Ecco il nuovo capitolo della storia di Walter Sullivan. Buon divertimento!
Walter Sullivan: Ritorno a Silent Hill.
Il
suo amico morto, la sua conoscente morta, la sua donna
scomparsa… un cuore calmo si trasforma in tempesta, se
vengono aggiunti questi
elementi Walter Sullivan avrebbe buone possibilità di
diventare un
massacratore.
Silent
Hill era molto differente da come lo ricordava…
nebbiosa sì, rumorosa quanto basta, allora che era che non
andava?
-Dove
sono i mostri?- Ecco.
Walter
avanzava alla cieca con la pistola in pugno e si
affidava solamente ai suoi occhi e le orecchie all’erta.
Le
prime cose fondamentali quando ci si avventura a Silent
Hill erano: Una mappa, una torcia e una radio.
Di
queste cose non ne aveva nessuna. Il biondo (elegante,
aggiungiamo. Nd Autore) decise che la prima cosa da fare era trovare la
mappa. Per
non perdersi, si assegnava alle indicazioni stradali e passava per la
scia
delle fermate del pullman (come fece la protagonista del primo SH:
film. Nd
Autore). Dopo essersi perso per sei volte arrivò al centro
storico di Silent
Hill e decise di entrarvi.
“Può
darsi che trovi qualcosa di utile…” Walter
aprì la
porta e stava per varcarla quando…
-Salve…-
Una voce fece sobbalzare il ragazzo. Walter lasciò
la mano dalla maniglia e fissò l’uomo.
Un
signore di carnagione scura e di un’età avanzata,
con il
vestito da postino fece la sua comparsa. Walter gli puntò la
pistola valutando
il fatto che non lo conosceva.
-Calma
giovane… ti sei perso vero?- Il misterioso postino
era molto arguto e tranquillo nonostante si trovasse a Silent Hill.
-Sì,
ma voi chi…?- Walter era molto sospettoso…
l’esperienza
lo aveva reso più diffidente.
-Sono
il postino di Silent Hill… ti ci vuole una mappa!- Il
signore gli rivolse un gran sorriso e prese dal borsone una mappa.
-Ehmmm…
grazie.- Walter aveva gli occhi un po’ meravigliati
dalla gentilezza del postino.
-Di
nulla, ora devo andare… vado a consegnare la posta.- Il
postino fece dietrofront e con la mano salutò il biondo.
Walter
non sapeva che dire… l’incontro lo aveva lasciato
un
po’ confuso… non sapeva che cosa pensare.
“Mah…
spero di non rivederlo più.” Questo
pensò… in effetti,
il postino gli aveva lasciato una sensazione di disagio.
Walter
si scosse dai pensieri e iniziò a studiare il pezzo
di carta appena ricevuto. Si segnò con la biro rossa tutte
le parti accessibili,
le strade rotte, le porte bloccate ecc.
-Ok,
ora dovrebbe essere più chiaro ora…- Walter diede
un’altra occhiata alla carta e decise che per prima cosa
avrebbe esplorato il
museo.
Il
ragazzo aprì la porta e notò che
l’elettricità
funzionava, le luci illuminavano l’entrata e i vari
scompartimenti di reperti
storici. Il biondo frugò un po’ ovunque nella
speranza di trovare un arma
bianca, per non sprecare le munizioni. La ricerca diede i suoi
frutti… trovò un
tubo di ferro.
Ora
non rimaneva che uscire e andare alla ricerca di Alessa.
Poco prima di varcare l’uscita sentì dei sospiri e
lamenti soffocati.
“Che
cosa sarà mai?” Walter impugnò
l’arma e attese il suo
avversario…
Una
creatura silenthilliana lo aveva preso di mira e lo
“fissava”. Sullivan studiò il suo
aspetto… era un bambino e una madre uniti in una
sola carne. Era una donna obesa o, forse, incinta che aveva sulla
pancia semi
aperta un neonato deforme… Walter a quella visione si
spaventò molto…
La
creatura avanzò con il passo zoppicante e si mise in
posizione per attaccare con una carica frontale. Walter si
scansò velocemente
facendolo finire contro la porta, rompendone la serratura. Walter
approfittò
dello stato per attaccarlo con dei colpi rapidi e pesanti. Il bambino
sulla
pancia emise un grido lamentoso stordendo Walter che non si aspettava
che il
bimbo fosse il figlio di Pavarotti. La creatura si rialzò e
attaccò il biondo
con dei pugni.
-Dannazione!-
Walter Indietreggiò per non farsi colpire e
allora decise di attaccarlo a distanza usando alcuni libroni pesanti
presenti
nel museo.
Uno
dei libroni colpì il bambino e la madre emise un grido
di dolore e crollò a terra. Walter ne approfittò
per eseguire il
colpo di grazia.
-Che
creatura era…?- Walter non riusciva a capire che cosa
fosse accaduto.
Superata
la sorpresa iniziale, il biondo assassino volle
indagare più a fondo. Con il ferro in mano iniziò
a muovere il cadavere e notò
un fatto ben strano… sulla fronte del bambino erano apparse
delle scritte
giallognole.
-Alessa ti aspetta…
trova il professore.- Walter sbatté più
volte le palpebre sempre più
confuso.
“Alessa
mi aspetta? Chi mai lo avrà scritto?
È da
escludere che lo abbia scritto lei… Potrebbe averlo scritto
Samauel per
portarmi fuori strada o in trappola.” Walter sotto la luce
fioca delle lampade
elettriche, rifletteva.
Dopo
qualche minuto decise di esplorare un po’ meglio il
museo… c’era qualcosa che gli era sfuggito e lui
voleva scoprire che cosa. Non
poteva più uscire dalla porta principale e quindi doveva
trovare una via
secondaria… Iniziò a scrutare attentamente i
quadri che raffiguravano i
paesaggi e i personaggi caratterizzanti la prosperità di
Silent hill. Un quadro
lo colpì particolarmente… non lo aveva notato la
prima volta che ci era stato.
Il
titolo in basso diceva: I signori di Silent Hill.
Walter
li conosceva tutti… Da destra verso sinistra: Valtiel,
la divinità protettrice di Silent Hill. The Butcher, il
macellaio dell’origine.
I due pyramid head… il primo era il carnefice di
Sherphen’s Glen, il secondo
era la personificazione del desiderio di autopunizione e il
violentatore delle
infermiere.
-E
questo… chi diavolo è?- Walter osservò
l’ultimo… era
molto diverso dagli altri. Era vestito con un lungo impermeabile nero
con il
cappuccio alzato, una maschera antigas gli copriva il viso e le mani
guantate
di nero stringevano un martello di ferro e cemento.
Walter
non ne aveva mai sentito parlare di una creatura
simile… aveva un che di misterioso e nascosto. La sua figura
imponente non era
spaventosa o sanguinaria come gli altri ma incuteva comunque
soggezione.
-Dovrò
stare molto attento… può essere molto
pericoloso.-
Walter disse questo e poi si diede una pacca alla testa e aggiunse:
-Che
stupido! Tutto è pericoloso a Silent Hill!-
Il
biondo si voltò sulla destra e vide un candelabro acceso
su un cassettone. Lo prese e con esso decise di esplorare il museo.
Girando e
rigirando capitò in una biblioteca. Era piena di libri di
tutte le forme ed avevano
in comune il genere: l’ horror. Sullivan decise di far
lavorare il suo
cervello.
“Sicuramente
quel messaggio letto sul pavimento, è collegato
qui. Alessa Gillespie ti aspetta, trova
il professore. Quale professore?” Il ragazzo
iniziò ad osservare le varie
rilegature dei libri.
Dracula
di Bram Stoker, Frankenstein di Mary
Shelley. Walter notò questi due libri, inoltre a scuola
ricordava che aveva
studiato qualcosa di simile.
“Frankenstein…
era un professore!” Walter fece per prendere
il libro per scoprire il prossimo indizio ma un dubbio lo
bloccò.
-Aspetta…
Van Helsing… non era un professore?-
Waltr
ruotò i suoi occhi un po’ ovunque per vedere se ci
fosse il libro della storia
del cacciatore di vampiri. Non lo trovò.
“Bizzarro,
un classico simile non può mancare, forse non è
sui ripiani.” Walter spostò la sua attenzione su
un tavolino consumato su cui
vi era uno specchio, il biondo vi si specchiò vedendo il suo
viso. Strano… non
si ricordava così trascurato e lercio.
Sullo
specchio notò il riflesso di un mobile e sotto una
delle gambe vi era un librone.
Walter
si voltò e osservò il mobile ma soprattutto il
librone.
“Ok,
non devo fare altro che toglierlo.” Walter,
incoscientemente, levò con grandi sforzi il tomo che si
presupponeva fosse
quello che cercava. Un Crreekk fece
intuire al biondo che era meglio lasciarlo lì.
Il
mobile senza il suo sostegno crollò a terra e per un pelo
non lo schiacciò. Tuttavia questo imprevisto permise al
ragazzo di trovare una
nuova via di fuga. Infatti, vi era un muro crollato precedentemente e
poi
coperto con l’ormai ex-mobile.
-Fantastico!
Andiamo avanti!- Sullivan strinse i pugni dalla
soddisfazione. Vi erano numerosi scalini e il fondo era molto buio.
-Devo
trovare una torcia elettrica.- Walter tornò indietro e
verificò all’interno di alcuni armadietti del
personale del museo, con molta pazienza
forzò una cabina e all’interno vi trovò
una torcia molto pesante.
“Non
sarà il massimo ma va bene.” Walter
iniziò la discesa
per quelle scale.
Gli
scalini sembravano non finire mai e gli facevano male
alle gambe ma qualcosa lo distoglieva dal tornare indietro. Dopo
qualche ora si
trovò di fronte a una porta di ferro ed era bloccata.
Walter
usò il tubo di ferro per aprirla e vi entrò con
il
passo cauto. Non sapeva che cosa lo avrebbe aspettato.
Con
la torcia si guardò bene in giro… era un comune
studio.
Vi era tutto ciò che poteva sembrare uno studio: ci stavano
una sedia con le
rotelline, un pc portatile, alcuni libri dismessi e una scrivania
reggeva il
tutto detto prima.
-Uhmm…-
Walter divenne pensieroso… si aspettava di trovare
chissà quali amenità.
-Ciao,
a quando vedo non sono il solo.- Una voce molto
maliziosa e inquietante fece trasalire il biondo.
Quello
era Padre Vincent, come aveva fatto a tornare in
vita?
Infatti
era lì seduto sulla poltroncina e con il pc acceso.
Walter si avvicinò a lui con lo sguardo interrogativo.
-Buffo
vero? Ero morto. E poi… paf!- Fece un gesto con la
mano come per simulare un palloncino che scoppia e aggiunse: -Sono qui.-
-Chi
diavolo sei?- Walter lo fissava con gli occhi molto
nervosi.
-Vincent… Padre
Vincent. Tu sei Sullivan?- Lui con un sorriso all’apparenza
naturale fece
preoccupare il biondo.
-Uh…
come mi conosci?- Walter si guardava in giro.
-Beh,
pende una bella taglia sulla tua testa… dentro e fuori
Silent Hill.- Rispose il prete con un sorriso accompagnato da una
risatina.
-Eh?!
Cosa vorrebbe dire?- Walter non riusciva a capire.
-È
semplice, la polizia ti sta cercando e gli adepti
dell’ordine, anche.- Il prete fece un gesto con la mano come
a invitare
l’assassino dei ventuno sacramenti a vedere sul monitor del
computer.
Sullo
schermo vi era un sito della polizia di stato e alla
sezione ricercati vi era il suo viso e le sue informazioni.
-Accidenti…
sono nei guai!- Walter si turbò di parecchio.
Aveva perso i suoi poteri dopo che Alessa era scomparsa.
-Tsk…
tsk… mai darsi per vinto!- Lo incoraggiò il
prete. Si
alzò sulla poltroncina e scostò alcune tende nere
consumate.
-Preparati
a cambiare il vestito.- Il tipo dall’aria furba e
maliziosa mostrò al biondo alcuni vestiti.
-Ma
è pesante da indossare!- Protestò il biondo.
Nonostante
la debole protesta Sullivan indossò il vestito.
Lì dentro rischiava di sudare e anche molto.
“Speriamo
che ne valga la pena…” Walter
oltrepassò una
doppia porta di rame e iniziò ad avanzare, dopo fatto
qualche chilometro sentì
qualcosa che vibrava alla spalla. Walter toccò la zona e si
accorse di una
tasca e al suo interno vi era una radio vecchia.
-Bene,
ora ho tutto: mappa, torcia e radio.- La torcia la
teneva legata con un gancio sulla cintura.
-BBbzzz…
mi ricevi Sullivan?- -Sì, la ricevo… sei
Vincent?-
-Sì sono io. Fai molta attenzione al crepitio della radio,
essa ti rivela se ci
sono delle creature nelle vicinanze.- Spiegò Vincent e il
biondo ascoltò.
-Aspetta,
spiegami una cosa… hai detto che eri morto, ora
come mai sei vivo?- Walter non riusciva a frenare la sua
curiosità,
caratterizzante della sua perduta fanciullezza.
-Qualche
coglione ha ucciso Claudia o meglio la sua parte
del Otherword.
E quindi
ha fatto rinascere me e il diavolo Samuel.- Vincent scoppiò
a una risata molto
sguaiata.
Il
coglion… ehm Walter Sullivan emise uno sbuffo arrabbiato
e chiuse la chiamata. Ora che più mai si pentiva di aver
sparato a Claudia
Wolf.
Qualche
minuto di camminamento e incontrò altri adepti
dell’ordine vestiti come lui.
-Salve
ragazzi.- Il biondo tentò un approccio amichevole
visto che era molto ingenuo.
I
due adepti lo guardarono sottocchio, si scambiarono uno sguardo
e poi si rivolsero al ragazzo.
-Qual
è la parola d’ordine?- Chiese uno.
Walter
da sotto la maschera sudava come se fosse alle terme.
Qual era la parola d’ordine?
-Bbzzz…
Akira Yamaoka.- Il padre gli suggerì la parola dalla
radio.
-Akira
Yamaoka!- Walter disse la parola quasi urlando.
-Chi
sei?- Gli chiese il secondo.
-Chi
sono? Già, chi sono?- Walter assunse l’aria
confusa.
-Me
lo devi dire tu!- Fece notare l’adepto. .
-E
tu chi sei?- Walter ripeté la domanda.
-Ma
se ho fatto prima io la domanda?!- Il minatore si stava
spazientendosi.
-Quale
domanda?- Walter era nel delirio
-Finitela!-
Il primo adepto sbottò per calmare i due e poi
si rivolse a Walter:-Non è importante il tuo nome, il
necessario è che conosci la
parola d’ordine.-
Una
volta calmate le acque i due invitarono Walter ad andare
con loro.
-Accetto.-
Walter iniziò a seguirli. Arrivarono a una stanza
circolare.
Ccrrrrr bzzatt… La
radiolina del biondo iniziò a fare rumore. Lui la spense.
“Spero
che il mio piano funzioni…” Walter si
guardò in giro cercando
di capire da dove potevano arrivare quelle bestie.
Un
rumore di tenaglie che si chiudevano e si aprivano attirò
l’attenzione di tutt’è tre.
Una
creatura silenthilliana iniziò ad avanzare al centro della
stanza… era grande quando Alessa e aveva i capelli lunghi
(pareva la ragazzina
di The Ring con la differenza che aveva delle cesoie al posto delle
dita).
“Tutto
lì? Non funzionerà il mio piano se il mostro da
uccidere è così piccolo.”
Ghignò a bassa voce, il biondo.
-Strano
non è lei a fare il rumore delle tenaglie.- Fece
notare uno dei due adepti.
“Cosa?
Ce ne sono di più?!” Walter iniziò a
guardare intorno
senza però perdere di vista la ragazza.
Un
rumore molto forte come una parete che crollava si sentì
alla sinistra dei tre.
-Ma
che diavolo?- Gridarono in coro i tre.
Una
bestia deforme con un pancione e le gambe tozze avanzava
pericolosamente. Al posto delle mani aveva delle tenaglie.
“È
lui il bestione che cercavo!” Walter sorrise beffardo
alle spalle dei suoi “compagni”.
Quelle
due bestie erano sufficienti a uccidere i due adepti.
Il biondo con il tubo di ferro in pugno avanzò un
suggerimento.
-Io
e lui uccidiamo il gigante, tu vai a eliminare la
ragazzina!- Walter assunse il tono da leader.
Walter
e l’adepto scelto si avvicinarono al gigante per
iniziare la lotta. Walter, a sorpresa, colpì in fronte
l’adepto e gli rubò il
piede di porco. L’altro vedendo il tradimento di Walter si
deconcentrò e venne
ferito dalle unghiate della ragazzina-mostro.
-Non
mi dispiace, vi lascio!- Walter con l’arma in mano
scappò attraverso il buco sul muro che dava
dall’altra parte mettendosi in
salvo.
Non
si fermò nemmeno a sentire le grida dei due disgraziati.
Dopo un po’ la radio squillò.
-Allora
Sullivan?- -Eh, sono riuscito a liberarmi di due
imbecilli.- Walter sghignazzò soddisfatto.
-Ben
fatto, ora vai avanti e… ricordati che se senti una
sirena devi metterti subito in salvo!- Aveva appena finito di parlare
che un
suono fin troppo familiare si sentì ovunque.
Walter
accelerò il passo mentre tutto mutava. Tutto
assunse una colorazione rossa, grate e inferrate
si sostituirono agli intonachi del sotterraneo del museo. Il biondo
arrivò a
una doppia porta che però era bloccata.
-Dannazione…-
Il pavimento sotto ai piedi di Walter crollò e,
con essa, lui.
Walter
si guardò in giro un po’ spaesato…
-Dove
sono finito?- Il biondo si alzò velocemente dal
terreno per poi mettersi in guardia con il piede di porco in pugno.
La
radio iniziò anche a fare rumori molto disturbanti. Sullivan
si levò presto il camuffamento da minatore per poter
respirare e avere maggiore
agilità.
Aveva
fatto bene perché una figura molto pericolosa si fece
avanti nella nuova stanza nella quale Walter era finito.
Delle
luci rosse si accesero e rivelarono quello che la
stanza conteneva: Un parco giochi… c’era persino
la giostra del Parco
Divertimenti Lakeside.
L’avversario che Walter avrebbe dovuto affrontare era sospesa a mezz’aria. Era Heather Mason posseduta.