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Autore: Beauty    19/08/2012    11 recensioni
Nel mondo delle favole, tutto ha sempre seguito un preciso ordine. I buoni vincono, i cattivi perdono, e tutti, alla fine, hanno il loro lieto fine. Ma le cose stanno per cambiare.
Quando un brutale omicidio sconvolge l'ordine del Regno delle Favole, governato dalla perfida Regina Cattiva, ad indagare viene chiamato, dalla vita reale, il capitano Hadleigh, e con lui giungono le sue figlie, Anya ed Elizabeth. Attraverso le fiabe che noi tutti conosciamo, "Cenerentola", "Biancaneve", "La Bella e la Bestia"..., le due ragazze si ritroveranno ad affrontare una realtà senza più regole e ordine, in cui niente è come sembra e anche le favole più belle possono trasformarsi nel peggiore degli incubi...
Inizia così un viaggio che le porterà a scoprire loro stesse e il Vero Amore, sulle tracce della leggendaria "Pietra del Male" che, se nelle mani sbagliate, può avere conseguenze devastanti...
Il lieto fine sarà ancora possibile? Riusciranno Anya ed Elizabeth, e gli altri personaggi delle favole, ad avere il loro "e vissero per sempre felici e contenti"?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beyond the Closed Door

 

- Ma che fine avevi fatto?- fece Anya, non appena la sorella, bagnata fradicia, fu saltata sul pick-up ed ebbe chiuso la portiera.

- Scusa, ero…ero occupata…- rispose Elizabeth, evasiva. Non le andava di intavolare una discussione con sua sorella in merito a quel che era successo. Anya la squadrò per un attimo, quindi mise in moto e partì.

Non parlarono per buona parte del tragitto, concentrandosi l’una sulla guida, l’altra sulle gocce di pioggia cadute sul parabrezza che venivano spazzate via dai tergicristalli.

- Che è successo, ancora quelle stronze di Jessica e delle sue lecchine?- fece d’un tratto Anya, secca, senza guardarla.

- No…- pigolò Elizabeth.- No, non è successo nulla…

- Uhm…- fece la sorella.- E allora come me lo spieghi quello?

Elizabeth abbassò lo sguardo; sul suo avambraccio c’era, in bella mostra, un livido grande quanto una moneta. La ragazza si tirò istintivamente la manica della felpa verso il basso, senza guardare negli occhi la sorella. Anya sospirò, parcheggiando il pick-up di fronte allo squallido condominio dove vivano.

- Aiutami a prendere le borse…

- Le borse?

- Ho fatto un po’ di spesa…- spiegò Anya, noncurante.

Come al solito, l’ascensore era fuori uso, e Anya non si curò di trattenere una smorfia di stizza. Odiava fare le scale a piedi, soprattutto quando era stracarica di borse e pacchetti, senza contare che il loro appartamento era al quinto piano. Giunta in cima, estrasse le chiavi dalla tasca del cappotto e aprì la porta; Elizabeth rimase in disparte, senza aprire bocca. Sapeva che cosa sarebbe successo, una volta entrate.

- Andrò di nuovo a parlare con quell’incompetente della preside - dichiarò Anya, togliendosi di dosso il cappotto.

- No!- si affrettò a dire Elizabeth.- No, l’ultima volta non è servito a niente, anzi, ha solo peggiorato le cose…

- Solo perché sono stata troppo gentile, stavolta ci andrò giù a muso duro.

- Non servirebbe a niente. Sei solo mia sorella, non hai audience…

- Vediamo se non avrò audience dopo averla minacciata di andare alla polizia…

- E che intendi dire? Lo dirò al mio papà?- fece Elizabeth in falsetto, imitando la voce della sorella.

- E se anche fosse? E’ ora che s’interessi un po’ a qualcos’altro che non sia il suo lavoro, questo sarebbe un passo avanti per cominciare, no?

- Sul serio, Anya, non voglio che tu lo faccia…

- E allora impara a difenderti!- sbottò Anya.- Ce le hai le mani, no? Sferra qualche pugno a destra e a manca, vedrai che dopo un paio di volte impareranno la lezione…

- Sì, se non mi spezzano l’osso del collo prima…

Anya sospirò, accendendo il fornello incrostato di unto e iniziando a scaldare l’acqua per la pasta.

- Senti, Liz…- mormorò, senza guardarla.- Se non vuoi che io intervenga, allora va bene, non farò nulla…Ma non puoi continuare a farti mettere i piedi in testa in questo modo. Non ci sarò sempre io a pararti le spalle, e se non impari a…

- Prima o poi, le cose cambieranno - disse Elizabeth, cercando di apparire convinta.

Anya la guardò, sollevando un sopracciglio.

- Cambieranno, dici? E cosa succederà? Arriverà il Principe Azzurro a portarti via?

- Non sfottermi!- ringhiò la sorella.

- Io non ti sto sfottendo, voglio solo che ti svegli e che la pianti di vivere nel mondo delle favole, una volta per tutte!- gridò Anya.

Elizabeth non rispose; sua sorella si passò una mano fra i capelli.

- Liz…se davvero vuoi che le cose cambino, allora devi andare là fuori e cambiartele da sola…Perché in questo mondo non esistono le fate madrine.*

Anya continuò ad armeggiare con le stoviglie e le pentole per qualche minuto.

- Dai, aiutami a preparare la tavola…Tra poco papà dovrebbe arrivare…

 

***

 

New York, ore 19:30 p. m.

 

Anya posò due piatti di spaghetti sulla tavola, prima di sedersi a sua volta.

- Grazie, Anya…- mormorò Hadleigh, prendendo la forchetta.

Grazie, mamma!, pensò Elizabeth, con una punta di fastidio, mescolando svogliatamente gli spaghetti. Era tipico di sua sorella. In ogni cosa che faceva, fosse fare la spesa, preparare la cena, o mettere in ordine la casa, tendeva sempre a fingersi la mamma, specialmente se papà era presente. Era una cosa che le dava sui nervi.

- Com’è andata oggi a scuola, Liz?- le chiese suo padre.

Anya le gettò un’occhiata di sottecchi. Elizabeth fece spallucce.

- E tu, Anya? Il lavoro?

- Al solito. Niente da raccontare.

In cucina calò il silenzio, e Hadleigh sentì improvvisamente lo stomaco chiudersi. Odiava quando succedeva così, quando dopo un’intera giornata trascorsa lontano dalle sue figlie, se le ritrovava di fronte e non sapeva che cosa dire loro. Parlare con Anya ed Elizabeth diventava di giorno in giorno più difficile. Per di più, l’ora dell’appuntamento si stava avvicinando, pensò, gettando un’occhiata all’orologio.

Si schiarì la voce, allontanando da sé la cena.

- Ragazze, dovrò andare via per un paio di giorni…- esordì, senza tanti preamboli. Tanto valeva tagliare subito la testa al toro.

Entrambe le ragazze sollevarono lo sguardo dal piatto.

- Perché?- fece Elizabeth, a bocca piena.

- Questioni di lavoro. Vado via subito. Starò via due o tre giorni…quattro al massimo…- sì, sicuramente non avrebbe perso troppo tempo. Si trattava del mondo delle favole, alla fin fine.

- D’accordo…- mormorò Anya, riprendendo a mangiare.

- Credete di cavarvela? Anya, confido in te, lo sai…

- Sì, certo, papà…come sempre…

Hadleigh non seppe che altro aggiungere. Si alzò da tavola, andando a recuperare la sacca che aveva preparato.

- Allora…io vado…

- Okay…ciao…

- Ciao, papà.

Hadleigh guardò un attimo le sue figlie, quindi uscì.

Anya sospirò, alzandosi da tavola e iniziando a lavare i piatti.

- Secondo te, dove va?- bisbigliò Elizabeth.

- Non lo so, e neanche m’interessa…- borbottò la sorella.- E’ uno sbirro, avrà i suoi affari…

- Sì, ma di che si occupa di così importante?- insistette Elizabeth.- Insomma, addirittura da stare via da New York per due giorni, o quello che è…

- Cos’è tutto questo interesse, Liz?- chiese Anya, voltandosi.- Non te ne era mai fregato niente prima di…

La ragazza si bloccò, scorgendo una cosa dorata abbandonata sul tavolo.

- Merda, il distintivo!- imprecò, raccogliendolo.- Ma che cavolo di poliziotto è, uno che si dimentica il distintivo?!

- Magari non gli serviva…chi lo sa, magari papà è un agente segreto!- ridacchiò Elizabeth.

- Sì, James Bond!- ironizzò Anya, infilandosi il cappotto.- Vado a riportarglielo, magari sono ancora in tempo…

- E dove, se non sai dov’è andato?

- Beh, allora andrò alla centrale…a spiegare che mio padre, il grande poliziotto, s’è scordato il distintivo…- fece per uscire.

- Aspetta, vengo con te…- saltò su Elizabeth.

- Non serve, faccio in un attimo….

- E dai!- Elizabeth afferrò la propria giacca, quindi si mise la borsa a tracolla. C’era ancora dentro il libro di fiabe, notò, ma Anya era già a metà della scala. L’avrebbe tolto più tardi.

 

***

 

- Ma non potevamo prendere un ombrello?!- strillò Elizabeth, arrancando sotto la pioggia battente con la borsa sulla testa nel tentativo di ripararsi.

- Potevi pensarci!- gridò Anya di rimando, dieci passi di fronte a lei.

Elizabeth sbuffò, continuando a correre. Anya si scostò una ciocca di capelli bagnata dagli occhi, sollevando lo sguardo verso l’insegna luminosa che indicava la centrale di polizia di New York. La ragazza fece per avviarsi verso la porta, quando, poco lontano da loro, scorse due figure sotto un ombrello aperto, avvolte in cappotti scuri. Anya cercò di vedere meglio. Riconobbe suo padre, mentre annuiva alle parole che un uomo dai capelli grigi – il procuratore Crawford, senza dubbio – gli stava dicendo.

- Papà!- chiamò, ma Hadleigh non parve udirla. Anya cercò di raggiungerlo, seguita da Elizabeth, ma pochi secondi dopo il padre scomparve dalla loro visuale, seguendo Crawford dietro l’angolo.

- Ehi, ma dove stai andando?- gridò Elizabeth.

Anya si voltò a guardarla.

- Di qua!

Elizabeth seguì di corsa la sorella mentre svoltava a destra. Si ritrovarono in un vicolo stretto e buio, i cui lati erano costellati di immondizia dove gatti randagi bagnati fradici frugavano e miagolavano. Era un vicolo cieco, realizzò Anya. Salvo per una porta di legno mezzo tarlato sulla parete opposta.

- Ehi, ma…ma dove sono finiti?- ansimò Elizabeth.

Anya rimase per qualche istante in silenzio.

- Devono essere passati di qua, senza dubbio…- mormorò alla fine, raggiungendo la porta. Afferrò la maniglia, cercando di abbassarla, ma si rivelò più difficoltoso del previsto.

- Cavolo!- ringhiò Anya, armeggiando con il pomello d’ottone.

- Magari è chiusa a chiave…- azzardò Elizabeth, ma proprio in quel momento la porta si aprì, rivelando una stanzetta buia.

Le due ragazze si guardarono, esitanti. Infine, Anya si decise ad entrare.

Non si vedeva niente; la ragazza tastò la parete nel tentativo di trovare un interruttore, ma pareva non esserci traccia di alcuna lampadina. Anya scorse una breve scalinata che scendeva fino al pavimento, e fece cenno ad Elizabeth di seguirla. I gradini erano di legno, poco stabili, e per poco le due ragazze non furono sul punto di inciampare e cadere.

- Ma che posto è questo?- fece Elizabeth, e la sua voce rimbombò sulle pareti.- E soprattutto, dov’è papà?- aggiunse, gettando un’occhiata tutt’intorno. La stanzetta era piccola, e non c’erano né porte né finestre. Non c’era alcuna via d’uscita.

Anya si avvicinò ad una parete, tastandone i mattoni umidi e colmi di muffa, quindi vi si appoggiò, sospirando. Elizabeth le si avvicinò.

- Scusa, Liz…devo essermi sbagliata…- mormorò Anya.

- Che facciamo adesso?

- Beh, torniamo a cas…

D’un tratto, Anya sentì i mattoni contro il suo dorso smuoversi. Si tirò su di scatto, fissando il muro. I mattoni si stavano muovendo!

- Ma che cavolo…?- soffiò Elizabeth.

Anya sgranò gli occhi.

Era come se la parete si stesse…aprendo! I mattoni continuarono a muoversi, a spostarsi, ad accavallarsi l’uno sull’altro, finché nel muro non comparve un’enorme voragine luminosa.

Prima che potessero fare alcunché, le due ragazze sentirono come un risucchio, come un vento che le trascinava verso la voragine. Elizabeth gridò, sentendosi sollevare da terra.

Con un grido, le due ragazze vennero risucchiate nella voragine.

Tutto divenne confuso.

Elizabeth si sentiva stranamente leggera, come se fosse fatta di gommapiuma, e il vento la stava trasportando senza che lei potesse opporsi. Anya continuava a volgere lo sguardo intorno a sé, cercando sua sorella, mentre nella mente le si affollavano pensieri sconnessi, le parole di suo padre, le risate di Liz…

Sua madre!

D’un tratto, veloce com’era arrivato, il vento sparì. Anya cadde a terra con un tonfo.

- Ahi…- sentì gemere sua sorella poco distante. La ragazza si tirò su, tutta indolenzita.

- Liz…!- chiamò, con la gola secca.

- Sono qui…- fece la voce dolorante di sua sorella. Anya si voltò. Sua sorella si stava tirando a sedere, con gli occhiali storti sul naso e i capelli scompigliati.- Tutto bene?- le chiese. Elizabeth annuì, frastornata.

Anya cercò di tirarsi in piedi, sistemandosi il cappotto. Aveva gli abiti coperti di terra e…erba! Volse lo sguardo verso il basso: erano atterrate su dell’erba!

L’erba più verde che avesse mai visto, persino più verde di quella di Central Park…

- Ma che cavolo è successo?- fece Elizabeth, rimettendosi in piedi.- Dove siamo finite?

Anya si guardò intorno. Ad un primo sguardo, quello intorno a loro sembrava un bosco, una foresta in cui alberi dalle chiome verdissime erano così fitti da lasciare poco spazio allo sguardo. La radura dov’erano finite era ricolma di erba e fiori, e sembrava che nessun essere umano ci avesse messo piede fino a quel momento. Si sentivano uccellini cinguettare, dovunque si girassero vedevano fiori di ogni tipo, papaveri, girasoli, margherite, viole…

Era un posto meraviglioso, pensò Anya.

Meraviglioso, sì, ma pareva quasi…irreale.

- Non lo so, Liz…

 

Angolo Autrice: Eccomi qui, sono ancora io e sono viva XD! Scusate, ma ho tre long in corso e faccio quello che posso con gli aggiornamenti…

Ora, so che così di primo acchito il Regno delle Favole potrebbe sembrare la location di Heidi o Bambi, ma dal prossimo capitolo le cose cambieranno radicalmente…;).

Dunque, ringrazio tutti coloro che leggono, in particolare Nymphna e Sylphs per aver aggiunto questa ff alle seguite, e Imalonewolf e Raffy240 per aver recensito.

Ciao a tutti, al prossimo capitolo!

Dora93

  
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