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Autore: Mary vs Kiara    24/05/2004    2 recensioni
Shampoo fa un patto con un'orrenda creatura per far sparire Akane. La ragazza viene trasportata in una strana dimensione, abitata da leggendarie figure, e dimora di orribili segreti.. Sulla terra, intanto, Ranma cerca disperatamente un modo per salvare la sua fidanzata, ma stavolta sarà davvero in grado di riuscirci?
Una storia di sentimenti e avventura, mito e magia, amore e vendetta.
WARNING: This ff belongs to Krista Perry and it's translated by Mary and Kiara with author's permission.
ATTENZIONE: Questa ff appartiene a Krista Perry ed è tradotta da Mary & Kiara con il permesso dell'autrice.
Aggiornamento del 24/12/10 - **Online l'undicesima parte**
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte prima: L’Incantesimo di Sangue




Capitolo 1



Qualcosa non andava.

Ranma riusciva a percepirlo; una sensazione nervosa, intricata, nello stomaco, quasi una premonizione. Non era la stessa intuizione che aveva come artista marziale, quel senso da lui sviluppato che gli permetteva di prevedere un attacco a sorpresa o i movimenti di un avversario durante un combattimento. Era qualcosa di più…

Accidenti! Non riusciva a raccapezzarsi. Era… come se avvertisse un vago presagio. Il sospetto che qualcosa fosse seriamente fuori posto. La sensazione che, da un momento all’altro, il mondo dovesse capovolgersi.

Guardò il cielo mentre correva, i piedi non perdevano un colpo, mentre seguivano istintivamente la stretta recinzione sotto di lui. Nessuna nuvola in vista. Era un luminoso giorno di rugiada a Nerima. Il profumo inebriante dei boccioli di ciliegio e delle colazioni calde riempiva quell’aria primaverile.

Ranma aggrottò le sopracciglia, perplesso. Era contento che non avrebbe avuto a che fare con la pioggia quel giorno, ma…

Lanciò un’occhiata alla sua fidanzata, che manteneva il passo con lui sul marciapiede. Si accigliò di più. Akane non gli stava prestando la minima attenzione. Mentre correva, i corti capelli scuri le si aprivano a ventaglio all’indietro, i suoi occhi erano focalizzati in avanti sulla distante torre dell’orologio della Scuola Superiore Furinkan, che indicava che avrebbero avuto circa tre minuti prima di essere entrambi ufficialmente in ritardo per le lezioni.

Almeno Akane non era arrabbiata con lui. Cosa davvero sorprendente, perché era colpa sua se erano in ritardo. La colazione quella mattina si era trasformata in una totale lotta d’addestramento con suo padre per contendersi la cucina di Kasumi, e, dopo aver eseguito un movimento fulmineo con cui aveva privato suo padre dell’ultimo gamberetto, finì per essere gettato nello stagno– il che significava che avrebbe dovuto aspettare che Kasumi gli portasse una teiera d’acqua calda per tornare ragazzo, poiché quel giorno non aveva la minima intenzione di andare a scuola come una ragazza. Akane avrebbe dovuto a tutti gli effetti essere adirata con lui, ma per qualche ragione non lo era, pertanto si accontentava.

Era un bellissimo giorno senza nuvole, lui era ancora al fianco di Akane… Allora cosa diamine c’era che non andava?

Balzando su un segmento di recinzione, che sembrava essere stato più volte percosso con un oggetto che somigliava alla sua faccia, batté le palpebre. Quella strana sensazione si agitò nel suo stomaco, e sentì un click appena udibile nella testa, quando tutti i pezzi del puzzle andarono al loro posto.

Non si era accorto di essersi fermato, fino a quando Akane non urlò: « Ranma, tonto, che stai facendo? Hai intenzione di arrivare in ritardo più di quanto lo siamo già? Non stare lì impalato, muoviti! »

Ranma la guardò. « Akane, tu non hai… Cioè, sai… ah… ». Pensava furiosamente, ma sapeva che non c’era modo di formulare la sua domanda senza incorrere nella rabbia della sua fidanzata. Lei sembrava già abbastanza irritata, mentre lui continuava a stare sulla recinzione balbettando.

« Si può sapere cosa c’è, Ranma? » chiese Akane, corrugando la fronte. « Non voglio finire a reggere secchi per tutto il giorno, quindi muoviamoci ».

Ranma sospirò tra sé e sé. E pensare che fino ad allora era riuscito a non farla incavolare. « Ehi, ascolta, non è una cosa importante, volevo solo chiederti se hai visto Shampoo. Non si è fatta vedere molto in giro di recente ».

Akane strinse convulsamente i pugni ai fianchi. « Cosa? » chiese.

Ranma avvertì stupore e dolore malcelato nella sua voce, e capì di essere sul filo del rasoio. « Ehi, uh… Sta’ calma, Akane. Non è che io abbia voglia di vedere Shampoo. È solo che… non ti sembra strano che non sia arrivata a spiaccicarmi la faccia contro la recinzione con la sua bici negli ultimi tempi? Voglio dire, non hai notato che si è fatta vedere poco? » e indicò le impronte della sua faccia sulla recinzione metallica sotto di lui.

Akane aveva una buona mira nel lancio, e Ranma, sebbene sapesse che stava per accadere, non fu in grado di schivare la sua cartella. Lo centrò in pieno volto, facendolo vacillare sulla recinzione, e mandandolo a capofitto nella diga. La trasformazione avvenne all’istante quando precipitò in acqua, e Ranma ragazza emerse un momento dopo, massaggiandosi il naso.

« Ehi, perché l’hai fatto?!! »

Akane lo fulminò con lo sguardo, mentre raccoglieva la cartella dal marciapiede; la bocca ristretta, gli occhi sfavillanti. « Se ti manca così tanto Shampoo, perché non vai a cercarla?! ». E senza attendere risposta, Akane si voltò e riprese la corsa verso la scuola, lasciando Ranma ragazza, arrabbiata e gocciolante, sola nella diga.

« Che stupida ragazza » mormorò Ranma afferrando una catena. Dondolò verso l’alto e si lanciò in un arco a mezz’aria, atterrando di nuovo sulla recinzione. « Stupido maschiaccio privo di fascino. Non ho detto di voler cercare Shampoo. Mi domandavo soltanto perché non si fosse fatta vedere negli ultimi tempi. Forse è tornata in Cina… Naaa, sarebbe troppo bello per essere vero… » Ranma corse lungo la recinzione e si massaggiò il naso, che probabilmente stava già diventando rosso, mentre sentiva il crescente gonfiore.

"Credo che sia successo qualcosa a Shampoo" pensava. "Non è da lei sparire così, o partire senza salutare…" Quella sgradevole sensazione era ancora nel suo stomaco. Come se non bastasse, si era intensificata quando l’aveva collegata all’insolita assenza dell’amazzone. "Deve esserle successo qualcosa, ne sono certo".

A poca distanza da Ranma, Akane correva, trattenendo le lacrime. "Idiota!" pensava, digrignando i denti. "Dovevo aspettarmelo che avrebbe tirato in ballo Shampoo. È così bello non averla tutto il tempo tra i piedi pronta a saltare addosso a Ranma, ma immagino che lui non possa sopportare il pensiero di perdere una delle sue fidanzate carine! E deve anche rinfacciarlo! Quell’idiota dongiovanni!"

Una piccola parte della sua mente le suggeriva che forse era saltata a conclusioni affrettate; che era strana e irascibile tutta la mattina... Ma Akane la ignorò. E continuò a correre.


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In realtà, Shampoo era in Cina.

Stava tremante davanti all’ingresso di un’enorme caverna buia, sulla cima di una montagna frastagliata, in posizione d’allerta, le mani strette ai bombori. Era coperta di lividi e ferite. Sulla guancia destra, proprio sotto l’occhio, era ben visibile un taglio sanguinante. I suoi capelli viola erano una massa ingarbugliata e annodata.

Stava esitante all’entrata della caverna. Era talmente buio dentro da sembrare che nemmeno la luce riuscisse a penetrarvi. Shampoo infilò una mano nel corpetto della sua camicetta sporca e strappata, e tirò fuori una piccola pergamena antica, che pendeva da una catenina d’oro attorno al suo collo. La srotolò attentamente, spostando rapidamente lo sguardo su e giù mentre leggeva un’ultima volta.

Dopo aver rimesso la pergamena al suo posto, chiuse gli occhi per tenersi salda. Quando li riaprì, erano pieni di determinazione.

« Eccomi, Antico » disse in cinese mandarino. La sua leggera voce da soprano suonava metallica, ed echeggiò nell’oscurità della caverna. « Ho sconfitto i tuoi demoni guardiani. Ti chiedo di mostrarti a me! »

Due occhi brillanti rosso sangue, ciascuno delle dimensioni di una casa, apparvero nelle tenebre. Il bagliore scuro scarlatto che emanavano illuminò l’antro, rivelando parti di squame e denti. Un ringhio profondo fece tremare il terreno, e Shampoo fu investita da una valanga di rocce e terra che cadevano dal soffitto.

Shampoo impallidì e fece un passo indietro. Poi corrugò la fronte in segno di determinazione, e non cedette. Era troppo tardi per tornare indietro ora. « Mostrati a me, Dragone! » gridò. « Ho una richiesta da farti ».

Il ringhio rimbombante si tramutò in una risata rauca e profonda. « Va’ via, ragazzina, prima che decida di divorarti ».

« Io non me ne andrò, e tu non mi divorerai. Ho battuto i tuoi guardiani. Ho trovato la tua tana. Adesso esaudirai la mia richiesta ».

Quegli occhi enormi si strinsero, e Shampoo sussultò leggermente. "Aiya" pensò. "Ho fatto tutta questa strada e tutta questa fatica solo per essere mangiata?"

« Qual è la tua richiesta? » I movimenti della bocca del dragone rivelarono le fila di denti che brillavano, illuminati dalla luce rossa emanata dai suoi occhi. Secondo la pergamena, la risposta del dragone dava ad intendere che avrebbe proseguito il rito. Se fosse a causa di un incantesimo o per un puro capriccio del drago, Shampoo non lo sapeva.

« Voglio un po’ del tuo sangue, Antico ».

« Sei disposta a pagarne il prezzo? »

« Ho combattuto per il privilegio di pagarne il prezzo, Antico ».

« Molto bene. Stendi il braccio ».

Shampoo allungò il braccio sinistro nell’oscurità quasi tangibile della caverna. La terra tremò quando il dragone mosse il proprio corpo enorme, avvolto a spirale, verso di lei. Shampoo soffocò un urlo quando una zampa nera, due volte più grande di lei, emerse nella tenebra, poggiando la punta aguzza sul suo braccio. Prima che lei potesse pentirsi, la zampa si abbassò, la punta le trafisse il braccio proprio sotto il gomito, e si ritrasse velocemente.

Il dolore era incredibile, più di quanto avesse immaginato. Il buio le adombrò la vista. Sentiva il sangue scorrerle giù dal braccio, oltrepassarle la mano, e colarle dalle dita in un flusso incessante. Il suo cuore batteva, e il battito le cresceva nelle orecchie. Abbassando gli occhi, vide che il sangue cadeva a terra con grandi schizzi scarlatti, e penetrava nel terreno all’imboccatura della caverna.

« È abbastanza » disse il dragone. « Questo ti sarà sufficiente ». Shampoo guardò il suo braccio e notò che il flusso di sangue si era fermato. Si portò la mano illesa tremante alla bocca, per trattenere un senso di vertigini e nausea che minacciavano di farla cadere in ginocchio.

« Hai pagato il prezzo. Ora prendi la tua ricompensa, strega, e vattene ». Un turbine di vento apparve da non si sa dove, scaraventando via Shampoo. Non sentì mai i suoi piedi lasciare il terreno, ma quando il vento si disperse, si ritrovò ai piedi della montagna, di fronte alla valle. Nella mano, stringeva una boccetta di liquido nero.

Sangue di drago.

La guardò e sorrise, l’eccitazione contrastava con il suo corpo stanco per la battaglia e carente di sangue. « Presto, Lanma » sussurrò. « Presto vedrai… quanto io… ti amo. E Akane… si leverà di torno una volta per tutte ».

E si accasciò a terra esausta, priva di sensi.


Continua…
   
 
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