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Autore: CowgirlSara    27/05/2004    13 recensioni
E se un giorno la Compagnia dovesse uscire dal libro, ritrovandosi in mezzo ad un salotto? Cosa pensate che farebbe la padrona di casa?
Genere: Avventura, Commedia, Demenziale, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn, Boromir, Frodo, Gimli, Legolas, Nuovo personaggio, Pipino, Sam
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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1. Rimbocchiamoci le maniche

 

Eccoci qua, un intero fine settimana da dedicare all’immersione totale nel Capolavoro; genitori e fratelli partiti per il week end, amici rompiballe dispersi nelle nebbie, stereo a disposizione, cibo  e bevande in quantità ben stipati in cucina.

Comodamente spaparanzata sul divano, con sul tavolino una ciotola di pop corn e scorta di cola ben gasata, la ragazza afferrò il grosso volume; lo posò sulle ginocchia, ne carezzò la copertina di  pelle bordeaux, su cui le scritte erano tracciate in oro: il nome dell’autore, il titolo, e una cornice di lettere misteriose, ma che conosceva bene, erano l’incisione dell’anello.

Ripensò a tutta la fatica che lei e Luke avevano fatto per accaparrarsi quel volume, e la spaventosa botta di culo che aveva avuto, quando si erano giocati la possibilità di leggerlo per primi col lancio della moneta… e pensare che non aveva mai vinto a quel gioco…

Aprì il volume e, convinta, decise di saltare la prima parte, per leggere subito alcuni dei suoi capitoli preferiti: quelli delle miniere di Moria. Sapeva che non era bello ignorare la prima parte del Capolavoro, ma aveva troppa fretta di entrare nel vivo della storia; ad ogni modo era intenzionata a leggere tutto, prima di dare il libro a Luke, ma, per ora, visto che lo conosceva a memoria, si voleva gustare i suoi capitoli preferiti.

La lettura la prese come al solito, nonostante fosse l'ennesima volta che affrontava quelle pagine; non c'era niente da fare, la magia di quel libro era infinita per lei, era come se ogni volta ne leggesse uno nuovo, scopriva sempre nuove sfumature, particolari che le erano sfuggiti, s'innamorava maggiormente degli splendidi personaggi... E, di nuovo, non poté trattenere la lacrimuccia, quando Gandalf precipitò nella voragine, pur sapendo perfettamente che la sua scomparsa non era definitiva.

Arrivata alla fine del capitolo, prima che l’intristita Compagnia lasciasse i Rivi Tenebrosi, la ragazza si accorse di aver bisogno di fare un bisognino... Posò il grosso volume sul tavolino, aperto alla pagina che stava leggendo, poi si alzò stiracchiandosi; decise di usare il bagno del piano di sopra, così avrebbe preso anche un altro cuscino in camera, mentre passava. Salì le scale.

 

Si stava asciugando le mani, quando sentì dei rumori sospetti al piano di sotto; allarmata girò lo sguardo verso la porta, c'era anche qualcuno che saliva le scale. Non potevano essere i suoi, sarebbero dovuto tornare solo il lunedì... e poi, quei passi pesanti, decisamente non potevano essere quelli dei suoi familiari... Cazzo, le prese il panico... dopo qualche istante di paura cieca, si ricordò che c'era la porta che dava in camera di suo fratello; l'aprì ed entrò nella cameretta.

Nell'angolo vicino all'armadio a muro se ne stava, tranquilla e beata, la mazza da baseball di suo fratello; la prese e si rigirò l'impugnatura tra le mani, serrando la stretta. I passi sulle scale continuavano, ma lei avrebbe venduto cara la pelle!

"Ahhh!" Gridò spalancando al porta, prese pieno qualcuno; ma c'era un altro tizio che aveva superato ormai la porta, prima che si girasse lo colpì alla base del collo con la mazza, quello crollò lungo disteso.

Stava per avventarsi contro gli altri dietro la porta, ma qualcuno afferrò al volo la mazza, fermandogliela a mezz'aria; lei provò in tutti i modi a sfilarla dalla presa del tizio, ma la stretta era forte e lui cocciuto.

"Non svaligerete la mia casa, io chiamo la polizia!" Gridò la ragazza dimenandosi nel vano tentativo di riprendersi la mazza.

"Ma... è una fanciulla..." Affermò una voce dolce, con tono divertito.

"Ragazza..." Disse una voce più profonda, quella che reggeva la mazza. "Ragazza, fermati!" Ma lei puntava il piede sul ginocchio dell'uomo, cercando di fare forza. "Per Elbereth, non siamo qui per farti del male!" Esclamò l'uomo spazientito; la ragazza si bloccò a quelle parole, cercando di focalizzare il viso del suo interlocutore, nel corridoio buio.

"Come hai detto, scusa?" Domandò, mollando la presa sulla mazza.

"Ho detto che non siamo qui per farti del male..." Ripeté l'uomo.

"Hai detto 'per Elbereth'..."

"Beh, certo, non volevi..."

"Aspetta un secondo..." Lo interruppe la ragazza, sporgendosi verso la parete; tastonò un po', poi trovò l'interruttore e lo spinse.

Sotto la luce della fredda lampada al neon, Sandy sospettò che la sua vittoria al lancio della monetina non fosse stata una fortuna, ma bensì una recrudescenza della sua mitologica sfiga...

 

Un uomo alto, vestito di abiti piuttosto vissuti, la guardava con espressione interrogativa, reggendo ancora nella mano la mazza da baseball; aveva i capelli castani, dal taglio "straziato" (come avrebbe detto sua madre), e due profondi e indagatori occhi grigi, la sua bellezza era severa, ma allo stesso tempo selvaggia. Accanto a lui c'era una specie di sogno ambulante: viso perfetto, lunghi capelli biondi, fisico statuario, e due occhi da infarto. Sandy deglutì.

"Ordunque, fanciulla, vuoi cortesemente spiegarci dove ci troviamo?" Le domandò, con voce flautata, l'incarnazione dei suoi sogni fin dall'età di sei anni.

"Capiamo che sei spaventata, ma comprendi anche noi, eravamo in marcia per Lothlòrien e ora siamo qui." Intervenne il ramingo... eh sì, proprio un ramingo...

"Aragorn!" Urlò la ragazza, riemergendo dallo stato comatoso; l'uomo spalancò gli occhi, poi lanciò un'occhiata al suo compagno.

"Conosci il mio nome?" Domandò lui, ma Sandy non lo stava ascoltando: zompettava sul posto, agitando le mani, in preda ad una misteriosa frenesia, con sulla faccia un sorriso beota.

"E tu... tu sei Legolaaaaas!" Gridò all'altro, che indietreggiò guardandola come se fosse un tripode etrusco che si era messo a ballare; all'improvviso la sua agitazione cessò, e la ragazza guardò in basso il corpo steso a terra. "Quello non sarà Boromir?" Domandò timidamente.

"Se già ci conosci, perché lo domandi?" Replicò l'elfo.

"Oddio!" Esclamò la ragazza, ricominciando ad agitarsi. "Ho ucciso Boromir! Prima del tempo! Cazzo, cazzo, cazzo!"

"E, per la barba di Durin, per poco non avete ucciso anche un nano, madamigella." Sbottò una voce profonda da dietro la porta; il robusto componente della Compagnia spuntò massaggiandosi la fronte. "Fortuna che indossavo il mio elmo."

"Tecnica discutibile, ma efficace." Scherzò Aragorn, mentre era piegato sull'amico svenuto. "Ad ogni modo, non crucciarti, egli non è morto, ma soffrirà soltanto di un forte mal di testa." Sandy li osservava in preda all'incredulità più totale, non sapeva se volare in cielo tipo razzo, dalla felicità, o maledire il giorno della sua infausta nascita: aveva la Compagnia dell'Anello in casa!

"Si... siet... sie..." Balbettò in faccia all'elfo; lui la fissò, con un misto di stupore e divertimento. Ma cosa credeva, che fosse facile parlare con uno come lui?!

"Sì?" La incitò con un sorriso. Ecco, ora, se non sveniva, poteva pure fargli una domanda...

"Siete soli?" Chiese infine Sandy, senza riuscire a staccare gli occhi da quelli di Legolas; la voce che le era uscita era "leggermente" acuta.

"Di sotto ci sono gli hobbit..." Rispose lui.

"Gli hobbit?!" Esclamò la ragazza entusiasta. "Frodo, Sam e gli altri?! Fantastico!" I tre la osservavano, convinti che, ovunque fossero capitati, era un posto ben strano; la ragazza dovette accorgersene, poiché smise di ridere come una scema e fece una faccia imbarazzata. "Oh, scusate, ragazzi, ecco... sarà meglio che lo mettete qui..." Indicò la stanza da cui era saltata fuori. "...sul letto, io vado a prendere un po' di ghiaccio." Aggiunse, raggiungendo le scale.

Ghimli guardò i compagni, che stavano trasportando Boromir nella camera; poi sospirò deciso, stringendo la sua ascia.

"E' un po' strana, sarà meglio seguirla, per assicurarsi delle sue mosse." Dichiarò, poi diede le spalle agli amici e seguì Sandy giù per le scale.

 

Sandy arrivò in salotto e ci trovò i quattro hobbit che gironzolavano con aria smarrita; uno di loro osservava con espressione curiosa la ciotola del pop corn.

"Salve, ragazzi." Li salutò la ragazza; si voltarono verso di lei. "Io sono Sandy, la padrona di casa." Si presentò; si sentiva più a suo agio con i piccoli uomini.

"Salve." La salutò uno hobbit dagli occhioni azzurri.

"Tu sei Frodo?" Gli domandò la ragazza.

"Sì..."

"Uh! Uhuh... ho conosciuto Frodo!" Esclamò entusiasta; gli hobbit la guardarono stupiti.

"Lo dicevo io che era strana..." Commentò il nano, che l'aveva raggiunta.

"Questo che cos'è?" Domandò lo hobbit intento ad osservare la ciotola, indicandone il contenuto.

"E' pop corn." Rispose Sandy; sguardi interrogativi. "Ehm... granturco... scoppiato..." Spiegò.

"E perché lo chiamate così?"

"Ecco... perché quando scoppia fa POP!" Disse la ragazza, mimando lo scoppio con le dita. "Capito? POP POP!" Continuò sorridendo.

"Sembra divertente!" Esclamò un hobbit.

"Lo è!" Rise Sandy. "Potete anche mangiarlo, se volete..."

"Hm..." Ghimli tossicchiò, attirando la sua attenzione; la ragazza lo guardò.

"Ah, già... Boromir!" Si ricordò la ragazza, battendosi una mano sulla fronte, poi corse in cucina.

Prelevò i cubetti di ghiaccio direttamente dal distributore del frigorifero, riempiendo la borsa e sconvolgendo il povero nano, che l'aveva seguita, con la tecnologia del XXI secolo; poi tornò in salotto, dove i simpatici hobbit si erano già spolverati tutto il pop corn.

"Ragazzi..." Sandy li chiamò, loro si girarono subito. "Una raccomandazione." Gli disse la ragazza, mentre tirava la tenda. "Cercate di non farvi vedere, non aprite la porta e non affacciatevi alla finestra, per favore." Gli chiese.

"Oh, non ti preoccupare, è la cosa che sappiamo fare meglio ultimamente..." Commentò Frodo.

"Comunque ci annoiamo..." Mormorò un'altro, che Sandy sospettò fosse Pipino, incrociando le braccia.

"Beh... guardatevi MTV." Suggerì la ragazza accendendo la televisione col telecomando, poi li lasciò.

I Mezzuomini rimasero totalmente ammutoliti, davanti allo spettacolo; stava andando in onda il video di Punjabi MC, con quella musichetta indiana che mette voglia di zompettare in giro, agitando le mani a caso...

Sandy tornò all'improvviso sui suoi passi, trovandoli tutti e quattro seduti sul divano con le bocche spalancate dallo stupore; la ragazza si avvicinò al tavolo e chiuse il libro con un gesto brusco, poi disse: "Non aprite questo libro, per nessun motivo, non voglio che ne esca qualche cosa di meno... raccomandabile..." Poi se ne andò di nuovo.

 

Un'oretta più tardi, Sandy si accorse di non avere idea di come fare a rimandarli a casa, a compiere la loro missione; si rese conto anche che era quasi ora di pranzo.

Mentre gli hobbit divoravano la sua scorta di spaghetti, lei, Aragorn e Legolas improvvisarono un mini consiglio su da farsi.

"Non hai dunque proprio idea di cosa fare?" Le chiese il ramingo; lei scosse la testa.

"Non conosci nessuno che ci possa aiutare?" Rincarò l'elfo; Sandy sospirò rassegnata.

"No, aspetta!" Esclamò poi, riprendendo vigore. "Potrei chiamare Luke, lui è il massimo esperto di ISDA!" Aggiunse battendosi un pugno sul palmo dell'altra mano.

"E' uno stregone?" Domandò Legolas, con espressione ingenua.

"Beh, non direi..." Rispose la ragazza imbarazzata. "E' uno studente..."

"Un apprendista mago?" Intervenne Aragorn, posando le braccia sul tavolo.

"Sì, Harry Potter!" Sbottò Sandy scoraggiata.

"Conosco un Harry Potter a Lungacque." Affermò Pipino.

"No, ti sbagli." Lo corresse Merry. "Quello è Harry Potta, di Via Sdrucciolosa..."

"Eh, sì." Confermò Sam annuendo.

"No, no, no, vi sbagliate entrambi, quello che dico io è Potter, imparentato coi Lobilunghi, e cugino di quinto, sesto grado dei Tuc..." Insisteva Pipino; Sandy li osservava sconvolta.

"Discussioni hobbit." Dichiarò Aragorn.

"Andranno avanti fino a stasera." Commentò Legolas; Sandy si voltò verso di loro.

"Pensiamo alle cose serie, puoi rintracciare questo Luke?" Le domandò il ramingo.

"Penso di sì." Rispose la ragazza, poi si avvicinò allo scaffale ed afferrò il cordless; compose il numero e aspettò con l'attrezzo appoggiato ad un orecchio.

I due la osservavano come si farebbe con un alieno verde con le antennine sulla testa; probabilmente, abituati a orchi e affini, un alieno gli avrebbe fatto meno effetto.

"Non è in casa." Disse Sandy con una smorfia, dopo aver posato il telefono.

"Che cos'è quell'attrezzo?" Le domandò l'elfo.

"E' un telefono, serve per parlarsi a distanza..." Legolas e Aragorn si scambiarono un'occhiata. "Per esempio: Pronto, sono Elessar da Gondor, ciao Legolas, tutto bene lì a Bosco Atro..." Mimò la ragazza; loro la guardavano basiti. "Ho capito, non riconoscete il fascino di questa forma di comunicazione..."

"Torniamo a noi." La interruppe sbrigativo l'elfo.

"Sì, ecco, hai detto che non è a casa, allora?" Chiese il ramingo.

"Forse so dove trovarlo, ma dovrò andarci..." Affermò lei con aria rassegnata.

"Veniamo con te." Annunciò Aragorn, dopo uno sguardo a Legolas, che annuì.

"Ma non potete!" Esclamò la ragazza. "O, almeno, non vestiti così..." Aggiunse, accorgendosi delle loro espressioni. Li osservò per qualche secondo, poi fece un sospiro. "Beh, vedrò di fare qualcosa, aspettatemi un attimo qui."

Uscì di casa velocemente, tirandosi la porta alle spalle; tornò poco dopo con due paia di pantaloni e li diede ai nuovi amici.

"Ecco qua, ora vi prendo un paio di camicie di mio padre, intanto mettete questi." Gli disse. "E sappiate che ho rischiato per averli, credo che a quella squinternata della mia vicina sia venuto qualche sospetto..." Aggiunse salendo le scale.

Quando ridiscese trovò Legolas in mezzo al salotto, con addosso solo i jeans, e con i piedi scalzi; solo la sua forza d'animo la salvò dall'accidente che le stava venendo.

"Oddio, se ho una certezza in questo momento, è che sei meglio dell'attore che t'interpreta nel film!" Esclamò la ragazza, con l'occhio pallato fisso sui suoi addominali.

"Chi?!" Chiese, con tutta l'ingenuità immaginabile, l'elfo.

"No, nulla, lascia stare..." Disse Sandy, ovviamente senza smettere di ammirarlo.

"Sono un po' aderenti..." Dichiarò la voce di Aragorn dalle sue spalle; la ragazza si girò: pure lui stava a torso nudo, con i pantaloni che lo fasciavano in modo molto provocante. La sua pelle era più scura di quella dell'elfo, ma la sua muscolatura altrettanto perfetta; una leggera peluria, assai virile, gli scendeva dal petto all'ombelico. Sandy aveva il respiro mozzo.

"Voi due mi volete uccidere..." Mormorò con voce rotta.

"No." Intervenne un'altra voce maschile. "Tu volevi uccidere me!" Aggiunse Boromir, entrando nella stanza.

"Eheh... si è svegliato..." Biascicò imbarazzata la ragazza. "Gli ho spiegato, grosso modo, come sta la faccenda." Continuò poi. "Vado a prenderti qualcosa per il mal di testa..." Gli disse allontanandosi; tornò poco dopo con un bicchiere d'acqua.

"Che mi vuoi propinare, scellerata?" Domandò il cavaliere. 

"Aspirina effervescente." Rispose gettando un pastiglione nel bicchiere; l'acqua si mise a sfrigolare, Boromir spalancò gli occhi.

"Questa è magia!" Esclamò l'uomo.

"No, è... lasciamo stare... Sì, è magia, ti farà passare il mal di testa, bevi." Così dicendo gli porse il bicchiere.

"Non sarà una pozione avvelenata?" Ipotizzò lui, prendendo titubante il bicchiere sfrigolante.

"Se avesse voluto ucciderti Boromir, non credi lo avrebbe fatto con la mazza?" Gli chiese Aragorn; Sandy si girò verso di lui, sorridendo, ma rimase ancora una volta ammutolita davanti ai suoi muscoli.

"Mettiti la camicia, va!" Gli disse, stanca di perdere un battito ogni volta che lo guardava. "Pure tu..." Aggiunse voltandosi verso Legolas. "E' sul div...a ... no... ahhh..." Le dava le spalle, mostrando la schiena e qualcos'altro... "Mi sa che il suo lato migliore non l'avevo ancora visto..." Commentò maliziosa la ragazza, osservando le perfette natiche dell'elfo dentro ai jeans.

"Come hai detto?" Chiese Legolas, girandosi con la camicia tra le mani; Aragorn si fece un sorriso divertito, mentre allacciava i bottoni.

"Ah, tesoro, beato te che caschi dal pero!" Sbottò corrucciata Sandy, poi lasciò la stanza.

"Dal pero? Ma non c'è nessun albero qui..." Affermò Legolas guardandosi intorno; Aragorn scosse la testa.

 

Dopo aver spiegato tutto agli altri, ed aver lasciato un'infinità di raccomandazioni, Sandy condusse i due guerrieri nel garage. La cosa più difficile fu convincere Aragorn a lasciare la spada e Legolas l'arco; onestamente le sembravano un po' inadeguati.

Un altro problema sorse nel garage: i suoi le avevano lasciato la macchina col cambio manuale, che lei usava circa... mai. Sandy odiava il cambio manuale.

Cercando di non far accorgere i due del suo disagio e aprì la saracinesca; poi diede un'occhiata in giro, per vedere se c'era qualche curioso per la strada. Fortunatamente era l'ora della pennichella pomeridiana.

"Bene!" Esclamò infine, con falso entusiasmo. "Saliamo, dunque." I due osservavano con preoccupazione il misterioso mezzo di trasporto.

Un po' recalcitranti, infine, l'elfo ed il ramingo, salirono sull'auto, ma conservavano un'espressione poco convinta; Legolas si sedette davanti, a fianco della guidatrice, mentre Aragorn si mise sul sedile posteriore.

"Dunque?" Domandò l'elfo, notando l'indecisione di Sandy.

"Ora andiamo." Rispose lei, non mascherando un tono offeso.

"Lo sai... usare, non è vero?" Intervenne Aragorn.

"Ma certo che sì, cazzo!" Sbottò la ragazza agitandosi sul sedile.

"Va bene, va bene, ma calmati ora..." La blandì l'uomo alzando le mani.

"Ok, ora vado..." Dichiarò Sandy, più decisa. "Allora..." Mormorò respirando poi intensamente. "Cambio in folle, frizione, freno..." Riepilogò a bassa voce; Legolas e Aragorn si scambiarono uno sguardo preoccupato. "Ora metto in moto..." Girò la chiave e... dalla radio partì a tutta "Rock Dj" di Robbie Williams; l'elfo si portò una mano alla fronte.

"Ma da dove arriva questa musica?" Domandò il ramingo.

"Spengi, per favore." Chiese Sandy all'elfo.

"E, quale sarebbe il modo, di grazia?" Ribatté lui.

"Quel tasto lì!" Gli indicò lei; naturalmente Legolas sbagliò, ma almeno sulla nuova stazione c'era Springsteen che stava urlando di essere "Born to run". "Lasciamo stare... partiamo, va." Si arrese la ragazza. "La prima, poi si lascia delicatamente la frizione, piano piano il gas..." A quel punto la macchina fece un saltello in avanti, poi si bloccò.

Sandy si girò con lentezza meccanica verso Legolas, mostrando un sorrisino nervoso, e lo vide con le mani sporte in avanti, una sul cruscotto e l'altra sul parabrezza.

"Ma deve fare così?" Esordì Aragorn, con tono allarmato.

"Certo che no!" Gridò lei; Legolas continuava a guardarla con gli occhi di fuori. "Sarà meglio che ti metti la cintura..." Suggerì lei.

"La cintura?" L'elfo si guardò la vita.

"Questa." Disse Sandy, sporgendosi davanti a lui e afferrando la cintura di sicurezza. "La devi tirare... così." Gli fece vedere che scorreva; lui la prese e la srotolò fino al termine. La ragazza si mise le mani nei capelli.

"Va bene così?" Domandò l'elfo, con la solita disarmante ingenuità.

"Beh... sì..." Rispose scoraggiata Sandy. "Ora metti l'augello nel... nel... insomma in quel buco..." Gli indicò la fessura. "Così possiamo partire davvero..." Legolas seguì le indicazioni e, per farlo, lasciò la cintura, che si riavvolse nel suo vano, schiacciando l'elfo contro il sedile; diede alla ragazza un'ultima occhiata sconvolta, mentre finalmente la macchina si muoveva.

 

CONTINUA…

   
 
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