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Autore: SP_ChiaraB    10/08/2012    1 recensioni
"Restammo a guardarci per alcuni secondi prima che si avvicinò dolcemente a me sussurrando 'Non ti meriti tutta la merda che ti sta capitando' non ebbi il tempo di dirgli che lui era la parte bella della merda che le sue labbra si posarono sulle mie..."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chuck Comeau, Nuovo personaggio, Pierre Bouvier, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uscii dalla palestra furiosa e mi diressi verso la mia Mustang. Non avrei mai potuto permettermela, i miei sponsor, però, avrebbero fatto qualunque cosa per restare con me alle olimpiadi, anche regalarmi una Mustang. Alla fine per loro quei soldi erano come briciole di pane.
Accesi il motore e mi avviai verso casa.
Continuavo a pensare alla persona che avevo visto, quello che mi aveva detto e soprattutto a quello che non gli avevo detto io.
‘Smettila di pensarci! Concentrati sugli allenamenti! Non posso permettermi distrazioni! Come sono potuta essere così idiota da non dirglielo. No, ho fatto bene, avrei solo fatto la figura di quella che si voleva mettere sotto una buona luce. Lui è come tutti gli altri, non ti devi sentirei in colpa, Chelsea. Basta! Devo smetterla.’
Avviai il motore ed accesi la radio. Trasmettevano Summer Paradise, eccheccavolo! Non era il momento giusto per sentirla. Cambiai stazione e sentii la voce di una ragazza parlare, stava parlando delle vacanze estive e le varie possibilità sul come trascorrerle. “…Oppure potreste volare fino a Londra per vedere le olimpiadi. Ci saranno sport per tutti i gusti, ginnastica, tennis, pallavolo,…” Nominò tutti gli sport possibili ma non il pugilato. Spendi la radio e mi salì un nervoso assurdo, neanche per l’annunciatrice della radio ma dovevo sfogare la rabbia repressa che avevo accumulato quel pomeriggio. Prima la spalla, poi… Chuck e quello che non ero riuscita a dire, la radio era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Mi concentrai soltanto sul guidare, mancavano circa cinque minuti di strada e sarei arrivata a casa. Decisi di sfogarmi un po’ con la velocità. Aumentai, aumentai e aumentai. Superavo tutte le auto che mi trovavo davanti e decisi di prendere l’autostrada, guidare un po’ e poi tornare a casa più calma. Le macchine, i motori, la guida, erano la mia passione, naturalmente dopo la boxe.

Andavo a 180 km/h, facevo slalom tra le altre macchine per non urlarle. Sentivo i clacson e gli occhi puntati su di me, non mi interessava.
Quando finalmente mi sentii più calma uscii dall’autostrada per poi rientrare nel senso opposto e guidare in modo più civile.

“Ei tesoro, com’è andato l’allenamento?”
“Una merda papà, mi hanno colpito una spalla e non Bill non mi lascerà allenare per quattro giorni.”
“Dai, ti alleni ogni santo giorno da anni, ti puoi concedere una pausa!”
“No! Non posso, non ora che ci sono in ballo le olimpiadi!” iniziai ad urlare “Scusa papà, non volevo mettermi ad urlare, ma sono… nervosa.”
“Tranquilla bimba mia, ma vedrai che quattro giorni di vacanza ti faranno tornare in palestra più rilassate e forte di prima.”
“No, cioè, hai ragione, penso…” Cercai di dileguarmi da quella situazione che mi stava stretta “Vado a farmi una doccia poi preparo qualcosa da mangiare.”

‘Non ci posso credere, non posso credere di aver visto il batterista dei Simple Plan ed essere rimasta li, pietrificata, muta. Avrei voluto dirgli “Ei, io vi amo, voi avete salvato la mia vita!” Quanto sono stata stupida. Bho, alla fine non era una cosa poi così grave, non l’ha mai saputo e non saperlo nemmeno ora non gli cambierà di certo la vita. Massì, al massimo avevo fatto una figura di merda nel pronunciare “Voi…” e poi essere rimasta zitta per poi scappare al sicuro nello spogliatoio. Devo smettere di essere così critica con me stessa.’

Tornai in cucina per cucinare un piatto di pasta ma trovai mia sorella, Catherin, che apparecchiava e mio papà intento a cucinare il ragù per la pasta. Cha dolci.

Andai in camera e mi buttai sul letto senza nemmeno mettermi il pigiama. Ero distrutta, erano solamente le 20.30 ma ero decisa ad andare a letto.
I miei piani dovettero cambiare. Il telefono squillò, era Sheila. In un primo momento avrei voluto lanciare il telefono giù dalla finestra, ma alla fine risponsi.
“Ciao Shè.”
“Eeeeeeeeeiiiii Chelsea!!!!!” Mi aveva chiamato per nome, era successo qualcosa.
“Com’è che sei tutta felice?”
“Hai presente gli amici del tipo che hai steso oggi? Ecco, uno di loro è venuto a parlarmi, è stato così dolce e domani viene a vederci all’allenamento e poi usciamo. Mi ha detto…” NO! Non poteva essere Chuck. Smisi di ascoltare quello che stava dicendo. Non mi piaceva Chuck, ma mi piacevano i Simple Plan. Assieme alla boxe mi avevano aiutata a superare brutti momenti e a metterlo in culo alla vita. Non poteva essere Chuck, lui non aveva un significato importante per Sheila. BASTA! Non devo essere gelosa.
“Scusa, ma quale dei tanti amici?” Cercai di essere il più disinvolta possibile.
“Te l’ho appena detto! Sei la solita testa all’aria! Si chiama Josh, era quello con i capelli castano chiaro.” Mi sentivo sollevata da un gran peso.
“Wo, sono felice per te!”
“Che tesor che sei. Dovresti trovarti qualcuno pure te.”
“Io non ho tempo, devo allenarmi, devo arrivare alle olimpiadi pronta.”
“Dai, sei già la più brava in palestra, in America e seconda nel mondo. Rilassati.”
“Forse hai ragione, ma quel ‘Seconda nel mondo’ non mi piace.”
“Puttana così pensi di battermi? Bitch, please. Domani vieni in palestra?”
“No, aspetta tu pensi di battere me? AHAH Cool story bro, tell it again. Comunque vengo ma non mi posso allenare… Ho un problema alla spalla e Bill mi ha proibito l’attività fisica per quattro giorni.” In realtà ci andavo perché speravo di rivedere Chuck…
“Mi spiace bella, ma vedi, il destino è dalla mia parte. AHAH”
“Fanculo, puttana.”
“Dai, non te la prendere. Io vado che devo preparare il borsone per domani.”
“Vai pure, ci vediamo alle olimpiadi.”

“Ciao, se stai leggendo questa lettera è perché, ancora una volta, non ho avuto le palle di dirti che tu e la tua band mi avete salvato la vita. Non nel vero senso della parola ma in un modo molto simile. Cioè, voi e la boxe mi avete a superare brutti momenti, eravate sempre con me.
Non so spiegare queste cose, e se devo scriverle è ancora peggio. Diciamo che mi sento più sicura su un ring…”
Era un’idea che mi aveva svegliata alle due di notte.
Quando finii la lettera la piegai con cura, la infilai in una busta e tornai a letto.

Dopo circa un’oretta che non riuscivo ad addormentai mi alzai ancora, presi la busta, la strappai in due e gettai i frammenti nel cestino.
Ma cosa avevo per la testa? Non sarebbe più venuto.

******************************************

Ecco il secondo capitolo. 
Non l'ho riletto perchè non avevo tempo ma volevo comunque aggiornare. Quindi mi scuso se ho scritto delle boiate che non stanno ne in cielo ne in terra.

Spero che leggiate in tanti. Ricordate che se recensite ogni capitolo avete dei punti bonus ;) AHAH

Vi lascio perchè devo andare a vedere le stelle cadenti in montaga :D

Seguitemi e fatemi sapere come trovate le storia su TwittaH @SP_ChiaraB

  
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