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Autore: Alkimia    16/08/2012    5 recensioni
[CONCLUSA]
Ha calcolato ogni cosa, a questo gli è servito quel suo lungo esilio. Per ogni percorso possibile ha trovato almeno due o tre vie di fuga. Aveva messo in conto anche l'eventualità di venire catturato nel caso in cui il suo piano con i Chitauri fosse fallito.
Mentre nella sua mente si dipana una mappa da seguire, Loki sa che non è più un prigioniero. È solo qualcuno in attesa di un'occasione, come lo è stato per il resto della sua vita.

Loki sfugge alla sua prigionia e torna sulla Terra per recuperare un oggetto di cui ha bisogno per riacquistare potere; potrebbe rubarlo o prenderlo con la forza ma quando lo trova, in quella singolare città che è Venezia, scopre che la situazione non è così facilmente risolvibile. Intanto, dal pianeta dei Chitauri arriva la vendetta di Thanos per la mancata promessa della consegna del Tesseract e la cosa finirà per coinvolgere anche i Vendicatori...
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo diciassettesimo


Nadia si gira su un fianco. Ha passato una notte abbastanza tranquilla e la nausea è quasi del tutto sparita. Forse se prova ad alzarsi in piedi non le girerà nemmeno la testa e riuscirà a reggersi sulle proprie gambe.
Si solleva lentamente, senza compiere movimenti bruschi. Si siede sul bordo del materasso e appoggia i piedi a terra, aspetta qualche secondo prima di darsi la spinta per alzarsi. Rimanda.
Ha quasi paura di scoprire che ancora non può farcela. La paura di scoprire che non può farcela la accompagna da tutta la vita, in realtà, ma stavolta è diverso. Non si tratta più di ambizioni personali o di rivalse sulla sua famiglia, stavolta la posta in gioco è molto molto più alta.
Si guarda attorno, passa in rassegna tutta la stanza, come se non la conoscesse. Le pareti di pietra sono ancora al loro posto, la macchia di intonaco gonfio per l'umidità è ancora lì, sul muro a destra, ha vagamente la forma di una margherita.
E fuori di lì Venezia starà rinnovando il suo spettacolo di immutata bellezza per le migliaia di turisti arrivati da ogni dove. Anche lei, al suo posto. Fuori di lì l'aspettano tutte le cose che ha lasciato, deve solo tenere duro ancora un po' e poi potrà riaverle, correre a riprendersele. Ammesso che la persona che uscirà da quella casa e da quell'avventura sia la stessa persona ce lei era prima che tutto questo avesse inizio.
Sulla parete a sinistra, nell'angolo tra il muro e il letto, c'è Loki addormentato. Si è davvero addormentato seduto sul pavimento, con le gambe incrociate e la schiena contro la parete.
Per essere un aspirante re, ha l'aria di aver dormito in posti peggiori.
Nadia lo guarda e scuote la testa; quel ragazzo è senza speranza. E non è nemmeno un ragazzo, chissà quanti anni avrà vissuto.
Non ha voglia di svegliarlo, perché sa che se lui ha preferito restarsene lì nell'angolo è perché non aveva intenzione di uscire e avere a che fare con tutti gli altri. Loro sono i buoni e hanno ragione ad avercela con lui, ma sono anche in netta maggioranza, sono una squadra. Loki è solo, come quando lo ha conosciuto, come è destinato a rimanere.
Ma ha bisogno di dormire, possibilmente in una posizione decente.
Nadia fa un sospiro e gli batte delicatamente una mano sulla spalla. Lui apre gli occhi, corrugando le sopracciglia.
«Ha sofferto?» gli dice subito.
«Eh... cosa?» borbotta il dio con la voce impastata dal sonno.
«Il mio gatto, quando lo hai ucciso. Ha sofferto?».
Loki impasta la bocca e sbatte più volte le palpebre. Nadia ha sempre saputo che è stato lui, cioè non sempre ma quell'idea è germogliata e cresciuta nella sua testa come una pianta. E adesso è una certezza grossa come un baobab.
Lo strano acredine nato tra Loki e Casanova avrebbe dovuto essere un campanello d'allarme, ma lei lo aveva ignorato, come aveva ignorato molti altri particolari prima di scoprire la verità. Casanova non era mai stato aggressivo e lei non aveva mai visto nessuno guardare un semplice gatto con tanta malcelata furia.
Lui la guarda con gli occhi ancora velati di sonno. Probabilmente nemmeno se lo ricorda di aver ucciso Casanova; con tutta la gente che ha ammazzato, un gatto deve essergli sembrato veramente insignificante.
«No, non ha sofferto» dice semplicemente. E poi richiude gli occhi.
«Ti odio» sibila Nadia.
«Non è vero» risponde lui, con la voce ovattata di chi è già ripiombato nel dormiveglia.
«Ti odio e voglio liberarmi di te al più presto» aggiunge lei, convinta che il dio ormai non la stia già più ascoltando. «Per questo fammi un favore, sii lucido e riposato per la prossima battaglia. Me lo devi, visto che hai ammazzato il mio gatto... bastardo».
Lo afferra per la spallina della casacca e lo tira verso l'alto con tutta la forza che ha, che non è molta, e Loki non sarà grosso come Thor, ma è dannatamente alto e, sotto tutti quegli strati di pelle e velluto e materiale lucido non identificato, non è smilzo e gracile come si potrebbe pensare ad una prima occhiata.
Dopo una certa resistenza, apre di nuovo gli occhi e la guarda perplesso. Sembra troppo stanco per opporsi e lascia che lei lo tiri su e lo spinga sul letto.
«Non ti... affaticare...» bofonchia affondando con la faccia nel materasso. Poi torna beatamente a dormire.
Nadia resta a guardarlo con espressione crucciata. Ha un'enorme voglia di piangere, la sente salire come una marea e invadere ogni scampolo di lucidità; ha bisogno di piangere, non per Loki, non per Tony e Pepper, non per gli sconosciuti in balia dei demoni ma per se stessa.
Sono morta, cazzo...
Ricaccia indietro le lacrime, non sapendo se la forza che la spinge a farlo sia buon senso o se sia il primo stadio di una follia destinata a divorarla. Poi scuote la testa, si volta e cerca di uscire dalla stanza, a passi molto lenti e cauti.
Steve le va incontro e le offre il braccio, con anacronistica cavalleria.
«Sorpresa!» esclama Clint Barton, indicando dei cartoni di pizza posati su una cassetta ribaltata. Ottima cosa, stava morendo di fame.
«E quelli come ve li siete procurati?» chiede.
L'agente dello S.H.I.E.L.D scrolla le spalle,
«Passando per i tetti» risponde con ovvietà.
Giusto. Dev'essere utile essere delle super spie di una super associazione segreta. Non fa proprio tutto schifo in quella storia, questa cosa della pizza arrivata via tetti se la ricorderà tutta la vita. E si ricorderà anche di loro, per il resto dei suoi giorni.
Adesso Nadia si sta domandando che ore siano. La poca luce che entra in quella casa non basta a dare un'idea del momento del giorno in cui si trovano e lei sente che il suo orologio biologico ormai è totalmente sballato. Si sente ancora un po' frastornata e sta seriamente pensando che la prima cosa che farà una volta tornata a casa è una sana dormita. Anzi, forse prima ancora di una dormita penserà a una doccia.
«Abbiamo le barche!» annuncia Tony scendendo dalle scale, giocherellando con il suo strano cellulare. Poi lo sguardo dell'uomo si fissa su Nadia. «Tutto ok, Colombina?».
«Ora che ho scoperto che possiamo mangiare la pizza, decisamente meglio».
Non si aspetta che Tony faccia qualche riferimento alla discussione avvenuta tra lui e Loki la sera prima. Evidentemente lui crede che lei abbia capito, ma in realtà la ragazza non è riuscita a comprendere la questione fino in fondo.
Non si fidano di Loki e questo è normale, ma lo scatto di Tony le sembra ancora spropositato.
Questo forse perché non sono io quella che è stata defenestrata dal dio norreno sociopatico...
A Nadia continua a sembrare tutto troppo grande, il male che Loki ha fatto e la rabbia che gli Avengers provano per lui. E si sente una stupida perché non riesce a compenetrarsi davvero nella situazione, come se una parte di lei non volesse accettare fino in fondo la verità. Come se una parte di lei crede che le cose possano cambiare o che ci possa essere un diverso punto di vista attraverso il quale guardarle.
Ma non c'è...
E adesso le è anche passato l'appetito, tuttavia Natasha insiste che lei mangi qualcosa e Bruce le allunga un trancio di pizza.
Nadia si ritrova seduta sul pavimento, a sbocconcellare una fetta di capricciosa ormai fredda.
Forse non è un bene il sapere che non riuscirà mai a dimenticarsi di quella storia. E sa che è ingiusto pensarlo, sa che è ingiusto sperare di poter cancellare quei ricordi perché in quei ricordi ci sono quelle persone e decisamente non meritano di essere dimenticate.

***

Thor si ferma con le spalle al muro, in un angolo dell'anticamera; da quel punto può vedere tutta la stanza e le porte aperte come occhi spalancati.
Ha visto cieli infiniti su mari che si perdevano nel nulla, ha visto edifici alti fino alle stelle, ha visto valli sterminate coperte di ghiaccio e deserti così ampi da non riuscire a scorgere nemmeno l'orizzonte. Eppure il brulicare di vita che c'è in quella casa fatiscente gli sembra qualcosa di immenso, un'energia più potente di qualsiasi manufatto divino. C'è molta più grandezza tra quelle quattro pareti che sotto il cielo di Asgard. È per questo che Thor ama gli umani, e quegli umani in particolare.
Una volta, non molto tempo prima, Loki lo aveva accusato di essere un sentimentale e lo aveva detto come se fosse una colpa, gli aveva scagliato contro quella parola come se fosse un'ingiuria.
Sì, è un sentimentale e non ne prova vergogna, ma sa che non esserlo avrebbe almeno un vantaggio: adesso non si sentirebbe così frastornato dagli avvenimenti di quei giorni. Certo, l'affezione per i propri compagni di battaglia rende più forte e determinato un guerriero, perché sa che sta lottando non solo per un fine ultimo, ma anche per proteggere degli amici. Ma il suo cuore ha tremato in quei giorni, ed è una sensazione che lui non ama particolarmente.
Thor si sta ancora chiedendo come mai suo padre abbia salvato Nadia. Odino ha combattuto cento, mille guerre per tenere al sicuro la Terra e le popolazioni dei nove regni ma non si era mai esposto così tanto per una singola persona. Che anche lui riponga speranze nella ragazza? Che anche lui la ritenga un modo per far tornare suo fratello sui suoi passi?
Forse anche il Padre degli dei è un sentimentale. Loki non è cambiato, è ancora traboccante di risentimento e voglia di rivalsa; Thor è certo che quando lo sguardo di suo fratello si fissa nel vuoto, sono scenari di distruzione, sangue e vendetta quelli che sta immaginando. La permanenza sulla Terra non è servita a nulla, non ha toccato il suo cuore, ma la ragazza, lei forse lo ha fatto in qualche strano modo che il dio del tuono non riesce a comprendere.
Quando Nadia giaceva senza vita su quella branda e Loki è andato da lei, c'era dolore nel suo sguardo, c'era la nebbia venefica di un'altra sconfitta dietro l'azzurro pallido dei suoi occhi. E Thor è certo che tutti loro se ne siano accorti, così come sa bene che tutti loro hanno imputato quei sentimenti solo al fatto che Loki, il nemico, il mostro, avesse perso la sua unica possibilità di salvezza rappresentata dalla pietra al braccio della giovane. Nessuno crede che nel cuore del dio del caos possa esserci qualcosa di diverso, Stark ha persino dato in escandescenza appena lo ha visto solo sfiorarla.
E io, cosa credo?
Crede in ciò che vede, nel modo in cui la ragazza guarda Loki, nel modo in cui gli sguardi di entrambi si cercano, anche solo per scambiarsi un'occhiata astiosa nei momenti di maggiore tensione. Crede nel fatto che c'è una ragione, forse una ragione sciocca e sentimentale ma pur sempre valida, se Odino ha riportato indietro Nadia.
Forse vedo solo ciò che voglio vedere...
E Nadia adesso è in piedi di fronte a lui, a osservarlo con un'espressione perplessa e rapita allo stesso tempo.
Thor alza lo sguardo su di lei e accenna un sorriso.
«Mi trovi buffo anche tu?» le chiede. Anche Jane lo trovava buffo. Anche per Jane il suo cuore trema fin troppo spesso.
«Più che altro ti trovo spaventosamente bello» ammette la ragazza con un sorriso. «Cosa è successo tra te e il fratellino con le corna, ieri sera?».
Il dio del tuono aggrotta la fronte. È successo che Thor ha provato a parlare con Loki dell'incontro tra lui e Odino, voleva sapere se per suo fratello fosse stato solo una parentesi non importante, se si era reso conto che il Padre salvando Nadia stava salvando anche lui. E più di tutto, voleva capire cosa poteva significare per la ragazza essere riportata indietro.
Ma sono cose che Thor non può dirle, perché almeno su un aspetto della questione Loki ha dannatamente ragione: lei non ha bisogno di essere spaventata più di quanto non sia già, turbarla potrebbe solo complicare ulteriormente le cose. Ma menzogne, omissioni e macchinazioni non sono cose in cui il dio del tuono è mai stato particolarmente abile, per questo ritiene che sia meglio cambiare argomento di conversazione prima di rischiare di dire qualcosa di troppo.
«Tu provi dell'affetto per Loki» asserisce il dio, quasi sconcertato dall'udire le sue stesse parole.
«Pfff, potrei dire la stessa cosa di te. E con me non ha neppure tentato la strada dell'omicidio, non ha fatto in tempo almeno»
«Ma io ci sono cresciuto assieme...»
Tu ragazza, invece, cosa hai visto in lui che noi ignoriamo? Quale riflesso hai colto in mezzo alle migliaia di specchi distorti?...
«... è naturale che gli voglia bene».
Nadia sgrana gli occhi e scuote la testa.
«A sentire lui, non lo è affatto» replica. «E comunque, se provare affetto per Loki significa non lasciarlo al suo destino e tentare di evitare che i demoni lo uccidano... allora questo è proprio il suo fanclub!»
«Il suo cosa?»
«Niente, lascia stare».
A Thor nasce spontaneo un sorriso. Di certo suo fratello e quella giovane si somigliano, hanno la stessa abilità a usare le parole per scoraggiare qualcuno.

***

Loki ha un piano.
Sorride al soffitto ricamato di ragnatele mentre quel semplice stratagemma prende forma nella sua mente come se anche lì ci fosse un ragno impegnato a tessere una rete. Sorride perché è lieto di constatare che dopo tutto quel tempo trascorso in compagnia degli umani, malgrado l'aver combattuto al fianco dei suoi nemici, non ha perso nulla di ciò che è sempre stato.
È un dio. Lo mormora a fior di labbra, quasi assaporando il gusto di quella parola. È un dio, il significato stesso di questa affermazione è quanto di più forte ci sia contro il cambiamento. Gli dei non mutano la loro essenza perché per quelli della sua razza la morte, il disfacimento, è solo l'ombra di un futuro lontano, oltre le stelle.
Gli umani invece cambiano, si usurano, periscono.
Loki si passa una mano sul viso, ancora un po' intorpidito dal sonno.
Gli umani muoiono, è nella loro natura.
Il sorriso tagliente sparisce a poco a poco dal volto pallido. Il dio degli inganni ha un piano e tra i suoi scopi c'è quello di perseverare la vita di una mortale. Non è il suo fine ultimo, si ripete, è soltanto un mezzo per arrivare a ciò che vuole. E ciò che vuole, al momento si trova dall'altro lato di quel grande oceano.
Lo scettro di Thanos.
L'arma è caduta in mano ai suoi nemici, al termine della battaglia di New York. La cara agente Romanoff la teneva ben stretta quando sono andati a prenderlo sull'attico della Stark Tower e lui la rivuole. Non aveva mai sperato di poter trovare il modo di rientrarne in possesso, ma ora ha una carta da giocare.
Nadia.
E tutto quello che lui deve fare è aiutarla a sopravvivere a quello che verrà. O meglio, fare in modo che siano gli Avengers a preoccuparsene e a scoprire che non sono in grado. Loro adorano la ragazzina, probabilmente lei è adorabile davvero se è bastata una manciata di giorni a quei decerebrati per imparare a ritenerla loro pari: un'eroina che combatte, un cuore senza macchia e senza paura. Stark la porta su un piatto d'argento perché si è sacrificata per provare a salvare la sua donna, tutti loro vorranno aiutarla e non potranno, e scopriranno di aver bisogno di lui.
Deve solo trovare un modo per assicurarsi che gli Avengers la portino con sé.
Oh, sarà un tale divertimento, una tale soddisfazione!
Il sorriso torna ad affacciarsi sulle sue labbra, mentre immagina Stark cedere e lasciare Nadia alle sue cure, mentre se lo figura guardarlo disgustato all'idea che sarà il mostro e non l'eroe a salvare la fanciulla.
Salvarla...
Potrebbe persino non essere necessario. Potrebbe persino lasciarla morire, alla fin fine. Ma non ci ricaverebbe niente.
E da quando il ricavo è diventato più importante del piacere di vendicarsi?...
Loki aggrotta le sopracciglia. Non c'entra niente, lui non vuole vendicarsi di Nadia. C'è una differenza tra mentire e mancare alla parola data; un conto è l'arte della menzogna, un altro conto è essere del tutto privi di onore.
Nadia non merita di morire.
Non lo merita perché sta salvando anche lui, non solo quelle persone. Lei lo sta salvando e lui la risparmierà. Saranno pari.  

***

Odino cammina lentamente lungo quello che resta del Bifrost, una scia opalescente si disegna sotto i suoi passi.
In tutti i nove regni molti uomini dotti o persone di fede si interrogano su cosa muova l'universo. Persino il potente re di Asgard non ha una risposta definitiva a questa domanda, ma in quel momento pensa che l'amore sia una verità abbastanza soddisfacente. E non ha in mente l'amore delle canzoni dei bardi o delle rime dei poeti, ha in mente qualcosa di molto più concreto e, volendo, di molto più devastante.
Mentre solleva lo sguardo davanti a sé, il Padre degli dei scorge un'altra persona in piedi accanto a Heimdall.
Il cielo trapuntato di stelle comincia a scurirsi e le luci degli astri divengono più nitide.
Su Midgard, Thor e i suoi amici mortali si stanno preparando per lo scontro finale, per quello che sperano sia lo scontro finale, almeno. Una battaglia su di un'isola, una soluzione ingegnosa quanto rischiosa. Se è vero che l'hanno scelta perché i demoni non avessero vie di fuga è altrettanto vero che nemmeno loro avranno modo di ritirarsi se qualcosa dovesse andare diversamente da come previsto.
Odino guarda Frigga intenta a scrutare le visioni che il Guardiano le sta mettendo davanti agli occhi. Se i cuori degli umani fossero fatti di luce, quella piccola casa in rovina in quella città sull'acqua brillerebbe in mezzo al mondo come una stella.
La regina di Asgard distoglie lo sguardo e lo fissa su suo marito, accennando un sorriso.
«Sono certa che ce la faranno» dice all'improvviso, con la sua voce bassa e carezzevole. Una voce che l'eco delle primavere lontane, di glorie ancora tutte da conquistare. «Sono certa che torneranno. Entrambi».
Odino annuisce,
«La tua speranza infonde speranza anche a me» risponde e vorrebbe davvero che fosse la verità.
«Non è così. Tu lo consideri perduto, tu credi che Loki...» lo redarguisce la dea, ma non ha il coraggio di terminare la frase.
«Io credo a ciò che vedo, non a quello che voglio vedere».
Il re di Asgard ha anche il compito di essere duro con chiunque lo meriti, ha il compito di punire chi viola i suoi ordini o la sicurezza del regno, come fece con Thor quando lo bandì. Ma Odino ha dovuto prendere atto di quanto sia inesorabile l'amore di una madre, di come possa arrivare a sconvolgere anche i disegni di colui che regola l'universo.
Talvolta ha creduto, scioccamente, che la saggezza lo tenesse al riparo dai sensi di colpa, che la convinzione della giustizia delle proprie azioni lo ponesse al di sopra di ogni dubbio. Adesso che il rammarico è tornato a farsi strada nel suo cuore, trovando terreno fertile in mezzo ai solchi scavati dalla vecchiaia, Odino ha bisogno di avere fede in qualcosa e a conti fatti non ha trovato altro che quel suo credere alla tremenda concretezza dell'amore. L'amore di Frigga per i suoi figli e per la sua famiglia.
Avevano già creduto Loki morto una volta. Perderlo di nuovo sarebbe stato un dolore troppo grande, un dolore dal quale lei voleva preservare tutti loro e lo ha fatto convincendo Odino a intervenire in un modo che il Padre degli dei non avrebbe mai scelto da solo, persuadendolo a salvare la vita della ragazza approfittando della situazione propizia, del fatto che lei fosse la portatrice della pietra di Borr.
Salvare la giovane mortale significava dare a quegli umani un'altra possibilità di vincere quella strana, orribile guerra – una guerra del tutto immeritata. E significava dare a Loki l'opportunità di salvarsi la vita e di riscattarsi almeno con se stesso, se non davanti alla giustizia a cui un giorno avrebbe dovuto rispondere per i propri crimini.  
Ma alla fine, Odino sa che lui e sua moglie devono fare i conti con una certezza che peserà sulle loro teste come una colpa. Hanno salvato un figlio, forse, ma la ragazza è condannata comunque.


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Note:
Alla fine ho affidato le riflessioni sul famigerato (e non ancora comprovato) legame tra Loki e Nadia al caro Thor. A questo punto della storia andava fatto un po' il punto sulla situazione di quei due e ho voluto che fosse Thor a farlo perché mi piace questa sua parzialità e il fatto che sia indeciso su cosa pensare, che con tutte le sue riflessioni non arrivi a dare una risposta (né a se stesso, né a noi) definitiva.
Ma intanto, Loki è il solito Loki, già... credevate forse che...? Ma no! Ah!
E sì, tecnicamente, Nadia è spacciata.

Un grazie enorme a Sheelen_ per aver segnalato la fanfiction per le storie scelte *_*
State decisamente facendo palpitare il mio cuoricino atrofizzato.

Ci leggiamo lunedì con l'aggiornamento.
Ciauz ^^
   
 
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