E così ecco la mia prima (
e unica) fanfiction per Maximum Ride. E' una one-shot senza pretese,
collocata da qualche parte nella storia.
Spero vi piacca.
AK
Quando lei lo vede rigirarsi nel letto, il respiro smorzato da un qualche incubo che lo fa sudare freddo, non può fare a meno di guardare il monitor e sperare che quel battito, troppo veloce per un qualsiasi essere umano, cominci a non essere troppo lento per un ibrido creato in laboratorio.
La sua mano è appiccicosa,
i suoi capelli unti e due
profondi segni violacei circondano i suoi occhi. Lui non è
più bello, si rende
conto Max. Non in quello stato, anche se non può negare che
comunque, dietro a
quella maschera di morte, un qualcosa di attraente vi sia rimasto.
Nè è più il
suo compagno, o colui che l’ha aiutata a crescere lo Stormo,
o il suo migliore
amico. Seppure lo abbia visto centinaia di volte ferito, seppure
centinaia di
volte lo abbia visto morire, non riesce a capacitarsi che quella
persona sia la
stessa che lei ha sempre avuto al suo fianco. Quello non è
Fang, l’unica cosa
che ha in comune con l’ibrido, che le danno ancora speranza,
sono le occhiaie.
E lo sporco. E tutto ciò che gliela toglie è il
suono martellante e acuto che
scandisce il suo battito. No, scuote la testa, e si aggrappa al fatto
che sono
più le volte che lo ha visto stanco per averla aiutata a
curare una febbre a
Gazzy, che non voleva dormire, oppure sporco per il fatto che nel loro
girovagare, una doccia era veramente un lusso. Se si sforza, riesce a
vedere
una vaga somiglianza fra la persona che ama e quel corpo ferito disteso
sul
lettino.
- Come sta?- chiede Iggy.
- Ho dovuto procedere alla cauterizzazione. Anche con le vostre
capacità
rigenerative, ha perso troppo sangue. Gli rimarrà una brutta
cicatrice.- dice la
dottoressa Martinez.
Iggy annuisce, grattandosi l’avambraccio in modo quasi
compulsivo.
- Non è stata colpa tua, Ig.- dice Max
- Non è vero, se io-
- Nessuno sarebbe riuscito a schivare quell’eliminatore, Ig.
Neanche io sarei
riuscita. Non è stata colpa tua. E poi...- sente un groppo
formarsi in gola, e
scosta leggermente la coperta, vedendo tutte lecicatrici di quel corpo
che ha
curato centinaia di volte. Vedendo l’ammasso di pelle
cauterizzata lungo il
fianco. E’ deforme, e un po’ nera, ma non stona.
– E poi non è tanto grave,
Ig.- Cerca di tenere la voce ferma, ma sa di non essere brava a mentire.
- Mi credi stupido, Max? Lo sento. Il suo battito non è
regolare. E’ lento.- Ed
è ironico, pensa Max, definire lento quel suono
martellante.La ragazza sospira
e Iggy si stacca dallo stipite della porta e torna nella sala
d’attesa della
piccola clinica veterinaria, sedendosi su una delle molte sedie di
plastica
dove gli altri membri dello stormo dormono.
- Max, perchè non dormi un po’? Si
rimetterà, vedrai.- La voce della Dottoressa
Martinez è dolce, ma Max non può fare a meno di
sentirsi presa in giro: la
crede forse così idiota da non sapere che il rischio di
infezione è alto? Crede
forse che lei non si renda conto che la quantità di sangue
che ha perso
potrebbe essere fatale? Se c’è una cosa che per lo
Stormo è sempre venuta prima
di qualsiasi altra cosa, a parte lo Stormo in sè, quella
è la sopravvivenza. E
sopravvivere vuol dire sapersi curare, soprattutto quando un giorno
sì e due
pure ti trovi a dover combattere con delle bestiacce bavose e
maleodoranti con
degli artigli affilati come pugnali.
Max non risponde, e la Dottoressa Martinez esce dalla stanza,
sospirando. Le
pareti bianche, in un certo modo, cominciano a diventare troppo
luminose, i
capelli di Fang troppo neri, le sue mani troppo sporche. Ha mal di
testa. Ha un
mal di testa terribile. E’ stanca, stanchissima, ma sa che
non dormirà. Non
finchè Fang
non tornerà da lei. Non
finchè non avrà la certezza che il suo
compagno/fratello/pseudo-ragazzo possa
tornare a provocarla, e lei a picchiarlo.
- Se muori, giuro che ti uccido a forza di calci in culo- mormora. E in
un momento
di dolore più intenso, o di follia, o semplicemente di
stanchezza, si chiede
quale sia la differenza fra quello che sta nel letto e Fang. Ma
già sa la
risposta. Fang, il suo Fang, il suo
vicino di gabbia, il suo vice, è vivo.
Non è un corpo sofferente, non
giace inerte su un lettino di una clinica. Lui è vivo. Lui
la prende in giro,
lui scherza, litiga e si arrabbia con lei. Lui la aiuta, la critica, la
fa
impazzire col suo sarcasmo. E quando la bacia le sue labbra sono calde. Tanto calde.E’ bello non
per i
suoi capelli, o per il suo volto, o per le sue ali possenti. Quelli
possono al
massimo essere attraenti. La sua bellezza sta tutta nel suo sorriso
arrogante,
nel suo modo di rotolarsi a terra e rialzarsi dopo un calcio
particolarmente
doloroso, di alzarsi in volo. Nel suo modo di lanciarsi fra un
eliminatore e
Iggy quando sapeva che non avrebbe potuto fare niente.
Max sospira, prendendo un sorso da un bicchiere di carta che la
dottoressa le
ha lasciato. Le ha detto che
quell’intruglio
le avrebbe fatto bene. Sarà, ma a Max fa schifo. Non lo
sputa solo perchè
portare via lo sporco dalla faccia di Fang con uno sputo non le sembra
una
buona idea. E’ abbastanza sicura che lui preferirebbe una
doccia, o quanto meno
uno stagno, piuttosto che un mix di saliva e medicinali. Decide che
glielo
chiederà quando si sveglierà.
“Se si
sveglierà” puntualizza la
voce. Max la manda a quel paese, è sicura di averne tutto il
diritto.
Non sa quando è successo, ma Fang ha smesso di annaspare ed
ora il suo respiro
è regolare. In un certo qual modo questo fatto la
tranquillizza. Anche quando
lui la consola, o la lascia sfogarsi, il suo respiro è
quello. Si sente
un’ingenua a pensare che, anche ora, lui stia cercando di
consolarla. E forse è
una cosa un po’ infantile, ma è l’unica
cosa che può fare, e così,
stringendogli la mano dalle unghie incrostate di sporco si concentra
sul torace che si alza e si abbassa.
Quando Max si sveglia, impreca. Un
po’ perchè non avrebbe
voluto addormentarsi, e un po’ perchè il sole che
le attraversa le palbepre e
le colpisce gli occhi è uno stramaledetto bastardo. Anche
quel suono incessante
è più veloce di ieri. E’
insopportabile. La testa le pulsa, e sussulta quando
una mano le scompiglia i capelli unti, resi notevolmente più
scuri dallo
sporco.
- Voglio proprio vedere come faresti a uccidermi se io fossi morto.
– E’ appena
un sussurro, ma lei sorride.
- Non mettermi alla prova, Fang. Non mettermi alla prova.- E gli
stringe forte
la mano. Perchè lui è Fang. Perchè
Fang è
vivo.