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Autore: _Marzia_    24/08/2012    4 recensioni
Nicole Scherzinger ha appena iniziato una carriera da cantante che la porterà lontano. Dopo il primo successo, si ritroverà a cantare un duetto con un cantante di cui non ha mai sentito parlare...
enunciò Franklin, presentandoci brevemente.
  disse, parlando per la prima volta.
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi alzai, la mattina dopo, mi sentii più riposata. Ero riuscita a dormire tranquillamente, nonostante quel pensiero fisso che mi balzava in mente senza sosta. Decisi di prendermi una giornata di riposo, in modo da poter trovare le parole giuste per scusarmi con Frank, una volta che lo avrei incontrato. Scelsi di approfittarne anche per studiare meglio il nuovo brano, così non mi sarei fatta cogliere impreparata.

Tuttavia rimandai quegli impegni a più tardi: in quel momento desideravo solo uscire a godermi il sole intenso di quella bellissima giornata di primavera. Così mi vestii velocemente, presi la borsa e uscii di casa con la bicicletta: una lunga pedalata mi avrebbe sicuramente aiutato a rendere più limpidi i miei pensieri. Una volta fuori montai sulla bici e iniziai a dirigermi verso Washington Square Park, con la musica dell’ I Pod nelle orecchie.

Per essere venerdì mattina, non c’era molta gente. Mi guardai intorno: notavo i bambini che giocavano, cani che abbaiavano e prendevano frisbee al volo, donne e uomini che facevano jogging , quando a un certo punto posai lo sguardo su una donna. Quel che più mi meravigliava non era la donna in sé, o la sua bellezza che già di per sé era notevole, ma chi le stava accanto.

Erano sdraiati sul telo, all’ombra di un albero, uno accanto all’altro, intenti ad imboccarsi con delle ciliegie. Per la sorpresa, non mi accorsi nemmeno di essermi fermata e di avere la bocca spalancata come una completa impedita. Per un momento pensai che non mi avesse vista, ma proprio in quell’istante girò la testa, e mi ritrovai a fissare degli ipnotici occhi color nocciola. Non mi ero resa conto di quanto fossero belli, intenta com’ero a prendermela col mio manager. Resta il fatto che si girò anche la ragazza in sua compagnia. Gli occhi erano identici, ma lo sguardo era completamente differente:  erano pieni di disappunto e privi di qualsiasi traccia di gentilezza. Rimasi turbata da quegli occhi, così belli, eppure così terribilmente intimidatori.

Abbassai immediatamente lo sguardo e continuai a pedalare, allontanandomi da Enrique e da quella donna. Per i minuti che seguirono quello strano incontro, non feci altro che pensare a chi potesse essere quella ragazza. Sapevo perfettamente che non dovevo incoraggiare la mia insana curiosità, e che se non mi fossi fatta gli affari miei, presto mi sarei cacciata nei guai. Tuttavia dovevo saperlo, anche se non mi spiegavo il motivo di questo mio improvviso interessamento verso il Brunetto e Occhidiserpe. A un certo punto, stufa di girare intorno al parco senza una meta precisa, mi fermai ad una panchina. Iniziai a intonare un brano per distrarmi, e un bambino era seduto accanto a me.

«Per favore, canta ancora» chiese dolcemente, quando smisi di canticchiare.

Probabilmente non era il momento adatto, ma lo accontentai, quindi ricominciai a cantare sottovoce, mentre il bambino mi ascoltava estasiato.

Dopo qualche minuto si avvicinò qualche adulto e altri bambini, che si attorniarono intorno a me, a formare un semicerchio. Inoltre, in lontananza, molte persone si erano voltate verso di me. Intuii che la situazione sarebbe diventata insostenibile, di lì a poco. Così sorrisi sia al mio piccolo - grande pubblico, saltai in sella e mi diressi verso casa, intenzionata a svignarmela, prima che i paparazzi potessero attorniarmi, ma era già troppo tardi: ero già inseguita da un paio di giornalisti urlanti, per di più armati di macchinette fotografiche con flash accecanti. Mi sembrava di essere perseguitata, non poteva essere concepita una cosa del genere! Decisi di non perdere il controllo, in fondo non ero molto lontana da casa. In un primo momento pensai di chiamare Carlos, ma ci ripensai quasi subito: mi sembrava stupido dover chiedere aiuto per qualsiasi cosa. Così cercai di distrarmi con la musica dell’I Pod, anche se in realtà venivo continuamente distratta dalle innumerevoli luci di quegli affari infernali.

Ad un certo punto mi si affiancò una moto, nera e tirata a lucido, con sopra un tizio con un casco, e a causa dell’opacità del vetro non riuscì a vedere il suo volto. Iniziai a infastidirmi, ma prima che potessi formulare qualche parola per cercare di dissuaderlo a seguirmi, riconobbi la sua voce:

«Nicole! Salta su!» per lo stupore frenai di botto e persi quasi l’equilibrio.

«Che stai facendo?»

«Ti porto via! Muoviti!»

Ancora ammutolita scesi dalla bici, facendola cadere. Dopodiché salì sulla moto, aggrappandomi al busto di Enrique. Neanche un secondo e la moto sgommò via, ruggendo come una bestia inferocita, e per la paura mi aggrappai ancora più forte al Brunetto. Sentendo la presa che aumentava si girò per un momento, ma poi continuò a concentrarsi nella guida. Durante il viaggio mi resi conto che probabilmente sapeva dove abitavo, così mi avvicinai al suo orecchio per farmi sentire: «Come fai a sapere dove abito?»

«Chi ti dice che ci stiamo dirigendo lì?» rispose con ironia.

«Cosa vorresti dire?» chiesi stupita.

«Hai fame?».



***
 
 

Seduta comodamente sulla sedia imbottita del ristorante “La belle dame” , gustavo la seconda portata a base di pesce. Fino a quel momento io e il Brunetto avevamo parlato del più e del meno, senza arrischiarci troppo in certi argomenti.

«Che ne dici se oggi andiamo nello studio di registrazione?» chiese con cautela.

Questa domanda riportò dentro di me sia dispiacere, che rabbia, ma questa volta decisi di essere più gentile con Enrique, visto che dopotutto era arrivato in mio soccorso.

«Vedremo … » risposi vacua.

«Scommetto che alla fine ti divertirai, Frank mi ha detto che ti senti molto a tuo agio davanti a un microfono» insistette.

Alla fine dissi diretta: «Lo so che vuoi che chieda scusa a Frank, ho sbagliato a comportarmi in modo così infantile. Più tardi andrò da lui».

Mi guardò in modo comprensivo.

«Non penso che tu abbia del tutto sbagliato, né che tu sia stata infantile. So che a volte Franklin è cocciuto e arrogante e per questo ti do ragione, ma so anche che è il miglior manager che potessi trovare, perciò mi fido delle sue intuizioni. Pensaci: ti ha mai dato motivo di non fidarti di lui?».

Lo ascoltai rapita e conclusi che aveva ragione. Abbassai la testa e annuii.

All’improvviso mi soggiunse un piccolo particolare che avevo dimenticato e la curiosità tornò ad imperversare nella mia mente.

«C’è qualcosa che non va?» mi chiese.

«Ehm … certo che no, perché?».

«Sembravi molto assorta nei tuoi pensieri».

Non risposi. Alla fine, però, la curiosità ebbe la meglio, ma tentai di arrivarci non direttamente.

«Oggi mi è sembrato di vederti al parco».

«Già, anch’io ti ho vista. In fondo perché non godersi una bella giornata all’aperto?».

«Eri …  da solo?» chiesi con titubanza. Perché nutrivo tanta curiosità nei suoi confronti?

«No, ero con mia sorella» rispose disinvolto.

«Con tua sorella?!»

Sbarrò gli occhi davanti alla mia inopportuna quanto improvvisa esuberanza.

«Certo … chi credevi che fosse?» un attimo dopo sembrò capire, ma non disse nulla.

«No … l’ho vista di sfuggita, ma da quel che ho notato, non vi somigliate molto» dissi cercando di divincolarmi da quel groviglio.

«E’ vero, lei somiglia di più a mia madre, mentre io ho il volto di mio padre», poi aggrottò le sopracciglia, cercando di capire qualcosa che sfuggiva alla sua vista.

Subito dopo ritornò in sé: «Forse è meglio che ti accompagni … ».

«Va bene … a proposito, ti ringrazio per quello che hai fatto ».

«Figurati … non c’è problema » disse smagliando un sorriso.

Un sorriso fin troppo affascinante, giudicai.

«Vado a pagare il conto, aspettami qui»

«Okay … ».

Nel frattempo mi diressi verso l’uscita. Sbirciai fuori sperando di non notare nessun fotografo, ma mi imbattei in qualcosa di più interessante: a una decina di metri da me, appoggiata un albero, Occhi di Serpe mi stava praticamente pugnalando con gli occhi. Invece di sentirmi intimidita, questa volta ricambiai lo sguardo.

Posso sapere qual è il tuo problema?

«Hey, chi stai guardando?»

«Tua sorella» risposi semplicemente.

«Come scusa … ?»

Gli feci un cenno con la testa verso la direzione in cui si trovava e appena lui la vide, cambiò espressione: sembrava irritato.

«Vieni …» disse. Cominciai a camminare accanto a lui, ricambiando sempre lo sguardo della ragazza, che però adesso era rivolto al Brunetto.

«Sorellina, che ci fai qui?»

« “Sorellina”? Che fai, mi prendi in giro?»

«Io no di certo! Si può sapere che ti prende?» esclamò Enrique, sorpreso.

«Da quanto tempo mi tradisci?».

Silenzio.

Enrique era a bocca aperta, poi all’improvviso scoppiò a ridere, dovette reggersi sulle ginocchia per non perdere l’equilibrio.

«Rachel, non so cosa tu abbia in mente, ma ne riparleremo dopo, devo riaccompagnare Cole a casa» disse cercando di trattenersi.

«Ma certo! Dalle pure un nomignolo, e già che ci sei, perché non resti con lei stanotte?»

E’ stato divertente fino a questo punto, ma ora basta …

«Senti, chiunque tu sia, non ti voglio rubare il ragazzo. Mi ha solo fatto un favore, non c’è bisogno che ti arrabbi tanto»

«Lascia perdere, scusala, non capisco perché si comporti in questo modo, andiamo … ».

Occhi di Serpe, a sentire quel commento, incrociò le braccia al petto e iniziò a guardarci in cagnesco.

«Se vuoi posso tornare a casa a piedi, così puoi parlare con la tua ragazza»

«Non se ne parla neanche … ! E poi non è la mia ragazza, è veramente mia sorella ».

Certo, pensai con sarcasmo.
Saltammo in sella e con lo sguardo di quella ragazza che mi perforava la schiena, partimmo.



***

 

«Grazie per avermi riaccompagnata» dissi ad Enrique.

«E’ stato un piacere … » rispose sfoggiando un altro dei suoi sorrisi luminosi. Questa volta ne rimasi decisamente incantata.

«Ehm … ho deciso di andare in sala registrazione oggi pomeriggio, così potrò chiarire con Frank e potremo fare la prova generale per quanto riguarda la canzone ».

«Mi sembra un ottima idea, ti passo a prendere verso le 16.00» disse mettendosi il casco.

«Sei stato fin troppo gentile, forse non è il caso che … » non mi lasciò finire.

«Non dire sciocchezze, e poi non vorrei che qualche paparazzo malintenzionato ti rapisca» disse sghignazzando sotto i baffi.

«Tranquillo, so benissimo badare a me stessa » chiarii stizzita.

«Come no, avrei voluto vedere cosa sarebbe successo se non fossi arrivato … »

«Me la sarei cavata egregiamente!» dissi incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.

Scoppiò a ridere, e dopo qualche secondo iniziai a ridere anch’io.

Che situazione: la persona che pensavo fosse solo un ladro di canzoni in realtà si era rivelato gentile e divertente. In quel momento cominciai davvero a rivalutare le carte in tavola e pensai che dopotutto non sarebbe stato così male stare di più con lui.












Note autrice: Salve! :) eccoci qui con il secondo capitolo. Non ho commenti particolari da fare a riguardo, però sono ansiosa di leggere le vostre opinioni u.u Ringrazio di cuore Sh_NT, xtomx95, Yume Kourine e Aine Walsh per aver recensito, aggiunto la storia tra le seguite e le preferite ;)
Al prossimo aggiornamento <3

_Marzia_
 
P.S. Ricordate quando vi ho chiesto se volevate sapere i volti degli altri personaggi?

Il volto che ho scelto per Carlos è David Gandy (bruttino, eh? xD) Avrei voluto mettere un'immagine, ma quando metto il link non apre il file O.o boh... comunque basta che cercate su Google immagini ;)
Lei invece è Rachelhttp://ic.pics.livejournal.com/pryf/39738266/4530617/original.jpg


  
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