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Autore: HollyCupcake    27/06/2012    2 recensioni
Il numero 33 di Belgrave Street si trovava verso la fine della strada, vicino all’incrocio con Ebury Street. Tutti in quella parte della via conoscevano la giovane ragazza del numero 33. La signora Plummins, del negozio di alimentari di fianco alla casa, si vantava di essere la più informata sulla giovane, in realtà tutti sapevano del suo rosso fidanzato - Ronald-, di cosa comprava, della sua abituale colazione, dell’autobus che prendeva al mattino. E tutti pensavano che era una brava ragazza, di quelle con la testa sulle spalle e di cui ci si poteva fidare. Una normale ragazza di Londra.
Ma quel sabato mattina sia la signora Plummins, sia gli abituali avventori del bar all’angolo rimasero scioccati quando videro, sulla soglia di casa Granger, quel bel ragazzo pallido, con i capelli biondi, una lunga veste grigia e un baule enorme. Non era di certo Ronald, nè tantomeno il fratello di Hermione, che si sapeva essere figlia unica. In più era vestito in modo talmente bizzarro da suscitare l’ilarità di tutti i passanti.
!!Modifiche al primo capitolo e al titolo. Holly.!!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hermione stava guardando sorpresa le dieci domande di assunzione che le erano arrivate. Non riusciva ancora a credere che ben dieci persone volessero occuparsi di relazioni con i Babbani o che aspirassero alla cattedra di Babbanologia a Hogwarts.

«Incredibile, davvero» borbottò tra sé e sé. Rischiava anche di dover organizzare dei colloqui di assunzione per cercare il candidato più idoneo. «Anche se io dovessi andarmene a gennaio e Draco smettesse di lavorare finito il periodo di 'servizio sociali', potremmo assumere al massimo tre persone. Già il salario dei nostri uffici è minimo, figuriamoci assumendo più persone del dovuto» considerò a bassa voce. Abbandonò i documenti sulla scrivania e prese a mordicchiarsi l'unghia del pollice. Due mesi e avrebbe lasciato quel buco che era il suo studio dall'arredamento essenziale. Eppure le sarebbe mancato la sua 'stanza da monaco', come la definiva, non a torto, Harry. 

Probabilmente, una volta in Italia, sarebbe diventato l'ufficio di uno di quei dieci amanti dei Babbani di cui stava esaminando i curriculum. E se a Hermione fosse venuta nostalgia del suo vecchio lavoro o se la Tight l'avesse licenziata, non sarebbe più potuta tornare a essere la 'Responsabile dei rapporti con i Babbani'. Per essere precisi, rischiava anche di non essere più 'la fidanzata di Ronald Weasley'. Nonostante lui sembrasse intenzionato ad andarla a trovare in Italia il più possibile, Hermione non era proprio sicura di volere tutte quelle sue visite.

«Brava davvero Hermione. Dopo tutta la fatica che hai fatto per metterti con lui» mormorò, prendendo a scarabocchiare su uno dei post-it azzurri sparsi sulla scrivania. 

E Draco? Che ne sarebbe stato del rampollo dei Malfoy senza la sua badante Grifondoro? Hermione sorrise amaramente. Non che le importasse più di tanto, ovviamente, però le sarebbe mancato un pochino. Sentì un groppo allo stomaco e chiuse gli occhi, evitando di indagare oltre sulla questione “Draco”. L'improvviso aprirsi della porta la distrasse dalle sue elucubrazioni.

«Uè!» la salutò Zach irrompendo nell'ufficio.

«Non dovresti essere a lavorare?» indagò Hermione, sorridendo.

«Draco sta compilando i fascicoli delle ultime ispezioni e mi ha cacciato dall'ufficio perché 'gli rompevo i Boccini', sembrava piuttosto scocciato e io me la sono squagliata. E dovevo parlarti» spiegò, concludendo il discorso facendole l'occhiolino. Si gettò a corpo morto su una delle due poltroncine grigie davanti alla scrivania. Hermione sospirò e accantonò i documenti che stava controllando e, quando si accorse di aver scarabocchiato il nome di Draco più volte e in più stili sul post-it, stracciò il foglietto incriminato e lo gettò nel cestino, avvampando.

«George verrà fregato a breve, lo sai no?».

«Fregato?».

«Ma si, si deve sposare. E stiamo organizzando una sorpresa per gli sposini: alcuni dei loro amici faranno un bel balletto durante il ricevimento. E avranno me come insegnante super power, ovviamente» spiegò, fregando una caramella da una ciotola sulla scrivania. Poi, di scatto, si allungò per prendere i resti del post-it dal cestino e, prima che Hermione riuscisse a impedirlo, ricompose il bigliettino. Lo lesse sorridendo e la guardò.

«Draco, eh? E Ron sa di questo tua nuova passione?» chiese, ridendo come un matto.

Hermione affondò nella sedia e arrossì violentemente. Si coprì il viso con le mani e evitò di guardare Zach negli occhi. Miseriaccia! 

«E così la mitica Hermione Granger, al posto che sbattersi su cartacce e documenti vari, va in estasi  pensando al biondo Malfoy» continuò lui imperterrito.

«Non è nulla, ero solo soprappensiero. Ragionavo su come sia cambiato in questi mesi» affermò Hermione, rimettendosi impettita sulla sedia e cercando di avere un’aria sicura e decisa, nonostante fosse ben consapevole del color ciliegia delle proprie guance.

«Sì, certo, Gran Capo. E io sono uno scarafaggio di liquirizia. Guarda che non c’è nulla di male, sai? Draco è un bel ragazzo. Un po’ magrolino, forse, ma se continua a venire in palestra con me avrai un Adone nel giro di qualche mese» continuò il rosso, imperterrito.

«Non fare l’idiota. Dovevi dirmi qualcos’altro su quella cosa del balletto?» disse lei, tentando di riprendere il controllo della situazione. 

«E tu non deviare il discorso, Capo» scherzò lui, mangiando un’altra caramella.

«Zachary, per tutti i tanga di Morgana, non esasperarmi! Sono insieme a Ron. Punto. E con Draco è stato abbastanza difficile, anche se meno del previsto, costruire un’amicizia. Dubito altamente che potrebbe esserci qualcosa di più, va bene? Ora continua il discorso del ballo o esci» sbottò Hermione. Concentrò lo sguardo sulle carte appoggiate sulla sua scrivania chiara e tentò in tutti i modi di non focalizzare mentalmente il viso di Draco, anche se prima o poi si sarebbe trovata a fare i conti con la particolare simpatia che il suo cervello sembrava provare in quel momento per Malfoy.

«D’accordo, Capo, la pianto» disse Zach, sorridendole. Hermione si rilassò sulla poltrone e abbozzò un sorriso di rimando. 

«Però sappi che dopodomani alle 6 hai le prove e non ammetto ritardi o assenze, dobbiamo darci una mossa se vogliamo essere pronti per il matrimonio di George» spiegò il ragazzo ad una basita Hermione.

«Io perché dovrei venire alle prove? E non ho nemmeno ricevuto l’invito per questo fantomatico matrimonio di George».

«Certo che no. Gli inviti verranno distribuiti dopodomani, dieci giorni prima del matrimonio. George sta organizzando tutto da solo in fretta e furia e Molly non sa nemmeno del loro fidanzamento. A lei l’invito arriverà tre giorni prima della cerimonia» spiegò lui, come se la faccenda fosse ovvia. Hermione strabuzzò gli occhi: non ci poteva credere! George aveva seriamente intenzione di non far partecipare sua madre ai preparativi del matrimonio. “Era stato Fred a dire che gli invitati avrebbero potuto mettere quello che volevano e che avrebbe Pietrificato la signora Weasley fino alla fine” pensò Hermione e sorrise.

«Quindi Capo? Mercoledi ci sarai, vero? Non puoi dire di no, sei obbligata a venire e a fare la tua parte nel balletto» la sollecitò Zach.

Hermione scosse la testa. «Non ci pensare». 

«Così il tuo partner ti darà della fifona» ghignò lui, alzandosi dalla sedia per poi aggirarsi nell’ufficio. Da dietro la scrivania Hermione alzò un sopracciglio, scettica.

«Perché mai Ron dovrebbe darmi della fifona? Sono sicura che nemmeno lui abbia accettato»

«Oh, capo, io non ho detto che il tuo partner di ballo sarà Ron».

La ragazza sbarrò gli occhi, implorando mentalmente che Zach non facesse idiozie: non le sembrava il caso di presentarsi al matrimonio del fratello di Ron ballando con il suo affascinante coinquilino. Affascinante in senso ironico, si premurò di ricordarsi. 

«Ron, si è rifiutato e ho dovuto correre ai ripari. E Draco è disponibile e ha accettato. Che poi, ad esser precisi, non sarà mica un balletto a coppie. Quindi relax!» ci scherzò sopra lui, mentre lei, dall’altra parte della scrivania era pronta a lanciargli il portapenne sul naso.

«Ma perché mai George dovrebbe aver invitato Malfoy al suo matrimonio!?» sbottò Hermione.

«Oh Capo, non te l’ha detto Draco che George esce con noi da un po’? Ci vediamo tutti i lunedì» spiegò Zach rivolgendole un sorriso da orecchia a orecchia.

«Ha gentilmente omesso questo dettaglio» sospirò Hermione, ormai sconfitta. Malfoy  al matrimonio di uno dei Weasley: assurdo! Voleva proprio sentire cosa pensava Harry della faccenda. Ma perché poi George aveva intenzione di sposarsi a novembre? Non era mica mese da matrimonio! Non avrebbe mai trovato un posto al chiuso abbastanza grande per tutta quella moltitudine di parenti. Hermione non riusciva a spiegarsi tutta quella fretta di sposarsi e dubitava che George si affrettasse così tanto solo per evitare intromissioni da parte di Molly o che la partenza di Hermione per l’Italia le impedisse di partecipare. 

Rimase corrucciata un attimo, fissando il cestino di caramelle Babbane, decimate dalle incursioni di Zach. E poi risolse la questione: probabilmente se avessero aspettato qualche altro mese, Angelina avrebbe rischiato di mostrare una pancia o, addirittura, un nuovo cugino per Victoire, Dominique e Molly.

 

Qualche ufficio più in là, Draco Malfoy, Purosangue stressato, stava eseguendo un ‘lavoro da segretaria’, compilando le schede e i resoconti delle ultime ispezioni. Compito reso ancor più arduo da una piccola presenza che occupava buona parte della sua testa. Presenza identificabile con il nome di Hermione Granger. Non tanto per la persona in sé, ma per due piccoli avvenimenti che le ruotavano attorno. Il primo, riguardava in generale l’uscita che avevano fatto ad Halloween. Si era sentito particolarmente spensierato quella sera, smettendo di esserlo quando, la notte, aveva sognato la Granger per la prima volta in tutta la sua vita. Il che lo aveva reso piuttosto turbato.

Il secondo avvenimento riguardante Hermione che gli dava tanta noia era avvenuto la sera prima. Lei era rientrata da una giornata trascorsa con Weasley ed era sembrata piuttosto contenta, cosa che aveva fatto piuttosto innervosire Draco. Poi la serata era trascorsa normalmente fino all’ora di andare a dormire. Aveva bene in mente la scena, purtroppo. 

Draco era appena uscito dal bagno nel suo caldo pigiama di flanella e Hermione era appena sbucata nel corridoio dalla scale, con i capelli, ancora miracolosamente ricci nonostante l’umidità, raccolti in una coda. Draco, passandole accanto, le aveva fatto un piccolo sgambetto, che le aveva provocato un momento di instabilità.

«‘Notte Hermione».

«‘Notte, Testa di Paglia» .

Al che lui aveva aggrottato le sopracciglia: Testa di Paglia?! Osava forse insultare la sua morbida chioma platinata? Ghignando si era girato di scatto e, anche se in seguito si sarebbe ripetuto più volte di aver agito sotto effetto di qualche strana congiunzione astrale, si era lanciato contro Hermione, di spalle, per prenderla in braccio e per poi abbandonare il dolce peso della ragazza sul letto. Imbarazzante per un Purosangue, sì, ma mai come quello che ne era seguito. Infatti Draco aveva iniziato a farle il solletico Il solletico! Nessun Malfoy, da generazioni, aveva mai fatto il solletico ad un’altra creatura! Mai! Per di più la Granger era stata al gioco!  Dopo un primo momento di sconvolgimento iniziale, anche Hermione si era lasciata andare a quel gioco infantile, rotolandosi sul letto con Draco, fino a che, stremati, non avevano stabilito una tregua e si erano seduti ai bordi del letto.

«Questo mi insegna a non insultare i tuoi capelli» aveva commentato Hermione, con il fiato corto. Lui le aveva rivolto un ghigno soddisfatto ed erano rimasti a chiacchierare fino a che Hermione, lanciando uno sguardo distratto alla sveglia, non si era accorta che era un orario talmente indecente da non poter essere pronunciato ad alta voce. E l’aveva cacciato dalla camera sbraitando.

Draco abbandonò la piuma sulla scrivania, ormai del tutto deconcentrato, e si prese la testa tra le mani, cercando di spiegare a se stesso cosa mai lo avesse spinto a fare il solletico alla Granger. In quel momento la porta si spalancò ed entrò il suo allegro e chiassoso collega.

«Finito il lavoro o sei ancora all’opera e  quindi intrattabile come una Manticora?»

Draco alzò la testa, leggermente spaesato. 

«Direi che stavi pensando ad altro» constatò Zach, andando alla propria scrivania.

«Dev’essere successo qualcosa al numero 33 di Lower Belgrave Street, visto che entrambi gli abitanti sembrano su altri pianeti oggi» aveva ridacchiato Zach, accendendo la radio, sintonizzandola su un canale babbano.

«In che senso?»

«Beh anche Hermione sembrava presa dai pensieri più importanti delle scartoffie che aveva sulla scrivania. Voi due dovreste prendere esempio dal sottoscritto e provare a lavorare di tanto in tanto» ridacchiò, guadagnandosi un’occhiataccia da Draco.

«In ogni caso, hai presente quando Hermione ti aveva imposto la dieta vegetariana e io ti rifornivo di dolci di nascosto?»

Oh, si, si ricordava bene di quel periodaccio.

«Bene, credo sia ora di restituirmi il favore, se non vuoi che spifferi tutto al Capo».

Draco sentì un brivido corrergli lungo tutto il corpo.

«Quindi, Draco, come te la cavi con il ballo?»

 

Draco stava aspettando uno dei numerosi bus rossi che affollavano Londra, impaziente di rifugiarsi a casa, al riparo dalla pioggia e dal freddo che sembravano essersi affezionati alla città. Non poteva nemmeno ripararsi dalle insistente goccie, visto che la pensilina era occupata da altri Babbani. Non che lui avesse più nulla contro di loro, per carità. Lui stesso si confondeva a meraviglia con il suo giubbotto blu e uno di quei cappellini con la visiera che Zach portava sempre storto. 

La pioggia si fece più insistente e Draco si ritrovò in breve bagnato fradicio, maledicendo il suo maledetto autobus e l’ombrello che aveva lasciato nel portaombrelli a casa. Si strinse un po’ di più nel giubbotto, guardando di traverso la donna che occupava metà pensilina con i tre bambini che si portava appresso. Una volta tornato a casa, la Granger gli avrebbe dovuto fare la cioccolata, visto che se lui avesse potuto Materializzarsi, sarebbe già stato all’asciutto. Un sassolino colpì Draco sulla testa, poi un altro. “Ora si è messo perfino a grandinare!” pensò irritato.

Ad un tratto i piccoli cubetti di ghiaccio smisero di martellargli la testa. Draco alzò lo sguardo  e vide un enorme ombrello verde, il suo ombrello verde, ripararlo dal temporale.

«Vedi di non lasciarlo a casa, la prossima volta. Non so se mi ricapiterà di avere la possibilità di venirti a prendere» gli disse Hermione, porgendogli il manico. Lei si strinse l’impermeabile grigio e si aggrappò al braccio di Draco, in modo da non bagnarsi.

«Come hai fatto a trovarmi?» chiese lui allibito, sentendo un po’ di calore irradiarsi da dove lo stringeva lei.

«Per tua fortuna, sei un essere molto abitudinario e quando Zach mi ha detto che eri uscito senza ombrello, sono venuta alla tua fermata» spiegò lei, salendo sul bus che, finalmente, era arrivato. Draco la seguì, precedendo la donna che con la sua truppa di figlioletti gli aveva fregato il posto.

Si sistemarono una accanto all’altro, al piano superiore.

«Ma non dovevi tornare a casa con Weasley?» 

Hermione guardò fuori dal finestrino e Draco giurò di averla vista arrossire.

«Non potresti dirmi ‘grazie’ e basta, invece di star qui a questionare?» chiese piccata.

«Grazie mille, Hermione carissima. Mi hai salvato da morte certa e ti sarò riconoscente a vita» disse, dandole una piccola spinta con la spalla. Lei gli sorrise con sufficienza, per poi riprendere a guardare fuori dal finestrino.

Si sentiva stranamente compiaciuto: la Granger aveva dato buca a Lenticchia per venire a ‘soccorrerlo’. Era quasi euforico. 

«Zach mi ha detto che sei diventato amico di George. Ma tu non disprezzavi tutti i Weasley?» chiese Hermione.

«Via, Granger, convivo con te da tre mesi, mi sembra giusto diventare amico almeno di uno dei Weasley. E fra tutti non avevo intenzione di scegliere uno come lo Sfigato con gli Occhiali o Lenticchia, che ti fa piangere un giorno si e sclerare il giorno successivo. Non sei contenta di come sia riuscito  a relazionarmi perfino con dei disadattati come loro?».

«Sei impossibile» borbottò lei. 

«Mi ami per questo» scherzò lui, con un ghigno stampato sul viso.

«Abbassa le arie, Testa di Paglia. O alle prove ti pesterò così tante volte i piedi che ti ritroverai con due sottilette al loro posto» sbottò la strega.

«Ah, Zach ti ha detto di quel bel progetto. Noto, forse, dell’entusiasmo nella tua voce?» chiese Draco, mal celando la sua irritazione per quella faccenda. Ballare e mettersi in ridicolo davanti all’intero clan Weasley non era nelle sue priorità, ma d’altra parte, Zach era riuscito a motivarlo piuttosto bene.

«Sì, mi ha reso partecipe della cosa. Immagina la faccia di Ron quando ci vedrà ballare insieme».

Draco la guardò di traverso.

«Forse mi farà una delle sue scenate senza senso e avrò una scusa valida per lasciarlo» disse lei mestamente. 

Lui la guardò sconvolto.  Era una cosa piuttosto cinica da dire per una come Hermione. Per la prima volta in vita sua si trovò in dovere di... riportare sulla retta via, per così dire, la Granger. Farla tornare in sé, insomma.

«Non guardarmi così, scherzavo!» lo tranquillizzò lei, ridacchiando. 

Quando scesero dall’autobus aveva smesso di piovere e un timido sole si affacciava tra le nuvole. Si fermarono a fare un po’ di spesa da Charlie’s, il negozio della signora Plummins, la quale si sperticò ancora una volta in lodi per Draco.

«Davvero, giovanotto, dovresti trovarti una bella ragazza» commentò la signora, imbustando la spesa di una cliente. «Non posso credere che tu non ne abbia una, sei così carino con quell’aria da nobiluomo» continuò imperterrita. Draco guardò Hermione con un sorrisino di superiorità. 

«Sentito, Granger?» le disse, passandole una bottiglia di latte, mentre la ragazza alzava gli occhi al cielo. 

«A meno che a te non piacciano i maschietti» proseguì la signora Plummins. Nel negozio si diffusero delle risatine sommesse.

«Si, Testa di Paglia, ho sentito piuttosto bene» ridacchiò Hermione. 

«Via, Hermione, tu cerca di essere più gentile. Un giorno potresti stancarti di Ronald e Draco sarebbe un ottimo sostituto» cinguettò l’anziana signora, mentre gli altri clienti del negozio si zittivano, in ascolto dell’interessante conversazione.

«Sì, Granger, cerca di essere più gentile con me. Ma non ti preoccupare, non ho alcuna intenzione sostituire Weasley nel suo ruolo di fidanzato, non mi abbasso a tanto» commentò Draco perfidamente, prima di accorgersi di non aver detto una gran frase. Hermione infatti si era rabbuiata e gli aveva strappato con forza la confezione di pasta dalle mani. L’atmosfera raggiunse temperature artiche e gli altri clienti si trovarono a fissare interessati le merci esposte nel negozio.

Hermione pagò in fretta, mentre la signora Plummins rivolgeva sguardi preoccupati sia a lei sia a Draco, ed uscì alla svelta dal negozio, rossa in viso. Draco la seguì, con le mani in tasca, maledicendosi per aver detto una frase che poteva essere così facilmente mal interpretata. Affrettò il passo e la raggiunse, infilandosi

«Hermione, sai benissimo che cosa intendevo» tentò Draco, prendendole una delle borse della spesa. «Non mi sarei abbassato a ‘sostituire Weasley’, intendevo quello. Non era riferito al ‘ruolo di tuo fidanzato’» provò a spiegare, non proprio sicuro di essersi fatto capire. 

Hermione lo guardò, sorridendo, e poi alzò gli occhi al cielo. «Avevo voglia di farti sentire un po’ in colpa».

«Davvero non ti sei arrabbiata più di tanto?» chiese, stupito. Lei gli affibbiò anche l’altra borsa e l’ombrello chiuso, mentre cercava le chiavi di casa nella borsa. 

«Sono insieme a Ronald Weasley, che non è famoso per il suo senso del tatto. Una frase del genere la sopporto piuttosto stoicamente».

«Cambi umore piuttosto facilmente in questo periodo, Granger. Ti sei ricordata di prendere gli assorbenti e tanto cioccolato? Non vorrei ripetere il brutto periodaccio passato il mese scorso. Perchè sai, essere travolto di nuovo da un’Hermione in vestaglia con i capelli di Medusa che urla “Vai a prendermi del cioccolato” non è nelle mie priorità» la prese un po’ in giro Draco, mentre entrava in casa dietro di lei.

Hermione lo guardò scandalizzata.

«E non fare quella faccia, è vero».

«Va bene, lo ammetto, quella è stato un brutto periodo pre-mestruale, ma saresti così gentile da non ricordarmelo? Questo mese ho tutto» ribatté lei, piccata. «E non è gentile da parte tua commentare il mio ciclo, è un argomento piuttosto privato e intimo» sbottò lei.

«Come vuoi, Capo» disse lui, facendole l’occhiolino. 

«E ora fai qualcosa di utile e dammi una mano a sistemare la spesa».

Wotcher!
dedico il capitolo a nefastia, che mi ha fatto una giusta ramanzina. Da quel momento mi sono sentita in colpa ogni volta che non passavo i miei momenti liberi a scrivere. Thank you ;)
Ringrazio chi segue/ricorda/preferisce/recensisce la storia. 
Dato che mi sono accorta di non essere capace di scrivere nello Spazio Autore, la chiudo qui. 
Che la forza sia con voi!

  
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