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Autore: Aurelia major    19/02/2007    3 recensioni
Cosa succede quando una persona amabile e amichevole ne incontra una scontrosa e sarcastica ? Guai probabilmente , anche perché c'è chi vuole assolutamente fare amicizia e chi cerca d'impedirglielo a tutti i costi ...
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Rinuncia : i personaggi non mi appartengono , è un prestito e di mio c'è solo la trama .

11

" Guarda che non è necessario ", affermò Haruka divincolandosi con disinvoltura dalla sua stretta e iniziando a scendere le scale,

"non credo che mi annoierò . Anzi, tutto sommato una volta tanto non mi dispiacerebbe abbandonarmi all’accidia."

"Ecco appunto." Fu la replica della violinista mentre tentava di tenerle dietro affrettandosi, giacché ogni passo dell’altra equivaleva a due dei suoi. Senza contare che Haruka procedeva ad un’andatura piuttosto spedita. "Non nego che mi piacerebbe conoscerti un po’ meglio durante questi giorni senza lezioni, ma devo ammettere che era soprattutto l’idea di prendermi un meritato riposo che mi allettava." Aggiunse mentre il suono dei suoi tacchi sull’impiantito s’intensificava.

" Beh non sarò certo io ad impedirtelo, fai pure il tuo comodo e lasciami fare altrettanto." Precisò la bionda da un punto indefinito del pianerottolo sottostante, apparentemente all’oscuro del fatto che dietro di lei non ci fosse nessuno.

"Cos’è questo? Un modo più amabile di notificare il tuo solito non rompermi le palle?" Chiese Michiru fermandosi accanto alla balaustra e occhieggiando il corrimano di legno brunito. Era abbastanza largo, continuo e bello lucido. Aveva tutta l’apparenza che l’avessero strofinato con della cera di recente. Perché no? Era solo un piano e poi pareva che quell’insensibile non avesse nessuna intenzione di aspettarla, quindi raccolse le pieghe della gonna su di un lato, si accomodò e dandosi una spinta cominciò a scivolare verso il basso. Affrontò di slancio la curva della ringhiera e acquistando velocità ci prese persino gusto. Anche se, in dirittura d’arrivo, temette si stare per rompersi tutti i denti, poiché l’atterraggio risultò alquanto difficile. Infatti le scarpe che indossava, tra le loro molteplici qualità, come l’eleganza sobria e la morbidezza del cuoio, non prevedevano attinenza con certe acrobazie. Fortunatamente riuscì a mantenersi in piedi, con un notevole senso dell’equilibrio e ebbe pure la faccia tosta, a pericolo scampato, di fare un mezzo inchino ad Haruka, la quale a quel casino si era voltata a fissarla con espressione decisamente allarmata.

"Dicevi scusami?" Chiese alzando il mento,dandosi un colpo ai capelli e gratificandola con un sorrisetto di superiorità.

"Che probabilmente devi cambiare pusher, poiché la roba che vende ti fa uno strano effetto!"

"Sai qual’è il tuo problema Haruka? Nonostante la tua apparenza anticonformista, sei una rigidona!" La sfotté incamminandosi senza una meta ben precisa, tanto aveva testé deciso che una volta tanto non avrebbe fatto programmi. Generalmente le sue giornate erano vincolate da un rigido protocollo, ma per quel weekend la studentessa diligente, la pittrice solitaria e la violinista dal grande avvenire potevano concedersi una meritata vacanza. E felice cominciò ad assaporare quella sconosciuta sensazione di libertà.

"Potrebbe darsi, ma ridimmelo quando me ne starò sbracata in mutande a scaccolarmi il naso mentre tu aspetti l’ispirazione per il tuo capolavoro immortale!" L’invitò sorniona, ghignando provocatoria all’idea di quel quadretto domestico. " Tanto da come si sta mettendo il tempo, non credo proprio che potrò fare altro." Concluse inaspettatamente togliendosi gli occhiali da sole e ponendoseli sulla testa in modo che, una volta tanto, il ciuffo non le ricadesse sugli occhi.

"Dici che piove?" Chiese Michiru gettando uno sguardo dubbioso al cielo terso. Eppure, concentrandosi, isolandosi per un attimo da tutto quel che le stava intorno e ascoltando attentamente verso sud, in direzione della baia a valle, pareva proprio che la marea si stesse ingrossando. Si stava facendo suggestionare? Per esserne certa guardò verso l’oceano in lontananza, notando infine le onde lunghe e i gabbiani che volavano bassi, segno inequivocabile di un temporale incombente.

"Fidati, ho un barometro infallibile nel ginocchio, quando il tempo sta per mettersi al brutto inizia a farmi un male cane. E poi il vento sta cambiando." Specificò cogitabonda, come se con quell’ermetica affermazione avesse reso tutto più chiaro. Chiunque avrebbe considerato un’affermazione simile quantomeno bizzarra, la reazione di Michiru invece fu quella di voltarsi di scatto a contemplarla sconcertata.

Era mai possibile, si chiese confusa, che qualcun altro, come lei, potesse avere simili affinità con un elemento primigenio? E non era fin troppo fortuito che questo qualcun’altro fosse proprio la persona che l’attirava irresistibilmente e che sentiva così vicina?

Doveva essere una coincidenza, non c’era altra spiegazione plausibile. Era solo una affermazione casuale capitata in un frangente topico...

Disorientata si portò una mano al capo, come per schiarirsi le idee e fissò di nuovo e con maggiore attenzione il profilo dell’altra. Haruka non le badava e se ne stava immobile, appoggiata ad un tronco d’albero, come in attesa che lei venisse ad una risoluzione.

Michiru cercò di andarci cauta, anche se una ridda di considerazioni le si affollavano in testa ad un ritmo vertiginoso.

Era un caso anche che il cognome Tenou ,sillabandolo, potesse significare re del cielo, così come Kaiou, letto allo stesso modo, divenisse re del mare? E, guardandola ancora una volta, non c’era qualcosa di decisamente aereo nella sua figura?

Rispondendo affermativamente a questa considerazione ogni tassello sembrava andare al suo posto con sorprendente naturalezza .

In effetti l’altezza, il pallore eburneo dell’incarnato, il dinamismo affusolato degli arti, il sole nei lunghi capelli, l’agilità nelle movenze, tutto lo suggeriva. Addirittura l’indole corrispondeva, poteva essere al contempo sfuggente, impetuosa e sferzante, esattamente come il vento nelle sue molteplici forme.

"Ehi Kaiou, sveglia."

La voce di Haruka la scosse dai suo pensieri e, ancora confusa e persa nelle sue stesse fantasie, faticò abbastanza a prestare attenzione a quanto le stava dicendo.

"Ti ho chiesto se ti andava un caffè." Ripeté indicando con un gesto vago la direzione in cui si trovava la caffetteria all’interno della scuola.

"Volentieri." Rispose lasciando che la precedesse e seguendola silenziosamente, continuò con le sue elucubrazioni.

Anche se inverosimile fino all’assurdo, più ci pensava e più si convinceva delle sue tesi. Chissà se, pragmatica com’era, si era mai soffermata ad interrogarsi su quella sua peculiare assonanza trascendentale?

Forse, per il momento almeno, era più saggio non fargliene parola. Avrebbe atteso, conoscendola meglio magari poteva chiarire se la stava rivestendo di panni non suoi, oppure se era un dato di fatto, per quanto incredibile potesse essere.

"Ehi, ma si può sapere che ti è preso?" Le chiese infine Haruka accomodandosi di fronte a lei ad un tavolo all’angolo del locale. " Sono dieci minuti buoni che mi fissi come se avessi i piedi al posto delle orecchie!"

"Nulla, stavo solo pensando a cosa inventarmi per giustificare la mia assenza." Fece inalberando un’espressione perplessa. Già le pareva di sentire gli strepiti del suo maestro di musica!

"Giusta osservazione, a questo proposito mi sa che devo fare qualche telefonata. Scusami un attim ." Replicò tirando fuori dalla tasca interna del soprabito un cellulare.

"Già che ci sei ti spiace ordinare anche per me? Caffè, nero, lungo e senza zucchero."

Così mentre Michiru se la sbrigava con la cameriera, Haruka si attaccò al ricevitore e senza prendersi la briga di allontanarsi, tanto non si trattava di conversazioni personali. Lasciò per ultima quella più difficoltosa e, anche se non se ne stava lì ad orecchio teso per origliare, la violinista ebbe lo stesso modo di ascoltare interessanti brani di conversazione. In un certo senso le svelava un altro lato della sua personalità che non conosceva.

"Ciao Hitomi... senti non cominciare ad urlare... te l’ho già spiegato, purtroppo non posso farci niente... sì, certo che avevo intenzione di recuperare il tempo perduto, cosa credi? Venerdì prossimo cercherò di venire via prima possibile e farò una tre giorni di test intensivi... eccome se mi ricordo! Figurati se me la perdo... e tu che gli hai detto? ... Ottimo sei una contaballe nata ...ma quale credibilità, ti pago anche per questo! Okay, okay non preoccuparti per lo sponsor... quello che non sanno non può farli incazzare... beh se ci lasciano col culo a terra, visto che la macchina è rossa, possiamo sempre rivolgerci alla catena di pizzerie Bella Napoli! ...scherzavo... tu metti tutto in stand-by per qualche giorno... ok , d’accordo, anche a te."

"Che palle !" Sbottò quando in conclusione poté interrompere quella conversazione. Michiru non riuscì a reprimere una risatina, giacché sospettava fortemente che l’onere di fare da PR ad Haruka doveva essere un impegno parecchio gravoso!

"Problemi?" Chiese dopo un po’ dato che l’altra non aveva aggiunto altro e si era solo limitata a sorseggiare il suo caffè sbuffando di tanto in tanto.

"Direi di sì...a quest’ora sarei dovuta essere in pista a provare. C’è una faccenda che non va con l’aerodinamica e l’ingegnere di macchina contava sui test di queste settimane per cercare di risolverlo. Magari per questo weekend faranno girare il collaudatore per farsi un ulteriore idea, ma è un’eccezione che non può ripetersi. Insomma, a questo stadio non serve ad un granché. Per meglio dire, oltre al fatto che il pilota ufficiale sono io e tocca a me, da un certo punto in poi la macchina diventa come un vestito su misura e in virtù di ciò l’ultima parola può essere solo mia. Fortunatamente non siamo stretti con i tempi, il campionato inizia a marzo, ma nel frattempo ci sono anche altri particolari intrallazzi a cui volente o nolente devo badare."

"Onestamente Haruka ti confesso di saperne molto poco in merito all’automobilismo. Anzi diciamo pure che sono completamente ignorante in materia, ti spiacerebbe illuminarmi. Che intendi precisamente con intrallazzi?"

"Sporco denaro." Affermò sibillina e Michiru involontariamente si lasciò sfuggire un’espressione piuttosto contrariata. Non era nel suo stile assurgere al ruolo di giudice, però si dava il caso che ritenesse la leva del danaro un movente tra i più gretti. E nell’udire Haruka che ne parlava in modo così spassionato, l’ammirazione che nutriva per lei subì un colpo repentino.

"Da qui all’inizio delle gare dovrò partecipare a tutta una serie di eventi, promozioni, party e chissà cos’altro al solo scopo di pubblicizzarmi quanto più è possibile. Accidenti, non mi ci vedo proprio a sorridere a denti stretti come un pesce lesso a tutti quei coglioni che mi finanziano, ma che ci posso fare? E’ così che va."

Aggiunse come per rafforzare l’impressione che no, non si era sbagliata. Michiru non voleva credere alle proprie orecchie, anche se le asserzioni di Haruka erano state chiarissime. E allora crebbe in lei l’indignazione e si sentì delusa, profondamente delusa. Mio dio, poteva aver preso un abbaglio simile? Haruka era il tipo che avrebbe fatto di tutto per soldi? Nel qual caso, quel che aveva creduto di aver compreso e apprezzato sul suo conto, doveva essere riesaminato sotto quest’ ottica deturpante. E fuorviata da quelle considerazioni si lasciò scappare un commento che non avrebbe dovuto.

"In pratica, ti stai svendendo?" Chiese con alterigia.

Va detto in sua difesa che Michiru non era una bacchettona, solo, poteva permettersi grazie alla famiglia abbiente dalla quale proveniva e alle frequentazioni altrettanto benestanti che aveva, di non misurare le sue passioni sull’altare del profitto. Dipingeva e si esibiva con il violino per realizzazione personale, per la gioia di farlo, in definitiva per tutta una serie di motivazioni le quali con il guadagnarsi da vivere non avevano nulla a che fare. E nella sua ingenuità un po’ snobistica credeva che ricavare danaro dal suo talento sarebbe equivalso a disonorare le proprie aspirazioni. Ergo lo stesso discorso doveva valere per Haruka.

Peccato che la violinista non considerasse che quel che valeva per lei, non poteva essere universalmente condiviso. Vero che Haruka studiava nella sua stessa scuola, ma era ben lungi dal provenire da un retaggio facoltoso, tantomeno nobile, come il suo. Infatti in quel prestigioso istituto c’era entrata grazie ad una borsa di studio e la sua famiglia, se di famiglia si poteva parlare, era ben lontana dall’essere una di quelle conformi alla tradizione .

Per cui la rabbia profonda che investì Haruka, e la prepotente voglia di ricacciarle in gola quelle affermazioni spocchiose, non erano del tutto ingiustificate.

"Beh che credi principessina?" Chiese tremendamente gelida inarcando un sopracciglio con quel suo modo caratteristico. "Per essere competitivi nel circuito delle corse ci vuole un mucchio di grana. Magari nel raffinato universo delle avanguardie artistiche in cui svolazzi sono solo la predisposizione e l’ideale che contano, ma nel mio mondo non basta, ci vuole il sostegno degli sponsor e la vacca va munta finché ce n’è bisogno! E se farmi fotografare a scopo pubblicitario con un cesso in braccio servirà a portare altri introiti alla mia squadra, sta certa che non mi tirerò indietro! Sono decisa a realizzare il mio sogno e ora che finalmente sono ad un passo dal farlo non mi farò fermare da considerazioni sofistiche sulla liceità delle mie azioni!"

"Accidenti! Hai addirittura il coraggio di ammetterlo? Ma non ti rendi conto che questa strada porta solo in basso? E per cosa poi? Per un quarto d’ora di notorietà? E allora sappilo, personalmente preferirei essere un anonimo zero per tutta la vita, piuttosto che svilirmi in questo modo vergognoso!"

"Sai cos’è veramente vergognoso? La falsa modestia di cui t’ammanti. E come definiresti quell’ipocrita amicizia che mi hai promesso non più tardi di ieri? Chi accidenti credevi d’avere innanzi Kaiou?! Il principe Kaoru Idaishio? Beh sorpresa, a quanto pare non sono una tua pari. Niente debutto in società per me, sono una figlia della plebe! Ma ti stupirà sapere che me ne sbatto altamente del piccolo mondo antico dal quale provieni, che personalmente non avrò la possibilità di andare da papà e chiedergli in regalo un ferrarino tutto rosso, ma porca puttana, posseggo quel privilegio infinito che è la soddisfazione di sapere che tutto ciò che ho me lo sono guadagnato! E tanto mi basta per sentirmi migliore di te e di quelli come te!"

Basita innanzi a tutta quella veemenza Michiru capì di aver esagerato e altresì di aver toccato un nervo molto sensibile. Presa dal panico tentò di raccogliere le idee per dirle qualcosa, una cosa qualsiasi che arrestasse il flusso di quelle parole ingiuriose e che le consentisse di fare marcia indietro e mostrarle la contrizione che provava. Ma Haruka non gliene diede il tempo. S’alzò in piedi e dopo aver frugato nel portafogli gettò alcune banconote sul tavolo con evidente disprezzo e senza neppure badare al taglio.

"Pagatici il caffè con questi bambolina e guardami bene mentre esco da quella porta, perché sarà l’ultima volta che mi vedi da una distanza ravvicinata."

"Haruka, per favore ascolta un attimo..." Cominciò con voce esitante, ma quella neppure ci pensò a prestarle attenzione.

"Taci! E non m’interessa come farai, ma vedi di andartene fuori dai coglioni entro lunedì, altrimenti giuro che ti butterò personalmente fuori a calci in culo. Poi possono pure crocifiggermi nell’auditorium se gli pare!"

Michiru non riuscì a dire nulla, solo le tese le mani a palmi in avanti come a chiedere comprensione per il suo grossolano errore, sperando in cuor suo che quel gesto valesse mille parole e riuscisse nell’impossibile.

Vana illusione, Haruka ormai non vedeva, né sentiva nient’altro all’infuori del rombo del sangue che le pulsava a causa della rabbia. Infatti girò i tacchi e uscì sbattendo pesantemente la porta, facendo sobbalzare buona parte degli astanti. Dopodiché si diresse senza indugio nella sua camera e da lì, dopo aver tolto l’uniforme e prelevati casco e chiavi, nel parcheggio sotterraneo.

Risoluta montò sulla moto e dando gas più volte per far riscaldare il motore, una volta per tutte uscì a forte velocità dall’istituto. Oh, era consapevole che questo suo ennesimo gesto di ribellione avrebbe avuto delle pesanti conseguenze, ma arrivata a questo punto preferì ignorarle. La sua unica priorità adesso era di andare al circuito, salire sulla sua monoposto e correre. Correre fino a quando tutto intorno a lei non sarebbe stato altro che una serie di macchie indistinte di colore, fino a quando la forza centrifuga che la schiacciava non avrebbe vinto la sua resistenza, fino a quando non si sarebbe sentita tutt’uno con la spinta del vento... fino a quando non avrebbe avuto più davanti agli occhi quell’espressione che inequivocabilmente aveva manifestato quanto fosse poca cosa ai suoi occhi.

"Maledetta stronza!" Mormorò ancora una volta immettendosi nella corsia di sorpasso e spingendo l’acceleratore fino a lanciare la moto ad una velocità oltre i 200 km/h.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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