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Autore: SweetNemy    26/08/2012    1 recensioni
Questa è la storia di una ragazza che ha sempre viaggiato in giro per il mondo. Per merito di sua madre riesce a rimanere per sempre nella città in cui è nata e lì è determinata a farsi nuovi amici. La sua prima amicizia sarà una ragazza di nome Serena, ma in seguito conoscerà anche un ragazzo un po’ particolare...
Genere: Drammatico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo II

-Un ragazzo difficile-   

Melbourne, Australia.
Questi sono, forse, gli ultimi pensieri di un ragazzo quindicenne che ha preso una decisione dalla quale non si torna più indietro.
“Caro diario,
ascoltami bene perché molto probabilmente questa è l’ultima volta che ti scrivo. Da quando Dario è morto non ho versato una lacrima, non mi sono mai arrabbiato con me stesso e mai... dico mai sono andato a parlare con lui sulla sua tomba. Non sono un fratello spregevole, ma sono molto confuso!
Troppi avvenimenti, accaduti così velocemente, è come se il mio cervello non li avesse sopportati.
Sono passati esattamente tre anni, ma il suo ricordo è ancora acceso in me. Non so perché continuo a ripetermi che è stata colpa mia. Eravamo in due in quell’auto, lui non ce l’ha fatta, mentre io sì. Da quando è successo i miei si sono separati e mia madre si è subito risposata con un uomo ricco e si è trasformata in un mostro senza cuore, spietata. Non mi ascolta nemmeno.
I miei amici mi credono pazzo e comincio a credere che abbiano ragione: sto davvero impazzendo!
Ora sono in camera mia, seduto a scriverti e a contemplare la mia stanza. Ora ti lascio, vado sull’attico per non tornare. Addio.
                                                                                                                                                                    Clay”
Il ragazzo riposò il suo diario e prese l’ascensore che lo portò all’ultimo piano del palazzo, dopodiché si recò verso la porta che portava sull’attico. Stranamente essa era chiusa, allora decise di bussare suo cugino che abitava all’ultimo piano del palazzo.
-Chi è? – arrivò la voce di un ragazzo dalla porta.
-Sono Clay, apri.                                                                         
-Ciao, Clay cosa ci fai qui?
-Niente, mi daresti la chiave della porta dell’attico.
-D’accordo, ma... perché vuoi andare sull’attico alle tre del pomeriggio?
-Voglio prendere il sole. – rispose mentendo il ragazzo.
Nonostante pensava non fosse la verità, Aaron gli diede le chiavi, seguendolo di nascosto.
Clay, ignaro che Aaron lo stesse seguendo si diresse verso la porta dell’attico, la aprì e uscì all’aperto, assaporando il fresco sapore del vento.
Chiuse la porta alle sue spalle e camminò per qualche secondo, raggiungendo il centro dell’attico, mentre Aaron si nascose dietro a un muretto seguendo con gli occhi suo cugino.
Clay proseguì arrivando al bordo dell’attico. Lì c’era un muretto fatto di mattoni alto circa un metro e oltre il muretto c’era il vuoto in cui il ragazzo voleva lanciarsi per smettere di esistere.
Pochi passi, ancora pochi istanti lo dividevano da quel muro, dalla fine della sua giovane vita.
Quei secondi passarono e arrivò al muretto. Prima si affacciò giù, poi vi salì sopra respirando affannosamente per l’altezza e anche un po’ per la paura.
Altri pochi secondi e poi chiuse gli occhi, lasciandosi cadere giù. Si era lanciato, eppure dopo neanche mezzo secondo non sentiva più quella sensazione di cadere nello stomaco, né il dolore dell’impatto, né altri suoni, avvertiva solo un leggero dolore al polso. Dopo un po’, rendendosene conto aprì gli occhi lentamente e poi li spalancò notando lo stesso panorama sotto a sé, notò il suo corpo intatto e senza ferite e poi guardò su, notando che il suo polso era bloccato da qualcosa: era una mano!
Guardò ancora più in alto e notò che la mano che l’aveva salvato da quell’attimo di follia era di suo cugino Aaron. Lui, appena aveva capito le sue intenzioni, era subito corso dietro, afferrandolo il più presto possibile e per fortuna c’era riuscito.
-Aaron...
-Mi spieghi che volevi fare?
-Volevo porre fine alla mia vita da schifo.
-Tu non poni fine proprio a niente. – disse tirandolo su e trascinandolo dentro casa sua con la forza. – ora mi racconti perché volevi buttarti giù.
-Te l’ho detto. Ho una vita da schifo! La morte di Dario ha scombussolato sia la mia vita che quella dei miei genitori. Io mi sento in colpa perché mi chiedo: “Perché lui è morto e io no?”, mia madre e mio padre hanno divorziato e lei si è sposata con “Mr. Solo i soldi fanno la felicità” e da quando è successo lei si è trasformata in un automa spietato che obbedisce agli ordini come un cagnolino. Mio padre non so che fine abbia fatto, so solo che ha lasciato l’Australia e io mi sento così inutile. Non riesco a trovare un motivo valido per continuare a vivere.
-Non devi sentirti in colpa per Dario perché tu non c’entri e poi tu dovresti essere come tutti gli altri ragazzi, con tanti sogni e aspettative. Ecco, tu non hai un sogno?
-Ne ho uno e ho chiesto a mia madre se posso realizzarlo, ma lei dopo averlo chiesto a suo marito ha detto di no.
-Qual è questo sogno?
-Voglio ritornare in Italia, nella città in cui sono nato e ho trascorso la mia infanzia.
-Ho capito. Intanto vieni a vivere con me, a casa mia.
-Dai, ma tu vivi con Daiana.
-Ci siamo lasciati due giorni fa.
-Davvero? Perché?
-Mi ha detto di amare un altro...
-Sono idiota!
-Perché dici così?
-Mentre tu sei distrutto per questo motivo, io ti reco problemi con i miei dubbi da adolescente pazzo!
-Non devi dire così, tu non mi rechi alcun problema, anzi, mi faresti compagnia.
-Grazie. - disse abbracciandolo.
-Dai, ora vado a prendere le tue cose giù. - disse andando fuori.
Il ragazzo era deciso, voleva che suo cugino vivesse una vita degna! Così andò in casa di Clay e mise in una valigia gigante tutte le sue cose lasciando la sua camera completamente vuota e ritornando da suo cugino.
Clay lo ringraziò e sistemò le sue cose in una stanza vuota.
La sera arrivò presto e i due andarono a dormire. A Clay quel cambiamento piaceva, almeno riusciva ad essere felice; a Aaron il fatto di stare solo in un letto così grande metteva un po' di tristezza.
La mattina seguente mentre preparava la colazione, Aaron, venne distratto dal suono del campanello.
-Chi è?
Ma dall'altra parte solo silenzio, quindi incuriosito decise di aprire.
-Cosa ci fai qui?
-Volevo vedere come stessi.
-Magnificamente!
-Sicuro?
-Tu come staresti se il più grande amore della tua vita ti direbbe che ama un altro?
-Male.
-Me ne ero quasi dimenticato, vai via...
-Non è quello che vuoi...
-So quello che voglio. E ora vai via. - disse il ragazzo alzando la voce
-Perché ti arrabbi?
-Non sono affari tuoi, ora la mia vita non è più tua.
-Ma io la rivoglio mia.
-Mi dispiace, l'amore non batte l'orgoglio e poi ora devo prendermi cura di mio cugino. Ciao. - disse chiudendo la porta.
Si appoggiò alla porta alzando la testa al soffitto e più passava il tempo, più era arrabbiato con la ragazza più importante della sua vita, ma allo stesso tempo la ragazza che gli aveva spezzato il cuore .
I suoi pensieri vennero distratti dal suono del campanello. La sua rabbia gli fece credere che fosse di nuovo lei, ma appena aprì la porta...
-Senti Daiana, io non voglio saperne più niente -disse mentre si voltava, ma la persona che vide non fu Daiana, ma sua zia, ovvero la madre di Clay -zia, scusa, credevo fosse la mia ragazza, anzi ex ragazza.
-Le tue questioni sentimentali non mi riguardano, sono passata solo per sapere se il moccioso era qui.
-Se per il moccioso intendi tuo figlio, sì, è qui. Ha quindici anni, comunque.
-Ah, beh digli di tornare immediatamente a casa!
-Per colpa tua ha tentato di suicidarsi. Se non era per me avresti un figlio sulla coscienza.
-Beh... tienitelo! Combina solo guai.
-La ricchezza ti ha accecato il cuore...
-Non so di cosa parli. Ora vado.
-Dico a Clay che sei passata?
-Fa' un po' come ti pare. - disse andando via.
Il ragazzo non riusciva a capire come e perché fosse cambiata così tanto, ma poi gli vennero in mente le parole di suo cugino e si rese conto che la colpa era solo del suo nuovo marito.
Dopo un po' si diresse con la colazione nella stanza di Clay.
-Era lei?
-In realtà era tua madre.
-Cosa voleva?
-Niente, voleva sapere di te... Tieni, ti ho portato la colazione. - disse andando via.
-Ho sentito tutto. Grazie.
-Figurati.
-Ho sentito anche Daiana. Come stai?
-Sono arrabbiato.
-Se fossi solo arrabbiato non piangeresti.
-Infatti non sto piangendo.
-Aaron... Non sai quante volte io ho trattenuto le lacrime. Nervosismo, occhi lucidi, bocca che si arriccia da sola. Ci ho convissuto ogni giorno...
-Hai ragione... Ma non posso, non devo. Io ho una dignità - disse andando via.
Ritornò dopo venti minuti e salutò Clay dicendogli di dover andare a lavoro.
Rimase a pensare, disteso sul letto e con la testa rivolta al soffitto, per così tanto tempo che si dimenticò anche di mangiare e di conseguenza che ora fosse.
-Clay, sono a casa! – la voce di Aaron rimbombava nella sua mente facendolo distrarre.
-Ciao. – disse mentre si alzava, sedendosi e aspettando l’arrivo di suo cugino in camera sua. – ti vedo felice. È successo qualcosa?
-In realtà sì. Mi hanno licenziato perché ero troppo giovane e inesperto e cose del genere.
-Sei contento perché ti hanno licenziato?
-Quel lavoro non faceva per me, e poi mi hanno liquidato ben 30.000 $.
-Non è che siano molti...
-Io sono felice perché ho una sorpresa per te. E poi ho il conto in banca.
-Che sorpresa?
-Tieni – disse il ragazzo porgendogli la busta.
Clay aprì la busta aspettandosi di tutto, ma non quello che vide! Gli brillavano gli occhi e un tanto ricercato e splendido sorriso comparve sul suo volto. Quella sorpresa, quel regalo gli avrebbe ridato la libertà.

 
 
Salve a tuttiii. Anche se il 1° capitolo non l'ha cagato quasi nessuno, ho pubblicato lo stesso il secondo. Grazie per averlo letto :D Spero che continuerete a seguire la mia storia.
Ciaooo a tutti.
SweetNemy
  
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