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Autore: ChibyLilla    24/07/2012    2 recensioni
-Ah, Black, oggi ho parlato con tuo fratello. Dice che non vede l’ora che torniate a casa e che tuo padre ti ha preparato una bella sorpresa-
Ci fu silenzio per qualche istante.
Remus a quel punto si alzò, certo di dover intervenire prima che per Severus fosse troppo tardi
Inserisco per sicurezza l'avvertimento OOC, poichè c'è la probabilità che la mia "personale visione dei personaggi" esuli dalla realtà.
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Remus Lupin, Sirius Black
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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cap.17

Passò una manciata di giorni prima che James potesse attuare il proprio piano: Regulus si era rifiutato di spifferare la parola segreta e James aveva mandato Remus in avanscoperta, consapevole delle sue efficienti doti di persuasore.

In quel modo Remus ebbe la possibilità di passare con Regulus più tempo di quanto avrebbe voluto, oltretutto senza dover fornire a James spiegazioni di alcun tipo.

Avevano visto Sirius soltanto un’altra volta, poi nello specchio non era apparso altro che il riflesso disperato dei loro volti.

Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, il lupo era finalmente riuscito ad ottenere collaborazione e in fine, una mattina Regulus si decise a parlare: “Tojour Pur”.

E James maledì se stesso per non averci pensato. Mai vista una parola più scontata ed in cuor suo sperava davvero che Regulus non lo stesse imbrogliando, che non lo stesse spingendo in una trappola senza via d’uscita.

Remus gli aveva assicurato che la parola fosse corretta e che poteva fidarsi di Regulus, ma James non riusciva a capire perché ne fosse così ciecamente convinto.

 

-Ricapitoliamo- James esponeva il piano elaborato per un’intera notte con una certa fretta: era la prima volta che le sue macchinazioni non avevano Sirius come copilota e sperava che questo non avrebbe significato il fallimento, soprattutto considerando che il suo posto, quello di Sirius, era stato preso dal fratello cattivo.

-Entro nello studio di Silente- di fronte allo sguardo stupito di Regulus, James si affrettò a spiegare -conosco la parola d’ordine e no, non te a dico! Poi vado al camino che sta sulla parete di destra-

-Si vede che ci sei finito spesso nello studio di Silente- sorrise sadico il Serpeverde e James lo ignorò con una certa soddisfazione.

-Dico la parola d’ordine ed entro-

-Il contrario James, prima entri e poi dici la parola d’ordine, ok?-

-Si Remus, io che ho detto? Comunque entro, dico la parola e mi trovo lì? E se mi trovo tua madre di fronte?- domandò con finta innocenza, apostrofando Regulus che sedeva composto sul letto di Remus.

Il ragazzo meditò qualche secondo, passando una mano tra i capelli scuri: -Se ci vai adesso non c’è e Kracher non dovrebbe stare su quel piano-

Regulus scrollò le spalle, sperando che fosse vero tutto quello che aveva detto. James avrebbe usato il mantello dell’invisibilità sia per non essere visto da Gazza, sia per gli elfi, o perfino per Walburga perché non si fidava affatto di Regulus e quella era una delle ragioni per cui si era rifiutato di raccontare del mantello, nonostante Remus avesse insistito fin troppo. E poi raccontata così James sembrava davvero un eroe, non c’era bisogno di inserire futili dettagli che potevano ridurre l’entità della sua impresa.

Alla fine lasciò soli in camera gli altri due e appena fuori la porta indossò il mantello.

Aspettò che la professoressa McGranitt entrasse nello studio di Silente e restò lì fino a quando i due professori non uscirono.

Una volta rimasto solo con Funny, si avvicinò al camino, vi entrò afferrando una manciata di polvere verde. Dopo aver sussurrato – Tojour Pur – , una luce verde lo abbagliò per qualche istante e ricomparve in quella che doveva essere casa Black.

Seguì le indicazioni di Regulus, sperando di cuore che fossero esatte; evitò per un pelo un gruppo di elfi che trasportavano un enorme carico di biancheria appena lavata ed altri che correvano da una parte all’altra con in mano utensili di dubbio gusto. Imprecò contro Regulus: Kracher non era lì forse, ma si era dimenticato di tutti gli altri elfi della casa?

Fortuna che quelle creature non fossero le più sveglie del pianeta!

Alla fine arrivò incolume e probabilmente inosservato di fronte ad una porta bianca: la terza sul corridoio a destra. Sirius doveva essere lì.

James avvertiva un peso all’altezza dello stomaco e il suo cuore batteva all’impazzata, un po’ per l’emozione di rivedere Sirius, un po’ per la paura di trovare qualcuno in quella stanza. In fondo aveva già visto Walburga puntare la bacchetta contro Sirius proprio in quella stanza e Regulus aveva già dimostrato di non essere attendibile come guida.

Poggiò la mano sudata sulla maniglia della porta e deglutì. Quando si aprì, cigolando pigra, James guardò in tutte le direzioni per essere certo che non ci fosse nessuno, poi focalizzò lo sguardo su di lui.

Sirius era rannicchiato in angolo della stanza e James non riusciva a capire se fosse cosciente o meno; gli si avvicinò con cautela per non spaventarlo, poi si inginocchiò al suo fianco.

Aveva sangue incrostato sulla fronte, in corrispondenza di un taglio lungo tre o quattro centimetri, doveva aver battuto la testa contro qualcosa intuì James; dalle sue labbra colava un altro rivoletto rosso non del tutto asciutto ed era pallido, quasi cadaverico.

James aveva quasi paura di toccarlo, dovette farsi coraggio per convincersi, poi lo prese in braccio cercando di muoversi il meno possibile. Fu sicuro che Sirius avesse aperto gli occhi, anche se probabilmente era stato solo un riflesso inconsapevole.

Lo strinse un po’ più forte, sistemandolo meglio tra le sue braccia e controllò che il mantello coprisse entrambi per bene, poi lasciò la stanza senza curarsi di chiudere la porta.

-Ti giuro che questa è l’ultima volta- sussurrò al suo orecchio, poi decise che era il caso di tacere, per evitare spiacevoli sorprese.

 

Quando tornò ad Hogwarts, Silente era nel suo studio, seduto alla sua scrivania.

- James- lo chiamò il vecchio, ancor prima che lui potesse sfilare il mantello.

Sfilò il mantello, lasciandolo cadere poco distante dal camino chiedendosi per quale motivo il professore non fosse stupito di vederlo lì.

-Credevi davvero – domandò con un tono strascicato – che non ti avessimo sentito entrare?- e James si chiese se per caso non fosse anche veggente, il preside.

Si sentì un po’ stupido, ripensandoci, ad aver creduto possibile di farla franca sotto il naso di Albus Silente e probabilmente il vecchio aveva in serbo una bella ramanzina per lui, ma quando i suoi occhi si posarono su Sirius decise che i rimproveri potevano aspettare.

-Chiama Madama Chips – ordinò e James fu costretto a lasciar andare Sirius, obbedendo.

Volle seguirlo fino all’infermeria e pretese che Madama Chips operasse in sua presenza: non avrebbe più lasciato Sirius da solo per nessuna ragione, anche se questo significava dover battibeccare con l’infermiera zitella della scuola.

Quando Madama Chips iniziò la visita, lui gli prese una mano ed aspettò che la donna finisse.

-Come sta?- chiese, dopo che la donna si fu allontanata da Sirius per prendere una serie di boccette e vasetti.

L’infermiera si limitò a mescolare alcuni ingredienti silenziosamente, prima di iniettarli nel braccio già livido di Sirius, poi lasciò la stanza visibilmente provata. Era abituato alla sua espressione contrariata, aveva avuto il piacere di ammirarla dopo ogni partita di Quidditch finita male, dopo ogni luna piena, dopo ogni scherzo che non era riuscito come aveva previsto: era abituato al viso contrariato di Madama Chips, ma non al suo inquietante silenzio.

James meditò nell’incertezza per qualche minuto, senza sapere se fosse meglio restare con Sirius, nel caso in cui si fosse svegliato, oppure provare ad estorcere informazioni. In quel frangente si ricordò di dover avvertire Remus e Peter.

Baciò Sirius sulle labbra: -Torno subito. Tu non svegliarti mentre non ci sono, ok?-

Il suo viso doveva essere la prima cosa che Sirius avrebbe visto aprendo gli occhi, di questo era più che sicuro.

Madama Chips era chiusa nella stanza adiacente insieme a Silente.

-Avremmo dovuto fare qualcosa molto prima, Silente! Mi perdoni ma non credo che aspettare sia stata una mossa impeccabile-

Quindi Silente sapeva?

Corse rapidamente in camera, nella speranza di trovare i compagni di stanza; solo una volta arrivato davanti al dipinto della Signora Grassa si ricordò che a quell’ora erano tutti a lezione e tornò indietro, chiedendosi se fosse l’ora di Erbologia o Cura delle Creature Magiche.

Poi avvertì l’inconfondibile tono saccente di Piton provenire dall’aula di pozioni e pensò che anche Remus e Peter dovevano essere lì.

-Professore mi scusi!- irruppe senza neppure realizzare quel che stava facendo – Devo parlare con Remus e Peter –

-Ed io spiegare come si crea una Polisucco, se vuole accomodarsi-

-Ho detto devo? Volevo dire che Silente deve parlare con loro, cioè con noi, mi scusi-

Esasperato, il professore fece cenno ai ragazzi di alzarsi, poi riprese la lezione, senza aspettare che fossero usciti.

James era ancora visibilmente scioccato, tremava senza neppure essersene reso conto e parlava a voce troppo alta e troppo velocemente per poter essere considerato sano di mente; riuscì comunque a spiegare che Sirius era in infermeria, ma tutto quel che seguì non fu tradotto né da Peter né da Remus.

-James, vado a chiamare Regulus-

-Fermo dove sei! Tu adesso non vai proprio da nessuna parte, ha detto quel che doveva dire, il suo compito è finito- più il tempo passava più correva il rischio che Sirius si svegliasse senza di lui, quindi a prescindere dalla sua scarsa simpatia nei confronti di Regulus, quello non era il momento per fare il buon samaritano.

Remus acconsentì silenziosamente e così ripresero la loro marcia a passo più svelto fino a quando arrivarono alla porta dell’infermeria.

-Potter, non potete entrare- e Madama Chips non ammetteva repliche!

Silente era ancora al suo fianco e James ebbe la sensazione che per la prima volta da quando aveva messo piede ad Hogwarts, anche il preside si trovasse in difficoltà.

 

Decisero di tornare in camera, percorrendo il corridoio silenziosamente, senza osare guardarsi negli occhi. James aveva pensato di tornare e trovare il suo amico di sempre, Remus aveva pensato che non fosse il caso di fargli domande.

Peter camminava qualche passo dietro di loro, osservando con rammarico la tensione che si era venuta a creare, tanto densa da potersi tagliare con un coltello.

Remus poggiò una mano sulla maniglia della porta, una volta arrivati, ma prima di aprirla sentì la necessità di parlare con loro.

-L’ho fatto- ammise trattenendo il respiro e guardando altrove.

Chiedo infinitamente scusa per il ritardo, ma finalmente ora sono in vacanza!
E vi dirò di più: sono tanto soddisfatta e felice di non aver più l'uni tra i piedi... che quasi mi sono sentita in colpa a scrivere un capitolo così tormentato.

Scherzavo, naturalmente il mio istinto sadico ci gode quando succedono queste cose!!! E mi sono proprio divertita qui...

Chiby

  
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