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Autore: Kooskia    13/07/2012    0 recensioni
[I Guardiani di Ga\'hoole]
Fanfiction dedicata ai Guardiani di Ga'hoole, con personaggi originali e solo una modestissima partecipazione di alcuni personaggi della saga dei libri. La vicenda seguirà la storia di un barbagianni figlio di archeologi e dovrà cerchare di proteggere il destino dei gufi da un antico pericolo proveniente dal misterioso passato degli Altri.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1  -  La grande scoperta
 
Le sue grandi ali solcavano il cielo e la brezza che scorreva sulle piume del suo volto bianco procurava un piacere che pochi altri potevano eguagliare.
Kharas chiuse gli occhi un istante e godette di quel piacevole venticello notturno: la notte era il dominio della sua specie e il giovane barbagianni non aveva nulla da temere.  Inclinò leggermente il capo effettuando una “triangolazione” come i suoi genitori gli avevano insegnato: era un abilità unica della sua specie, assente nelle altre razze dei gufi.  Grazie alla particolare posizione asimmetrica delle cavità auricolari, e piegando con precisione il capo,  il giovane maschio riuscì ad avvertire con precisione chirurgica il basso rumore di un arvicola tra i cespugli, intenta a rompere il guscio di un seme un po’ troppo grande per la sua stazza.
Quella preda non gli sarebbe sfuggita.
Kharas allargò le ali, rimanendo per un istante sospeso in cielo e sfruttando abilmente le correnti aeree sotto di lui: quindi le ripiegò, esibendosi in una precisa nonché silenziosa picchiata.
L’animaletto non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi di cosa stesse per incombere su di lui che gli artigli del barbagianni lo intrappolarono sul terreno: un rapido colpo di becco spense la vita del roditore.
Kharas sollevò il capo guardando la pallida luna bianca, distolse lo sguardo rammentando le voci delle civette delle tane riguardo gli effetti della luce lunare sulla mente dei rapaci notturni. Non era sicuro se si trattasse di verità scientifica o pura superstizione ma preferiva non accertarsene di persona.
Tornò a guardare il piccolo animale tra i suoi artigli ed un istintivo desiderio di mangiarlo sul momento lo travolse,  ma durò solo per un breve istante.
Fin da quando era piccolo i suoi genitori avevano insistito a nutrirlo con carne cotta, un abitudine acquisita dai loro viaggi in gioventù al nord, in terre lontane e sconosciute.
Il giovane barbagianni afferrò saldamente la preda e si librò in volo, senza emettere suoni grazie alla speciale conformazione delle piume alari che rendeva estremamente silenzioso il volo dei rapaci notturni come lui.
Fu solo quando egli si trovò in prossimità della montagna  che Kharas si concesse di poter esibirsi in un richiamo di saluto. Un paio di buffe teste sembrarono fuoriuscire dalla terra stessa e Kharas non trattenne un piccolo sorriso: le civette delle tane gli erano sempre sembrati rapaci alquanto curiosi con la loro scarsa passione per il volo e le lunghe zampe da corridori.
-Fatto buona caccia ragazzo?- chiese la civetta-capo del gruppo, sbucando fuori da un piccolo tunnel.
-Oh sì, è una bella nottata per cacciare- rispose educatamente il barbagianni.
La civetta delle tane dinanzi a se era un individuo più anziano degli altri, e questo richiedeva un certo rispetto quando ci si rivolgeva a lui.
-Ne sono contento. Ma dovresti andare dai tuoi genitori, sono assolutamente fuori di se! La Seconda Squadra di scavatori ha aperto un nuovo tunnel e si sono imbattuti in qualcosa di nuovo, non ho mai visto i tuoi genitori così eccitati! Sembravano un paio di archeologi alle prime armi e non la coppia di esperti studiosi qual essi sono!-
Incuriosito, Kharas salutò rispettosamente la civetta e quindi prese il volo sempre tenendo la sua arvicola tra gli artigli. Le civette delle tane tendevano ad esagerare la portata delle proprie scoperte e questo non facilitava il compito della sua famiglia, tuttavia Kharas dovette riconoscere che senza l’aiuto delle civette non si sarebbe mai ottenuto nulla di rilevante.
La famiglia del barbagianni aveva una lunga storia come archeologi e studiosi, fin dai tempi in qui vi era ancora un Re nella foresta dei Tyto.  Da due generazioni essi si erano stabiliti in quella montagna nell’estremità meridionale del regno, quasi al confine col deserto del Kuneer.
E proprio dal Kuneer provenivano le civette delle tane: esse contribuivano alle ricerche grazie alle loro incredibili doti di scavatori ed in cambio ottenevano di poter mangiare tutte le serpi delle caverne che capitava loro di incrociare nei tunnel. Inoltre la famiglia di Kharas forniva loro protezione negli inevitabili voli diurni dalla loro casa nel deserto fino alla montagna: le bande di corvi potevano essere pericolose per civette così piccole e i barbagianni si erano visti costretti ad ingaggiare dei Prestagrinfie di tanto in tanto.
Quando Kharas raggiunse l’ingresso del tunnel principale egli non rimase colpito dall’impressionante quantità di papiri e cianfrusaglie accatastate negli angoli, quanto nell’incontenibile euforia dei suoi genitori.
-Abbiamo fatto una scoperta incredibile, incredibile, figliolo! Oh quanto vorrei che il mio vecchio padre fosse qui con noi adesso, sarebbe stato il sogno della sua vita!. –
-Sì ma cosa è successo di preciso? – chiese cautamente il giovane gufo, venendo per tutta risposta spinto da suo padre verso le profondità del tunnel.
Piccole braci ardenti venivano tenute accese a certi intervalli per consentire di lavorare o leggere anche sotto terra nell’oscurità più fitta e quando sua madre gli si fece incontro, Kharas capì come avessero scoperto qualcosa di veramente eccezionale.
-Oh non ci crederai figliolo, quanto vorrei che tuo fratello e tua sorella fossero qui con noi ma beh.. hanno scelto la loro strada come comuni barbagianni e va bene anche così. –
Poi ella si mise a strigliare e accarezzare col becco le piume sul capo del giovane che si sentì un pochino imbarazzato: non era più un pulcino dopotutto! E sebbene a volte desiderava aver intrapreso la scelta dei suoi fratelli, doveva ammettere che il fascino dell’archeologia era stato troppo grande per lui: costringendolo a continui rimandi su quando lasciare i suoi genitori.
Quella notte tuttavia, l’eccitazione della coppia di gufi adulti era estremamente rapida a propagarsi e il giovane Kharas si sentì pian piano colto dal desiderio di venire a conoscenza della grande scoperta, mentre discendevano il tunnel.
Da tempo la sua famiglia era convinta che i meandri della montagna solitaria fossero un antico luogo abitato dagli “Altri”, razza misteriosissima ed ormai scomparsa da tempo che aveva lasciato un gran numero di cimeli, materiali e tecnologia alle loro spalle.
All’improvviso il tunnel si fece più grande  venendo ad aprirsi in quella che sembrava essere una piccola caverna. Essa era fiocamente illuminata da un braciere che i suoi genitori,  o qualcuna delle civette, avevano posizionato al centro.
Di fronte ad essi si innalzava una parete di un genere completamente sconosciuto a Kharas.
Era completamente liscia e grigia anche se coperta da uno spesso strato di polvere e terriccio già in parte venuto via a seguito della cauta opera di restauro già iniziata.
-E’ una porta mio caro! Guarda attentamente!- disse sua madre, Kharas non poté che constatare l’esattezza di tale intuizione  poiché la grande parete dava tutta l’impressione di nascondere una camera dietro di essa.
Kharas si avvicinò e poggiò una zampa artigliata contro la porta, avvertendo un brivido freddo.
-E’ metallica… - sussurrò…
Quindi lo sguardo del giovane si spostò in alto: appena sotto un incrostazione di terra, svettava un simbolo geometrico.
Il giovane gufo sbatte le palpebre dei grandi occhi neri e cercò di capirne il significato: era un piccolo cerchio nero attorniato da tre lunghi triangoli (anch’essi neri) la cui punta era stata tagliata e resa curva a circondare il cerchio interno, anche la base esterna dei triangoli seguiva un andamento circolare mentre una antica pittura gialla riempiva tutti gli spazi vuoti tra il cerchio e i triangoli stessi.
 
  
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