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Autore: Jaded_Mars    16/07/2012    2 recensioni
Un insolito triangolo che coinvolge Duff McKagan, Joe Perry e una bellissima ragazza venuta da lontano. Il titolo della storia è piuttosto self explaining, ma ci sarà il lieto fine questa volta?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Duff guidò Simone attraverso l’anticamera mal illuminata fino alla sua piccola stanzetta, la prima a destra dopo l’ingresso. Era piuttosto piccola, c’era giusto spazio per a malapena due materassi buttati a terra impilati l’uno sopra l’altro, una pila di vestiti ammucchiati sopra una sedia in un angolo e un piccolo mobiletto di legno su cui erano rigorosamente allineati una serie di vinili e libri.
Le pareti che un tempo erano state bianche, ora erano grigie, qualche poster era stato appeso forse per coprire delle macchie di umidità forse per rallegrare l’ambiente, o più probabilmente per entrambe le cose.
Non appena aveva messo piede in quella casa, Simone si trovò in un ambiente lontano anni luce dal lusso patinato in cui aveva vissuto per molto tempo fino a quel momento, eppure si sentì immediatamente a suo agio. Tutto in quel posto da squattrinati le ricordava quegli appartamenti dimessi e luridi in cui i suoi amici solevano andare a vivere a Londra perseguendo i loro ideali profondamente anticonformisti di giovani punk inglesi.
Quando Duff aprì la porta della sua camera, si fiondò immediatamente a raccattare tutta la sua roba sparsa sul letto per consentirle di sedersi, era piuttosto imbarazzato che la ragazza vedesse quel casino nella sua testa non doveva esserci abituata, nonostante lei gli avesse raccontato più e più volte del suo passato e della gente che era abituata a frequentare. Dal canto suo Simone si fermò sull’uscio e si appoggiò allo stipite della porta, passando in rassegna le immagini di musicisti che la osservavano dai muri: giovani, sciupati supporter dell’anarchia. Quando vide il bel viso di Joe Strummer che assieme alla sua band erano allineati di fronte a lei, sorrise; per la prima volta si sentiva davvero a casa, una sensazione che non aveva più provato da quando era partita.
 
“Lascia stare, è tutto perfetto così.” Disse al ragazzo toccandogli un braccio, fermandolo. Non serviva che sistemasse tutto per lei, non era poi così un disastro, aveva visto di ben peggio. “Davvero!” aggiunse rassicurante vedendo lo sguardo dubbioso di Duff, che nonostante desiderasse ripulire da cima a fondo quello squat fino a farlo brillare desisté di fronte quella richiesta.
La fece accomodare sul letto mentre le prese di mano il sacchetto con la cena e si sedette a terra, a gambe incrociate, come gli piaceva fare quando era in compagnia.
 
“Cos’è questo?” domandò tirando fuori dal sacchetto due scatolette di cibo da asporto che assomigliavano tanto a quelle in cui di solito mangiava i noodles. Vide anche due paia di bacchette di legno e gli prese lo sconforto, era lento ed impacciato a mangiare senza posate, ci metteva il doppio del tempo normale e già si immaginò le chiazze di cibo che sicuramente sarebbero finite sulla sua maglietta.
 
“Thai!” rispose Simone mentre si alzava dal letto e si sistemava sul pavimento di fronte al ragazzo, prendendo i contenitori che Duff aveva in mano e distribuendoli. “Mi sono ricordata che ti sarebbe piaciuto provarlo e allora ne ho preso un po’.” Aprì una scatola ne osservò il contenuto e gliela passò “Questo è tuo, pad thai, so che vai pazzo per il piccante, spero ti piaccia.”
Duff era piacevolmente impressionato, si ricordava cosa gli piaceva e aveva scelto per lui, pensando a lui! Era una bellissima sensazione, quella di sentirsi considerato, che qualcuno facesse qualcosa per lui completamente gratuitamente, senza aspettarsi niente in cambio, era chiaro segno di affetto, o che comunque Simone in qualche modo tenesse a lui. Era da quando era piccolo che non gli succedeva più, l’ultima persona che si era comportata in quel modo era stata sua madre, e Simone sicuramente non lo vedeva come sua madre, almeno così sperava.
Mentre mangiavano fecero un po’ di small talk,  cosa avevano fatto in quei giorni, le novità dei loro circoli di amici, niente di importante insomma, ma nemmeno di troppo superficiale, ma soprattutto niente che riguardasse loro personalmente.
 
“Ho lasciato Joe.”  Alla fine Simone se ne uscì con quella frase completamente dal nulla, con una calma che si addiceva ad  una affermazione innocua che poteva servire a colmare il vuoto tra una pausa e l’altra di una conversazione. Purtroppo la reazione di Duff non fu propriamente connotata dalla stessa tranquillità, sentendo quelle parole per la sorpresa i noodles che stava per mangiare gli scivolarono dalle bacchette finendo sulla maglietta bianca macchiandola. Era un impiastro. Guardò la ragazza con occhi increduli, ancora non riuscendo a realizzare realmente il significato di quello che aveva appena sentito.
 
“Tu hai…?”
 
Simone annuì con la testa, aveva passato la precedente mezz’ora per decidere quando sarebbe stato meglio rivelare quella notizia, ma alla fine realizzò che non c’era un momento migliore di un altro, glielo doveva dire e basta.
 
“Ti serve una maglietta pulita.” si preoccupò subito quando vide che si era sporcato, stava già per alzarsi ma il ragazzo la fece risedere, voleva che gli spiegasse tutto, lo vedeva che Simone aveva bisogno di liberarsi di quel peso e non era andata da lui completamente a caso, e lui era lì apposta per ascoltarla ed aiutarla, se ci fosse riuscito.
 
“Lascia perdere la maglietta, raccontami.”
E così Simone iniziò a narrare tutto dall’inizio: la loro storia, non aveva mai parlato di lei e Joe con Duff, certo qualche volta capitava che lo nominasse o lo tirasse in ballo, ma in linea di massima non ne parlava mai più di quanto non fosse strettamente necessario. Gli raccontò di quello che aveva cercato di fare per lui, andando a parlare con Izzy quel giorno che si erano conosciuti, della promessa che aveva fatto a se stessa di aiutarlo, perché da solo non ne sarebbe mai uscito, di come sembrava si stesse sistemando tutto fino a quel mattino quando aveva scoperto la verità e se n’era andata. Passare in rassegna quei momenti le sembrava quasi strano, non si sentiva lei in prima persona ad averli vissuti ma una proiezione di sé che sembrava lontana anni luce.
 
“Tu vorresti aiutarlo ancora, non è vero?”  Domandò Duff quando la ragazza ebbe finito. Il biondo l’aveva ascoltata attentamente fino alla fine in silenzio senza mai interromperla, riflettendo su quello che le stava confessando e su quanto tutto sommato fosse ancora importante per lei quella promessa che aveva fatto. 
 
“Io… non lo so.” Simone abbassò lo sguardo, non riusciva a mentire con Duff, dirgli la verità era quello che più si meritava, considerato che lei stessa non sapeva ancora cosa avrebbe voluto fare. L’unica cosa di cui era davvero certa era che per un po’ Joe avrebbe dovuto cavarsela da solo.
 
“OK. Penseremo al da farsi insieme.” il ragazzo aveva un tono risoluto e le prese la mano per farle sentire che aveva il suo appoggio. Poteva solo lontanamente immaginare quanto si potesse sentire tradita eppure allo stesso tempo il principio di tenere fede ad una promessa fatta ad una persona a cui si vuole bene, nonostante questa l’avesse ferita, gli era ben chiaro e lo rispettava. Quando sarebbe venuto il momento, se lei glielo avesse chiesto, avrebbe cercato di aiutarla.
Simone quando sentì Duff parlare ed agire in quel modo quasi si commosse. Sapeva che era un bravo ragazzo nonostante l’apparenza che ingannava molto facilmente, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe stato disposto a starle vicino in quel modo. Se avesse detto ancora qualcosa probabilmente sarebbe scoppiata a piangere così cercò di cambiare discorso, e soprattutto distogliere lo sguardo da quegli occhi verdi che riuscivano a leggerle dentro.
 
“Dove tieni le tshirt pulite?” gli chiese cercando di assumere un’aria pimpante mentre si alzava e si dirigeva verso l’angolo opposto della stanza dove c’era la sedia con i vestiti, che però sembravano tutti lerci. Si guardò attorno e scorse una sacca semi aperta e la indicò guardando il ragazzo,  iniziando a rovistarci dentro dopo che Duff le diede il via libera. Ne tirò fuori una maglietta nera con l’immagine di God Save the Queen stampata in bianco che le sembrava adatta e gliela lanciò sedendosi sui materassi, dandogli la schiena aspettando che si cambiasse.
Il basso bianco del ragazzo riposava a terra, accanto ai suoi piedi, mentre sopra vi giacevano dei fogli scribacchiati. Li raccolse entrambi e gettò una rapida occhiata a quegli appunti: notò che Duff aveva una bella calligrafia chiara e pulita. “Think About You” diceva il titolo. Non volle leggere oltre per non risultare troppo ficcanaso e appoggiò i fogli al suo fianco sulle lenzuola in disordine, iniziando invece a giocare un po’ con le corde dello strumento. Non sapeva bene come fare, a dire il vero, era sempre stata un po’ negata con le corde, lei suonava la batteria e anche se sempre di ritmo si trattava, non sentiva di averci una grande confidenza.
 
“Lo sai suonare?” le chiese incuriosito Duff che intanto si era cambiato e seduto al suo fianco. 
 
“Non proprio…” gli rispose la ragazza sentendosi un po’ in difetto.  “So fare solo questo” e pizzicò un poco le corde cercando di ricordarsi l’andamento di Smoke On the Water. Era da mesi che non suonava più e si vedeva, stava producendo un disastro sonoro che la fece desistere quasi immediatamente.  “Ehm, sapevo fare…” disse imbarazzata poggiando il basso in grembo.
 
“Dai ti insegno!” le fece Duff propositivo, le aveva fatto tenerezza vederla così imbarazzata, se possibile risultava ancora più dolce di quello che non fosse già normalmente. E lui non vedeva l’ora di passare un po’ di tempo con lei. Iniziò col rimetterle in mano lo strumento e si posizionò alle sue spalle prendendole le mani e guidando i suoi movimenti, suonarono qualche nota assieme. Pareva così strano essere lì a stretto contatto con lei finalmente senza dovere avere paura di fare qualche cavolata. O meglio, la paura c’era ancora, ma adesso era come se la barriera invisibile che esisteva tra loro si fosse disintegrata e potessero essere naturali al cento per cento.  
Duff si sentiva euforico come un bambino, stringere tra le sue braccia la ragazza che amava, insegnarle a fare la cosa che più amava al mondo, si sentiva così in equilibrio e in pace. In più adorava sentire ridere Simone, vederla imparare e prendersi in giro, adorava il suo profumo che ora, grazie a quella vicinanza, riusciva a percepire più chiaro del solito, un dolce irresistibile profumo di rosa.
Mentre la ragazza continuava a suonare, questa volta procedendo da sola, il biondo iniziò a sfiorarle con le labbra la pelle nuda delle spalle lasciate scoperte dalla maglietta, finendo per soffermarsi a baciarle l’incavo del collo, là dove il suo profumo era più forte.
Quel gesto fece smettere Simone di suonare e si scostò repentinamente dal contatto col ragazzo. Duff pensò immediatamente di essere stato un po’ troppo impulsivo e di avere rovinato tutto, ma poi vide la ragazza girarsi verso di lui e guardarlo. Non sembrava infastidita né tantomeno arrabbiata, i suoi occhi blu brillavano e lui ne era completamente incantato. Poi Duff si sentì prendere il viso tra le mani delicate della ragazza e non capì più niente se non che forse era diventato l’uomo più felice della terra. Simone lo baciò e per lui fu un po’ come morire, o rinascere dipendeva dai punti di vista. Era diverso da quando l’aveva baciata lui la prima volta, quello era stato un po’ un bacio rubato, cercato certo, ma non da entrambi; perciò sempre rubato.
Questo invece, se possibile, era ancora più vero, non avrebbe avuto la durata di una canzone, eppure ne possedeva la medesima intensità.
Il biondo avvicinò la ragazza a sé e la fece stendere sul letto, continuando a baciarla. Stava iniziando a scaldarsi, attendeva quel momento praticamente da sempre, dal primo momento in cui l’aveva conosciuta ed ora finalmente erano solo loro due. Sentiva le dita affusolate di Simone tra i suoi capelli, le sue labbra sulle sue, sembrava un sogno, in cui il mondo era completamente chiuso fuori. Fece scorrere timidamente una mano sotto il cotone sottile della maglietta della ragazza, toccandole la pelle liscia e morbida iniziando ad esplorare il suo  bel corpo senza essere irruento o invasivo.
Era tutto così estremamente perfetto fino a che la porta della stanza non si aprì di botto:
 
“Allora imbecille, si può sapere che cazzo hai di così importante da non rispondere nemmeno? T’abbiamo chiamato almeno dieci volte!”  Izzy aveva spalancato la porta parlando a Duff con tono irritato, non si scompose nemmeno troppo quando lo vide con una ragazza, erano cose a cui erano ben più che abituati.
 
Duff si girò trattenendosi a stento dall’inveire contro l’amico “Ero occupato Izzy, non lo vedi?” gli sibilò tra i denti maledicendolo per averlo interrotto.
 
“Dai cazzo, puoi scopare anche dopo, tanto sarà uno dei tuoi soliti roiti, adesso alza il culo e vieni in cucina che abbiamo da discutere coi ragazzi.” Izzy continuò a parlare come se nulla fosse, poi notò che la ragazza che aveva appena insultato era Simone e si volle sotterrare all’istante. Ecco perché l’amico non sentiva né rispondeva. Si sentì un po’ una merda per averli interrotti, sapeva quanto Duff fosse preso da lei e avesse anelato quel momento ma oramai il danno era stato fatto; e la band veniva prima di tutto.
Salutò Simone con un cenno della testa, “Ti aspettiamo di là”  fece calmo ma perentorio al biondo , mantenendo un aplomb invidiabile nonostante la figuraccia, e richiuse la porta andando in cucina, senza menzionare la presenza della ragazza agli altri, non era compito suo farlo.
 
Non appena la porta si richiuse alle spalle di Izzy, Duff si girò verso Simone “Scusa, è un idiota.”
La ragazza scoppiò a ridere divertita, era dispiaciuta di quell’interruzione ma dopotutto non era poi stata la fine del mondo. “Non fa niente…” disse dandogli un bacio a fior di labbra “Dai non vai da loro? Deve essere qualcosa di importante no?” gli passò una mano scostandogli i capelli disordinati dal viso.
 
“Ancora cinque minuti…” fece lui, facendo ristendere la ragazza e riprendendo a baciarla, ma non durò troppo a lungo, prima che lei lo scostasse.
 
“Duff non farli innervosire… e poi non sei curioso di sapere cosa hanno da dire?”
Il biondo sbuffò, non voleva andare a quella riunione improvvisata lasciando Simone, ma d’altro canto era effettivamente interessato a sapere cosa avessero da discutere gli altri di così importante.
‘Questa me la devono, maledetti!’ pensò mentre si alzava a malavoglia e si trascinava verso la porta. Afferrò la maniglia per poi girarsi verso la ragazza seduta sul letto che lo osservava sorridendo incoraggiante. Sarebbe tornato di corsa da lei ma si trattenne, “Vieni?” le chiese allungando la mano verso di lei, facendole segno di raggiungerlo.
Simone scosse la testa “No dai, è il vostro momento, non centro niente.” Non voleva risultare come quella ficcanaso che si metteva in mezzo, anche se quell’invito le aveva fatto davvero molto piacere.
 
“Ti prego non dire stupidaggini, dai vieni, ti voglio con me.” Lasciò la mano tesa nel vuoto fino a che la ragazza non l’afferrò per stringerla. Duff le sorrise “Ti amo lo sai?” non aveva calcolato di dirglielo in quel momento, che non era né poetico tantomeno romantico o adatto, eppure gli era uscito spontaneo e sperava che lei non se la fosse presa a male.
“Ti amo anche io.” Rispose lei, gli occhi brillanti di felicità, alzandosi in punta di piedi e dandogli un bacio “Adesso andiamo sennò gli altri si irriteranno.” Gli diede una leggera spintarella, facendolo muovere.
Quando arrivarono in cucina trovarono gli altri riuniti attorno al tavolo sgangherato, Izzy in piedi appoggiato al lavandino di fianco a Slash che stava fumando una sigaretta, Steven ed Axl seduti sulle uniche sedie disponibili.
 
“Finalmente Duff! Pensavamo fossi … Ah ciao splendore!”  Slash si illuminò vedendo Simone arrivare con Duff e pensando di non essere visto da nessuno dei due ragazzi che stavano salutando gli altri, tirò una gomitata ad Izzy facendogli uno sguardo eloquente “Potevi dirlo che era con lei!”
 
“Non sono un pettegolo come te Saul.” Ribattè Izzy laconico, aspirando del fumo dalla sua Marlboro.
 
“Piantala di fare il deficiente Slash, guarda che ti ho visto.” Sussurrò Duff all’amico tirandogli una manata violenta sulla spalla, fingendo fosse una pacca tra amici, sperando di avergli fatto abbastanza male affinché non dicesse più cazzate.
 
“Allora di cosa dobbiamo parlare?” chiese infine agli altri che però non dissero una parola, ma guardavano interessati e senza nemmeno troppo dissimulare Simone, che si era messa in disparte in un angolino.
“Forse è meglio che vada…” fece imbarazzata di fronte alle quattro paia di occhi che si erano fissati su di lei insistentemente. Ma poi Izzy parlò “No, resta, non ci sono segreti qui. Oramai sei di famiglia.” Le disse parlando un po’ a nome di tutti, di norma sarebbe stato Axl a dire quelle cose, ma la conosceva troppo poco per poter esprimere un parere, lui invece sapeva quasi ogni sviluppo della storia con Duff e si sentiva quello più autorizzato a dire qualcosa. Soprattutto perché Steven e Slash erano troppo presi a guardarla come due ebeti.
Simone sentì la tensione provvisoria che si era creata allentarsi e svanire e si riappoggiò alla parete, lasciando che i ragazzi parlassero tranquilli. Si vedeva che erano affiatati, un vero gruppo costituito da cinque elementi ognuno diverso ed unico: c’era Axl il leader carismatico, Slash il pazzo chitarrista blues, Izzy l’architetto, Steven  un ragazzino bloccato in un corpo di uomo e Duff, quello saggio e razionale.  Erano così differenti l’uno dall’altro  ma riuscivano a trovare un’alchimia quasi magica quando suonavano assieme. Si ricordava quando li aveva visti provare nel garage il giorno che era andata da Izzy, il giorno in cui tutto era cominciato. Ed ora che li vedeva agire uniti tutti e cinque era come se le dinamiche della band fossero evidenti come il tratto di una matita rossa su carta bianca. Sperava con tutto il suo cuore che avessero successo il prima possibile, nessuno più di loro se lo meritava.
Era talmente assorbita dai suoi pensieri che nemmeno si accorse che Duff le era corso vicino entusiasta: “Hai sentito? Hai sentito Simone? Suoniamo al Whisky!” la stava scuotendo per un braccio, era talmente entusiasta che prese di peso la ragazza e la sollevò da terra facendola volteggiare nell’aria di fronte agli occhi divertiti degli altri ragazzi che continuavano a darsi pacche sulle spalle e tirarsi finti pungi di congratulazioni tra loro.
Suonare al Whisky A Go Go era sempre stato non solo il loro sogno, ma anche segno che stavano diventando una band importante. Solo quelli con un determinato seguito e nomea ci riuscivano e finalmente potere entrare in un tempio del rock come quello significava che l’ingranaggio della macchina stava lentamente iniziando a ruotare nel verso giusto.
Quando finalmente si calmò, Duff posò a terra Simone e annunciò a tutti che uscivano a festeggiare, era così felice che non riusciva a trattenersi, così tante belle notizie nel giro di poche ore non gli era mai accaduto, notizie che gli stavano per cambiare la vita.
Il suo entusiasmo era travolgente, così tanto che non diede il tempo a nessuno di proferire parola, la ragazza non ebbe che il tempo di salutare gli altri che in men che non si dica si trovò fuori casa col  biondo diretti chissà dove.
Quanto agli altri, rimasero senza parole di fronte alla reazione dell’amico. Anche loro provavano esattamente le stesse sensazioni, però era innegabile che lui avesse molto più per cui gioire.
 
“Ma durerà?” chiese Axl interrompendo finalmente il silenzio. Sapeva com’era Duff, che si innamorava rapidamente e con la stessa rapidità restava fregato dalle ragazze che frequentava. Però quella volta sembrava diverso, lei sembrava diversa e nonostante tutto, era la prima volta che vedeva l’amico così … felice.
 
“Prega dio di sì.” Commentò semplicemente Izzy, sperando in cuor suo che quella volta andasse davvero tutto bene.
 
***
“Ma poi Izzy parlò…” a rileggerla mi sembrava tanto dio che prende parola ahah. Amo Izzy :)
Spero vi stia piacendo la piega della storia, anche se  purtroppo riesco ad aggiornare con lunghi intervalli, ma… meglio di niente no?
Ringrazio davvero tutti quelli che leggono e che trovano un po’ di tempo per farmi sapere che ne pensano: Lau, Ellie, Foxy, Cri e Chiaretta muàh!
Much Love a tutti! 
Mars
   
 
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