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Autore: Trick    20/06/2012    6 recensioni
«Il mondo non è diviso in brava gente e Mangiamorte».
Raccolta di drabble, flash-fic e one-shot di mediocre pretesa spudoratamente a caso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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In risposta alla sfida di June che aveva richiesto una Smiling Star, Sirius/Mary MacDonald, con prompt «Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando». «Che sia troppo tardi», (Baricco – Oceano Mare) e come obblighi che fossero coetanei e niente one-sided. Non ho citato alla lettera Baricco, spero faccia lo stesso.

*

La nave è salpata
Sirius BlackxMary MacDonald
2175 parole


Settembre 1970

Era una ragazzina piena di ricciolini chiari, tutti corti e arruffati attorno al viso rotondo, e la Sala Grande le prestò la stessa placida attenzione che avrebbe riservato a qualunque altra nuova studentessa di Hogwarts. Quella sera, poi, durante lo Smistamento, c'era già chi aveva provveduto ad attirare su di sé gli sguardi di tutti: Sirius Black sedeva al tavolo di Grifondoro già da dieci minuti e aveva l'impressione di essere terribilmente annoiato.
Non lo era per niente, in realtà, ma quella era la faccia che gli era stata insegnata a mostrare, e quella avrebbe mostrato. Sotto sotto, se la stava facendo sotto. Aveva scherzato a lungo sul treno con quel ragazzino smilzo e con gli occhiali buffi, quel Potter, sulla possibilità di poter essere il primo a evadere dalla noiosa abitudine dei Black di essere Smistati a Serpeverde, ma non ci aveva creduto nemmeno un pochino. Poi il Cappello aveva iniziato a ciarlargli le cose più assurde nella testa, robe di lealtà, onestà e mancanza di buon senso che in parte lo avevano perfino offeso, e lo aveva fatto, lo aveva fatto davvero.
E adesso era un Grifondoro, il primo Grifondoro che fosse mai appartenuto alla casata dei Black, e francamente Sirius aveva il presentimento che non ne avrebbe fatto parte ancora per molto tempo. I suoi genitori lo avrebbero ammazzato? Non se ne sarebbe affatto stupito.
Mentre Sirius Black continuava a fingere che la situazione non gli apparisse per nulla problematica, la ricciolina Mary MacDonald prendeva posto per la prima volta fra le panche della tavola dei Grifondoro, accompagnata da un effervescente ma ordinario applauso da parte dei nuovi compagni di Casa.

Maggio 1976

L'ossessione che James continuava ad alimentare per il Prefetto Evans iniziava a dare sui nervi tanto a Sirius quanto a Remus e Peter. Il primo, di carattere notoriamente paziente, sopportava di buona lena i continui sproloqui dell'amico con un sorriso rassegnato sulla faccia, mentre il secondo non avrebbe avuto il coraggio di dire a James di darci un taglio nemmeno se ne fosse dipesa la sua lingua.
A Sirius non fregava proprio niente, e gli aveva ripetuto così tante volte quanto Lily Evans fosse un'arrogante pallone gonfiato da averne perso il conto. E per ognuna di quelle occasioni James si era gonfiato come una Manticora e aveva dato di matto, incapace di credere che esistessero esseri umani in grado di scorgere difetti in quell'incredibile e meravigliosa creatura che era Lily Evans.
Poi arrivava quell'altro genio di Remus, quello che spegneva sempre il cervello nei momenti meno opportuni e spezzava cento lance a favore di quella cretina con i capelli rossi.
«È una ragazza in gamba, Padfoot» gli faceva notare con calma snervante. «A volte è un po' prepotente e testarda, ma è in gamba, in fin dei conti». Ed ecco che James, cretino quanto e più di tutti loro, si slanciava ancora in epici elogi al Prefetto Evans, e Sirius era costretto a restarsene zitto e muto in un angolo del dormitorio, fissando con aria truce Remus e addossandogli la colpa di aver risvegliato l'animo da imperituro Romeo di James.
A Sirius le ragazze piacevano, per carità, ma non gliene era mai fregato abbastanza per preferire qualcuna di loro ai suoi amici; Peter sembrava interessarsene meno di lui (probabilmente perché erano proprio loro, le ragazze, le prime a non interessarsi a lui) e poi c'era Remus, tutto timido e impacciato, che di tanto in tanto si arrischiava a invitare qualche ragazza a Hogsmeade e per qualche assurdo motivo ogni gita con quella o quell'altra era sempre tanto la prima quanto l'ultima.
«Non hai motivo di essere geloso di lei, Padfoot» lo ripescò improvvisamente la voce di Remus, mentre si dirigevano tutti e tre verso il villaggio.
«Geloso di chi?».
«Di Lily».
«Io non sono affatto geloso di quella lì!» lo liquidò seccato Sirius, cacciando entrambe le mani nelle tasche e accelerando il passo d'istinto. «Non me ne frega proprio niente, guarda. Può farsi mangiare dalla Piovra Gigante, per quello che me ne frega».
Remus fece un sospiro e scambiò un'occhiata penetrante con Peter, che per tutta risposta sollevò le mani in un cenno che sembrava volersi tirare fuori da qualsiasi questione.
«Fa' come vuoi» concluse con tranquillità Remus. «Ma ti consiglio di accettare il fatto che questa non sarà né la prima né l'ultima gita a Hogsmeade alla quale Prongs non prenderà parte insieme a noi. Ora che Lily ha accettato di uscire con lui, non--».
«Da quando la Evans è diventata Lily?» sibilò arrabbiato Sirius, assottigliando minaccioso i begli occhi grigi. «Che razza di malocchio vi ha lanciato addosso? Lily di qua, Lily di là, guarda com'è bella Lily... no, non lo è, non lo è per niente. Svegliatevi, ragazzi, quella è una palla al piede per tutti noi».
Remus alzò lo sguardo al cielo e fece un sospiro esasperato.
«Naturalmente, Padfoot. E anche questo comparirà nel libro Cento motivi per i quali il mondo ce l'ha con Sirius Black».
Sirius si fermò di colpo per fronteggiare l'amico con l'indice alzato. Remus inarcò un sopracciglio, per nulla intimorito dal suo atteggiamento da prima donna. Alle sue spalle, Peter iniziò a mordicchiarsi nervoso il labbro inferiore.
«Tieni a bada il tuo dannato sarcasmo, Moony, oggi sono particolarmente incazzato».
Voltò a entrambi le spalle e s'affrettò talmente tanto ad allontanarsi da loro che Remus non fece nemmeno il gesto di volerlo seguire. Emise uno sbuffo stizzito e guardò Peter.
«Andiamo, Wormtail. Ho voglia di Api Frizzole».
«Ma... Padfoot?».
«Conoscendo la sua straordinaria sopportazione alla solitudine, credo che rivedremo la sua brutta faccia fra meno di quindici minuti».

*

Sirius non riusciva ancora a capire come diavolo fosse finito sulla staccionata che circondava i Tre Manici di Scopa a bere una Burrobirra insieme a Mary MacDonald. Lei non era particolarmente bella – sarebbe potuta diventare carina, al massimo, se si fosse riuscito a passe oltre l'acne e il colorito pallido – ma non era certo una compagnia paragonabile a quella dei Malandrini. Sapeva solo che mentre attraversata a testa bassa Hogsmeade, ripetendosi quanto cretino fosse Remus e quanto ancora più cretino fosse James, gli era finito addosso e le aveva fatto rovesciare la Burrobirra. A Sirius le ragazze non interessavano davvero per niente, ma era comunque dispiaciuto e si era rapidamente offerto di pagargliene un'altra. Tuttavia, non era in grado di spiegarsi perché ne avesse ordinata una anche per sé, né per quale motivo ora fosse seduto accanto a lei a cianciare di James e quell'altra cretina del Prefetto Evans.
«Sono contenta che tu mi sia finito addosso, Sirius. Ero da sola, oggi, e Hogsmeade è sempre triste quando si è da soli».
«Perché eri da sola?».
Lei fece le spallucce e bevve un altro sorso di Burrobirra.
«Per lo stesso motivo per il quale lo sei tu, credo».
Avevano iniziato a lamentarsi rispettivamente di James e Lily e mano a mano che si sfogavano l'uno con l'altra, le loro risate si facevano più intense e genuine.

*

Febbraio 1979

Non la vedeva dacché avevano preso i M.A.G.O. e se lei non avesse avuto la creanza di avvicinarsi al tavolo del Paiolo Magico al quale stava aspettando Peter da almeno venti minuti non l'avrebbe riconosciuta.
Mary si era fatto sul serio graziosa, alla fine. Aveva trovato il modo di curare l'acne, le sue gote erano più rosee e i movimenti un po' goffi della ragazzina che era stata ora avevano tutta la sicurezza di una giovane donna. Non era ancora bella e probabilmente non lo sarebbe mai diventata, ma i suoi ricciolini corti e i suoi vivaci occhi nocciola avevano qualcosa di sbarazzino che avrebbe rubato un sorriso a qualunque uomo.
«Sai, credo di essere in debito di una Burrobirra» gli aveva detto.
Lui aveva ridacchiato per la prima volta da giorni e l'aveva invitata a sedersi al tavolo.

*


Agosto 1979

«A volte penso che basterebbe scappare via da qua, in qualche posto remoto dove niente potrebbe inseguirci».
Sirius si girò sul fianco, appoggiò la testa al braccio e la scrutò rivestirsi con un sorriso divertito sulle labbra. Era bella, Mary, era bella come non lo era mai stata nessun'altra ragazza che Sirius avesse mai conosciuto. Era bello il suo viso rotondo, il suo naso a punta, gli occhi grandi e sinceri e i ricciolini corti; quando rideva le si formavano due buffe fossette ai lati della bocca e in quel momento Sirius si ritrovava sempre a pensare che non gli sarebbe affatto dispiaciuto poter trascorrere il resto della vita accanto a lei.
«Solo che tu sei troppo Grifondoro per andartene adesso, no?» continuò, allacciando i gancetti del reggiseno bianco. «E io non sono abbastanza convincente per trovare anche un solo motivo per il quale dovresti seguirmi».
«Ti seguirei un po' dappertutto, invece» ribatte d'istinto lui, osservando la linea curva delle sue spalle. «Solo che adesso non è proprio il momento ideale. Lo sai».
Mary si volta per rivolgergli un'occhiata affettuosa, ma a Sirius non sfugge l'ombra angosciata che le oscura lo sguardo.
«Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando».


Novembre 1979

«So che non verrai. Non saresti mai venuto, ma non importa. È stato comunque bello».
Sirius alzò il bavero del mantello per ripararsi dal vento pungente di Portsmouth. L'odore aspro del mare aperto che gli penetrava nelle narici era fastidioso – forse era proprio il mare a dargli fastidio, in quel momento. Mary si rigirò fra le mani la sciarpa rossa che le aveva regalato un paio di settimane prima e si umettò nervosa le labbra.
«Sirius, io devo andarmene. La situazione in Inghilterra ormai è fuori controllo... e io non sono che una Nata Babbana, non posso--».
«Ti proteggerò io».
Mary ebbe come l'impressione che a parlare con tutta quella sincera franchezza fosse stato il ragazzino che un tempo era stato Sirius. Quello spavaldo, quello pieno di parole dure, quello che avrebbe tanto voluto essere ascoltato, essere d'aiuto a qualcuno. Quello a cui non aveva mai confessato di avere avuto una cotta per lui se non dopo sette anni, quello con cui alla fine era stata bene sul serio e ancora stentava a credere che fosse accaduto, quello che ora stava impalato di fronte a lei, con la luce disperata dei bambini negli occhi. Mary sentiva la propria determinazione accartocciarsi secondo dopo secondo e il pensiero che non avrebbe mai, mai dovuto abbandonarlo lì, nel bel mezzo di una guerra che probabilmente lo avrebbe ammazzato – che già lo stava ammazzando poco poco – la stava facendo a pezzi.
«Hai appena il tempo di proteggere te stesso».
Attorcigliò un'ultima volta la sciarpa attorno alle dita e poi la tese verso di lui un sorriso mite.
«No, tienila» la fermò rapido. «Io sono troppo bello per lei».
In un altro momento avrebbe riso a quella battuta idiota. Avrebbe riso come aveva sempre riso in sua compagnia, ma quello era quel momento, quel posto, e ridere non avrebbe avuto più senso che tornare a casa di Sirius e fare l'amore con lui per dimenticare il desiderio di fuggire.
Non era così che funzionava.
«Magari tornerò presto» si arrischiò a balbettare lei, torcendosi entrambe le mani. «Sono una tipa piuttosto nostalgica, io...».
«Lascia perdere, Mary. Con le scuse hai sempre fatto schifo».
Mary chiuse gli occhi e trattenne appena uno sbuffo a metà fra il divertito e l'esasperato.
«Si è fatto tardi, forse dovresti salire a bordo. Sei certa che sia il modo più sicuro per abbandonare l'Inghilterra?».
A lei non era affatto sfuggito quel tono strascicato con cui aveva calcato la parola abbandonare e si domandò se più che all'intera nazione non si stesse riferendo a lui – a lei che abbandonava lui.
«Non mi fido dei mezzi del Ministero».
«D'accordo» tagliò corto Sirius. «Allora devi salire. È davvero tardi».
«Sì, non dovrei aspettare oltre...».
C'erano troppe cose non dette, fra loro. C'era la sensazione sfuggente di una storia non ancora terminata, ancora colma di seconde possibilità da sfruttare. Sirius si sentiva soffocare dall'incapacità di capire che lei stava davvero per andarsene per sempre dalla sua vita, che non si sarebbe svegliato l'indomani con i suoi ricciolini sul cuscino e lei non avrebbe canticchiato preparandogli la colazione. Era troppo presto, non era pronto. Sarebbe potuto andare con lei oltremare, ovunque l'avesse voluto trascinare, e nient'altro sarebbe mai stato più importante di lei.
«È tardi, Sirius».
Non rimase a guardarla svanire nel vano passeggeri. Non aveva nemmeno voluto sapere dov'era diretta e una parte di lui già rimpiangeva quel capriccio da ragazzino. Si allontanò velocemente dalla nave, incapace di non pensare a quanto fosse tardi.
Era dannatamente tardi, era tardi per qualunque cosa – e la nave di Mary era già salpata senza aspettarlo.


Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome? 
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 » 


   
 
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