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Autore: _EpicLoVe_    25/08/2012    1 recensioni
Lei era morta e si era portata via tutto.
La loro vita insieme era finita.
Rimanevano solo le ceneri di quella storia.
E lui divenne semplicemente l'ombra della grande persona che era stato in passato.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Lily Luna Potter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Remember Me- cap.2

Cap. 2

 

Di sogni strani

 

Sembrava bella Hermione, forse più del solito.

Stava sorridendo, anzi gli stava sorridendo. Lo guardava, ferma ad un angolo della stanza e sorrideva.

Sembrava stanca, con i capelli arruffati e le guance arrossate.

Draco immaginava che fossero tutte così dopo un parto.

Gli fece cenno di avvicinarsi alla piccola culla in legno che continuava a dondolare piano.

Non riusciva a vedere se stesso, ma fu certo di sorridere nel momento esatto in cui incrociò gli occhi grandi della bambina nella culla.

Era bellissima.

Piccola, minuscola.

Non stava dormendo, sembrava che volesse piangere, ma dalle sue labbra non usciva alcun suono.

Aveva gli occhi grandi, incredibilmente chiari, uguale ai suoi. I capelli erano scuri però, non avevano nulla del biondo tipico dei Malfoy e non sembravano nemmeno castani come quelli di Hermione.

Erano neri e lisci e fin troppo folti per la giovane età della bambina.

Si chiese quanto potesse avere e si rispose che probabilmente non aveva neanche un mese, una settimana, forse.

La guardò a lungo con estrema attenzione e quando alzò lo sguardo su Hermione notò che c’era qualcosa di triste nascosto nei suoi occhi, anche se lei continuava a sorridere.

è bellissima” riuscì appena a mormorare e il sorriso di Hermione si allargò.

è tua figlia, Draco” rispose lei un attimo prima che si ridestasse dal sonno.

Quando aprì gli occhi si ritrovò nella solitudine di una camera buia e si alzò istintivamente mettendosi seduto sul letto e guardandosi attorno con un sospiro rassegnato.

Avrebbe voluto continuare a sognare.

Si alzò sentendosi incredibilmente spossato, come se ciò che avesse vissuto non fosse stato solo uno sciocco, inutile sogno.

Il volto della bambina tornò ad occupargli la mente e senza neanche accorgersene sorrise.

Sarebbe stata proprio così bella sua figlia se fosse nata.

Lo pensò scostando le cortine per lasciar entrare un po’ di luce nella stanza e subito dopo si riparò gli occhi e si voltò distrattamente a guardare una vecchia sveglia magica.

Erano passati sette mesi dalla morte di Hermione, sarebbe dovuta essere al suo nono mese di gravidanza, probabilmente la bambina sarebbe già nata.

La immaginò, per un attimo, la loro vita insieme.

Immaginò le stanze del Manor illuminate da una nuova, giovane, piccola vita, dai pianti dispettosi di un neonato e immaginò la felicità di Hermione avvolgerlo e stringerlo forte.

Poteva quasi vederla volteggiare lungo i corridoi del Manor con la bambina stretta tra le braccia.

Riuscì quasi a sentire quella strana felicità, prima di cadere nuovamente in uno stato di angoscia e insoddisfazione.

Si guardò intorno e sospirò arrancando verso l’armadio.

Era sempre troppo faticoso riuscire a vivere da quando lei non c’era più.

Scelse una delle sue numerose camice bianche e la indossò con calma.

Quando fu pronto scese in sala da pranzo.

Hermione lo aspettava sempre seduta al tavolo della sala da pranzo per la colazione quando non doveva correre in ospedale per le emergenze.

E solitamente scendeva giù nelle cucine e preparava le sue ottime crostate di marmellata e l’odore invadeva la casa accompagnando il loro risveglio.

Draco amava quelle crostate di marmellata.

Draco non avrebbe mangiato mai più crostate di marmellata tanto buone.

Sull’onda di questi tristi pensieri si smaterializzò nei pressi del Ministero ed eseguì l’abituale routine mattutina fino a che non si trovò seduto nella comoda poltrona del suo ufficio al penultimo piano.

Era un ufficio grande e ben arredato, uno di quelli che spettano ai capi dei settori più prestigiosi.

Era soddisfatto della sua posizione al Ministero o almeno lo era stato fino a quando qualcuno aveva potuto apprezzare il suo lavoro e condividere con lui i suoi problemi.

Da quando lei era morta aveva smesso di essere importante.

Non contava più niente, né il lavoro, né la casa. La vita aveva improvvisamente perso interesse.

Sospirò e afferrò la Gazzetta sfogliandone distrattamente le pagine.

La solita squadretta di nuovi aspiranti Mangiamorte cercava di far rinascere il Signore Oscuro dalle sue ceneri, il solito professore aveva scritto un nuovo libro di stregoneria e il solito Harry Potter aveva organizzato una squadra di espertissimi Auror per vigilare su Diagon Halley.

Assolutamente niente di nuovo.

Poggiò il giornale ed iniziò a pungolare una serie di lettere, appellando una piuma e un calamaio.

Erano passate sì e no un paio d’ore quando Blaise Zabini emerse nello studio in tutta la sua naturale bellezza.

Sorrideva e dal modo in cui lo faceva Draco capì che non sarebbe successo nulla di buono.

Il ragazzo si sedette sulla poltroncina di fronte a lui e lo guardò con attenzione.

“Che cosa vuoi, Zabini?” chiese a quel punto Draco visibilmente preoccupato e il sorriso dell’amico si allargò.

“Daphne non c’è” dichiarò, “è tornata a casa dai suoi, darà una mano per il matrimonio di Astoria, quindi ho tutta la giornata libera”.

“E con questo cosa vuoi dire?” si informò Draco e Blaise sorrise ancora più divertito.

“Penso che dovremmo divertirci!”.

Draco lo guardò attentamente e sospirò poggiando le mani sui fogli che poco prima stava studiando.

“A che tipo di divertimento ti riferisci?”.

“Divertimento, Malfoy! Hai anche scordato come ci si diverte? Usciamo! Andiamo a cena, in un locale, conosciamo gente, ragazze, ci ubriachiamo fino a scordarci tutto”.

Draco sorrise e per un attimo abbassò lo sguardo su una vecchia cornice, ormai vuota, che Hermione gli aveva regalato anni prima.

“Questo andava bene prima, Blaise. Ai tempi di Hogwarts era bello divertirsi così, forse anche a vent’anni. Adesso ne abbiamo quasi quaranta ed io non ho alcuna voglia di andare in giro per locali ad ubriacarmi”.

“Dai, Draco, non essere noioso! Facciamo quello che preferisci, il mondo Magico, il mondo babbano, possiamo andare a divertirci dove vuoi”.

Draco sospirò e tornò a sfogliare distrattamente i suoi fogli.

“Bene, allora ti aspetto a casa mia per una cena a base di pesce, vino e firewisky”.

Blaise sbuffò.

“Ma non ti va di uscire? Di vedere altra gente?”.

Draco scosse la testa e ascoltò per qualche altro minuto le lamentele dell’amico, infine tornò ad alzare lo sguardo e lo osservò piuttosto annoiato.

“Zabini, dovrò dire alla mia segretaria di non farti più entrare in ufficio senza il mio permesso”.

Blaise finse di offendersi e si alzò recuperando la giacca.

“Bene, allora ci vediamo alle 20:00 a casa tua” esclamò abbandonando l’ufficio con un sorriso e un cenno della mano.

Qualche minuto dopo che Blaise se ne fu andato e che Ilda, la sua segretaria, gli ebbe portato un succo di zucca, Draco aprì uno dei numerosi cassetti, alla ricerca di una nuova piuma, fu allora che la trovò.

Una vecchia fotografia, quella che fino a poco tempo prima aveva abitato la cornice ormai vuota e desolata poggiata ancora sulla sua scrivania.

Era una foto che ritraeva lui ed Hermione ad Hogwarts, più precisamente era la loro prima foto insieme.

“Ci stanno guardando tutti”.

Era rossa di imbarazzo Hermione quella domenica mattina, mentre passeggiavano nel cortile di Hogwarts sfiorandosi appena la mano.

Draco sapeva bene che non si vergognava di lui, anche se questo pensiero continuava a tormentarlo.

“Io odio essere guardata”.

Era esattamente quello il suo problema, gli sguardi della gente.

Si frequentavano già da cinque lunghi mesi ormai e le voci di una loro presunta relazione vagavano già tra gli studenti di Hogwarts, passando di bocca in bocca e arricchendosi di ogni sciocco, falso particolare.

Proprio per quel motivo avevano finalmente deciso di uscire allo scoperto.

Si erano mostrati come una coppia, una coppia di sedicenni al loro sesto anno ad Hogwarts, una Grifondoro e un Serpeverde, Draco Malfoy e Hermione Granger che si tenevano per mano.

Tutti ovviamente avevano urlato allo scandalo.

“Sorridete”.

Era stato veloce e imprevedibile Colin Canon, con la sua inseparabile macchinetta.

Li aveva colti di sorpresa in uno scatto che aveva del comico e dell’incredibile.

Erano fermi accanto al tronco di un grande albero, Draco era poggiato con le spalle al tronco e la stava guardando, mentre Hermione guardava Colin sorpresa.

Così si mostrarono in quella foto. Lui che abbandonava per un attimo lei per girarsi verso Colin con aria minacciosa e lei che spalancava la bocca e sgranava gli occhi sorpresa.

“Canon, quella macchinetta te la infilo…”.

E lei gli aveva poggiato una mano sul braccio per calmarlo e trattenerlo, mentre il ragazzino correva via sventolando il suo trofeo con allegria.

Draco si accorse che stava sorridendo.

Accarezzò lentamente i bordi della foto e il suo volto.

Era bella Hermione.

Gli aveva regalato quella cornice con quella foto il suo primo giorno di lavoro al Ministero.

La cornice era troppo colorata e riportava dei disegnini stupidi, Draco l’avrebbe odiata in qualsiasi altro caso, ma l’aveva fatta lei e per questo l’aveva amata da subito.

“Questa è la mia foto preferita” gli aveva detto Hermione.

Era anche la sua foto preferita.

La poggiò sulla scrivania e fissò nuovamente la cornice valutando l’idea di rimetterla al suo posto.

Hermione non c’era più che differenza faceva la presenza di una sua foto?

Draco sospirò e chiamò la sua segretaria con un incantesimo di appello, questa si smaterializzò davanti a lui qualche secondo più tardi.

“Ilda, chiami il signor Zabini e gli dica di prenotare un ristorante e di farmi avere l’indirizzo”.

La donna sorrise e annuì prima di sparire di nuovo.

 

Alla fine Blaise l’aveva trascinato in un ristorante di Londra, tra i babbani.

Avevano mangiato pesce buono e pagato caro ed erano finiti a fare il giro di tutti i locali che Blaise conosceva.

Draco aveva bevuto molto vino e del wisky.

Poi, probabilmente, aveva iniziato a bere anche qualcos’altro, ma non lo ricordava.

Verso le due e mezza del mattino si era semplicemente ritrovato seduto ad un tavolino appartato di un locale blu e bianco in compagnia del suo migliore amico e di due splendide ragazze.

Probabilmente non avevano neanche trent’anni ed erano eccessivamente belle.

“Blaise, credo sia ora di andare” sospirò Draco nell’orecchio dell’amico poco dopo, ma lui gli sorrise.

“Perché? Ci stiamo divertendo, no?”.

Draco si voltò verso la ragazza seduta al suo fianco e gli sorrise.

Era una bella ragazza.

Aveva i capelli chiari, lunghi e gli occhi grandi.

Il vestito che indossava copriva appena il suo corpo da modella e Draco desiderò di poterla prendere, sbattere al muro e farci qualsiasi cosa il suo corpo gli comandasse, ma si liberò in fretta da questo pensiero e si voltò nuovamente verso Blaise.

“Andiamo, Blaise, io voglio andarmene” esclamò con un sospiro e Zabini, capendo la situazione salutò le due ragazze mal volentieri mentre si alzavano e recuperavano le loro cose.

“Chiamami” le disse la biondina con gli occhi grandi infilandogli un numero nella tasca dei pantaloni prima che se ne andassero e quando uscirono dal locale Draco afferrò quel biglietto e lo osservò con attenzione.

“Andiamo conquistatore, qui c’è una traversa dove possiamo smaterializzarci” gli disse Blaise strattonandolo per un braccio.

Draco sospirò strappando il biglietto e buttandolo in un secchio vicino senza remore e senza ripensamenti.

Quando Draco scese in sala da pranzo per la colazione quella mattina, Blaise era già sveglio e stava bevendo del succo di zucca, mentre leggeva una nuova copia della Gazzetta.

“Buongiorno” esclamò con un sorriso e Draco si limitò a rispondergli con un cenno del capo.

“Come va?”.

Draco si sedette a tavola e sospirò.

Era riuscito a dormire senza le sue pillole, per la prima volta, dalla morte di Hermione era riuscito a dormire senza l’aiuto delle sue pillole.

“Bene” esclamò afferrando del succo di zucca.

C’era odore di caffè.

Hermione adorava quell’intruglio babbano e ne beveva a quintali, così che Malfoy Manor odorava spesso di caffè.

Dopo la sua morte gli elfi avevano continuato a preparare caffè tutte le mattine anche se la maggior parte delle volte erano costretti a buttarlo via.

“Non ti infastidisce questo odore la mattina?” gli chiese Blaise indicando distrattamente la caraffa del caffè, mentre continuava a leggere il giornale e Draco scosse la testa.

“Abitudine”.

Blaise annuì e poco dopo sorrise.

“Rita Sketer ha scritto un articolo sul matrimonio tra Astoria e Theodore” esclamò, poco dopo cambiò espressione, “Una cosa piuttosto sgradevole” dichiarò infine chiudendo il giornale.

Alzò lo sguardo e si accorse che Draco lo stava osservando.

“Daphne quando torna?” gli chiese.

“La raggiungo io nel pomeriggio”.

Blaise sembrava estremamente tranquillo, allungò una mano per afferrare del pane con la marmellata e ne morse un po’.

“L’hai tradita?”.

Fu una domanda che lo sorprese, anche se non lo diede a vedere.

Lui e Draco non parlavano di queste cose.

“No, Draco, sono tornato a casa con te, lo sai” esclamò con una scrollata di spalle.

“Non mi riferisco a ieri sera. Dico in generale, hai mai tradito tua moglie?”.

Blaise si voltò a guardarlo e lo fissò per qualche minuto prima di rispondere.

“No, non tradirei mai Daphne per quanto a volte desideri farlo, non l’ho mai tradita”.

E Draco si sentì rassicurato da questa affermazione.

Blaise gli sorrise e si alzò.

“Beh amico mio, grazie per la bella serata e per la colazione, io vado, mia moglie mi aspetta. Ci vediamo presto” esclamò racimolando le sue cose sparse per il salone e afferrando anche il giornale.

“Quello te lo porti?” gli chiese allora Draco alzando un sopracciglio con aria interrogativa.

“Sì, devo finire di leggere un articolo” rispose il moro con una scrollata di spalle e lo salutò con un gesto della mano prima di uscire dalla stanza.





Spazio autrice: Ed eccoci con il secondo capitolo di questa storia. Questo è un capitolo "di stallo", nel senso che non sembra molto utile al fine della storia, ma l'ho scritto per dare un'idea della situazione. Capitoli del genere contribuiscono a descrivere la vita dei personaggi. Voglio far capire come Draco affronta il dolore, qual è il suo modo di andare avanti in una vita dove sua moglie è morta e lui ha l'impressione di aver perso tutto.
Vi avviso che dal prossimo capitolo le cose cambieranno, ci sarà un nuovo personaggio che entrerà in scena e che diverrà uno dei personaggi principali. A tal proprosito sento il bisogno di farvi un discorso, ma per non anticiparvi nulla ve lo farò la prossima volta.
Spero che continuiate ad apprezzare la mia storia.

Alla prossima _EpicLoVe_

  
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