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Autore: millyray    29/06/2012    3 recensioni
Harry ormai ha quattordici anni e frequenta il quarto anno a Hogwarts... ma quando pensa che l'unico parente che gli è rimasto sia Sirius, scopre che in realtà non è così, che la sua vita sta per assumere una piega diversa con l'arrivo di una particolare ragazza...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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(Lo stava torturando come aveva fatto                                                                                  con suo padre, forse anche peggio.)

Da quanto stavano andando avanti? Mezz’ora, due ore?
Non ne aveva la più pallida idea, sapeva solo che voleva che quell’agonia finisse e al più presto anche. Sentiva che non avrebbe più sopportato un’altra Cruciatus, né una fattura tagliente o anche un semplice Schiantesimo. Probabilmente sarebbe crepato per il troppo dolore o il troppo sangue perso e vaffanculo alla sua morte indolore e veloce nella quale aveva sperato.

Era ancora buio pesto, probabilmente mancava ancora un po’ al sorgere del sole ma ad Harry pareva di riuscire a vedere, in lontananza, oltre l’orizzonte con le montagne frastagliate, l’alba che cercava di farsi spazio tra la notte e le stelle.
Se ne stava disteso nell’erba e nelle foglie umide, sanguinante e col respiro corto, quasi rantolante. Sentiva rimbombare nelle orecchie il battito del proprio cuore, si mise addirittura a contarli, quei palpiti, forse per riuscire ad estraniarsi da quello che stava succedendo, come quando conti le pecore per riuscire ad addormentarti, o forse, semplicemente, per riuscire a trattenere ancora quel minimo di lucidità che gli era rimasto.

35… 36… 37… 39… no, aveva saltato un numero.
Maledizione! Ma perché sembrava che proprio ora il suo cuore sembrasse ancora più vivo che mai e non volesse smettere di compiere quel fastidioso movimento? Non voleva cedere, come invece volevano fare la sua mente e tutto il resto del suo fisico.

Sentì un’altra ferita aprirsi sul suo braccio, in aggiunta alle altre centinaia che avrebbe potuto sfoggiare sul suo corpo se fosse sopravvissuto, cosa molto improbabile. Anzi, impossibile.
Non emise, però, alcun gemito o lamento, ormai il suo corpo era diventato insensibile per poter sentire il dolore.
Gli parve pure di udire in lontananza anche il suo nome urlato da una profonda voce maschile, probabilmente Hagrid che era legato ad un albero lì vicino. Poveretto, dover assistere inerme alla tragica fine di uno dei suoi migliori amici. Per lui doveva essere persino peggio.

Cazzo! Non voleva che andasse così, non doveva andare così.
Ma in fondo, doveva immaginarselo, che Voldemort non gli avrebbe concesso una morte facile. Un semplice Avada Kedavra come quando aveva un anno questa volta non l’aveva avuto. Lo stava torturando come aveva fatto con suo padre, forse anche peggio.
Certo, lui all’inizio aveva cercato di difendersi, quando aveva capito che Voldemort voleva una battaglia epica e non semplicemente uccidere qualcuno che era disarmato. Questo era stato corretto da parte sua, glielo doveva concedere.
Ma ben presto si era trovato a rotolare a terra in preda ad un dolore lancinante e non si era più rialzato se non per riprendere il respiro e sputacchiare sangue.
Voldemort era maledettamente più forte di lui e, oltretutto, aveva quella dannata bacchetta a renderlo ancora più invincibile.

“Signore, mio signore”.

Voldemort si voltò verso la schiera di Mangiamorte alle sue spalle che fino a quel momento era rimasta in silenzio a guardare la scena, quando sentì una vocetta incerta e quasi dolce, per quanto dolce si possa definire la voce di Bellatrix Lestrange, chiamarlo. Era l’unica che aveva il coraggio di interromperlo, ma era anche l’unica a guardarlo con occhi adoranti, come i bambini che guardano ammirati i loro eroi preferiti dei fumetti. Ma forse per lei lo era, un eroe.

“Non sarebbe ora… che ponga fine alla vita del ragazzo?” continuò lei, abbassando il capo di fronte alla maestosità del suo padrone, ma non gli occhi. “Lo ha tenuto in vita fin troppo e mi domando persino come lui sia riuscito a resistere così a lungo”.

Voldemort inclinò il capo e la osservò con i suoi occhi color vinaccia, mostrando un sorriso a trentadue denti piuttosto inquietante.

“Hai ragione, Bellatrix”. Le rispose lui senza guardarla, con la sua voce strascicata e serpentesca, sillabando bene ogni parola. “Devo riconoscere la tenacia di Potter. Gli darò il colpo di grazia, ma…”. Fece una piccola pausa, come se volesse preparare il suo pubblico alla bomba che avrebbe sparato in quel momento, una specie di notizia dell’ultima ora. “Non qui. Voglio che tutti lo vedano, voglio che vadano come il loro eroe, l’eroe del Mondo Magico, si sia ridotto, voglio che vedano come l’ho ridotto io, il mago più potente di tutti i tempi. E voglio che assistano alla sua misera fine. Torniamo ad Hogwarts. E sarai tu”. puntò la bacchetta contro Hagrid che stava singhiozzando senza sosta. “A portarlo in braccio. Ti farà piacere, visto che è il tuo amichetto del cuore”.

(Lei li aspettava, stava aspettando il ritorno                                                                              della sua mamma, del suo papà e di suo fratello.)

Lily se ne stava tra le braccia di James che la cullava e le accarezzava i capelli, dopo averla lasciata sfogare, prenderlo a pugni e piangere sulla sua camicia tutte le lacrime che aveva potuto.

Anche lui se ne stava seduto lì, in quell’angolo, con uno sguardo apatico fisso davanti a sé in una macchia di sangue nel pavimento che sicuramente non vedeva. Aveva voluto andare a cercarlo, a recuperarlo, a dirgli che era una testa di cazzo e ad impedirgli di fare l’eroe.
Era suo figlio, cazzo! Aveva solo sedici anni, non poteva andare incontro alla morte così. Lo avrebbe dovuto fare lui, lui era il padre, lui aveva vent’anni di più.
Harry, invece, aveva tutta una vita davanti.

Una lacrima solitaria gli scivolò dall’angolo dell’occhio, facendosi strada sulla sua guancia e lasciando una scia di pulito in mezzo alla polvere e al sangue incrostato che gli decoravano il viso.

Se non fosse stato per Remus e Kingsley, ora sarebbe stato alla ricerca del figlio e molto probabilmente lo avrebbe anche trovato e portato al sicuro, lontano dalle braccia di Voldemort, della morte.
E invece… e invece quei due gliel’hanno impedito. Perché a loro sembrava inutile andare a girovagare in giro, rischiando la vita, per trovare qualcuno che poteva già essere… morto. Si sarebbe fatto uccidere per nulla se per Harry fosse stato ormai troppo tardi.

Avrebbe voluto spaccarli la faccia, dopo che l’avevano detto.
Loro non avevano figli che rischiavano la vita.
Ma lui sentiva che Harry era ancora vivo, doveva esserlo. Anche perché, se così non fosse stato, Voldemort sarebbe già venuto per annunciare la notizia, no?
Era la sua unica speranza.

L’immagine della piccola Sally, a casa con sua madre, gli lampeggiò di fronte agli occhi come un faro in lontananza. Lei li aspettava, stava aspettando il ritorno della sua mamma, del suo papà e di suo fratello.
Non potevano deluderla.

All’improvviso, si sentì una specie di rumore sordo e molto forte, come una specie di esplosione, proveniente dall’esterno e una voce allegramente isterica che diceva a tutti di uscire. Una voce di donna molto conosciuta.

(Caddero come due valorosi combattenti,                                                                               nella polvere e nel proprio sangue.)

Ora tutti sapevano di che cosa fosse capace la malvagità di Lord Voldemort, perché, trovandosi davanti quella scena, il Signore Oscuro in prima fila che mostrava un sorrisetto trionfante e malvagio, tutti i suoi più fedeli Mangiamorte dietro di lui che mostravano la stessa sua aria contenta, Hagrid tenuto legato da delle corde che sembrava lo avrebbero stritolato e Harry inginocchiato ai piedi dell’Oscuro, completamente sanguinante e più morto che vivo, c’era poco da immaginarsi e da negare.
E a quella vista ci fu chi lanciò un urlo di dolore, chi si accasciò a terra per piangere e chi rimase semplicemente con gli occhi sbarrati a fissare la scena, completamente scioccato e sconvolto.

Lord Voldemort avrebbe trionfato. Possibile?

“Il vostro eroe presto sarà sconfitto!” gridò il malvagio, facendo vagare lo sguardo su tutti i presenti. “Assisterete alla sua disfatta. In fondo, è stato facile sconfiggerlo e sentire le sue urla di dolore, la sua voce che mi implorava di smetterla è stato così… appagante”.

Harry gemette, crollando in avanti sulle braccia. Aveva urlato, certo, ma non lo aveva di sicuro implorato.

Voldemort lo afferrò per i capelli e lo guardò dritto negli occhi, come se volesse ucciderlo soltanto con quello sguardo. Il ragazzo, però, raccolse un po’ di saliva e gliela sputò in faccia mischiata a un po’ di sangue. Il Lord spalancò gli occhi e lo guardò schifato, prima di mollarlo e buttarlo con la faccia nel terreno.

“Schifoso figlio di puttana!” si sentì qualcuno esclamare, per poi vedere un James Potter furente uscire dalla folla di gente con la bacchetta spianata per avventarsi su Voldemort.
Quest’ultimo, però, senza lasciarsi cogliere alla sprovvista, creò una barriera invisibile che bloccò l’uomo lì dov’era,   facendolo ringhiare dalla frustrazione e dalla rabbia.

“Non così in fretta”. Sussurrò, per poi avvicinarsi a James e osservarlo attentamente. “Voi Potter siete veramente difficili da battere. Vi ammiro. E ammiro la tenacia e il coraggio di tuo figlio”.

“Non me ne faccio niente della tua ammirazione”. Sputò James con tutto il disgusto che possedeva. Se avesse potuto, gli sarebbe saltato al collo per ucciderlo a mani nude.

Voldemort, allora, scoppiò nella sua risata sguaiata e volteggiò di fronte ai presenti facendo ondeggiare il suo lungo mantello nero.

“Adesso vi propongo un patto”. Tornò di nuovo a rivolgersi al pubblico di fronte a lui, parlando con voce chiara e ben udibile. “Una volta che avrò ucciso il ragazzo, io, Lord Voldemort, diventerò il Signore del Mondo Magico e tutti voi mi dovrete obbedire. Potrete unirvi a me e avere una vita gloriosa in questo mondo che sarà ripulito da ogni feccia mezzosangue, oppure, potete opporvi e morirete tutti, insieme alle vostre famiglie e alle persone che… più amate”.

A quel punto, sbucò anche Neville Paciock che si affiancò a James guardando Voldemort con odio e disprezzo.

“Mi unirò a te soltanto quando l’inferno gelerà”.

“Oh, ma chi abbiamo qui?” biascicò il Lord, squadrando Neville. “Il giovane Neville Paciock. Anche i tuoi genitori devono essere tanto orgogliosi di te. Sai, il povero Frank e la povera Alice…”.

Neville ormai non badava più alle parole dell’uomo davanti a lui, parole che gli sembravano tanto di scherno, quanto più al serpente, Nagini, che strisciava ai piedi del mago oscuro.

Senza più pensare a niente, strinse l’impugnatura della spada di Grifondoro che teneva dietro la schiena e, con un balzo, sferrò un colpo deciso al serpente, mozzandole completamente la testa.

A quel punto, successero due cose contemporaneamente, che lasciarono gli altri completamente attoniti: dal serpente uscì una specie di fuliggine nera, come il fumo che si emana quando qualcosa viene bruciato e si sentì una specie di urlo stridulo provenire da non si sapeva dove che, però, venne coperto dalla voce arrabbiata e disperata di Voldemort, piegato in due a reggersi lo stomaco, come in preda a un dolore allucinante.

Nessuno si mosse, nemmeno i Mangiamorte.

“Neville!”

Tutti si voltarono verso Harry che, chissà con quali forze era riuscito ad alzarsi in piedi e a protendersi verso l’amico.

“La spada!”

A Neville non ci volle molto per capire e immediatamente lanciò la spada all’amico che riuscì ad afferrarla al volo, rischiando di cadere di nuovo a terra.
Ma non fece quello che alcuni si erano aspettati che facesse.

“Hai cantato vittoria troppo presto, Tom!” gli urlò, voltando la lama dell’arma verso di sé e infilzandola nel proprio stomaco, dal quale sgorgò del sangue come un fiume in piena.

E anche a lui successe come a Nagini: del fumo nero gli uscì dal corpo già profondamente ferito.

Harry, non cedere, non cedere ancora.

“Nooooo!” urlò Voldemort che si piegò ancora di più su se stesso, voltandosi verso il ragazzo per saltargli addosso.

Ma Harry era già riuscito ad afferrare la spada e, non appena il Lord Oscuro gli fu davanti, gliela conficcò nel petto con un colpo deciso.

“Brucia all’inferno”.

Nel silenzio che li circondava, nell’alba che ormai stava sorgendo, entrambi i maghi caddero a terra, nello stesso momento.
Caddero come due valorosi combattenti, nella polvere e nel proprio sangue.

ANGOLO AUTRICE

Be’ dai, non è stato molto difficile scrivere questo capitolo… pensavo che avrei avuto più difficoltà e invece… voi che dite? Siete soddisfatti? L’unica cosa difficile è stato far parlare Voldemort. Scrivere un suo discorso è un po’ come scrivere quello di Silente o del Papa.
Sì, ho cambiato la parte della battaglia. Ho deciso che Harry e Voldemort dovevano combattere perché… be’, mi piaceva di più ^^ fa un po’ più scena, non credete? E Harry che compie un suicidio-omicidio… non chiedetemi come mi sia venuto in mente, ma credo sia molto meglio piuttosto che fargli lanciare un Expelliarmus contro Voldemort -.-‘’ quell’interpretazione della Rowling non mi piace proprio. Insomma, con tutti gli incantesimi che ci sono lei decide di fargli usare il disarmo. Può avere un significato simbolico, certo, ma a me comunque non piace ^^.
Si sa che preferisco le cose in grande stile : D

Bene, ho finito di rompervi… mi piacerebbe che mi lasciaste qualche recensione in più, in fondo non ci mettete molto a scrivermi due paroline, anche per dirmi che cosa non vi è piaciuto. Non mi arrabbio io.
E andate a mettere mi piace alla mia pagina FB
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Ah sì, ultima cosa… per due settimane sarò via quindi non potrò aggiornare… lo farò non appena torno, però… proverò ad aggiornare anche Little Marauders questo finesettimana ma non prometto niente.

Baci baci  a tutti ^^

Milly.

STEFANMN: sei ancora convinto che Harry si salverà? ^^ sì, io so essere molto sadica…  xD che cosa ne pensi di questo capitoletto? Pieno di avvenimenti, non credi? Un saluto dalla tua Milly.

PUFFOLA_LILY: sono contenta che ti piacciono le cose che modifico, sai, non tutti apprezzano i cambiamenti, specialmente per un’opera così bella come quella di zia Row. Comunque, è andata come ti aspettavi? Spero di risentirti presto, un bacione, M.

  
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