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Autore: SweetNemy    31/08/2012    1 recensioni
Questa è la storia di una ragazza che ha sempre viaggiato in giro per il mondo. Per merito di sua madre riesce a rimanere per sempre nella città in cui è nata e lì è determinata a farsi nuovi amici. La sua prima amicizia sarà una ragazza di nome Serena, ma in seguito conoscerà anche un ragazzo un po’ particolare...
Genere: Drammatico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo III

-Attimi di terrore-

{Punto di vista di Anna}
Mi svegliai presto quella mattina e decisi di chiamare Serena per uscire un po’ insieme: un giretto in centro sotto i primi raggi del sole è sempre la cosa migliore che ci sia.
Mentre camminavamo allegramente, a Serena squillò il cellulare. Un nuovo messaggio da una sua vecchia conoscenza, una sua ex amica che l’aveva lasciata per delle ragazze che lei riteneva migliori.
“Ciao Serena. Scusami se mi sono comportata in quel modo. Ma ora sono qui perché voglio riconquistare la tua amicizia. Anche se ho ancora le mie amiche senza te non è lo stesso. Antonella”
-Chi è? – chiesi curiosa.
-Antonella. Una mia amica.
-È la stessa Antonella che ti aveva rimpiazzata con altre tre ragazze?
-Ora è cambiata.
-Io non ci spererei tanto.
-Eccola! – disse, quasi con gli occhi brillanti e salutandola a distanza.
La vidi bene, bella ragazza, sì. Capelli neri lisci e lunghi e occhi dello stesso colore abbastanza piccoli e profondi, una carnagione né molto chiara, né tanto scura. Poi si concentrò sugli abiti. Partendo dall’alto aveva un berretto verde fluorescente in testa con sopra scritto in fucsia “I love London”, poi si poteva vedere bene una maglietta fucsia con un cuore gigante rosso e un pantaloncino che copriva a malapena il fondoschiena dello stesso colore del cappello. Ai piedi Superga rosso pomodoro che non c’entrava niente col contesto, se si vuole escludere il cuore sulla maglia o l’evidente velo di rossetto sulla sua bocca. Sugli occhi tre quintali di eye-liner nero le coprivano le palpebre, camminando in una linea precisa che si andava a congiungere all’esterno dell’occhio con la matita, anche essa nera, messa sotto, sia internamente che esternamente. Sulle unghie uno smalto arancione fluorescente terminava quel completo. Mi feci subito un’idea. Seguiva la moda stupida di indossare abiti o accessori con la scritta “Londra” o con la bandiera della Gran Bretagna; e anche quella di indossare abiti fluorescenti con dei colori che insieme non si possono guardare. Poi, il trucco era così pesante, che pareva non avesse gli occhi. Nonostante questo, decisi di seguire Serena. Come si dice: “l’abito non fa il monaco”...
...almeno lo speravo!
-Ciao Anto, come stai? – la voce di Serena era piena di gioia.
-Bene. Loro le conosci già. – disse alludendo alle sue amiche. – Lei è Giada – disse indicando una ragazza con un vestitino a mezza coscia, bionda e liscia senza troppo trucco. – Lei è Sara. – indicò stavolta una bella ragazza mora più bassa di lei con lo stesso abbigliamento fluorescente, questa volta giallo. –E lei è Giusy. – infine fece segno a una ragazza bionda platinata con le mêches viola e gli occhi azzurri. Il suo abbigliamento era ancora più strambo. Aveva una canotta che le copriva a malapena mezza pancia e una gonnellina di jeans cortissima a pieghe con una cintura nera a rete. Sotto calze nere a rete con le Converse nere ai piedi. I suoi capelli erano raccolti in due codini arruffati dove non entravano tutti i capelli e quelli che non entravano erano completamente viola.
Ma i genitori a queste qui?
-Piacere. – disse Anna stringendo la mano a ognuna di loro.
-Che ne dite di andare al pub per giovani stasera? Apre alle 17.00 e potremmo andare a quell’orario. Il divertimento è assicurato. Musica, ballo, ragazzi di ogni tipo e ovviamente alcool di ogni tipo! – Disse Giusy come se avesse detto una cosa normale.
-Va bene. Ma andiamo verso le 19.00. Dai, alle cinque stanno gli sfigati di undici - dodici anni. –Disse stranamente Serena.
-Serena! Ma che dici, non ti riconosco. – disse Anna meravigliata.
-E dai Anna, ogni tanto flirtare e bere un bicchiere non fa male. Ci tengo che tu venga.
-E va bene, vengo. Ma lo faccio solo per te.
-Grazie.
Prima di andare Antonella disse:
-Anna, stasera metti qualcosa che arrivi sopra al ginocchio. Non vorrei che sembrassi una nonna. Anzi, tutte a casa mia. E non portate niente, useremo i miei vestiti.
-D'accordo - dissi anche se non ero per niente d'accordo.
La sera purtroppo arrivò presto e come disse Antonella mi limitai a fare una doccia dove riflessi chiaramente sulla serata. Credevo mi avrebbe fatto vestire in stile punk o pagliaccio, e invece...
L'ora arrivò presto e mi diressi a casa di Antonella. Mi accolse con piacere e mi fece accomodare sul divano.
Mentre ascoltavo musica rock, la mia preferita, Giusy disse di andare tutte in camera di Antonella. Feci, credo, il centesimo sbuffo dal mio arrivo e mi alzai, seguendo a raffica Serena.
-Ragazze, questi sono i vestiti che indosserete! - disse entusiasta Antonella.
Tutte le ragazze guardavano meravigliate quei vestiti, tranne io. Io ero assolutamente impassibile,anzi ero disgustata.
Ora non voglio fare tanto la brava ragazza, quella seguace della castità prematrimoniale, ma vestirsi in questo modo a 15 anni mi sembra un po' troppo.
Presi l'abito che spettava a me e andai a indossarlo. Era composto di un bustino stretto celeste e pieno di brillantini dorati, senza spalle e troppo scollato. Il vestito, se così si può definire visto che per me è una maglia lunga, arrivava appena a un quarto di coscia e diveniva sempre più scuro man mano che si scendeva . Ai piedi avevo delle scarpe nere aperte con dei lacci fino alle caviglie e con dei tacchi così alti che non riuscivo a vederne la fine. 
I miei capelli non li riconoscevo più.                                                                                    
Raccolti in una specie di chignon arruffato con dei ciuffi che spuntavano dappertutto.
I miei occhi erano spariti. S'intravedeva a stento quella piccola lucina verde, sovrastata da un ombretto blu notte molto calcato, con una linea spessa di eye-liner nero e sotto matita nera spessissima chiudeva i miei occhi. Sulla mia bocca rossetto rosso scuro forte poco lucido rendeva quel look ancora più selvaggio. E diciamo che ero quella conciata meglio. Avevo quasi vergogna ad uscire di casa così e per la strada tenevo lo sguardo basso e le mani sul vestito (se così si può definire).
Arrivammo in quel pub dopo 10 minuti, che a me sembrarono un'eternità!
Quando arrivai lì mi sembrava tutto tranquillo, c'era musica da discoteca e tanti bambini che ballavano, fin quando...
-Bambini il vostro turno è finito! Si facciano avanti i grandi! - disse un uomo grosso e imponente che poteva essere il proprietario o il Dj.
Quando i bambini andarono via, tanti ragazzi, comprese noi, andarono a ballare.
Finché si balla va bene...
Passò mezz'ora e Giusy, Antonella, Giada e Serena cominciarono a bere senza sosta. Stavo quasi per bere anch'io.
Appoggiai il bicchiere alle labbra preparandomi a bere; ma qualcosa mi frenò.
-Ma che cavolo sto facendo? - pensai appoggiando il bicchiere sul banco e correndo via piangendo.
Corsi senza sosta fino a giungere alla ringhiera della spiaggia. C'era una scala a qualche metro di distanza, ma decisi di togliermi quei trampoli e di saltare giù, nonostante fosse alto un metro e mezzo.
Il tutto mi rese più libera, ma quel vestito e quel trucco mi rendevano quella che non sono. Mentre passeggiavo sulla spiaggia, piangevo, non so perché... Forse perché in un momento avevo perso la mia dignità.
Poco dopo passò un ragazzo.
-Perché piangi? - mi disse anche non conoscendomi.
-Non sono affari tuoi. - risposi fredda.
-E invece sì. Se una ragazza piange, un ragazzo ha il dovere di farla ridere. E ora alza quello sguardo.
-No. Mi hanno fatto indossare questo vestito che non copre niente e un quintale di trucco. Io non sono questa, io sono più semplice.
Quel ragazzo incredibilmente mi abbracciò e io alzai lo sguardo per guardarlo.


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Capelli castani un po' lunghi e occhi verdi più chiari dei miei. Dall'abbigliamento sembrava semplice e un bravo ragazzo. Sciolse quell'abbraccio appena mi calmai e mi diede la sua camicia per coprirmi. Devo dire che andava molto meglio. Poi mi sciolse i capelli, aggiustandomeli e mi prese in braccio portandomi a casa sua, dove non c'era nessuno.
-Dove siamo? - chiesi smarrita.
-A casa mia. Non c'è nessuno e non ci sarà nessuno fino alle 10.
-Ma che ora è?
-Le otto e mezza. Comunque io sono Stefano.
-Giusto. Anna. Posso chiederti un favore? Poi dopo tolgo il disturbo.
-Certo. Per me puoi restare quanto vuoi.
-Posso togliermi questo vestito e il trucco per favore?
-Certo. Il bagno è lì. – disse indicando una stanza.
In borsa avevo lo struccante e i vestiti con i quali ero andata a casa di Antonella. Non persi tempo e mi rivestii in modo decente. Uscii con il sorriso perché ora finalmente mi sentivo me stessa.
-Sai che così sei più bella?
-Grazie. – dissi arrossendo leggermente.                        
-Ti va di fare una passeggiata sulla spiaggia?
-Certo che mi va, ti devo molto.
-Sciocchezze. Ho solo fatto quello che qualsiasi ragazzo avrebbe fatto...
-Sai che questo non è vero.
Dissi, ma la sua risposta fu un silenzio totale seguito da un “vieni, andiamo” detto con un briciolo di voce.
Non ci mettemmo molto ad arrivare sulla spiaggia e arrivati lì quel silenzio continuò, fino a quando Stefano mi fece una domanda, una di quelle fatte tanto per parlare.
-Chi sono i tuoi amici?
-Beh, ho dei ragazzi vicino casa mia nel parco con cui gioco a “Sette si schiaccia” e una ragazza, Serena, che... ora non so se è ancora mia amica. Sai, lei ha rincontrato altre amiche più divertenti e inaffidabili e le ha preferite a me. Ora non so cosa pensare. Di amici veri non ne ho, ne ho solo una, ma abita in Canada. E tu, invece?
-La mia storia è molto interessante. All’asilo avevo tre amici, ero uno abbastanza popolare e non mi prendeva in giro nessuno. Questi tre si sono poi alleati alle elementari dicendomi che non mi meritavano e cose varie. Va beh, avevo sempre altre due amiche simpatiche. In seguito, queste ragazze si sono messe in competizione per me e io le ho abbandonate. Dalla quarta elementare a oggi ho conquistato tanti amici, ma alcuni troppo studiosi, altri troppo esaltati, li ho lasciati tutti. Meglio soli, che male accompagnati. Non ho mai trovato qualcuno che mi completasse. Io sono spontaneo, allegro, simpatico e talvolta egoista; io vorrei un amico che fosse non molto allegro, ma che ridesse a tutte le mie sciocchezze, che fosse altruista, almeno potrei imparare qualcosa da lui. Vorrei qualcuno che sia sfrontato, che affronti tutto e che non si metta in competizione con me, ma che mi dica guardandomi negli occhi: “la vedi quella sfida? Anche se hai paura la supereremo insieme”. Ecco, ho finito! Come mai hai un’amica in Canada?
-Tu mi hai acceso completamente, ragazzo mio. Credo che tu abbia trovato l’amico che cerchi. Comunque perché ho sempre vissuto in giro per il mondo, ma ora resterò qui per sempre e ne sono contenta.
-Perché con tanti posti proprio qui?
-Perché tu, devi sapere che io qui ci sono nata, e amo questa città più di quanto amo me stessa. Amo la sua semplicità, amo il fatto che ci sia un posto chiamato “Cornettificio”, che ci sia un gelato artigianale buonissimo, che il cibo in sé sia squisito; amo il verde, la natura, i boschi, le montagne che questa città ci offre, ma allo stesso tempo il mare che c’è. Sì, non è proprio il migliore, ma è accogliente, è splendido. Amo la gente, perché è semplice, si accontenta di poco. Amo il fatto che, se c’è qualcuno che critica questa città, appena arriva, non vuole più andarsene.
-Èvero! Sai che non ci avevo mai pensato? Mi sa che hai ragione. Ho davvero trovato l’amico, anzi... l’amica, che stavo cercando. – disse ridendo. Quel ragazzo era fantastico!
Dopo un po’ mi chiamò mamma dicendo di tornare a casa. Salutai Stefano e mi diressi verso casa. Mentre camminavo felice e spensierata per la strada, qualche minuto dopo aver salutato Ste, una voce mi chiama a qualche metro.
-Anna! Fermati – diceva  forte.
-Che è successo?
-Volevo dirti che, se non ti dà fastidio ovviamente, potrei. Sempre se vuoi, potrei accompagnarti a casa. Sai è buio e non mi sembra carino lasciarti qui, da sola. –disse tentennando e un po’ evidentemente emozionato. Aveva gli occhi che non guardavano mai nella stessa direzione, come quelli di un bambino che aspetta di sapere se sua madre lo accompagna al parco giochi o come quelli di un cagnolino che aspetta buono il suo pranzo. Quegli occhi intensi che appena guardavo, mi aprivano un orizzonte da cui era difficile distogliersi.
Pochi secondi, pochi attimi. Sapevo già cosa rispondere, ma mi ero persa nei suoi grandi occhi verdi.
-Certo che puoi. – dissi con un gran sorriso.
-Prometti che non t’arrabbi se ti dico una cosa?
-Tutto quello che vuoi.
-Quando sorridi sei ancora più bella.
-Nessuno ti ha detto che non bisogna dire le bugie?
-Nessuno ti ha mai detto che sei bellissima?
-In realtà tu sei il primo, se si vuole escludere mia madre.
-La gente non capisce niente. Ti va di andare al mare domani mattina?
-Certamente! Ti va bene alle nove all’inizio della scogliera?
-Va benissimo! Comunque ti lascio il mio numero. – disse estraendo un pezzo di carta dalla tasca. – l’avevo scritto prima a casa mentre ti cambiavi.
-Grazie. Me lo segno. – tirai fuori il cellulare e lo salvai in rubrica, dove c’era solo il numero di mamma, di papà, di Serena, di Antonella e di Jessie, e gli feci uno squillo.
Arrivai a casa dopo cinque minuti e lo salutai.
Di sera, prima che mi addormentassi, mi squillò il cellulare. Un nuovo messaggio, lessi. Proveniva da Stefano. Dopo averlo letto un sorriso comparve sul mio volto.
 
  
Grazie per aver letto la mia storia. Se lasciaste una recensione ne sarei felice =) Vorrei sapere cosa ne pensate. Comunque questo è il 3° capitolo, non fate caso al disegno.. xD L'ho fatto io e fa un po' pena.. ma era x darvi un'idea di Anna e Stefano. Ne farò uno x ogni capitolo da oggi. ciaooo
SweetNemy <3
 
 
  
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