17/07/2012
0 recensioniNon crede ancora alla telefonata che ha ricevuto. Non ragiona più, corre verso quella metà che sembra irraggiungibile.
Venti minuti dopo varca la soglia dell'ospedale e corre per i corridoi.
Arriva al terzo piano, volta l'angolo e si immobilizza. I genitori della ragazza si abbracciano in lacrime. Poi si accorgono di lui e la donna si fionda ad abbracciarlo in lacrime.
Non ha il coraggio di chiedere nulla, le parole non gli escono dalla bocca. Poco dopo è l'uomo a parlare.
“E' in sala operatoria...”
Il ragazzo non parla, assimila le parole.
“Era in macchina con sua cugina, un ubriaco le ha investite...”
La donna, che ancora abbraccia il ragazzo, continua a singhiozzare. L'uomo la trascina nella sala d'aspetto e la fa sedere su una sedia.
Il ragazzo rimane di fronte alla porta della sala operatoria, il suo amore è li dentro e lui non può far nulla, si sente debole e impotente.
Passano ore, ma dalla sala non si sa nulla. Ogni tanto qualche medico esce di corsa e poi rientra, ma non si ferma a parlare.
Ormai è quasi notte, dalla sala esce un medico. Con la mano di foglie la cuffietta azzurra e si massaggia i capelli. E' diretto alla sala d'aspetto. Il ragazzo rimane immobile per qualche minuto, poi l'urlo della donna lo raggiunge e le parole “mi dispiace” del medico si diffondono per la sala.
Il ragazzo con gli occhi sbarrati non crede a quello che è successo. E' un sogno, un brutto sogno, un incubo da cui si sveglierà, sarà mattina e sarà tutto come prima con la sua dolce principessa al suo fianco.
Ma non sarà più niente come prima, lei è morta.
Si alza come un automa, le lacrime silenziose che gli rigano le guance.
“Posso vederla?...”
I genitori in silenzio fra le lacrime. Il medico si volta, non aveva notato quel ragazzo prima.
“Ragazzo, credimi...ricordala com'era.”
Il ragazzo, senza aspettare altre risposte, si volta ed esce dall'ospedale.
Entra in un parco nelle vicinanze della clinica e si siede su una panchina a piangere. Cerca di ricordare l'ultima volta che l'aveva vista, quella mattina. L'ultima volta che l'aveva baciata, l'ultima volta che l'aveva abbracciata.
“AVEVI DETTO CHE SAREMMO INVECCHIATI ASSIEME!!!” urla tra le lacrime con il volto rivolto al cielo.
I singhiozzi gli tolgono il respiro, la testa gli gira, passa così qualche minuto poi si accascia sulla panchina e perde conoscenza.
- 5 mesi dopo -
In un gelido gennaio un ragazzo si avvia per una strada isolata con in mano un mazzo di fiori recisi, i preferiti dalla ragazza. Ha passato gli ultimi mesi chiuso in casa nella solitudine più assoluta, ha abbandonato gli amici, le uscite. Non riusciva più a vivere senza di lei.
Aveva bisogno di rivederla.
Arriva alla cancello del piccolo cimitero. Non c'era più andato dal giorno del funerale. Non ne aveva più avuto la forza.
Arriva di fronte alla piccola lapide di marmo bianco incisa a caratteri neri:
Sara Marini
1974-1991
La mensolina in marmo disseminata di fiori, candele e piccoli oggettini. Il ragazzo sistema i fiori proprio sotto al nome.
“Ciao...” una lacrima gli bagna la guancia.
“Ti piacciono i fiori?...sono i tuoi preferiti.” Non riesce a trattenere un singhiozzo.
“Scusami se non mi sono fatto vedere...”
Rimane in silenzio a fissare il cimitero vuoto in un freddo pomeriggio invernale.
“Mi manchi, Sara...” si inginocchia di fronte alla lapide.
“Ho capito in questi mesi che il mio amore sei tu e non ci sarà mai più nessuna come te al mio fianco...” si ferma a respirare “Volevo solo dirti questo e che ho preso la mia decisione.”
Si avvicina al marmo, bacia la lapide, poi si volta e si allontana.