder si era detto profondamente entusiasta all’idea di arricchire la mostra. Il maestro aveva insistito per vedere un numero maggiore di quadri, in modo da poter selezionare insieme quelli che Clare sarebbe stata disposta a vendere. Visti gli impegni del famoso artista la neo sposina lo aveva invitato a Ville Rose per il tè e, sapendo quanto lui fosse sbadato, si era accordata con la segretaria perché ricordasse al maestro quell’impegno.

Aveva appena terminato di sistemare il quadro quando Andrew Binder entrò nel salotto accompagnato da una Anne Bauer particolarmente sorridente.

- Dia pure a me, maestro –

La governante prese il soprabito dal braccio dell’uomo trattandolo con una familiarità alla quale il pittore sembrava abituato.

- Grazie, Anne – ringraziò cortese facendole l’occhiolino – Vedo che viaggiare le dona parecchio. Siete sempre più affascinante. –

Le guance della governante si colorarono di un rosa inteso al complimento

- E voi siete sempre un adulatore, Herr Binder. – replicò sorridendogli con complicità – Adesso vedo di portare a lei e a questa bella signora una tazza della mia migliore cioccolata. – disse sparendo in un lampo, diretta in cucina.

Il maestro si voltò verso Clare ed entrò nel salotto salutandola con un ampio gesto del braccio

- Ecco qui la mia piccola, Clare! Come stai cara? – disse schioccandole sulle guance due sonori baci. La ragazza venne letteralmente travolta dall’entusiasmo dell’uomo, mentre lui le metteva un dito sotto il mento e si protendeva a scrutarle il viso con finta intensità

- Sto bene, Andrew – replicò lei ridendo e sottoponendosi alla sua minuziosa ispezione

- Direi che il matrimonio ti giova decisamente – affermò con gravità il maestro, sedendosi sul divano – Sei sempre più bella. Ma dimmi, dov’è tuo marito? -

Clare alzò leggermente le spalle - Benji è in trasferta per una partita di Coppa e credo che rientrerà per la fine della settimana. Domenica prossima il Bayern gioca in casa, qui a Monaco. –

Andrew Binder annuì soddisfatto e Clare lo guardò con aria interrogativa

- Non sapevo che lei conoscesse mio marito, Andrei. - 

Il maestro la guardò con attenzione – Sono stato ospite in questa casa parecchie volte. – replicò gentilmente

- E’ un amico di famiglia? -

- Se così si può dire… - Andrew Binder venne interrotto da una sorridente Mrs. Bauer con il vassoio del tè e solo dopo che la governante uscì dalla stanza riprese il discorso - Conosco la famiglia Price da molto tempo, addirittura da prima che Benji nascesse. Sua madre, Catherine, è una grande esperta d’arte. -

Clare aguzzò le orecchie a sentire parlare per la prima volta della famiglia del marito e stette in silenzio, quasi aspettando che l’artista continuasse, ma già l’attenzione del maestro si era spostata sulla tela che lei aveva posizionato sul cavalletto

- E’ bellissimo mia cara. – disse ammirando il prato verde in cui dei bambini giocavano spensierati – E’ solare, allegro, pieno di vita. –

Clare accettò con garbo il complimento ma non era disposta a lasciare perdere quell’argomento. Il mucchio di interrogativi che le affollavano mente avevano bisogno di ordine e, se possibile, di una risposta sincera.

- Mi dica, Andrew, dove si trova adesso la madre di mio marito? Vive qui a Monaco? -  

I penetranti occhi grigi dell’uomo la fissarono al di sopra dell’orlo della tazza – Sono parecchi anni che Catherine e suo marito William, vivono a Londra. Benji non ti ha mai parlato di loro? -

Clare scosse lentamente il capo – Solo un breve accenno. All’inizio credevo che non avesse più i genitori… come me. -

Andrew la guardò stranamente serio – Non sono mai andati molto d’accordo, per qualcosa che è successo molto tempo fa, quando Benji era solo un ragazzino. Freddy Marshall è sempre stato il suo tutore, prima in Giappone e poi quando è venuto a giocare qui in Germania. – spiegò.

- Vuole dire che Benji non ha mai vissuto con i suoi genitori? – chiese incredula

L’artista posò la tazza sul basso tavolino e intrecciò le mani sul ventre prominente – Non che io sappia. Comunque dubito che ti capiterà mai di incontrarli. Benji li evita come la peste e, conoscendolo, non credo neppure che li abbia informati del vostro matrimonio. -

Clare si mordicchiò il labbro inferiore incerta – Mi chiedo come prenderanno la notizia.– replicò un tantino sgomenta

Andrew le batté gentilmente il polso – Fossi in te non mi preoccuperei troppo, mia cara. Catherine sarà felicissima nel sapere che il suo scapestrato figliolo ha finalmente messo la testa a posto e non vedo come William potrebbe lagnarsi di una nuora come te. Per quanto i loro rapporti con Benji siano molto deteriorati ti assicuro che sono due persone deliziose. -

- Pensa che sappiano di Martine? -

Andrew Binder inarcò un sopracciglio cespuglioso, provocando lo sconcerto di Clare – Tu cosa ne dici? -

- Non posso credere che Benji si rifiuti di parlare con i propri genitori – mormorò stupita – Io ho perso i miei in un incidente, quando ero molto piccola e darei qualsiasi cosa per poterli riabbracciare. Non riesco a spiegarmi il motivo di un atteggiamento così cinico.

II maestro le sorrise gentilmente – Forse riuscirai a fargli cambiare idea, mia cara. - 

Fu il turno di Clare di inarcare le sopracciglia bionde, provocando la scrosciante risata del famoso pittore

- Lo so, lo so. Benji non ha quello che comunemente si può definire un buon carattere ma è un uomo di solidi principi e credo che tu abbia un forte ascendente su di lui. -

Vedendola incerta si protese a stringerle gentilmente la mano – Che ne dici di dare un’occhiata ai tuoi quadri? -

Clare annuì e passarono la mezz’ora seguente ad ammirare le tele scegliendo quelle che avrebbe voluto vendere e scartandone altre. Al termine della selezione Andrew osservò soddisfatto la dozzina di quadri di svariate dimensioni che avrebbe provveduto a far trasportare nella galleria.

Clare accarezzò l’orlo di una cornice di un grande ritratto quasi a togliere un invisibile granello di polvere

- Vorrei chiederle una cosa, Andrew, se per lei non è un problema. -

Il maestro si distrasse dalla contemplazione ammirata di un dipinto ovale, raffigurante una coppia di gattini che dormivano su di un davanzale, e le sorrise gioviale

- Puoi chiedermi tutto quello che vuoi, mia cara. –

Clare tentennò leggermente – Ecco… io vorrei sapere come è entrato in possesso del quadro della bambina con il gomitolo. -

La fronte del pittore si corrugò un tantino – Come mai ti è venuta questa curiosità? –

Clare si strinse nelle spalle – Non credevo fosse qui in Europa - rispose con disarmante semplicità – L’avevo venduto solo alcuni mesi fa ad una galleria di Fujisawa e pensavo fosse stato comperato da un acquirente giapponese. -

- In effetti è stato proprio così -

Di fronte alla confusione provocata dalle sue parole si affrettò a spiegare – Per la verità il quadro non è mio. – confessò candidamente – Mi è stato dato temporaneamente solo per la mostra. –

Clare sorrise felice - Volete dire che conoscete il proprietario? -

Un sorriso furbo giocò all’angolo delle labbra del maestro – Oh, si! Certamente. E ho dovuto penare parecchio perché quello zuccone acconsentisse a prestarmelo. –

Lei rise - Mi piacerebbe molto conoscere l’acquirente di uno dei miei quadri – affermò scuotendo leggermente la testa e facendo ondeggiare una ciocca di lucenti capelli dorati sfuggita alla treccia che le penzolava sulla schiena - Davvero non riesco a pensare a nessuno così innamorato di un mio dipinto da non riuscire a staccarsene neppure per il breve tempo di una mostra. –

Andrew la guardò con i vivaci occhi grigi brillanti di malizia

- Ti sottovaluti, Clare. Sei un’artista molto brava e riesci a cogliere i tuoi soggetti con splendida intensità. -

La giovane donna lo guardò con gentile fermezza non lasciandosi sviare dal complimento

- Non mi volete dire proprio niente in proposito? -

Il maestro fece un lungo sospiro e poi sorrise di fronte alla sua completa assenza di civetteria

- Sei davvero ostinata, ragazzina, ma dopotutto non è certo un segreto. Ho visto il quadro proprio qui, in questa casa alcune settimane fa. E’ stato tuo marito a mostrarmelo e solo dopo molto insistere si è convinto ad affidarmelo per il periodo della mostra. E’ suo il quadro della bambina con il gomitolo. -

Clare sgranò gli occhi impietrita.

Fu come se un fulmine fosse esploso nel cervello creando un bagliore accecante. I pensieri le turbinarono nella mente come tante farfalle impazzite in preda ad una folle agitazione.

- Il quadro della bambina con il gomitolo appartiene a Benji? – riuscì a chiedere disorientata

Andrew annuì - E deve piacergli davvero molto dal momento che, quando io ho potuto ammirarlo, era appeso ad una parete della sua camera da letto. – commentò.

L’immagine del muro sgombro e del segno scuro sulla tappezzeria grigia attraversò la mente di Clare come un istantanea.

Il quadro! Benji aveva comperato uno dei suoi quadri quando ancora si trovavano in Giappone!

Seguì distrattamente il chiacchiericcio ciarliero del maestro, perduta nelle sue considerazioni.

Perché aveva fatto questo?

Possibile che quel concentrato di virilità e freddezza che era suo marito nutrisse nel suo intimo una particolare tenerezza nei suoi confronti?

Già in passato Clare si era accorta che Benjiamin Price non ricalcava affatto lo stereotipo dello sportivo tutto muscoli. Dietro i suoi modi bruschi si nascondeva una vivace intelligenza e durante il suo infortunio in Giappone era rimasta stupita dall’ampiezza dei suoi interessi e dalla varietà delle sue letture. Aveva forse comperato il quadro per soddisfare il personale piacere di possedere una cosa bella? Le aveva detto di ritenerla in grado di esporre alla mostra di Andrew Binder…

Era come se dietro la spessa scorza di crudele impassibilità si celassero due personalità del tutto complementari: il SGGK, il campione imbattibile che la spaventava con i suoi crudeli silenzi e l’uomo che la stringeva fra le braccia baciandola con passione, che era stato uno splendido compagno a Kanagawa ed era un padre affettuoso per Martine.

Non riuscì a soffocare la calda sensazione di gioia che la invase, inebriante come un forte liquore, al pensiero che il quadro della bambina con il gomitolo fosse rimasto appeso nella sua stanza per tutte quelle settimane. Anche dopo che  Andrew Binder se ne fu andato, Clare non riuscì a sciogliere il confuso nodo di piacere e di speranza che le avviluppava il cuore.

Quella sera quando tutte le luci della casa si spensero e Martine dormiva placidamente nel suo lettino, Clare entrò nella camera da letto di Benji e si distese sul pesante copriletto damascato, osservando la parete vuota dove egli aveva appeso il suo quadro. Fece scorrere leggermente la mano sul posto vuoto accanto al suo, ricordando perfettamente la sensazione dei suoi baci e delle sue carezze brucianti, la freschezza del tessuto liscio contro la pelle nuda e soprattutto la magia del desiderio che l’uomo aveva abilmente intessuto attorno ad entrambi.

Affondò il volto nel cuscino e avvertì il leggero sentore amarognolo della colonia di lui che impregnava la stoffa e immediatamente il suo cuore accelerò i battiti.

Le sue incertezze erano state spazzate via: aveva sentito il bisogno di un gesto, di un segno che lei per Benji contava davvero qualcosa. Che non era solo una delle tante.

Forse quello non era amore ma il suo quadro, appeso nella stanza di lui, era la più bella e silenziosa dichiarazione che avrebbe potuto farle.  

Nei giorni che seguirono si tenne occupata con faccende di maggiore o minore importanza. Solo di notte, quando si stendeva da sola nel letto di lui, senza riuscire a prendere sonno, circondata dal suo lieve profumo, si concedeva il lusso di pensare quanto fosse vuota Ville Rose senza di lui.

 

Qualcuno bussò piano alla porta e Benji fu costretto a sollevare lo sguardo dall’apparecchio telefonico che stava ormai osservando da cinque minuti buoni. Si trovava in una lussuosa quanto anonima camera d’albergo e aveva appena finito di telefonare a Clare. La voce della giovane donna gli era apparsa stranamente calda e confortante mentre lo rassicurava su Martine e gli prometteva che avrebbe visto la partita di Coppa in televisione la sera dopo. Ricordava le loro prime telefonate: uno sconcertante miscuglio di imbarazzo e un saluto brusco al termine di una conversazione che verteva solo ed esclusivamente su Martine.

Quella sera Clare gli aveva raccontato della sua giornata, della visita di Andrew Binder e si era detta molto felice di partecipare con lui al ricevimento. La sua voce morbida e piena di tenera allegria gli aveva scaldato il cuore, facendogli desiderare di essere a casa, con la sua famiglia. La sua famiglia!

Gli era sembrato strano pensare a Clare e a Martine in quei termini ma aveva dovuto riconoscere con se stesso che adesso era proprio così. Era rimasto seduto, immerso in profonde riflessioni, cercando di analizzare se quell’impressione fosse solo il frutto dei suoi desideri o se davvero Clare stesse iniziando a non avere più paura di lui.

Il bussare alla porta si ripeté un po’ più forte e Benji si alzò e si stiracchiò per sciogliere il nodo che gli si era formato tra le scapole. Gettò uno sguardo all’orologio sul comodino e si accorse che erano da poco passate le undici. Aggrottò la fronte domandandosi cosa lo aspettasse fuori da quella porta e fu molto peggio di quanto credesse.

Erika era sfacciatamente abbigliata in un abito da sera semitrasparente con una profonda scollatura. Il tessuto finissimo non nascondeva nulla al suo sguardo, teso come una diafana tela sul suo corpo nudo. I capelli neri le ricadevano sulle spalle come un oscuro torrente e quando entrò nella stanza i sensi di Benji furono assaliti da un profumo pesante e generosamente sparso. Con un sorriso malizioso Erika chiuse la porta e vi si appoggiò contro spingendo in fuori il seno generoso fino quasi a farlo traboccare dalla scollatura.

I suoi occhi lo invitavano ad avvicinarsi, a prendere ciò che lei gli offriva. Dal momento che lui non ci provava in alcun modo, Erika gli si accostò con un movimento lento e ondulatorio che lo costrinse a ritrarsi di fronte alla minaccia imminente del contatto.

- Cosa ci fai qui? – Benji era genuinamente sorpreso – Erika questo è un ritiro. – le ricordò, rabbuiandosi immediatamente

- Ciao Benji, ho pensato che potessi avere bisogno di un po’ di compagnia. -

Osservando la donna che aveva di fronte Benji contrasse le sopracciglia e poi disse – Credo proprio che ti stia sbagliando, Erika -

- Nessuno sbaglio, Benji – Le labbra rosse, sapientemente truccate, si aprirono in un sorriso seducente, mentre lasciava che la spallina del vestito le scivolasse giù, mettendo in pericolo l’equilibrio dell’abito – Mi sono stancata di rincorrerti mentre passi da una donna all’altra, attraverso storielle senza importanza e adesso attraverso questo matrimonio. Credi che non sappia che hai sposato Clare solo per Martine?Non te faccio una colpa e sono venuta ad offrirmi a te perché tu sappia con certezza ciò che ho da darti. Nessun’altra donna può soddisfare i tuoi bisogni e i tuoi desideri come posso farlo io… -

Benji scosse la testa confuso dalla sua ostinazione. Se in passato avesse cercato Erika in un momento di ardente passione avrebbe potuto capire la sua insistenza – Erika, mi dispiace, ma io non sono l’uomo adatto a te e, anche se lo fossi non sarei libero di accettare la tua offerta. -

La donna gli si fece più vicina e fece scorrere le unghie ben curate sul torace nudo e muscoloso di lui

- Sei sempre stato uno spirito libero, Benji. Non vorrai farmi credere che quella farsa di matrimonio che hai messo in piedi ti abbia messo le catene ai polsi? -

Negli occhi scuri di lui sfrecciò un lampo – Clare è mia moglie e questo matrimonio per me è una cosa serissima. – ribatté ostinato ma Erika non diede segno di aver udito e gli si accostò. 

- Sei così bello – sussurrò lei ammirata. La sua mano sulla spalla dell’uomo incontrò un spesso rilievo e incuriosita osservo la recente cicatrice lunga una decina di centimetri che correva dalla clavicola fino al primo rilievo del bicipite – Questa ferita è recente – mormorò osservando la striscia di carne più chiara in contrasto con il colorito bronzeo della pelle.

Benji si scostò da lei bruscamente e recuperò una camicia ai piedi del letto e la indossò. Dopo aver respirato lentamente cercò di addolcire il tono asciutto delle sue parole – Ascolta, Erika. Penso che adesso sia meglio che tu vada. –

Erika lo guardò, il volto piegato in un grazioso broncio che la faceva assomigliare ad una gattina

- Pensavo che prima avremmo potuto divertirci un po’. Dopotutto tu sei un uomo e hai bisogno di una vera donna, non di quella ragazzina che hai sposato e che sembra essere solo il prototipo della bambinaia modello. Non sono forse più bella io? Non sono forse più donna io? -

La risata che sfuggì a Benji aveva una nota sarcastica – Ti assicuro, Erika, che quella ragazzina, come la chiami tu, potrebbe tenere lezioni sull’arte di essere donna. – commentò tagliente – E comunque, in ogni caso, non sono interessato alla tua offerta. -

Erika lo guardò, gli occhi verdi improvvisamente duri come gli smeraldi – Credo che tu non sappia quello che stai dicendo. -

Benji la osservò per un attimo, come disorientato da quel suo strano ragionamento; poi un maschera di impassibilità calò sul suo volto e improvvisamente Erika si trovò davanti il SGGK, impenetrabile, impassibile… così poco umano.

Un brivido di paura le corse irragionevolmente lungo la schiena e incredibilmente la eccitò ancora di più.

Quell’uomo era la quintessenza del potere, della virilità e sedurlo era diventata una sfida irresistibile. Cercò i avvicinarsi di più ma venne fermata una un gesto brusco della sua mano

- Ti sbagli, Erika. So perfettamente quello che sto dicendo. – Fece un lento respiro – Io amo mia moglie. – Lasciò che il sorriso seducente di Erika le svanisse lentamente dal volto e deliberatamente scandì le parole successive – Io amo Clare. - 

La potenza della sua affermazione la colpì in pieno petto e la metamorfosi giunse rapidamente sul volto di Erika. Il sorriso accattivante si tramutò repentinamente in una smorfia di rabbia e le occhi scintillarono furiosi. Dalla gola le uscì una sorta di grugnito mentre tirava bruscamente su la spallina del suo vestito con un movimento rapido e adirato. Con voce stridula e acuta diede libero sfogo ad una serie di epiteti da strada. Benji fu quasi divertito nell’ascoltare quell’ampia dissertazione sui suoi parenti, sulla sua nascita e sulle sue inclinazioni sessuali, fino a quando Erika non giunse al suo recente passato.

- Non credere che ti permetta di andartela a godere con quella sgualdrina da quattro soldi che hai sposato, parlerò con mio padre e lui ti caccerà dalla squadra e… - 

- Fallo. -

Erika interruppe la sua filippica e lo guardò come stranita – Come hai detto? -

 - Ho detto: fallo. – Il volto di Benji era duro come la pietra e gli occhi fiammeggiavano di rabbia repressa – Credi di potermi ricattare con queste minacce da quattro soldi, Erika? – il tono di lui era basso e beffardo – Pensi che io non possa trovare un ingaggio altrettanto buono in Europa? -

Le parole di lui la colpirono come tante staffilate vergate senza pietà e, in quel momento, lei realizzò di aver perso la partita.

Non avrebbe potuto averlo. Mai.

Con le labbra smorte per la mortificazione afferrò violentemente la maniglia della porta spalancandola e la sbatté violentemente con fare vendicativo alle sue spalle. Un attimo più tardi Benji sentì un’altra porta nel corridoio chiudersi con un tonfo secco, definitivamente.

 

Il venerdì sera alle dieci il salone dei ricevimenti del Bayerischer Hof a Monaco era stato riempito di fiori in modo da assomigliare ad una lussuosa e sofisticata serra. Splendide composizioni di frutta e fiori ricadevano sulle tavole imbandite del ricco buffet e un pergolato di bouganville lilla era stato allestito in un angolo della sala da ballo per ospitare il palco con l’orchestra. L’importanza dell’imminente serata era sottolineata dal frenetico andirivieni dei camerieri impeccabilmente diretti dal maitre di sala e dalla presenza del direttore che affiancava Karl Heinz Schneider nella supervisione della serata.

Gli sponsor del Bayern Monaco non avevano badato a spese per organizzare quello che era stao definito dalla stampa uno degli eventi mondani della stagione ed erano stati invitati, oltre che la squadra al completo, anche politici, personaggi dello spettacolo, imprenditori e giornalisti.

Quella sera i giocatori avevano motivo di festeggiare anche la prima vittoria in Champions League della stagione. La squadra capitanata da Schneider aveva battuto senza difficoltà la Dinamo Bucarest e un clima di euforia pervadeva i giocatori che erano appena rientrati dalla trasferta.

Le moglie e le fidanzate dei giocatori erano arrivate alla spicciolata, congratulandosi per la vittoria e dopo circa un’ora anche Edmund Langel aveva fatto la sua apparizione accompagnato dalla figlia Erika.

Nonostante Benji avesse cercato di evitarla per amore del quieto vivere non poté fare a meno di incrociare lo sguardo furioso che la donna gli lanciò da sopra il bicchiere. Le sue minacce senza senso non lo impensierivano minimamente e comunque Erika non sembrava davvero troppo dispiaciuta dal momento che al suo fianco c’era un alto uomo biondo che Benji era sicuro fosse un giornalista.

Era impaziente di rivedere Clare e di appurare con i suoi occhi se il calore che aveva udito nella sua voce, al telefono, fosse salito anche agli occhi della sua splendida e giovanissima moglie.

Vide Karl in piedi, davanti al buffet, e il capitano del Bayern sollevò il calice di champagne nella sua direzione in un brindisi silenzioso.

Tutt’a un tratto tra gli invitati ai piedi della scala calò il silenzio e lentamente si scostarono, facendo ala dinnanzi a lui in direzione dell’ingresso. Clare era ritta sulla soglia e il silenzio che era calato attorno a lei denotava più che altro una sorta di stupore reverenziale.

Benji alzò lo sguardo verso lo scalone e, al pari degli altri ospiti presenti, avvertì il peso della sua bellezza e rimase ad ammirare, senza distogliere lo sguardo, la splendida visione che gli si parava davanti.

Clare stava scendendo con grazia i gradini, abbigliata in un abito da sera di seta pesante color granato che le lasciava scoperte le splendide spalle. Il vestito ricadeva attorno al suo corpo snello, modellando il profilo del seno tondo e la morbida curva dei fianchi. Ad ogni suo passo la gonna sembrava aprirsi come la corolla di un fiore in un movimento ipnotico e seducente. Il candore della sua pelle riluceva con la perfezione dell’alabastro contro il ricco colore dell’abito e i lunghi capelli dorati erano stati pettinati all’indietro, semplicemente scostati dal viso con l’aiuto di alcune forcine, lasciando che i lunghi riccioli ricadessero sulla schiena in un manto di seta. Alle orecchie e attorno alla gola portava le perle e brillanti che lui le aveva regalato e sembrava un’antica divinità nordica, decisa a scendere fra i comuni mortali.

La piccola e timida Clare si era incredibilmente trasformata in una creatura ammaliante al punto che lui stesso stentava a riconoscerla. La ragazzina timida che era partita con lui dal Giappone aveva lasciato il posto ad una giovane donna dal portamento sicuro come quello di una regina e dalla bellezza stupefacente. 

Vide Schneider raggiungerla ai piedi della scala e salutarla con un galante bacio posato sulla piccola mano bianca e vide lei rispondere con un sorriso e una replica garbata alle parole del giocatore.

Molti dei suoi compagni di squadra erano venuti accompagnati da mogli o fidanzate e, credendo che la giovane fosse la nuova fiamma del Kaiser, le si fecero tutti intorno in attesa di essere presentati.

Karl si calò perfettamente nel ruolo di anfitrione e, rifiutandosi di soddisfare la loro curiosità, salutò i suoi ospiti tenendo Clare al suo fianco. Erano una splendida coppia quei due, entrambi così biondi e dorati, tanto da sembrare quasi fratello e sorella.

Con un subitaneo moto di possesso, Benji poté vedere donnaioli impenitenti come Voegl e Brauner adocchiare con famelica insistenza la luminescente morbidezza di quelle spalle d’avorio e gettare sguardi rapaci verso la pienezza nascosta nel corpino dell’abito. Il muscolo sulla guancia abbronzata cominciò a pulsare e il bicchiere di champagne venne sbattuto con forza su di un tavolino, mentre si faceva strada tra gli invitati cercando di raggiungerla. 

Adocchiando il volto cupo del SGGK ad di sopra della selva di teste che li circondavano, Karl si chinò sulla spalla di Clare ridacchiando sotto i baffi – Benji è stizzito come un calabrone. – commentò offrendole una coppa di champagne – Sei davvero splendida questa sera. –

Leo lo ringraziò con un sorriso ma i suoi occhi cercarono tra la folla il bel volto bruno familiare, mentre Karl con cortese premura faceva in modo di evitare che corteggiatori troppo zelanti trattenessero più a lungo del dovuto la mano di Clare nel salutarla o si soffermassero a sbirciare con troppa insistenza le morbide curve di quella pelle di raso.

Vide Benji avvicinarsi al folto capannello con un’espressione severa sul bel volto bruno e rimase stupito da quell’insolito atteggiamento protettivo. Comprendeva perfettamente lo stato d’animo del compagno di squadra: se Clare fosse appartenuta a lui probabilmente l’avrebbe chiusa a chiave nel suo appartamento!

Clare cercò il viso di Benji tra i volti più o meno conosciuti dei presenti quando lo vide fu come se la sala si illuminasse dallo splendore radioso del suo sorriso.

La gioia e l’emozione che trasparivano dal suo volto lo investirono in tutta la loro portata stordendolo. Clare aveva sorriso a tutti coloro che le erano stati presentati ma il calore prezioso che illuminava i suoi occhi d’ambra liquida era rivolto solo a lui ed egli ne cercò il conforto come un assiderato si avvicina al fuoco in grado di scaldarlo.

Benji si trovò a riflettere su come proprio a lui, fra tutti gli uomini presenti, fosse toccata la fortuna di avere il diritto di reclamarla come sua.

- Buonasera, Benji - lo salutò lei con voce morbida, cercando immediatamente la sua mano grande e forte e stringendola nella sua più piccola e sottile. – Dove eri finito? Ti aspettavo. -

Benji intrecciò le dite a quelle di lei e le sorrise – Veramente sei tu ad essere in ritardo. Mi stavo chiedendo se Herbert non avesse sbagliato strada. -

La risata di Clare fu come il tintinnio di tanti campanelli – Non gli avrei mai permesso di sbagliare strada questa sera. Questa festa è davvero splendida. – commentò guardandosi intorno con gli occhi luccicanti per la meraviglia

Karl fece un inchino – Sono onoratissimo dal complimento – scherzò – E se adesso vuoi accompagnarmi sarò felice di farti fare un giro e presentarti alcuni ospiti importanti… -

- No. -

Karl e Clare si voltarono entrambi verso Benji e quasi scappò loro da ridere alla vista del SGGK accigliato

- Non penserai che ti lasci in compagnia di Clare per tutta le sera. – commentò acido

Karl fece una smorfia – Sei sempre il solito egoista. Non consenti mai a noi poveri mortali di lustrarci un po’ la vista – replicò, battendogli una manata amichevole sulla spalla – Direi che la festa è diventata sicuramente più interessante da quando Clare è arrivata. Tutti gli uomini della sala fremono dal desiderio di essere presentati e le donne hanno messo in moto le loro lingue perfide. -  

- Stai esagerando, Karl! – Clare rise – Ci sono altre signore che hanno abiti molto più eleganti del mio. -

Il Kaiser la guardò incredulo – Ma è proprio vera, Benji? – chiese incredulo.

Il SGGK sorrise e tese l’indice sotto il mento del suo capitano quasi a fare il gesto di chiudergli la bocca

- Calmati Karl. Forse, se ti guardi un po’ intorno, troverai anche tu una ragazza che ti lasci a bocca aperta. –

Karl gli scoccò un’occhiata tra l’offeso e il divertito ma poi, cogliendo l’allusione contenuta nella frase nei suoi freddi occhi azzurri brillò una scintilla di allegria – Era la cosa migliore che potessi fare, Benji. – disse facendo l’occhiolino a Clare – Sono davvero molto felice per voi due. – augurò loro, sollevando leggermente il bicchiere di champagne.

Clare scoccò un occhiata interrogativa al suo imperturbabile marito ma Benji si limitò a farle scivolare una mano sulla schiena sotto il biondo torrente di seta dei suoi capelli – Se adesso vuoi scusarci, Karl, approfitto della festa e della presenza della squadra per fare un annuncio pubblico - disse attirandola leggermente a sé. Rivolto agli ospiti la presentò, immensamente fiero di poter pronunciare quelle parole

- Signore e signori – la sua voce risuonò forte e chiara e fece cessare immediatamente il brusio di sottofondo della sala – Mia moglie, Clare -

Subito un mormorio crescente si sollevò dagli invitati e gli ospiti si accalcarono entusiasti a formulare gli auguri di rito alla coppia di sposi novelli e a stringere la mano di Clare in segno di amicizia. Erano corse molte voci riguardo il presunto e improvviso matrimonio di Benjiamin Price ma nessuna aveva ottenuto una conferma ufficiale. Quelle stesse voci avevano malignato sui tempi straordinariamente brevi di quell’unione, insinuando il dubbio che il SGGK, fosse rimasto intrappolato da qualche ragazzina scaltra. La moglie di Benjiamin Price era stata descritta per lo più come una donnetta scialba e gli invitati non erano per nulla preparati a quella visione. Se si fosse dato credito alle dicerie, Benjiamin Price aveva sposato una donna incredibilmente bella.

I nomi risuonarono all’orecchio di Clare in una sorta di confuso guazzabuglio, mentre Benji le presentava i suoi compagni di squadra del Bayern Monaco. Il SGGK continuava a cingerle la vista, come a indicare che lei era una sua proprietà privata, mentre conversava e scambiava battute con colleghi e conoscenti.

Quando la calca si diradò un tantino Clare guardò di sottecchi il marito, mentre lui prendeva due coppe di champagne dal vassoio di un cameriere e gliene porgeva una

- Non sei stato un po’ sgarbato con Karl? Ci siamo allontanati da lui in tutta fretta.– commentò sorseggiando il suo bicchiere

Benji non rispose e sfiorò con una mano un lucente ricciolo dorato - Sei bellissima. - mormorò reverente mentre il delicato profumo di lei gli giungeva alle nari

Lei ridacchiò del complimento e gli fece scorrere con gesto affettuoso la mano sull’avambraccio muscoloso rivestito di fine tessuto nero - Anche tu non sei niente male - ammise con uno scintillio negli occhi - Di certo molto più di quanto non possa sopportare una ragazza semplice. –

Lui rise divertito, mentre prendeva la mano bianca di lei mettendosela nell’incavo del braccio e stringendola affettuosamente – Di certo non lo sei questa sera. – Si guardò intorno e, notando le occhiate curiose degli altri invitati, l’attirò leggermente a sé – Sembrano tutti affascinati dalla tua presenza – commentò, fulminando con lo sguardo un ammiratore che sembrava non voler staccare o sguardo dalla scollatura dell’abito di Clare.

Lei gli rivolse un luminoso sorriso – Mi basta affascinare te. – replicò tranquilla, arrossendo leggermente della sua neonata audacia.

Gli occhi di Benji brillarono di piacere mentre faceva scorrere lo sguardo bramoso sulla curva piena del seno di lei, valorizzato dallo splendido abito - Davvero, signora, se è solo questo che desideri ti posso assicurare che mi hai già affascinato a sufficienza. – le avvicinò le labbra all’orecchio spedendole una serie di deliziosi brividi giù per la schiena e la sua voce divenne un basso e roco mormorio – Non hai idea di quando pagherei per essere in questo momento in un altro posto, solo con te. -

Con sua grande sorpresa, Clare sollevò su di lui i lucenti occhi ambrati e annuì vigorosamente trovandosi perfettamente d’accordo con lui – Anch’io. –

Lo volto di Benji si incupì per un istante scrutando l’espressione felice di Clare sondando la verità nei luminosi occhi ambrati – Uhm… sarà meglio che andiamo a ballare, altrimenti potrei dimenticare i buoni propositi e domani ci troveremmo nell’imbarazzo di dover spiegare a Karl perché abbiamo abbandonato così presto la festa. –

Clare lo seguì ubbidiente sulla pista e, non appena Benji la strinse tra le braccia, appoggiò la mano sinistra sulla spalla vigorosa di lui mentre la mano destra dell’uomo si intrecciava alla sua, avvolgendola in una salda stretta. Si abbandonò al protettivo cerchio del suo abbraccio lasciandosi guidare dalla melodia, bandendo dalla sua mente tormentanti immagini di lepri braccate e di lupi in caccia.

Il cuore di Clare batteva allo stesso ritmo di quella musica fantastica che sembrava sospingerla sempre di più tra le braccia di Benji. I suoi occhi si allacciarono strettamente allo sguardo torrido dell’uomo, lasciando trapelare senza più timori l’incredibile devastante amore che provava per lui. 

Sentì le labbra di Benji sfiorarle i capelli e rimase toccata dalla bellezza di quel semplice gesto. Nonostante fosse vissuto in un ambiente severo e prettamente maschile fin da ragazzino, il suo carattere non era privo di un lato gentile che si manifestava, con lei o con Martine, in gesti pieni di una squisita tenerezza che non mancava mai di toccare le corde del suo cuore.

Gli invitati fermi ali lati della sala da ballo si fermarono a guardare la coppia che volteggiava sulla pista, osservando ammirati la loro splendida esibizione. Erano una coppia notevole: lui alto e bruno, lei così bionda e femminile, tanto che l’avvenenza di ciascuno dei due cresceva in contrasto con la bellezza dell’altro.

Solo alcuni fra i presenti notarono come il braccio possente del SGGK circondasse possessivamente la vita sottile della giovane moglie e come la mano di Clare si fosse mossa leggera dalla spalla fino al bavero del colletto della camicia candida di lui e lì fosse rimasta, indugiando in una timida carezza.   

Lui la abbracciò più strettamente e Clare poté sentire il forte battito del cuore dell’uomo contro il suo seno. I suoi occhi dorati affondarono i quelli traslucidi di lui, rispondendo silenziosamente senza più timori alla sua muta domanda. L’ineluttabilità della presa decisione le infuse una certa calma.

Sarebbe stata sua moglie, la sua donna, perché entrambi sapevano che il momento era giunto e che nulla avrebbe potuto cambiare ciò che erano l’uno per altra. Non c’era fretta, solo una piena e comune consapevolezza che, quando la notte avesse lasciato il posto alla luce del giorno, tra loro sarebbe cambiato tutto.

E quella notte era solo per loro. 

 

  
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