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Autore: Cheshire_Blue_Cat    26/06/2012    4 recensioni
Pensieri di un'assassina poco prima della sua cattura...
è la mia prima fic originale quindi siate clementi
Genere: Drammatico, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia in teoria doveva concludersi con un solo capitolo, ma l’ho cancellata per ripubblicarla con questo breve finale…
Credo sia stata una recensione a armi venire il lampo di genio per continuarla, in ogni caso spero non dispiaccia a nessuno e buona lettura.
Aspetto recensioni :D

 

E tutto finì in cenere…
 

Non sentiva più niente, ne dentro la testa ne sotto lo sterno, era morta. O almeno così le avrebbe fatto comodo credersi.
Il mondo le stava stretto, figurarsi una delle luride celle in cui rinchiudevano i criminali destinati al patibolo.
Fu forse per questo che appena la sbatterono dietro le sbarre si chiuse totalmente in se stessa.
 I luoghi chiusi le davano fastidio, per questo la sua mente vagò da sola, senza un apparente filo logico lontano da lì, oltre la grata che le oscurava la completa vista del cielo grigio dalla finestrella in alto a destra della stanza cubica e vuota. Non c’era niente oltre il pavimento di dura roccia grigia, in tinta con il cielo e le sbarre, il sole pareva essersi spento.
Ovunque guardasse però non le sembrava di essere lì, poteva sembrare un paradosso, ma lei era in una prateria sconfinata e ammantata di erba secca.
Dov’era?
Semplicemente lì. Nulla, tutto. Lei era solo lì e tra l’erba ingiallita scorgeva una macchia grigia e purpurea che trotterellava verso di lei.
Lupo? pensò speranzosa, ma quello che vide non era l’animale bensì il viso delicato di una bambina vestita di grigio e con i capelli ramati che la guardò curiosa con due grandi occhi neri. Poteva avere al massimo dodici anni.
La ragazza si sfiorò una guancia e la bimba fece altrettanto, non ricordava l’ultima volta che si era guardata allo specchio, ma ogni volta che si chinava su una pozza d’acqua calma vedeva un viso simile a quello, forse solo più lineare sugli zigomi.
Decise di non dare troppa attenzione a quella paurosa somiglianza e sporse una mano: - Che ci fai qui tutta sola? Ti sei persa? - chiese gentile.
La bambina scosse la testa: - Io a casa non ci voglio più tornare. -
- Posso venire con te? - le chiese all’improvviso facendo un passo in avanti mentre la piccola ne faceva uno indietro scuotendo energica la testa e smuovendo i capelli rossastri: - No, devo essere sola. - spiegò allontanandosi ancora e la salutò con una mano.
La bambina le aveva dato le spalle e dopo qualche passo svanì come polvere portata via dal vento lasciandola sola.
Non si chiese ancora chi fosse stata quella piccola bimba con i capelli rossi, ma cominciò a camminare senza apparente metà, nella direzione in cui l’aveva vista scomparire.
Seguiva una strada invisibile che fu sicura di aver già percorso e senza averla già avvistata all’orizzonte una parete di alberi alti e appuntiti le sbarrò la strada.
Esitò solo un attimo poi si immerse in quel labirinto lasciandosi la steppa arida alle spalle, sostituita presto da un sottile strato di nevischio che le si appiccicava ai vestiti e sul viso senza farle freddo.
Dopo qualche metro i piedi tornarono a guidarla da soli, si fermò dietro il tronco freddo e ruvido di un albero senza più sapere dove andare.
Rimase così per un po’ fino a che qualcosa non le impose di guardare oltre il suo nascondiglio. C’era qualcuno chino su un corso d’acqua a pochi metri da lei che a quanto pare non aveva notato la sua presenza e non era la bambina di prima. Era una ragazza avvolta in un mantello nero e con il cappuccio mezzo calato sulla testa.
Guardò intorno alla figura misteriosa e la colse un sussulto quasi rischiando di farla sentire, ammesso che potesse essere sentita.
A pochi passi dalla ragazza, sull’altro lato del corso d’acqua c’era un animale a guardarla, con la pelliccia grigia e gli occhi gialli.
La ragazza non si mosse, lasciò che il lupo le si avvicinasse e le annusasse una spalla: - Per quanto ancora hai intenzione di seguirmi? - chiese.
Per un attimo ebbe paura che si stesse riferendo a lei, ma poi si accorse che parlava tra se e se.
Da dietro il suo albero poteva assistere a tutta la scena, si era stupita per il fatto che nemmeno un animale avesse notato la sua presenza, ma quando l’altra disse quelle parole si ritrovò a muovere le labbra per dire la stessa frase proprio mentre lei la pronunciava, come se sapesse da prima cosa avrebbe detto. Mosse un passo accorgendosi che non lasciava impronte e si avvicinò sempre cauta fino ad arrivare di fronte alla ragazza per vederla in viso.
Da sotto il cappuccio si scorgevano alcune ciocche di capelli rossicci e gli occhi scuri, era più grande della bambina di prima e stavolta le fu veramente difficile ignorare le somiglianze con se stessa.
La guardò provando una strana morsa al petto mentre la vedeva estrarre un pezzo di stoffa vecchia e scolorita dalla sacca che teneva alla cintura e avvicinarla lentamente al lupo. L’animale non accennò a muoversi, annusò tranquillo il nuovo oggetto e se lo lasciò stringere al collo.
Stava appunto per considerare valida l’idea che non potesse essere vista che l’altra ragazza si voltò, proprio nella sua direzione: - È ora. - disse solo.
 
Sbatté le palpebre un paio di volte prima di mettere a fuoco la stanza e il rumore ferroso che continuava sempre più insistente.
Si guardò istintivamente affianco e sospirò, Lupo era morto. L’aveva dimenticato.
Si alzò a fatica sentendo solo in quel momento il corpo intorpidito e freddo per le chissà quante ore passate seduta lì. Forse erano solo pochi minuti, ma le sembravano passati anni.
Docile, si lasciò condurre fuori dalla cella verso la sua condanna a morte a testa bassa.
Sarà solo cenere, quel che rimarrà di lei, così come nei suoi ricordi offuscati da un velo di polvere e neve. 
  
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