Era
una notte tipica di luglio. Il cielo era sereno, coperto di stelle
luminose e
la luce naturale della Luna, piena, faceva si che sembrasse da poco
passato il tramonto.
Scorpius
Malfoy non sapeva che ore fossero. Forse le due o le tre. Non
c’era verso di
prendere sonno. E la colpa non era solo del caldo soffocante.
Il
giorno dopo si sarebbe recato alla Tana.
Era
un avvenimento storico. Pagine e pagine verranno scritte per raccontare
ai
posteri l’incontro del secolo.
Le
famiglie che salvarono il mondo magico, liberandolo dal dominio di
Voldemort e
due tra i parenti più stretti di ex- Mangiamorte che
parteciparono più che
attivamente all’ascesa al potere del Signore Oscuro, nello
stesso luogo, nello
stesso momento.
Inutile
dire che Scorpius era un fascio di nervi.
Come
diavolo era venuto in mente a quella folle di presentarsi alla Tana
così,
indisturbati, come se niente fosse? E che cosa cavolo era scattato
nella sua di
mente, tanto da spingerlo ad accettare?
Voleva
rivedere Al, questo era certo. E sarebbe stato carino se per una volta,
avessero festeggiato il compleanno il giorno stesso del suddetto
compleanno, e
non come erano soliti fare, una piccola festicciola nel Dormitorio il
primo
week-end dall’inizio della scuola.
Agitazione,
nervosismo, eccitazione. Si sentiva come un bambino nel giorno di
Natale,
trepidante ed impaziente di ricevere i suoi regali.
Chissà
cosa succederà. Come reagiranno?
Una
cosa era certa. Fred Jr. non gli accoglierà di certo a
braccia aperte e con il
sorriso sulle labbra. Lo stesso vale per James Potter, che di certo non
se ne
starà buono e tranquillo in un angolo.
Al
pensiero di quei due deficienti, Scorpius si irrigidì.
Quante volte avrebbe
voluto schiantarli, (a volte lo aveva fatto), quante volte avrebbe
voluto strappare
quel sorriso beffardo dal volto di Potter, quante volte avrebbe
volentieri
stampato un pugno in faccia a Fred, tutte quelle volte che guardava
Kòre con
disprezzo e odio.
Lei
gli aveva raccontato, di ritorno dal suo primo anno, di come quei due
si
fossero ripromessi di renderle la vita un inferno, di come senza Ebony
forse
non avrebbe retto e che molto probabilmente, sarebbe stato vittima del
suo
stesso destino. Tuttavia, Kòre gli promise che, ora che
sapeva a cosa poteva
andare in contro, lo avrebbe protetto, come Draco Malfoy le
ordinò a settembre
del primo anno del figlio.
Nonostante
tutto, Kòre non provava odio verso di loro. Anzi. Lei, li
compativa e, sentimento
per Scorpius inconcepibile, li capiva.
Diceva
che era normale che la odiassero, che ci odiassero. Il passato non si
cancella.
E odiarli non avrebbe fatto altro che alimentare altro odio.
“Odio
chiama odio”, ripeteva di continuo.
Con
questo spirito affrontò, tutti gli anni a seguire. Si fece
in quattro per dare
credibilità e fiducia alla sua immagine, alle provocazioni
rispondeva con un
sorriso. Si fece conoscere per come era in realtà
Kòre Dolohov.
Piano
piano raccolse sempre più consensi. La gente non
l’additava più passando per i
corridoi, i bisbigli si erano ridotti notevolmente e nessuno
più credeva che
cruciasse gli studenti nel sonno. Riuscì addirittura a
crearsi un giro di
amici, di persone fidate, oltre a lui ed Ebony.
Ovviamente
tra questi vi era Albus, che ormai aveva già creato scalpore
finendo a
Serpeverde e diventando il migliore amico del figlio di Draco Malfoy.
Lysander
Scamander, gemello di Lorcan, un Corvonero dell’anno
dì Kòre, amico intimo dei
Potter-Weasley e Rose Weasley, la cugina nevrotica di Al.
Scorpius
sorrise. Al pensiero della Weasley, il ragazzo ripensò a
quella ragazzina coi
capelli rossi e ricci, sempre in disordine, la vocina acuta e petulante
che lo
tormentava da quattro anni.
Non
sapeva il perché, ma Scorpius Malfoy, detestava Rose Weasley.
Non
arrivava certo all’odio che Ebony provava nei confronti di
James Potter, ma era
comunque una presenza seccante nella sua vita.
Fin
dal primo anno, lei divenne la vittima perfetta di tutti i suoi scherzi
e delle
offese più originali che gli venivano in mente.
Trovava
Rose Weasley la più saccente, arrogante, logorroica,
nevrotica, acida, rompi
pluffe ragazzina che avesse mai conosciuto. Ed era pure bruttina. E
scoordinata. Scorpius non dimenticherà mai lo scivolone
durante la cerimonia
dello smistamento.
Aveva
undici anni. Adesso, è diverso.
Con
sua stessa sorpresa, Scorpius si ritrovò a ripensare al suo
rapporto con la
Weasley.
Fino
all’inizio del terzo anno, lui l’aveva sempre
considerata solo come la cugina
antipatica di Al, un ottima vittima per i suoi scherzi e
perché no, anche per
qualche vendetta nei confronti di James e Fred, quando con i loro
giochetti a
Kòre, superavano i limiti.
Stessa
cosa al secondo anno, anche se fu proprio quell’anno che
diventò amica di Kòre,
stupendo non poco il giovane Scorpius.
Non
è come i suoi cugini. Forse allora,
lei è sopportabile.
Fu
il suo pensiero a fine anno.
Al
terzo anno, qualcosa cambiò.
Fred
e James, avevano ridotto la dose di scherzi a Kòre,
sostituendoli il primo con
un odio e un’ indifferenza tale da far credere a Scorpius che
suo padre fosse
un simpaticone; l’altro, si intestardì nella faida
ormai aperta da anni con la
sua compagna di Casa e migliore amica di Kòre, Ebony Autumn.
La
Weasley invece, si era molto attaccata a Kòre, la cui
influenza positiva sembrava
aver domato il caratterino della rossa.
E
Scorpius…Scorpius non la vedeva più come la
cuginetta sempre in mezzo alle
scatole di Albus. Ai suoi occhi, Rose Weasley era diventata il motivo
della sua
allegria.
Non
aveva infatti rinunciato alle battute o agli scherzi, che erano
fortunatamente
meno pesanti degli anni precedenti. Era più che altro
cambiata la ragione che
spingeva Malfoy a fare della Weasley la sua vittima preferita.
Si
divertiva a vedere le reazioni esagerate della ragazza, le urla nel bel
mezzo
della sala grande, gli insulti che, e di questo andava fiero, rivolgeva
solo a
lui.
Era
una sorta di rapporto preferenziale, a cui non voleva rinunciare.
Domani
ci sarà anche lei.
Forse
non voleva solo festeggiare con Al. Gli era mancato il suo migliore
amico,
certo. Forse però, gli erano mancati anche dei ricci ribelli.
“SVEGLIAAAAAAAAAAAA
FRATELLINOOOOOOOO!!!!”
La
porta si spalancò e un peso tutt’altro che
indifferente, piombò sul letto di
Albus Potter.
James
Potter, di certo, non andava per il sottile.
Dopo
essere saltato giù dal letto per lo spavento, Albus riprese
conoscenza della
situazione. Come ogni anno, suo fratello gli aveva augurato buon
compleanno a
modo suo.
“Sai,
James…credo di odiarti”, disse caustico.
“Sisi…lo
so, sono il fratello peggiore che tu potessi desiderare, bla bla bla.
Ma, il
tuo pessimo fratellone, ti ha comprato un regalo! BUON
COMPLEANNO!”
E nel dire ciò,
porse ad Albus una specie di
scatola mal impacchettata (nella mente alquanto creativa di James,
quello
doveva essere un modo originale di confezionare regali), piuttosto
grande e
rettangolare.
Albus
era stupefatto. In tanti anni di compleanni e natali, non aveva mai
ricevuto un
regalo “serio” da parte del fratello.
Ricordava
un sesto o settimo compleanno, quando ricevette, molto probabilmente
obbligato
da Rose, una confezione di gelatine tutti i gusti + uno.
“Che
faccia è quella Severus? Non credi forse che il tuo unico
fratello ti possa
fare un regalo?”
“Sinceramente…no.”
“Aprilo
e piantala di essere
così…così…Serpeverde.”
Albus
aprì quello che doveva essere un pensiero del tutto
disinteressato del fratello
non senza qualche preoccupazione. Non appena ebbe eliminato la carta
che
avvolgeva il regalo, successe qualcosa di inaspettato: Albus Severus
Potter
rimase senza parole.
James,
con il suo regalo, aveva permesso ad Al di dare inizio alla
realizzazione del
suo più grande sogno. Diventare un Animagus.
“James…come…”,
cercò di chiedere Albus, riprendendosi dallo shock.
“Puoi
pure pensarla come ti pare fratellino, ma io sono pur sempre tuo
fratello
maggiore. Era da quando papà ci raccontò la
storia dei Malandrini e di come
fossero diventati Animagus per aiutare Remus, che il tuo sogno
è quello di
trasformarti in un gatto, un topo o chissà che altro
animale.”
“James,
questa è un edizione praticamente introvabile di “Maghi e animali: è possibile.”
È antichissima e…quanto cavolo hai
speso? Non l’avrai mica rubata?”
“Ma
dico sei scemo!??! Va bene tutto, ma io non rubo! Era un po’
che mettevo i
soldi da parte…ho trovato un tizio a Diagon Alley che aveva
agganci non so dove
e conosceva non so chi…una cosa tira l’altra e
tac! Ecco il tuo libro.”
Nonostante
il rapporto non sempre idilliaco tra i due, litigi, discussioni
continue
alimentate dall’appartenere a due Case agli antipodi,
Grifondoro e Serpeverde,
amicizie non condivise… erano fratelli.
Era
James che lo aveva sempre difeso. Era
James che spesso placava l’odio di Fred nei confronti di
Kòre nonostante ne
condividesse il disprezzo. Era James che lo aveva spalleggiato davanti
a zio
Ron e suo padre quando aveva raccontato loro che oltre ad essere fiero
di
essere una serpe, aveva deciso di attribuire a Scorpius Malfoy il ruolo
di
migliore amico.
“Grazie,
James. Era ciò che desideravo.”
“Ora
non diventarmi smielato, Potter. Alzati dai, c’è
la colazione dei festeggiati
di nonna Molly!”
La
famosa colazione dei festeggiati. Si, Albus sarebbe ingrassato di
almeno 3 kg
nel giro di 24 ore.
La
giornata alla Tana trascorse, nei limiti del possibile, traquillamente.
Dopo
la colazione più abbondante che casa Weasley avesse mai
visto, le attenzioni si
concentrarono sul festeggiato, impegnato per due ore buone ad aprire
regali.
Ricevette
molte cose interessanti, utili e che desiderava. Altre, invece, non lo
fecero
impazzire, ma finse che L’Amleto
donatoli da Rose, fosse il più bel libro Babbano che potesse
regalargli.
La
sera arrivò presto, così presto che, senza quasi
accorgersene, arrivarono il
resto degli invitati alla grande cena.
Il
suo professore di Erbologia ad Hogwarts, Nevile Paciock si
presentò con moglie
e figli, Alice e Frank. Alice aveva dodici anni e quindi
andò subito a giocare
con Lily, Hugo e Roxenne. Frank aveva la stessa età di Fred
e James e i tre
erano molto amici.
I
gemelli Scamander, accompagnati dalla madre Luna Lovegood, che si
scusò per
l’assenza del marito, impegnato nella ricerca di non si sa
quale strana
creatura.
C’erano
praticamente tutti: famiglia Potter al completo, famiglia Weasley
tranne zio
Charlie, i cugini di Bauxbatons, Teddy Lupin e Victoire Weasley, che a
differenza dei fratelli, Domenique e Louis, aveva frequentato Hogwarts.
“Sei
pronto festeggiato?”
Esordì
Rose, presentandosi sul portico, con la prima di una lunga serie di
portate.
“C-ciao
R-Rose… non, non ti avevo ancora
vista…”
Questo
discorso titubante, appena accennato e goffamente balbettato, provenne
dalla
bocca di Frank Paciock. Ormai era ben chiaro ad Albus, che il ragazzo
si era
preso una bella cotta per la cugina.
“Sentirai
che buoni questi, gli ho fatti io…oh ciao
Frank…Lily Luna Potter lascia in pace
Ginger!!!”
Purtroppo
per Frank, Rose non sembrava considerarlo come qualcosa di
più di un semplice
amico.
“Su
ragazzi, tutti a tavola!!!”, tuonò nonna Molly,
eccitata dall’avere tutta la
famiglia riunita.
Ma
prima che ci si potesse mettere comodi, dei passi provenienti dal
giardino
adiacente il portico, catturarono l’attenzione di tutti.
Non
appena la luce delle candele della Tana illuminò gli
stranieri, Albus non potè
che spalancare la bocca e dilatare gli occhi in un espressione di
totale
incredulità.
“Emh…sor….presa
amico…”, fu tutto ciò che Scorpius
Malfoy riuscì a formulare.
Visibilmente
in difficoltà e in totale imbarazzo, e vista anche la
mancanza di una qualsiasi
reazione da parte della famiglia, Kòre, al fianco di Malfoy,
mise in pratica
l’unico insegnamento della sua guida fantasma Fred Weasley
che ri tenesse
essere degno di nota. Sorrise, poi disse con fare comico:
“Siamo
due contro venti, consegniamo comunque le bacchette?”
Ricorda
di sdrammatizzare, sempre e
comunque.