Buonasera a tutti i lettori della mia ff.
Mi scuso per il piccolo ritardo nell’aggiornamento e spero
che anche questo capitolo incontri il vostro gradimento.
Ci stiamo avviando al termine della mia ff… ancora pochi
capitoli. Devo dire che mi sono affezionata tantissimo a questi Benji e Clare e
che probabilmente mi mancheranno un po’.
Quello che era iniziato come un semplice esperimento che si
sarebbe dovuto concludere più velocemente si è invece sviluppato praticamente
da solo grazie anche ai contributi e ai consigli di tutti coloro che mi hanno
sempre scritto e recensito. Vi sono molto, molto grata.
Come sempre debitrice a Sanychan per la sua infinita
pazienza.
Un saluto affettuoso a tutti
Julie
CAPITOLO XVII
“Ti dirò uguale
ad un giorno d’estate?
Più temperanza tu hai: più
dolcezza:
i molli bocci sferza il vento al
maggio
e l’estate ha scadenze troppo
brevi.
Talor l’occhio del cielo a dismisura
arde, e si vela il dorato
sembiante,
e per sorte o mutevole natura
pur inclina ogni cosa bella e
cade.
Ma la tua estate eterna non
scolora
e non si priverà di tua bellezza,
non ha vanto su di te la morte,
l’ombra,
quando al tempo tu cresci in
versi eterni.
Finché l’uomo avrà occhi, avrà
respiro,
vive la mia parola e in lei sei
viva.”
(W.Shakespeare)
Clare scostò un ricciolo ribelle dalla guancia e sollevò con una certa fatica la tela pesante posizionandola sul cavalletto al centro del salotto.
Era sposata con Benji da quasi tre settimane e, dopo quello
che era successo la notte delle nozze, si era come stabilita fra loro una
specie di tregua temporanea, dettata dalla necessità incombente dei pressanti
impegni professionali di lui.
Tra partite di campionato, ritiri, trasferte e l’inizio
della Champions League si erano visti poco o niente e, quando lui era a casa, Clare
lo vedeva dirigersi immancabilmente verso la nursery e prendere fra le braccia
Martine, ricolmandola di attenzioni. Intuiva che in lui albergasse il timore di
non riuscire ad essere abbastanza presente nella vita della bambina a causa del
suo lavoro che lo portava spesso lontano. Osservava con il cuore gonfio di
tenerezza i momenti che il campione trascorreva con la figlioletta pur non
riuscendo a trovare il momento adatto per rassicurarlo e approfondire
quell’aspetto della loro vita.
Benji era tornato a casa per poche ore per partecipare
all’udienza per l’adozione definitiva di Martine e come già preannunciato dal
giudice Leumann, la sentenza si era rivelata una mera formalità e, da quel
momento, Martine poteva forgiarsi ad ogni buon diritto del nome dei Price ed
era diventata la loro figlia a tutti gli effetti.
Clare seguiva i successi del portiere attraverso lo schermo
televisivo e, quando le telecamere dei commentatori si spostavano ad inquadrare
il volto bruno del SGGK, provava una calda sensazione di piacere sapendo che
lui era suo marito e che, forse, in un futuro non lontano avrebbero formato una
vera famiglia.
Si era già resa conto da molto tempo che, quando Benjiamin
Price si cacciava in testa l’idea di ottenere qualcosa, non era facile dissuaderlo.
In effetti si dimostrava di una perseveranza ostinata, non venendo mai meno al
fine che si era proposto, fino ad ottenere ciò che si era prefissato
attraverso un’incrollabile fermezza. Quando Clare scoprì che adesso era lei, la
sua spontanea e volontaria risposta, la cosa che Benji si era proposto di
ottenere, comprese di camminare ogni giorno sempre di più sul filo della resa
totale.
Lui era lì, in attesa che lei varcasse la soglia della sua
stanza, che gli donasse tutta se stessa.
Benji non si era mai impegnato verbalmente a rassicurarla
che non l’avrebbe usata come un semplice capriccio e Clare restava sempre
piuttosto incerta e riluttante a fidarsi delle sue attenzioni amorose. Aveva
già sperimentato quanto il desiderio ardente di lui fosse in grado di farle
gettare al vento ogni prudenza, riducendo al sua volontà ad un mucchietto di
cenere inconsistente, e i tentativi di Benji di sedurla si facevano sempre più
ardenti e decisi. L’uomo non tentava neppure di dissimulare il fatto che voleva
portarsela a letto o che considerava sua moglie al pari di una sua proprietà che
poteva toccare con noncuranza a suo piacimento. Entrava e usciva dalla sua stanza indipendentemente che fosse vestita di tutto punto o completamente spogliata e rideva spudoratamente dei suoi tentativi di coprirsi. I loro incontri erano colmi di una tensione sottile, di un desiderio serpeggiante così intenso che Clare temeva, prima o poi, che sarebbero giunti ad un punto di rottura.
A volte, di notte, si svegliava di soprassalto, riconoscendo una lunga ombra
accanto al suo letto, e quelle che si delineavano sullo sfondo delle finestre
illuminate dalla luna erano inequivocabilmente le larghe spalle nude di Benji.
La mattina della sua partenza per il ritiro Clare era scesa
in vestaglia prima dell’alba per auguragli buon viaggio e lui l’aveva stretta
tra le braccia e aveva chinato l’orgogliosa testa bruna per baciarla con
bruciante desiderio, facendole scorrere velocemente il sangue nelle vene
- Ci sarà un ricevimento della società, venerdì prossimo –
aveva mormorato rauco con il volto affondato nei suoi capelli – Vorrei che tu
mi accompagnassi. -
Clare aveva annuito con il respiro corto dal piacere del suo
abbraccio e, quando Benji si era staccato chinandosi a raccogliere da terra la
borsa sportiva, aveva sentito le braccia dolenti e vuote. Con amore aveva
percorso le ampie spalle, il capo protetto dall’immancabile berretto e la nuca
di lui coperta da arruffati riccioli scuri.
Lo sguardo ardente dell’uomo l’aveva percorsa un’ultima
volta, facendola fremere
- Ci vediamo direttamente alla festa, allora. -
Gli occhi dorati di Clare gli avevano sfiorato il viso come
una carezza – Fa buon viaggio. -
Lui l’aveva fissata brevemente, come per dire qualcosa, poi
si era voltato era salito sulla Jaguar nera parcheggiata ai piedi della
scalinata.
Clare era rimasta a seguire con lo sguardo l’automobile che
si allontanava lungo il vialetto e si era stretta le braccia attorno al corpo,
avvertendo l’incredibile immediata sensazione della sua assenza.
Clare tese la mano e con occhio esperto raddrizzò la tela
esponendola ad una luce migliore. Alcuni giorni prima era ritornata alla
galleria portando con sé uno dei suoi ritratti e Andrew Binder si era detto
profondamente entusiasta all’idea di arricchire la mostra. Il maestro aveva
insistito per vedere un numero maggiore di quadri, in modo da poter selezionare
insieme quelli che Clare sarebbe stata disposta a vendere. Visti gli impegni
del famoso artista la neo sposina lo aveva invitato a Ville Rose per il tè e, sapendo quanto lui fosse sbadato, si era
accordata con la segretaria perché ricordasse al maestro quell’impegno.
Aveva appena terminato di sistemare il quadro quando Andrew
Binder entrò nel salotto accompagnato da una Anne Bauer particolarmente
sorridente.
- Dia pure a me, maestro –
La governante prese il soprabito dal braccio dell’uomo
trattandolo con una familiarità alla quale il pittore sembrava abituato.
- Grazie, Anne – ringraziò cortese facendole l’occhiolino –
Vedo che viaggiare le dona parecchio. Siete sempre più affascinante. –
Le guance della governante si colorarono di un rosa inteso
al complimento
- E voi siete sempre un adulatore, Herr Binder. – replicò sorridendogli con complicità – Adesso vedo
di portare a lei e a questa bella signora una tazza della mia migliore
cioccolata. – disse sparendo in un lampo, diretta in cucina.
Il maestro si voltò verso Clare ed entrò nel salotto
salutandola con un ampio gesto del braccio
- Ecco qui la mia piccola, Clare! Come stai cara? – disse
schioccandole sulle guance due sonori baci. La ragazza venne letteralmente
travolta dall’entusiasmo dell’uomo, mentre lui le metteva un dito sotto il
mento e si protendeva a scrutarle il viso con finta intensità
- Sto bene, Andrew – replicò lei ridendo e sottoponendosi
alla sua minuziosa ispezione
- Direi che il matrimonio ti giova decisamente – affermò con
gravità il maestro, sedendosi sul divano – Sei sempre più bella. Ma dimmi,
dov’è tuo marito? -
Clare alzò leggermente le spalle - Benji è in trasferta per
una partita di Coppa e credo che rientrerà per la fine della settimana.
Domenica prossima il Bayern gioca in casa, qui a Monaco. –
Andrew Binder annuì soddisfatto e Clare lo guardò con aria
interrogativa
- Non sapevo che lei conoscesse mio marito, Andrei. -
Il maestro la guardò con attenzione – Sono stato ospite in
questa casa parecchie volte. – replicò gentilmente
- E’ un amico di famiglia? -
- Se così si può dire… - Andrew Binder venne interrotto da
una sorridente Mrs. Bauer con il vassoio del tè e solo dopo che la governante
uscì dalla stanza riprese il discorso - Conosco la famiglia Price da molto
tempo, addirittura da prima che Benji nascesse. Sua madre, Catherine, è una
grande esperta d’arte. -
Clare aguzzò le orecchie a sentire parlare per la prima
volta della famiglia del marito e stette in silenzio, quasi aspettando che
l’artista continuasse, ma già l’attenzione del maestro si era spostata sulla
tela che lei aveva posizionato sul cavalletto
- E’ bellissimo mia cara. – disse ammirando il prato verde
in cui dei bambini giocavano spensierati – E’ solare, allegro, pieno di vita. –
Clare accettò con garbo il complimento ma non era disposta a
lasciare perdere quell’argomento. Il mucchio di interrogativi che le
affollavano mente avevano bisogno di ordine e, se possibile, di una risposta
sincera.
- Mi dica, Andrew, dove si trova adesso la madre di mio
marito? Vive qui a Monaco? -
I penetranti occhi grigi dell’uomo la fissarono al di sopra
dell’orlo della tazza – Sono parecchi anni che Catherine e suo marito William,
vivono a Londra. Benji non ti ha mai parlato di loro? -
Clare scosse lentamente il capo – Solo un breve accenno.
All’inizio credevo che non avesse più i genitori… come me. -
Andrew la guardò stranamente serio – Non sono mai andati
molto d’accordo, per qualcosa che è successo molto tempo fa, quando Benji era
solo un ragazzino. Freddy Marshall è sempre stato il suo tutore, prima in
Giappone e poi quando è venuto a giocare qui in Germania. – spiegò.
- Vuole dire che Benji non ha mai vissuto con i suoi
genitori? – chiese incredula
L’artista posò la tazza sul basso tavolino e intrecciò le
mani sul ventre prominente – Non che io sappia. Comunque dubito che ti capiterà
mai di incontrarli. Benji li evita come la peste e, conoscendolo, non credo
neppure che li abbia informati del vostro matrimonio. -
Clare si mordicchiò il labbro inferiore incerta – Mi chiedo
come prenderanno la notizia.– replicò un tantino sgomenta
Andrew le batté gentilmente il polso – Fossi in te non mi
preoccuperei troppo, mia cara. Catherine sarà felicissima nel sapere che il suo
scapestrato figliolo ha finalmente messo la testa a posto e non vedo come
William potrebbe lagnarsi di una nuora come te. Per quanto i loro rapporti con
Benji siano molto deteriorati ti assicuro che sono due persone deliziose. -
- Pensa che sappiano di Martine? -
Andrew Binder inarcò un sopracciglio cespuglioso, provocando
lo sconcerto di Clare – Tu cosa ne dici? -
- Non posso credere che Benji si rifiuti di parlare con i
propri genitori – mormorò stupita – Io ho perso i miei in un incidente, quando
ero molto piccola e darei qualsiasi cosa per poterli riabbracciare. Non riesco
a spiegarmi il motivo di un atteggiamento così cinico.
II maestro le sorrise gentilmente – Forse riuscirai a fargli
cambiare idea, mia cara. -
Fu il turno di Clare di inarcare le sopracciglia bionde,
provocando la scrosciante risata del famoso pittore
- Lo so, lo so. Benji non ha quello che comunemente si può
definire un buon carattere ma è un uomo di solidi principi e credo che tu abbia
un forte ascendente su di lui. -
Vedendola incerta si protese a stringerle gentilmente la
mano – Che ne dici di dare un’occhiata ai tuoi quadri? -
Clare annuì e passarono la mezz’ora seguente ad ammirare le
tele scegliendo quelle che avrebbe voluto vendere e scartandone altre. Al
termine della selezione Andrew osservò soddisfatto la dozzina di quadri di
svariate dimensioni che avrebbe provveduto a far trasportare nella galleria.
Clare accarezzò l’orlo di una cornice di un grande ritratto
quasi a togliere un invisibile granello di polvere
- Vorrei chiederle una cosa, Andrew, se per lei non è un
problema. -
Il maestro si distrasse dalla contemplazione ammirata di un
dipinto ovale, raffigurante una coppia di gattini che dormivano su di un
davanzale, e le sorrise gioviale
- Puoi chiedermi tutto quello che vuoi, mia cara. –
Clare tentennò leggermente – Ecco… io vorrei sapere come è
entrato in possesso del quadro della bambina con il gomitolo. -
La fronte del pittore si corrugò un tantino – Come mai ti è
venuta questa curiosità? –
Clare si strinse nelle spalle – Non credevo fosse qui in
Europa - rispose con disarmante semplicità – L’avevo venduto solo alcuni mesi
fa ad una galleria di Fujisawa e pensavo fosse stato comperato da un acquirente
giapponese. -
- In effetti è stato proprio così -
Di fronte alla confusione provocata dalle sue parole si
affrettò a spiegare – Per la verità il quadro non è mio. – confessò
candidamente – Mi è stato dato temporaneamente solo per la mostra. –
Clare sorrise felice - Volete dire che conoscete il
proprietario? -
Un sorriso furbo giocò all’angolo delle labbra del maestro –
Oh, si! Certamente. E ho dovuto penare parecchio perché quello zuccone
acconsentisse a prestarmelo. –
Lei rise - Mi piacerebbe molto conoscere l’acquirente di uno
dei miei quadri – affermò scuotendo leggermente la testa e facendo ondeggiare
una ciocca di lucenti capelli dorati sfuggita alla treccia che le penzolava
sulla schiena - Davvero non riesco a pensare a nessuno così innamorato di un
mio dipinto da non riuscire a staccarsene neppure per il breve tempo di una
mostra. –
Andrew la guardò con i vivaci occhi grigi brillanti di
malizia
- Ti sottovaluti, Clare. Sei un’artista molto brava e riesci
a cogliere i tuoi soggetti con splendida intensità. -
La giovane donna lo guardò con gentile fermezza non
lasciandosi sviare dal complimento
- Non mi volete dire proprio niente in proposito? -
Il maestro fece un lungo sospiro e poi sorrise di fronte
alla sua completa assenza di civetteria
- Sei davvero ostinata, ragazzina, ma dopotutto non è certo
un segreto. Ho visto il quadro proprio qui, in questa casa alcune settimane fa.
E’ stato tuo marito a mostrarmelo e solo dopo molto insistere si è convinto ad
affidarmelo per il periodo della mostra. E’ suo il quadro della bambina con il
gomitolo. -
Clare sgranò gli occhi impietrita.
Fu come se un fulmine fosse esploso nel cervello creando un
bagliore accecante. I pensieri le turbinarono nella mente come tante farfalle
impazzite in preda ad una folle agitazione.
- Il quadro della bambina con il gomitolo appartiene a
Benji? – riuscì a chiedere disorientata
Andrew annuì - E deve piacergli davvero molto dal momento
che, quando io ho potuto ammirarlo, era appeso ad una parete della sua camera
da letto. – commentò.
L’immagine del muro sgombro e del segno scuro sulla
tappezzeria grigia attraversò la mente di Clare come un istantanea.
Il quadro! Benji aveva comperato uno dei suoi quadri quando
ancora si trovavano in Giappone!
Seguì distrattamente il chiacchiericcio ciarliero del
maestro, perduta nelle sue considerazioni.
Perché aveva fatto questo?
Possibile che quel concentrato di virilità e freddezza che
era suo marito nutrisse nel suo intimo una particolare tenerezza nei suoi
confronti?
Già in passato Clare si era accorta che Benjiamin Price non
ricalcava affatto lo stereotipo dello sportivo tutto muscoli. Dietro i suoi
modi bruschi si nascondeva una vivace intelligenza e durante il suo infortunio
in Giappone era rimasta stupita dall’ampiezza dei suoi interessi e dalla
varietà delle sue letture. Aveva forse comperato il quadro per soddisfare il
personale piacere di possedere una cosa bella? Le aveva detto di ritenerla in
grado di esporre alla mostra di Andrew Binder…
Era come se dietro la spessa scorza di crudele impassibilità
si celassero due personalità del tutto complementari: il SGGK, il campione
imbattibile che la spaventava con i suoi crudeli silenzi e l’uomo che la
stringeva fra le braccia baciandola con passione, che era stato uno splendido
compagno a Kanagawa ed era un padre affettuoso per Martine.
Non riuscì a soffocare la calda sensazione di gioia che la
invase, inebriante come un forte liquore, al pensiero che il quadro della
bambina con il gomitolo fosse rimasto appeso nella sua stanza per tutte quelle
settimane. Anche dopo che Andrew Binder
se ne fu andato, Clare non riuscì a sciogliere il confuso nodo di piacere e di
speranza che le avviluppava il cuore.
Quella sera quando tutte le luci della casa si spensero e
Martine dormiva placidamente nel suo lettino, Clare entrò nella camera da letto
di Benji e si distese sul pesante copriletto damascato, osservando la parete
vuota dove egli aveva appeso il suo quadro. Fece scorrere leggermente la mano
sul posto vuoto accanto al suo, ricordando perfettamente la sensazione dei suoi
baci e delle sue carezze brucianti, la freschezza del tessuto liscio contro la
pelle nuda e soprattutto la magia del desiderio che l’uomo aveva abilmente
intessuto attorno ad entrambi.
Affondò il volto nel cuscino e avvertì il leggero sentore
amarognolo della colonia di lui che impregnava la stoffa e immediatamente il
suo cuore accelerò i battiti.
Le sue incertezze erano state spazzate via: aveva sentito il
bisogno di un gesto, di un segno che lei per Benji contava davvero qualcosa.
Che non era solo una delle tante.
Forse quello non era amore ma il suo quadro, appeso nella
stanza di lui, era la più bella e silenziosa dichiarazione che avrebbe potuto
farle.
Nei giorni che seguirono si tenne occupata con faccende di
maggiore o minore importanza. Solo di notte, quando si stendeva da sola nel
letto di lui, senza riuscire a prendere sonno, circondata dal suo lieve profumo,
si concedeva il lusso di pensare quanto fosse vuota Ville Rose senza di lui.
Qualcuno bussò piano alla porta e Benji fu costretto a
sollevare lo sguardo dall’apparecchio telefonico che stava ormai osservando da
cinque minuti buoni. Si trovava in una lussuosa quanto anonima camera d’albergo
e aveva appena finito di telefonare a Clare. La voce della giovane donna gli
era apparsa stranamente calda e confortante mentre lo rassicurava su Martine e
gli prometteva che avrebbe visto la partita di Coppa in televisione la sera
dopo. Ricordava le loro prime telefonate: uno sconcertante miscuglio di
imbarazzo e un saluto brusco al termine di una conversazione che verteva solo
ed esclusivamente su Martine.
Quella sera Clare gli aveva raccontato della sua giornata,
della visita di Andrew Binder e si era detta molto felice di partecipare con
lui al ricevimento. La sua voce morbida e piena di tenera allegria gli aveva
scaldato il cuore, facendogli desiderare di essere a casa, con la sua famiglia.
La sua famiglia!
Gli era sembrato strano pensare a Clare e a Martine in quei
termini ma aveva dovuto riconoscere con se stesso che adesso era proprio così.
Era rimasto seduto, immerso in profonde riflessioni, cercando di analizzare se
quell’impressione fosse solo il frutto dei suoi desideri o se davvero Clare
stesse iniziando a non avere più paura di lui.
Il bussare alla porta si ripeté un po’ più forte e Benji si
alzò e si stiracchiò per sciogliere il nodo che gli si era formato tra le
scapole. Gettò uno sguardo all’orologio sul comodino e si accorse che erano da
poco passate le undici. Aggrottò la fronte domandandosi cosa lo aspettasse
fuori da quella porta e fu molto peggio di quanto credesse.
Erika era sfacciatamente abbigliata in un abito da sera
semitrasparente con una profonda scollatura. Il tessuto finissimo non
nascondeva nulla al suo sguardo, teso come una diafana tela sul suo corpo nudo.
I capelli neri le ricadevano sulle spalle come un oscuro torrente e quando
entrò nella stanza i sensi di Benji furono assaliti da un profumo pesante e
generosamente sparso. Con un sorriso malizioso Erika chiuse la porta e vi si
appoggiò contro spingendo in fuori il seno generoso fino quasi a farlo
traboccare dalla scollatura.
I suoi occhi lo invitavano ad avvicinarsi, a prendere ciò che
lei gli offriva. Dal momento che lui non ci provava in alcun modo, Erika gli si
accostò con un movimento lento e ondulatorio che lo costrinse a ritrarsi di
fronte alla minaccia imminente del contatto.
- Cosa ci fai qui? – Benji era genuinamente sorpreso – Erika
questo è un ritiro. – le ricordò, rabbuiandosi immediatamente
- Ciao Benji, ho pensato che potessi avere bisogno di un po’
di compagnia. -
Osservando la donna che aveva di fronte Benji contrasse le
sopracciglia e poi disse – Credo proprio che ti stia sbagliando, Erika -
- Nessuno sbaglio, Benji – Le labbra rosse, sapientemente
truccate, si aprirono in un sorriso seducente, mentre lasciava che la spallina
del vestito le scivolasse giù, mettendo in pericolo l’equilibrio dell’abito –
Mi sono stancata di rincorrerti mentre passi da una donna all’altra, attraverso
storielle senza importanza e adesso attraverso questo matrimonio. Credi che non
sappia che hai sposato Clare solo per Martine?Non te faccio una colpa e sono
venuta ad offrirmi a te perché tu sappia con certezza ciò che ho da darti.
Nessun’altra donna può soddisfare i tuoi bisogni e i tuoi desideri come posso
farlo io… -
Benji scosse la testa confuso dalla sua ostinazione. Se in
passato avesse cercato Erika in un momento di ardente passione avrebbe potuto
capire la sua insistenza – Erika, mi dispiace, ma io non sono l’uomo adatto a
te e, anche se lo fossi non sarei libero di accettare la tua offerta. -
La donna gli si fece più vicina e fece scorrere le unghie
ben curate sul torace nudo e muscoloso di lui
- Sei sempre stato uno spirito libero, Benji. Non vorrai
farmi credere che quella farsa di matrimonio che hai messo in piedi ti abbia
messo le catene ai polsi? -
Negli occhi scuri di lui sfrecciò un lampo – Clare è mia
moglie e questo matrimonio per me è una cosa serissima. – ribatté ostinato ma
Erika non diede segno di aver udito e gli si accostò.
- Sei così bello – sussurrò lei ammirata. La sua mano sulla
spalla dell’uomo incontrò un spesso rilievo e incuriosita osservo la recente
cicatrice lunga una decina di centimetri che correva dalla clavicola fino al
primo rilievo del bicipite – Questa ferita è recente – mormorò osservando la
striscia di carne più chiara in contrasto con il colorito bronzeo della pelle.
Benji si scostò da lei bruscamente e recuperò una camicia ai
piedi del letto e la indossò. Dopo aver respirato lentamente cercò di addolcire
il tono asciutto delle sue parole – Ascolta, Erika. Penso che adesso sia meglio
che tu vada. –
Erika lo guardò, il volto piegato in un grazioso broncio che
la faceva assomigliare ad una gattina
- Pensavo che prima avremmo potuto divertirci un po’.
Dopotutto tu sei un uomo e hai bisogno di una vera donna, non di quella
ragazzina che hai sposato e che sembra essere solo il prototipo della bambinaia
modello. Non sono forse più bella io? Non sono forse più donna io? -
La risata che sfuggì a Benji aveva una nota sarcastica – Ti
assicuro, Erika, che quella ragazzina, come la chiami tu, potrebbe tenere
lezioni sull’arte di essere donna. – commentò tagliente – E comunque, in ogni
caso, non sono interessato alla tua offerta. -
Erika lo guardò, gli occhi verdi improvvisamente duri come
gli smeraldi – Credo che tu non sappia quello che stai dicendo. -
Benji la osservò per un attimo, come disorientato da quel
suo strano ragionamento; poi un maschera di impassibilità calò sul suo volto e
improvvisamente Erika si trovò davanti il SGGK, impenetrabile, impassibile…
così poco umano.
Un brivido di paura le corse irragionevolmente lungo la
schiena e incredibilmente la eccitò ancora di più.
Quell’uomo era la quintessenza del potere, della virilità e
sedurlo era diventata una sfida irresistibile. Cercò i avvicinarsi di più ma
venne fermata una un gesto brusco della sua mano
- Ti sbagli, Erika. So perfettamente quello che sto dicendo.
– Fece un lento respiro – Io amo mia moglie. – Lasciò che il sorriso seducente
di Erika le svanisse lentamente dal volto e deliberatamente scandì le parole
successive – Io amo Clare. -
La potenza della sua affermazione la colpì in pieno petto e la
metamorfosi giunse rapidamente sul volto di Erika. Il sorriso accattivante si
tramutò repentinamente in una smorfia di rabbia e le occhi scintillarono
furiosi. Dalla gola le uscì una sorta di grugnito mentre tirava bruscamente su
la spallina del suo vestito con un movimento rapido e adirato. Con voce
stridula e acuta diede libero sfogo ad una serie di epiteti da strada. Benji fu
quasi divertito nell’ascoltare quell’ampia dissertazione sui suoi parenti,
sulla sua nascita e sulle sue inclinazioni sessuali, fino a quando Erika non
giunse al suo recente passato.
- Non credere che ti permetta di andartela a godere con
quella sgualdrina da quattro soldi che hai sposato, parlerò con mio padre e lui
ti caccerà dalla squadra e… -
- Fallo. -
Erika interruppe la sua filippica e lo guardò come stranita
– Come hai detto? -
- Ho detto: fallo. –
Il volto di Benji era duro come la pietra e gli occhi fiammeggiavano di rabbia
repressa – Credi di potermi ricattare con queste minacce da quattro soldi,
Erika? – il tono di lui era basso e beffardo – Pensi che io non possa trovare
un ingaggio altrettanto buono in Europa? -
Le parole di lui la colpirono come tante staffilate vergate
senza pietà e, in quel momento, lei realizzò di aver perso la partita.
Non avrebbe potuto averlo. Mai.
Con le labbra smorte per la mortificazione afferrò
violentemente la maniglia della porta spalancandola e la sbatté violentemente
con fare vendicativo alle sue spalle. Un attimo più tardi Benji sentì un’altra
porta nel corridoio chiudersi con un tonfo secco, definitivamente.
Il venerdì sera alle dieci il salone dei ricevimenti del
Bayerischer Hof a Monaco era stato riempito di fiori in modo da assomigliare ad
una lussuosa e sofisticata serra. Splendide composizioni di frutta e fiori
ricadevano sulle tavole imbandite del ricco buffet e un pergolato di bouganville lilla era stato allestito in
un angolo della sala da ballo per ospitare il palco con l’orchestra.
L’importanza dell’imminente serata era sottolineata dal frenetico andirivieni
dei camerieri impeccabilmente diretti dal maitre
di sala e dalla presenza del direttore che affiancava Karl Heinz Schneider
nella supervisione della serata.
Gli sponsor del Bayern Monaco non avevano badato a spese per
organizzare quello che era stao definito dalla stampa uno degli eventi mondani
della stagione ed erano stati invitati, oltre che la squadra al completo, anche
politici, personaggi dello spettacolo, imprenditori e giornalisti.
Quella sera i giocatori avevano motivo di festeggiare anche
la prima vittoria in Champions League della stagione. La squadra capitanata da
Schneider aveva battuto senza difficoltà la Dinamo Bucarest e un clima di
euforia pervadeva i giocatori che erano appena rientrati dalla trasferta.
Le moglie e le fidanzate dei giocatori erano arrivate alla
spicciolata, congratulandosi per la vittoria e dopo circa un’ora anche Edmund
Langel aveva fatto la sua apparizione accompagnato dalla figlia Erika.
Nonostante Benji avesse cercato di evitarla per amore del
quieto vivere non poté fare a meno di incrociare lo sguardo furioso che la
donna gli lanciò da sopra il bicchiere. Le sue minacce senza senso non lo
impensierivano minimamente e comunque Erika non sembrava davvero troppo
dispiaciuta dal momento che al suo fianco c’era un alto uomo biondo che Benji
era sicuro fosse un giornalista.
Era impaziente di rivedere Clare e di appurare con i suoi
occhi se il calore che aveva udito nella sua voce, al telefono, fosse salito
anche agli occhi della sua splendida e giovanissima moglie.
Vide Karl in piedi, davanti al buffet, e il capitano del
Bayern sollevò il calice di champagne nella sua direzione in un brindisi
silenzioso.
Tutt’a un tratto tra gli invitati ai piedi della scala calò
il silenzio e lentamente si scostarono, facendo ala dinnanzi a lui in direzione
dell’ingresso. Clare era ritta sulla soglia e il silenzio che era calato
attorno a lei denotava più che altro una sorta di stupore reverenziale.
Benji alzò lo sguardo verso lo scalone e, al pari degli
altri ospiti presenti, avvertì il peso della sua bellezza e rimase ad ammirare,
senza distogliere lo sguardo, la splendida visione che gli si parava davanti.
Clare stava scendendo con grazia i gradini, abbigliata in un
abito da sera di seta pesante color granato che le lasciava scoperte le
splendide spalle. Il vestito ricadeva attorno al suo corpo snello, modellando
il profilo del seno tondo e la morbida curva dei fianchi. Ad ogni suo passo la
gonna sembrava aprirsi come la corolla di un fiore in un movimento ipnotico e
seducente. Il candore della sua pelle riluceva con la perfezione dell’alabastro
contro il ricco colore dell’abito e i lunghi capelli dorati erano stati
pettinati all’indietro, semplicemente scostati dal viso con l’aiuto di alcune
forcine, lasciando che i lunghi riccioli ricadessero sulla schiena in un manto
di seta. Alle orecchie e attorno alla gola portava le perle e brillanti che lui
le aveva regalato e sembrava un’antica divinità nordica, decisa a scendere fra
i comuni mortali.
La piccola e timida Clare si era incredibilmente trasformata
in una creatura ammaliante al punto che lui stesso stentava a riconoscerla. La
ragazzina timida che era partita con lui dal Giappone aveva lasciato il posto
ad una giovane donna dal portamento sicuro come quello di una regina e dalla
bellezza stupefacente.
Vide Schneider raggiungerla ai piedi della scala e salutarla
con un galante bacio posato sulla piccola mano bianca e vide lei rispondere con
un sorriso e una replica garbata alle parole del giocatore.
Molti dei suoi compagni di squadra erano venuti accompagnati
da mogli o fidanzate e, credendo che la giovane fosse la nuova fiamma del
Kaiser, le si fecero tutti intorno in attesa di essere presentati.
Karl si calò perfettamente nel ruolo di anfitrione e,
rifiutandosi di soddisfare la loro curiosità, salutò i suoi ospiti tenendo
Clare al suo fianco. Erano una splendida coppia quei due, entrambi così biondi
e dorati, tanto da sembrare quasi fratello e sorella.
Con un subitaneo moto di possesso, Benji poté vedere
donnaioli impenitenti come Voegl e Brauner adocchiare con famelica insistenza
la luminescente morbidezza di quelle spalle d’avorio e gettare sguardi rapaci
verso la pienezza nascosta nel corpino dell’abito. Il muscolo sulla guancia
abbronzata cominciò a pulsare e il bicchiere di champagne venne sbattuto con
forza su di un tavolino, mentre si faceva strada tra gli invitati cercando di
raggiungerla.
Adocchiando il volto cupo del SGGK ad di sopra della selva
di teste che li circondavano, Karl si chinò sulla spalla di Clare ridacchiando
sotto i baffi – Benji è stizzito come un calabrone. – commentò offrendole una
coppa di champagne – Sei davvero splendida questa sera. –
Leo lo ringraziò con un sorriso ma i suoi occhi cercarono
tra la folla il bel volto bruno familiare, mentre Karl con cortese premura
faceva in modo di evitare che corteggiatori troppo zelanti trattenessero più a
lungo del dovuto la mano di Clare nel salutarla o si soffermassero a sbirciare
con troppa insistenza le morbide curve di quella pelle di raso.
Vide Benji avvicinarsi al folto capannello con
un’espressione severa sul bel volto bruno e rimase stupito da quell’insolito
atteggiamento protettivo. Comprendeva perfettamente lo stato d’animo del
compagno di squadra: se Clare fosse appartenuta a lui probabilmente l’avrebbe
chiusa a chiave nel suo appartamento!
Clare cercò il viso di Benji tra i volti più o meno
conosciuti dei presenti quando lo vide fu come se la sala si illuminasse dallo
splendore radioso del suo sorriso.
La gioia e l’emozione che trasparivano dal suo volto lo
investirono in tutta la loro portata stordendolo. Clare aveva sorriso a tutti
coloro che le erano stati presentati ma il calore prezioso che illuminava i
suoi occhi d’ambra liquida era rivolto solo a lui ed egli ne cercò il conforto
come un assiderato si avvicina al fuoco in grado di scaldarlo.
Benji si trovò a riflettere su come proprio a lui, fra tutti
gli uomini presenti, fosse toccata la fortuna di avere il diritto di reclamarla
come sua.
- Buonasera, Benji - lo salutò lei con voce morbida,
cercando immediatamente la sua mano grande e forte e stringendola nella sua più
piccola e sottile. – Dove eri finito? Ti aspettavo. -
Benji intrecciò le dite a quelle di lei e le sorrise –
Veramente sei tu ad essere in ritardo. Mi stavo chiedendo se Herbert non avesse
sbagliato strada. -
La risata di Clare fu come il tintinnio di tanti campanelli
– Non gli avrei mai permesso di sbagliare strada questa sera. Questa festa è
davvero splendida. – commentò guardandosi intorno con gli occhi luccicanti per
la meraviglia
Karl fece un inchino – Sono onoratissimo dal complimento –
scherzò – E se adesso vuoi accompagnarmi sarò felice di farti fare un giro e
presentarti alcuni ospiti importanti… -
- No. -
Karl e Clare si voltarono entrambi verso Benji e quasi
scappò loro da ridere alla vista del SGGK accigliato
- Non penserai che ti lasci in compagnia di Clare per tutta
le sera. – commentò acido
Karl fece una smorfia – Sei sempre il solito egoista. Non
consenti mai a noi poveri mortali di lustrarci un po’ la vista – replicò,
battendogli una manata amichevole sulla spalla – Direi che la festa è diventata
sicuramente più interessante da quando Clare è arrivata. Tutti gli uomini della
sala fremono dal desiderio di essere presentati e le donne hanno messo in moto
le loro lingue perfide. -
- Stai esagerando, Karl! – Clare rise – Ci sono altre
signore che hanno abiti molto più eleganti del mio. -
Il Kaiser la guardò incredulo – Ma è proprio vera, Benji? –
chiese incredulo.
Il SGGK sorrise e tese l’indice sotto il mento del suo
capitano quasi a fare il gesto di chiudergli la bocca
- Calmati Karl. Forse, se ti guardi un po’ intorno, troverai
anche tu una ragazza che ti lasci a bocca aperta. –
Karl gli scoccò un’occhiata tra l’offeso e il divertito ma
poi, cogliendo l’allusione contenuta nella frase nei suoi freddi occhi azzurri
brillò una scintilla di allegria – Era la cosa migliore che potessi fare,
Benji. – disse facendo l’occhiolino a Clare – Sono davvero molto felice per voi
due. – augurò loro, sollevando leggermente il bicchiere di champagne.
Clare scoccò un occhiata interrogativa al suo imperturbabile
marito ma Benji si limitò a farle scivolare una mano sulla schiena sotto il
biondo torrente di seta dei suoi capelli – Se adesso vuoi scusarci, Karl,
approfitto della festa e della presenza della squadra per fare un annuncio
pubblico - disse attirandola leggermente a sé. Rivolto agli ospiti la presentò,
immensamente fiero di poter pronunciare quelle parole
- Signore e signori – la sua voce risuonò forte e chiara e
fece cessare immediatamente il brusio di sottofondo della sala – Mia moglie,
Clare -
Subito un mormorio crescente si sollevò dagli invitati e gli
ospiti si accalcarono entusiasti a formulare gli auguri di rito alla coppia di
sposi novelli e a stringere la mano di Clare in segno di amicizia. Erano corse
molte voci riguardo il presunto e improvviso matrimonio di Benjiamin Price ma
nessuna aveva ottenuto una conferma ufficiale. Quelle stesse voci avevano
malignato sui tempi straordinariamente brevi di quell’unione, insinuando il
dubbio che il SGGK, fosse rimasto
intrappolato da qualche ragazzina scaltra. La moglie di Benjiamin Price era
stata descritta per lo più come una donnetta scialba e gli invitati non erano
per nulla preparati a quella visione. Se si fosse dato credito alle dicerie,
Benjiamin Price aveva sposato una donna incredibilmente bella.
I nomi risuonarono all’orecchio di Clare in una sorta di
confuso guazzabuglio, mentre Benji le presentava i suoi compagni di squadra del
Bayern Monaco. Il SGGK continuava a cingerle la vista, come a indicare che lei
era una sua proprietà privata, mentre conversava e scambiava battute con
colleghi e conoscenti.
Quando la calca si diradò un tantino Clare guardò di
sottecchi il marito, mentre lui prendeva due coppe di champagne dal vassoio di
un cameriere e gliene porgeva una
- Non sei stato un po’ sgarbato con Karl? Ci siamo
allontanati da lui in tutta fretta.– commentò sorseggiando il suo bicchiere
Benji non rispose e sfiorò con una mano un lucente ricciolo
dorato - Sei bellissima. - mormorò reverente mentre il delicato profumo di lei
gli giungeva alle nari
Lei ridacchiò del complimento e gli fece scorrere con gesto
affettuoso la mano sull’avambraccio muscoloso rivestito di fine tessuto nero -
Anche tu non sei niente male - ammise con uno scintillio negli occhi - Di certo
molto più di quanto non possa sopportare una ragazza semplice. –
Lui rise divertito, mentre prendeva la mano bianca di lei
mettendosela nell’incavo del braccio e stringendola affettuosamente – Di certo
non lo sei questa sera. – Si guardò intorno e, notando le occhiate curiose
degli altri invitati, l’attirò leggermente a sé – Sembrano tutti affascinati
dalla tua presenza – commentò, fulminando con lo sguardo un ammiratore che
sembrava non voler staccare o sguardo dalla scollatura dell’abito di Clare.
Lei gli rivolse un luminoso sorriso – Mi basta affascinare
te. – replicò tranquilla, arrossendo leggermente della sua neonata audacia.
Gli occhi di Benji brillarono di piacere mentre faceva
scorrere lo sguardo bramoso sulla curva piena del seno di lei, valorizzato
dallo splendido abito - Davvero, signora, se è solo questo che desideri ti
posso assicurare che mi hai già affascinato a sufficienza. – le avvicinò le
labbra all’orecchio spedendole una serie di deliziosi brividi giù per la
schiena e la sua voce divenne un basso e roco mormorio – Non hai idea di quando
pagherei per essere in questo momento in un altro posto, solo con te. -
Con sua grande sorpresa, Clare sollevò su di lui i lucenti
occhi ambrati e annuì vigorosamente trovandosi perfettamente d’accordo con lui
– Anch’io. –
Lo volto di Benji si incupì per un istante scrutando
l’espressione felice di Clare sondando la verità nei luminosi occhi ambrati –
Uhm… sarà meglio che andiamo a ballare, altrimenti potrei dimenticare i buoni
propositi e domani ci troveremmo nell’imbarazzo di dover spiegare a Karl perché
abbiamo abbandonato così presto la festa. –
Clare lo seguì ubbidiente sulla pista e, non appena Benji la
strinse tra le braccia, appoggiò la mano sinistra sulla spalla vigorosa di lui
mentre la mano destra dell’uomo si intrecciava alla sua, avvolgendola in una
salda stretta. Si abbandonò al protettivo cerchio del suo abbraccio lasciandosi
guidare dalla melodia, bandendo dalla sua mente tormentanti immagini di lepri
braccate e di lupi in caccia.
Il cuore di Clare batteva allo stesso ritmo di quella musica
fantastica che sembrava sospingerla sempre di più tra le braccia di Benji. I
suoi occhi si allacciarono strettamente allo sguardo torrido dell’uomo,
lasciando trapelare senza più timori l’incredibile devastante amore che provava
per lui.
Sentì le labbra di Benji sfiorarle i capelli e rimase
toccata dalla bellezza di quel semplice gesto. Nonostante fosse vissuto in un
ambiente severo e prettamente maschile fin da ragazzino, il suo carattere non
era privo di un lato gentile che si manifestava, con lei o con Martine, in
gesti pieni di una squisita tenerezza che non mancava mai di toccare le corde
del suo cuore.
Gli invitati fermi ali lati della sala da ballo si fermarono
a guardare la coppia che volteggiava sulla pista, osservando ammirati la loro
splendida esibizione. Erano una coppia notevole: lui alto e bruno, lei così
bionda e femminile, tanto che l’avvenenza di ciascuno dei due cresceva in
contrasto con la bellezza dell’altro.
Solo alcuni fra i presenti notarono come il braccio possente
del SGGK circondasse possessivamente la vita sottile della giovane moglie e
come la mano di Clare si fosse mossa leggera dalla spalla fino al bavero del
colletto della camicia candida di lui e lì fosse rimasta, indugiando in una
timida carezza.
Lui la abbracciò più strettamente e Clare poté sentire il
forte battito del cuore dell’uomo contro il suo seno. I suoi occhi dorati
affondarono i quelli traslucidi di lui, rispondendo silenziosamente senza più
timori alla sua muta domanda. L’ineluttabilità della presa decisione le infuse
una certa calma.
Sarebbe stata sua moglie, la sua donna, perché entrambi
sapevano che il momento era giunto e che nulla avrebbe potuto cambiare ciò che
erano l’uno per altra. Non c’era fretta, solo una piena e comune consapevolezza
che, quando la notte avesse lasciato il posto alla luce del giorno, tra loro
sarebbe cambiato tutto.
E quella notte era solo per loro.