Chaos Theory
Si dice
che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare
un
uragano dall'altra parte del mondo.
Teoria del Caos
dal film "The Butterfly Effect" di Eric Bress e J. Mackye
Gruber
Leanan
rimaneva di fronte a lui, il suo sguardo
impassibile lo faceva impazzire.
-Perchè?- ripeté ancora una volta, mentre si
alzava in piedi per fissarla
nei suoi occhi azzurri.
-Lo capirai presto. Cosa fari questa volta?-
-Andrò da lei. Non posso proteggerla se non posso starle
vicino, vorrei solo
capire perchè fai tutto questo.-
-Dovresti svegliarti e aprire la tua mente, sai?-
Elly entrò nella stanza. Non capiva perchè
lasciava sempre il suo cappotto lì,
visto che era dall'altra parte della casa e che accanto alla porta
c'erano dei
pratici appendini. Probabilmente era solo abitudine. Aprì la
luce e per poco
non urlò per lo spavento. Sotto di lei, accasciato
a terra, c'era un
ragazzo di massimo venticinque anni, con dei capelli di un biondo
incredibilmente
chiaro.
-Ehy, ti senti male? Jenny!- il suo istinto di medico ebbe la meglio.
Lo fece
girare, e lasciò che appoggiasse la testa sul suo giaccone.
Dalla tasca
estrasse la lampadina per le emergenze. Il 50% dei casi di svenimento
era
dovuto a febbre/gravidanza/casi di fobie acute/spaventi
improvvisi e
troppo caldo. Il ragazzo, tuttavia, non era ne caldo, non
sembrava
spaventato e di sicuro non era incinto. Un altro 50% dei casi di
svenimento
sono causati da aneurismi/tumori/traumi vari alla testa/infarti. La
prima cosa
da fare in quei casi è chiamare un'ambulanza. Elly aveva
visto talmente tanta
gente svenire all'improvviso che ormai ci aveva fatto l'abitudine. Il
ragazzo
si stringeva il petto, aveva gli occhi socchiusi, come se cercasse di
studiarla
e, ovviamente, non ci riuscisse perchè troppo debole.
Aprì una delle palpebre e
controllò che le pupille tremassero e si dilatassero,
controllò il battito e il
respiro talmente velocemente che non diede neanche il tempo a Jenny di
arrivare.
Quando la bellissima ragazza entrò nella stanza per poco non
svenne anche
lei.
Uno ci può stare, ma due no! Pensò sarcastica.
-Julian!- esclamò sorpresa
-Lo conosci?- il suo tono era tra lo stupito e il meccanico.
-Si, Elly possiamo portarlo a casa tua?-
Il ragazzo inclinò la testa e chiuse gli occhi, in una
definitiva perdita di
coscienza.
-Cosa? Perchè a casa mia?-
-Mi dispiace, lo sai che non c'è posto da me. Sarebbe solo
per questa notte, te
lo giuro!- La implorò.
-Ok, ma forse dovremmo portarlo in ospedale...-
-No. Non possiamo, fidati di me.-Rispose chinandosi per accarezzargli
il viso.
Elly lo guardò bene, era bellissimo. I capelli che
all'inizio gli erano parsi
biondi erano bianchi come la neve, quando gli aveva sollevato le
palpebre aveva
scoperto che celavano dei meravigliosi occhi azzurri.
Chiamarono Tom e si fecero accompagnare a casa della bruna.
-Ora che ho fatto questa buona azione, non voglio mai più
sentire nominare il
Karma, chiaro Elly? Considerami come un santo, il paradiso è
in debito con me!-
sembrava davvero arrabbiatissimo, e lei non capiva perchè.
Jenny invece
sembrava aver capito.
Era sempre lo stesso sogno, solo con qualche differenza. Era
sdraiato su
qualcosa di morbido e si sentiva pungere sotto la pelle. Avrebbe voluto
muovere
il braccio, strapparsi quella cosa che lo pungeva, grattarla via fino a
toccarsi le ossa. Non riusciva a muoversi, si sentiva come in trappola.
Il
cacciatore è in trappola, sghignazzava una vocina nella sua
testa. Il rumore
ticchettante, che nel primo sogno era debolissimo, adesso aveva un
suono più
acuto e leggermente più veloce. Quanto alle luci... non si
muovevano più. Sopra
di lui c'era una luminosa, e incredibilmente snervante, palla di luce.
NO! NO! STOP!
Che qualcuno chiuda quella luce!
Sentiva il bisogno opprimente di dormire, doveva chiudere di nuovo le
palpebre
altrimenti gli occhi gli sarebbero andati a fuoco, respirava
affannosamente e
l'odore acre che aveva sentito prima gli invase le narici. Stava forse
impazzendo?
Un leggero movimento alla sua destra lo distrasse. Elly gli
toccò la mano, i
suoi occhi erano grandi e profondi, preoccupati.
-Julian, svegliati. Ho bisogno di te.-
-Non credo di
aver capito bene.- Disse Elly seduta sul divano, i capelli
stretti in una treccia ordinata.
-Cosa facciamo con lui?- squittì Michael, preoccupato,
ignorando la protesta
della ragazza deliberatamente.
-Non deve avvicinarsi a Jenny!- ringhiò sommessamente Tom.
-Lo sai che è cambiato, lo hai visto nell'ultimo gioco.- La
voce ragionevole di
Dee li colse di sorpresa, lei che difendeva Julian?
La fine del mondo
era vicina, dunque.
-Oh dovevate vederlo. Non so proprio cosa gli è potuto
succedere.- La voce
preoccupata di Jenny fece calare il silenzio.
-Ma come ha fatto a tornare? Era morto...no?- domandò Tom
dopo un po'
-In effetti c'era la possibilità che qualcuno riscrivesse il
suo nome.- Disse
Michael.
-Hai ragione, qualcuno ha riscritto il mio nome.- Julian scese le
scale. Era
bellissimo come l'ultima volta che lo avevano visto, ma la pelle
sembrava
tirata e gli occhi erano stanchi e spenti.
-Che ti è successo Julian?- Lui fece un'espressione
indefinita,tra il divertito
e l'esasperato.
-Non lo so, Jenny. Qualcuno ha scritto il mio nome.- rispose
tralasciando i
convenevoli, era diretto come una lama di rasoio. Jenny ne fu stupita,
lui
parlava sempre con indovinelli e frasi a doppi sensi, non si riusciva
mai a
capire cosa intendesse realmente. Ora, invece, rispondeva come un
automa.
Sembrava stanco, davvero stanco.
-Insomma, mi spiegate cosa sta succedendo?- sbuffò Elly. Non
aveva capito nulla
di quello che le avevano spiegato, non che le avessero spiegato
granché.
-E' troppo complicato Elly, non saprei come spiegartelo.- Le rispose
Tom con un
sorriso bieco, senza saper bene cosa dire.
-Ha ragione Lui, Elly. E' davvero complicato.- concordò
Julian che stava
cercando di velocizzare li discorso.
-Che diavolo ci fai qui?!- ringhiò Tom rivolto a Julian. I
lampi di rabbia che
scintillavano nei suoi occhi erano forti e minacciosi, ma non potevano
far
paura a Julian.
-Sono umano ora, sono vulnerabile. Puoi tirarmi quel pugno che ti fa
prudere le
mani da anni.- Tom e Julian erano in piedi, gli occhi che si
specchiavano i
quelli dell'avversario. Era come vedere due enormi tempeste, una blu e
una
verde. Poi Tom si voltò appena e scattò con il
pugno alzato, centrando in pieno
la guancia di Julian. Scivolò all'indietro (com'era da
programma, pensò
ironicamente lui) finendo a sbattere contro lo spigolo del camino.
Sentì i
calore del fuoco vicino al volto, e la sensazione bruciante del sangue
che
sgorgava dalla sua ferita.
-Tom! Sei impazzito?- urlò Elly, arrabbiata e sorpresa. Era
risaputo che al
ragazzo non piaceva la violenza e lei non la concepiva, sopratutto in
casa sua.
-Cosa?! Tu non sai cosa ci ha fatto passare, non hai idea di cosa ci ha
fatto!!- urlò. Julian si rialzò, malfermo ma
ancora in piedi.
-Devo andare.- concluse Julian. Si voltò verso Elly, i suoi
occhi incontrarono
per la prima volta il suo sguardo confuso.
-Ti ringrazio per avermi ospitato, Elisabeth.- le rivolse il
più dolce e
affascinante dei sorrisi nel suo repertorio, uscì dalla
porta e il suo volto si
scontrò con l'aria gelida di Gennaio.
-Leanan.- non la chiamò né gli servì
cercarla tra gli alberi. Sussurrò il suo
nome e lei comparve accanto a lui.
-Salve.-
-Spiegami in cosa consiste questo gioco.- ordinò lasciando
che lei si
avvicinasse di più al suo corpo statuario.
-Non ero fatta così. Non ricordi? Ero pragmatica e non ti
avrei mai rivelato i
miei piani.- il suo improvviso cambio di tono lo disorientò.
Perchè parli al passato? Si chiese
perchè non le aveva posto quella
domanda ad alta voce, era ridicolo.
-Da quanto tempo ci conoscevamo?- domandò lei dopo qualche
secondo di silenzio.
-Non me lo ricordo. Saranno una ventina di secoli? secolo
più, secolo meno?-
rispose vago. Non capiva cosa c'entrasse.
-Mi era sempre piaciuto il tuo modo di fare, non davi mai fastidio a
gli altri
uomini ombra e stavi sempre per i fatti tuoi. Dovevi sentirti molto
solo la
giù, non è vero?- domandò ancora.
Cosa avrebbe voluto che le rispondesse? Si, vivere l'esistenza in
totale
solitudine non era stato piacevole, ma lui era un uomo ombra. Non
poteva
cambiare ciò che era realmente.Era la natura che gli aveva
dato quel posto nel
mondo, e cos'era un uomo ombra messo a confronto con le potenze del
caso e del
destino?
-Così quando hai visto Elly per la prima volta lo hai
capito, vero?-
-Cosa?-
-Che è un agnellino molto, molto spaventato.-
-Un agnellino spaventato- ripeté -Ma da cosa?- la
conversazione si fa
interessante, si disse.
-Come puoi non averlo capito? E' inciso a fuoco nei suoi occhi,
c'è qualcosa in
quel segreto che la distrugge ogni secondo di più-
-E' per questo che le hai strappato gli occhi?- si ritrovò a
domandare. Non
sapeva da dove era nata quella supposizione.
-Forse.-
Lui fu colto da un'ondata di odio puro, l'afferrò per le
spalle e sbatté il suo
corpo, sottile e sinuoso, contro il tronco dell'albero nero, le strinse
le
braccia. Le sue mani erano forti come tenaglie, le nocche diventarono
bianche,
e sulla pelle di Leanan comparvero i segni dei lividi che le aveva
lasciato,
con un velo di antica soddisfazione notò lo squarcio
all'altezza del petto. Lei
non si scompose granché, lasciò che si sfogasse,
con il viso serio che
affondavano nei suoi occhi blu.
-Ti odio.- scandì quelle parole con voce gelida e musicale,
sentendo sotto le
sue mani strette intorno alla pelle della donna un brivido. Ne era
compiaciuto.
Il suo tono crudele era simile al rumore di un limpido torrente di
montagna che
può straripare e uccidere chiunque incontri sulla sua strada.
-Dicono che amore ed odio sono due facce della stessa medaglia.-
rispose con
tono neutro, come se stessero commentando un libro poco interessante.
-Sparisci.-
-C’è
ancora una cosa che dovevo dirti- disse mentre si
allontanava. Lui la fulminò con lo sguardo –Ti
ascolto- sibilò
-Sai
cosa dice la
teoria del caos?- domandò-Il minimo battito d'ali di una
farfalla può provocare un uragano dall'altra parte del
mondo-
recitò mordendo ogni parola.
-Mi
sembra un consiglio adatto alla tua condizione, stai
attento alle decisioni che prendi.-
-Cosa? No, non ti preoccupare.- rispose. Non si aspettava di trovarsela
dietro
le spalle. Lei gli si avvicinò ancora. Oh, ti
prego no. Non guardarmi con
quell'espressione confusa e in ansia.
-Tom mi ha spiegato più o meno chi sei. O meglio, cosa
sei.- sussurrò
pianissimo.
-Oh. Anche cosa ho fatto?- si informò. Stupido Tom, sarebbe
stato tutto più
facile se non avesse parlato.
-Si. Sei ancora innamorato di Jenny?- La domanda lo stupì
per la seconda volta.
-No, non mi interessa più- il suo sguardo ampio e sincero la
lasciarono senza
fiato. Dio, è bellissimo.
-Capisco. Verresti con me? Hai bisogno di qualche punto.- Lui si
toccò la
testa. Sangue? Ora che ho i poteri posso sanguinare? Oh,
giusto sono ancora
umano.
-Ti seguo.- rispose. Non che ne avesse motivo, sapeva benissimo dove
parcheggiava la macchina, ma non poteva certo raccontarle tutto.
Salirono in macchina, la sensazione di Deja vù fece girare
la testa ad Elly. Che
diavolo mi prende? Datti una calmata, Elisabeth!
-A cosa pensi?- la sua voce era quasi più bella dei suoi
occhi.
Quasi... era ancora indecisa.
-Mi sto chiedendo se sia tutto vero, o se sto sognando.-
-Se stessi sognando, non sogneresti uno come me.- gli occhi erano un
po' più
scuri. Forse perchè era in penombra, forse perchè
stava pensando a qualcosa che
non conosceva.
-Perchè non dovrei sognarti?-
-Semplicemente perchè, nel caso mi sognasti, non sarebbe
altro che un incubo.-
La sua voce divenne più profonda, gli occhi si incupirono di
più. Era
tremendamente serio.
-Uno come te? Un uomo ombra?- domandò
-Si-
-Perchè dovrebbe essere un incubo?- farfugliò
-Non mi sembri così cattivo.-
Julian sbuffò. Non le sembrava cattivo, Jenny era riuscita a
superare i suoi
giochi, a farlo cambiare. Che diavolo è successo
nell'ultimo secolo? Pensò
con stizza
-Sono un lupo in veste d'agnello, se facessi immediatamente paura che
soddisfazione ci sarebbe?- rispose con un ghigno da lupo davvero
convincente.
Lei strinse i pugni intorno al volante, corrugò la fronte.
-Sono sicura che dici così perchè nessuno ti ha
mai dato fiducia.- lo disse di
getto, senza neanche sapere perchè lo avesse detto.
Che diavolo le
succedeva? le bastava un bel ragazzo per dire quelle cose assurde?
Lui la guardò, stupito. I suoi occhi erano profondi come i
laghi cristallini
della Norvegia, o come il blu al centro della fiamma oppure come
l'oceano visto
dall'aereo. C'era qualcosa di bello e familiare in quei occhi di un
cobalto
scuro, o qualcosa di pericoloso, non riuscì a capirlo.
-Perchè sei così gentile con me?-
-So cosa si prova a non essere accettati dalla gente, ho provato questa
sensazione sulla mia pelle per anni.-
- Perchè sei francese e ti sei trasferita in America?-
-Come lo sai?- era incredula.
-Il tuo accento.- improvvisò Julian, -E sicuramente un
accento Parigino, il più
dolce- continuò a spiegare. Il suo sguardo si
addolcì, e le labbra si piegarono
in un dolcissimo quanto amaro sorriso.
-Oh. Si, sono nata e cresciuta a Parigi.-
Lo fece sdraiare sul lettino. Posò la borsa nella sedia
vicino e si andò a
cambiare. Julian la guardò allontanarsi e, non appena la
vide chiudere la
porta, le prese la borsa e tirò fuori la piccola agendina
rossa.
-Tom....trovato!- imparò a memoria il numero, se solo
provava ad immaginare la
loro conversazione gli veniva da ridere. Rimise subito a posto l'agenda
e la
borsa e si sdraiò di nuovo, giusto in tempo per vedere la
porta che si apriva
ed Elly che entrava nella stanza...lei e quel suo meraviglioso sorriso.
-Scusami, ci ho messo una vita.- si infilò i guanti in
lattice sterili e iniziò
a mettergli i punti, parlava e la sua voce, ancora una volta, aveva
qualcosa di
musicale, era dolce e leggera. Le guardò gli occhi e si
chiese se Leanan avesse
ragione. Forse era vero, forse aveva paura di qualcosa, ma di cosa? Che
il suo
segreto fosse svelato?
-Fatto.- esclamò soddisfatta con un sorriso a trentadue
denti.
-Grazie- Mormorò, si sentiva intontito e aveva un forte mal
di testa.
-Ascolta, devo dare un'occhiata ai miei pazienti...ma ci
metterò solo qualche
minuto. Potresti aspettarmi nella saletta qui accanto?-
domandò con i suoi
fantastici occhi da cerbiatto.
-Non ti preoccupare.- In realtà era quello di cui aveva
bisogno. Non appena la
vide allontanarsi prese la cornetta del telefono dell'ospedale, compose
il
numero di Tom, e aspettò che rispondesse.
-Pronto?-
-Tom, sono Julian.-
-Julian! Che diavolo
vuoi? Se hai fatto del male ad Elly ti
ammazzo...- urlò Tom, la sua voce era impastata per il sonno
e, se solo fosse
stato umano...veramente umano, forse sarebbe stato intimorito. Ma era
di fretta
e aveva cose molto più importanti a cui pensare.
- Non è proprio il momento per le minacce, non ho fatto del
male a nessuno,
tranquillo. Devo parlarti.- La sua voce calma e chiara scombussolarono
il
bruno.
-Di cosa dovremmo parlare?- domandò con una nota di
curiosità nella voce.
Julian alzò gli occhi al cielo -Di cose importanti. Dico sul
serio, devi venire
subito qui.-
-Come posso fidarmi?- domandò con voce cupa.
-Tom, lo so che mi odi. Non ti chiedo di perdonarmi, lo so che quello
che ho
fatto è sbagliato per gli standard umani. Ma ho bisogno di
una mano e Elly
potrebbe essere in pericolo...- Non aveva calcolato che avrebbe dovuto
convincerlo, non ci aveva minimamente pensato. Ora, invece, sembrava
più che
logico. Tom sbuffò sonoramente, ma aggiunse che sarebbe
arrivato tra qualche
minuto. Julian e riagganciò. Mentre lo aspettava si
sfiorò lo stomaco con la
punta delle dita, quanto sarebbero durate le rune? per quanto avrebbero
resistito? L'idea di morire dissanguato lo impensieriva...e se non
fosse
riuscito a salvare Elly?
-Eccomi qui Julian, cosa mi dovevi dire di così importante?-
Tom era arrivato
in un baleno, l'uomo ombra ne fu stupito.
-Te l'ho già spiegato, Elly è in pericolo.-
rispose sedendosi e abbassando le
palpebre.
-Cosa vuol dire... perchè sarebbe in pericolo?-
Julian gli raccontò tutto. Del gioco, di Leanan, di tutto
quello che era
successo nel labirinto. Tutto. Non gli interessava
avere segreti per il
momento, doveva agire in fretta ed estirpare il male alla
radice...buffo che
fosse proprio lui a pensare una frase simile.
-Quindi...- faticava a mettere insieme tutte quelle
informazioni, era
davvero assurdo. -Tu mi avresti salvato la vita?- domandò
incredulo.
-Ehm, avevo bisogno di una mano.- rispose a disagio.
-Sai, forse Jenny aveva ragione.-
-In che senso?- domandò l'uomo ombra confuso.
-Non sei del tutto cattivo.- Tom lo stava guardando con uno sguardo
così
cristallino che Julian diede quasi di stomaco, cielo quanti
sentimentalismi.
-Non ho fatto nulla di buono! Se tu fossi morto, Jenny avrebbe pianto e
mi
avrebbe rallentato- Si difese.
-Dio, perchè credi che aiutare la gente sia sbagliato?
Cos'hai che non va?-
domandò
-Io..non c'è tempo per psicoanalizzarmi. Dobbiamo sistemare
un po' di cose.-
tagliò corto. Sotto la luce del neon ospedaliero i suoi
capelli erano
opalescenti e color nebbia, sembrava ancora più pallido del
solito, gli dava
un'aria spettrale come se non fosse realmente li.
-Che facciamo?- domandò Tom pronto all'azione.
-Dobbiamo sistemare una faccenda prima.- Julian si alzò
dalla sedia e, con Tom
al seguito, cercò la sala infermieri. Prese i primi due
camici bianchi che
trovò, ne infilò uno e l'altro lo
passò a Tom.
-Bene, Dottor Hause. Perchè non mi spieghi che cosa vuoi
fare, non lo sai che
se ci beccano finiamo in un mare di guai?- Lo sgridò
infilandosi il camice, era
incredibile che si stesse fidando proprio di Julian.
-Dobbiamo fare visita ad un paziente.- spiegò alzando gli
occhi al cielo e
uscendo dalla saletta.
Tom 0gli camminava a testa bassa, pregando che nessuno lo notasse,
Julian
invece sembrava del tutto a suo agio. Dovevano evitare di passare dalle
sale
dei pazienti in cura a gli specializzandi altrimenti avrebbero
incrociato
Elly.
-Ciao, siamo i tuoi nuovi dottori. Dobbiamo farti una visita.- Disse
Julian con
fare rassicurante al bambino di circa sette anni, aveva un aspetto
malaticcio e
stanco. La madre doveva essersi appena addormentata.
-Tom- sussurrò al bruno -Controlla che non arrivi nessuno.-
Perse la cartella
del ragazzino e iniziò a leggere. Sui fogli ordinati la
scrittura decisa e
professionale di Elly spiccava, aveva provato davvero qualsiasi cosa.
Si guardò
la punte delle dita, poteva farcela.
-Farò una cosa...Ti farà un po' male ma non devi
fare rumore perchè a tua mamma
potrebbe svegliarsi.- gli spiegò in un sussurro.
Il bambino annuì, attento. Lo guardava con gli occhi grandi
e spalancati,
sembrava capire che quello strano ragazzo potesse aiutarlo. Julian
scostò le
coperte e gli sollevò il pigiama, poi prese un bisturi e si
fece un taglio sul
braccio. Si guardò per un attimo il taglio che si riempiva
di Sangue, ne
raccolse un po' con il dito e iniziò a fare un disegno
veloce e preciso. Rune,
il sangue iniziò a friggere sulla pelle candida del bambino,
ma lui non fece un
fiato.
-Ti senti meglio?- domandò gettando il bisturi, coprendolo e
lanciando
un'occhiata alla madre che continuava a dormire, anche nel sonno aveva
un'aria
preoccupata.
-Si.- sussurrò il bimbo.
-Bene. Non devi dire niente a nessuno, intesi?-
-Sei un angelo?- Chiese il bambino con gli occhi grandi di un intenso
color
nocciola. Julian rimase interdetto a quella domanda, lui...Un angelo?
Gli
sorrise, come non aveva mai fatto, aveva abbandonato per un momento il
suo lato
da lupo.
-No, sono qualcosa di un po' più antico. Ora dormi, e
ricorda di non dire nulla
a nessuno...mai-
-Julian, perdonami se ti ho fatto aspettare così tanto,
ho...- Elly si fermò a
metà frase, Tom rimase in silenzio aspettandosi una sfuriata
da parte di Elly.
-Elly...non ti preoccupare, non sono qui per uccidere nessuno-
scherzò alzando
le mani come se fosse in arresto -Volevo solo scusarmi con Julian-
spiegò
guardando il ragazzo di qualche centimetro più basso.
-Scusa Julian- disse con tono serio.
-Ehm...- rispose confuso, sembrava quasi stupito -Non fa
niente-
Lei sorrise felice, compiaciuta. Li seguì fino alla macchina
dove salutarono
Tom, e tornarono a casa.
-Ti fa molto male la testa?- si informò lei.
-No-
-Ma hai preso gli antidolorifici, vero?-
-Si.-
-Parlo troppo?- domandò dopo l'ennesima domanda a raffica.
-Mi piaci quando parli, hai una voce molto dolce- rispose Julian
notando, con
gioia, che le guance di Elly si erano improvvisamente imporporate.
Rimasero in silenzio per tutto il resto del tragitto, anche se non era
molto
lontano. Per tutto il tempo non aveva fatto che pensare al suo segreto,
odiava
ammetterlo ma non ne veniva a capo. Non era certo onnisciente, ma
riusciva a
capire al volo le persone eppure non valeva per Elly. Quella ragazza
era
un'enorme punto interrogativo. Che c'entrasse la sua famiglia? Quando
Leanan
stava per ucciderla, la prima volta, aveva notato che aveva
materializzato sua
madre e una bambina, forse era sua sorella...Jean aveva accennato a
qualcosa
del genere.
-Siamo arrivati.- annunciò Elly parcheggiando la macchina
nel vialetto. La casa
aveva un aspetto comune e familiare, entrò e si fece guidare
da Elly fino alla
sua stanza dove le augurò la buonanotte. Lasciò
sprofondare la testa nel
cuscino, esausto. Devo scoprire quel segreto, i
suoi pensieri erano
vaghi, distratti e sconnessi. Lasciò che la mente vagasse
nella nebbia del
dormiveglia, aspettando che un nuovo incubo prendesse vita.
Il primo sogno che aveva fatto a casa di Elly riguardava lei. Questo
invece
riguardava lui.
continuava ad essere sdraiato ma la luce era spenta, per fortuna. E non
c'era
Elly.
-Elly? Elly...dove sei?- le sue parole si persero nel vuoto, sentiva il
cuore
pompare sangue a ritmo dei suoi respiri affannosi.
''Devo uscire da qui, devo alzarmi'' Fece un respiro profondo, doveva
calmarsi
e pensare, pensare seriamente. E cosa c'era di più isolato
di un proprio sogno?
Inspirò ed espirò, ecco i suoi polmoni.
Sbatté due o tre volte le palpebre,
poteva vedere. Schioccò le labbra, anche se non poteva
palare poteva comunque
muovere il viso.
''Ok, iniziamo di nuovo dall'inizio: con la mano sinistra A S D F, con
la mano
destra H J K L. Devo riscrivere la storia.''
Si alzò dal letto, era in una stanza piccola e bianca, nella
penombra i muri
assumevano un'inquietante grigio scuro. Ma lui ci era riuscito, era
riuscito a
muoversi.
Ne era così felice...si sentiva invincibile. Poi lo
sentì; il rumore
gocciolante come la morte, non voleva crederci. Dai muri
iniziò a sgorgare
acqua, lentamente. Leanan era in piedi di fronte al suo letto, lo
sguardo
imperturbabile, immobile come uno spettro, come un'immagine pallida e
opalescente.
L'acqua continuava a colare come se piovesse, poco importava che fosse
impossibile che piovesse in una stanza chiusa e priva di finestre,
quello era
un sogno. Il suo incubo personale.
Il rumore di una porta che sbatte lo distrasse da quella immagine, Elly
era
appena entrata nella stanza e lo guardava stupita e preoccupata.
-No, Elly.- urlò saltando dal letto e prendendola tra le
braccia. -Vai via, ti
strapperà gli occhi- si rese conto di aver esagerato, lui
non reagiva mai in
quel modo e quello era solo un sogno.
-Julian, va tutto bene....calmati ora.- gli prese il viso tra le mani
guardandolo con quei occhi pieni di lacrime e preoccupazione.
Come faceva a stare calmo? La stanza continuava a riempirsi d'acqua e
lei
sarebbe morta.
L'acqua ora gli lambiva i fianchi ma lei cercava di prendergli le mani
-Calmo, Julian, calmati- continuava a ripetere.
L'acqua saliva e non poteva salvarla, che fosse quello il suo incubo?
essere del
tutto impotente davanti alla morte?
-Bene Julian, apri la mente, ci sei quasi-
L'acqua gli arrivava al collo e ormai non vedeva ne Elly ne Leanan, le
parole
della Sidhe gli erano state sussurrate con dolcezza ma non riusciva
apprestarci
attenzione in quel momento. Alzò lo sguardo e vide sopra di
lui un'apertura.
Iniziò a nuotare, con energia, cercando di raggiungere la
luce più velocemente
che poteva...
Si alzò di scatto dal letto, portandosi una mano
alla bocca. Era solo un
sogno, e lo sapeva. Allora perchè tremava
così tanto? Si era
sentito...era come se fosse stato vicino a qualcosa, qualcosa di molto
importante. Si alzò dal letto e corse giù, la
rivide per l'ennesima volta,
bella e disordinata, con i capelli legati in uno chignon improvvisato a
cantare
canzoni trasmesse dalla radio nel soggiorno, intenta a cucinare la
colazione,
vestita solo di shorts di jeans e una maglietta corta che le
accarezzava il
fianco.
-Buongiorno Principino, hai dormito bene?- Domandò
fulminandolo con i suoi
bellissimi occhi viola. La prima volta che aveva visto quella scena lei
cucinava tranquilla, non c'era ne musica, ne quel sorriso
così largo.
-Buongiorno, ho dormito benissimo. Grazie- mentì bevendo in
bicchiere d'acqua
che gli porgeva.
-Mhh- mormorò -Allora perchè stai mentendo, se
hai dormito così bene?- domandò
distogliendo lo sguardo dalle uova strapazzate, il suo sorriso furbo ed
indagatore
era rilassato ed attento. Una vera volpe!
-Ti si bruciano le uova- disse Julian distraendola.
Lei distolse per un momento lo sguardo, concentrandosi sulla colazione.
Gli
servì uova e pancetta, del caffè e una mela.
-Dico sul serio- disse sedendosi davanti a lui -Hai dormito male?-
domandò
preoccupata.
Si agitò un po' sulla sedia, ovviamente non poteva dirle la
verità e non
poteva mentirle. L'agnellino aveva incastrato il lupo.
-Ho dormito come un sasso... ma ho fatto un incubo, tutto qui- rispose
optando
per dire una parte di verità. Per assurdo, un uomo ombra
è sempre abituato a
dire la verità proprio perchè, avvolte, la
verità è più amara di una bella
bugia.
-Ne vuoi parlare?- domandò sfiorandogli la mano vicino al
piatto con la
propria, la storia stava già cambiando.
-Non c'è molto da dire in realtà, non
è durato tanto...non era neanche così
spaventoso ora che ci penso...- ed era vero. Ora che ci rifletteva con
un po'
più di lucidità, una stanza che si riempie
d'acqua non è chissà quanto spaventosa.
La storia cambia se sei dentro la stanza, non puoi uscire e la donna
che ami e
li dentro. Le raccontò il sogno, anche se non le disse di
averla sognata, ne di
Leanan.
-Strano come sogno.- dice con uno strano sorriso, -Sai, anche io ho
fatto
un incubo stanotte...molto simile al tuo- La musica alla radio era
cambiata,
uno strano ritmo ovattato li circondava, il suono del basso e del piano
che si
fondevano creando una specie di lamento armonico, voci basse ed
angeliche.
-Davvero? Cosa hai sognato?- domandò curioso, guardandola
con la testa
lievemente inclinata.
With your feet in the air
and your head on the ground
-Ero sott'acqua, non so perchè....ma mi sogno sempre
sott'acqua- spiegò con uno strano sorriso, forse notando
l'espressione troppo
concentrata di Julian,
Try this trick and spin it,
yeah
-Ad ogni modo, ero lì che camminavo sul fondo del mare.-
chiuse gli occhi, come se stesse rivivendo quel sogno...o quell'incubo.
-E tutt'attorno a me c'erano dei mostri. Da ogni parte.- la
sua voce
tremava, sembrava molto spaventata, e Julian le prese la mano, aveva
intuito
che stava per rivelare qualcosa di molto importante, era sul filo del
rasoio e
non desiderava altro che sapere. Aveva fame di verità.
-Allora...- aprì gli occhi e lo guardò con le
guance che si imporporavano
all'improvviso.
-Cosa?- domandò Julian esortandola a continuare.
Your head will collapse
-Solo ora mi rendo conto di
quando sia stupido il mio sogno... è così
imbarazzante.- disse distogliendo lo
sguardo da quei meravigliosi occhi blu. -Ecco...ti ho sognato.-
-Davvero? Racconta- ordinò visibilmente colpito.
-Bhe, vedo questi mostri che mi nuotano accanto e hanno degli enormi
occhi blu,
come i tuoi... allora ti ho visto- fece un grosso sospiro -Gridavo, ma
tu non
mi sentivi. Ho cercato di raggiungerti...-
But there's nothing in it
-...Ma la corrente mi tratteneva.- la sua voce tremava, aveva la pelle
d'oca -
sentivo dentro di me la tua voce-
And
you'll ask yourself
-Dicevi
''Devo tornare in dietro, ti strapperà gli occhi''-
Where
is my mind?
-Finchè un mostro non
azzanna con la sua bocca enorme, e urli. Mi sono svegliata
così spaventata...-
concluse come se non riuscisse a credere a quello che aveva appena
detto. Era
come se a Julian avessero versato a dosso una bacinella d'acqua gelida,
era
incredibile. Se ne ricordava, tutto quello che era successo se lo
ricordava....Qualcosa catturò la sua attenzione, la canzone.
L'aveva già
sentita da qualche parte, ma li per li non si era reso conto dove.
L'aveva
cantata Leanan, quando era nella stanza piena d'acqua. Era una canzone
strana,
così triste e drammatica, non era da lei cantare quel genere
di cose. Certo,
loro erano uomini ombra. E si odiavano, era un po' triste ma si
odiavano anche
se erano della stessa specie, era nel loro DNA odiare e distruggere,
tutti gli
altri mondi li allontanavano continuamente, senza avere
l'opportunità di
redimersi. Non che volessero farlo in ogni caso. E lui si era sempre
sentito un
po' fuori posto, per questo osservava i meravigliosi colori della
terra....da
loro quei colori non esistevano, e tutto ciò che
creava era destinato a
scomparire. Aveva vissuto un'esistenza da solo, e Leanan gli era stata
in
qualche modo vicina, a modo suo. Ma...lei? Davvero lei poteva essere
triste,
poteva provare davvero sentimenti? Si portò una mano al
volto, pensieroso.
Quelle parole avevano qualcosa di strano, doveva esserci sicuramente un
motivo
per aver scelto proprio quelle parole. Non era certo il tipo di donna
che
lascia tutto al caso.
-A cosa pensi?- domandò Elly avvicinandosi
ancora a lui.
-A nulla di importante, stavo solo cercando
di ricordare dove ho già sentito questa canzone- rispose
indicando lo stereo.
Il discorso cadde quando suonarono alla porta. Elly saltò
sulla sedia come se
l'avessero punta con un ago, tornando di nuovo la ragazza spensierata e
felice
che lo aveva accolto in casa.
Aveva aperto al fratello, lo stava
abbracciando. Julian lo salutò con un cenno, presentandosi.
Stava per salire
in camere per chiamare Leanan quando Lei lo fermò. Elly era
al centro della
sala, il suo sorriso illuminava la stanza.
-Ho un grande annuncio da fare!- esclamò
euforica -Ieri notte mi hanno chiamato dall'ospedale e mi hanno detto
che un
bambino che stavo seguendo, che sembrava spacciato, si è
ripreso in una notte sola!-
quasi urlò quelle parole talmente era felice.
-Sorella, è incredibile!- disse felicissimo
Jean abbracciandola.
-E' una notizia fantastica.- disse Julian con
un sorriso lieve, guardandoli abbracciarsi e scherzare felici. -Per
questo, vi
offro la cena stasera. Sono troppo felice per non festeggiare.-
aggiunse.
-Sei pronto?- domandò Jean con un paglio di blue-jeans e un maglione color crema.
-Si- rispose Julian stringendo le spalle, odiava quando lo distraevano dai suoi pensieri.
-Ma vieni vestito così?- domandò Jean guardandolo storto. Julian si guardò i vestiti, i suoi jeans neri e stretti gli stavano in modo fantastico come la maglietta blu e una giacca.
-Cosa c'è che non va?- domandò Julian guardandolo di traverso.
-Non hai freddo?- domandò incredulo il ragazzino, era ovvio che ancora non sapeva che era un uomo ombra. Julian si mise a ridere a quelle parole, una risata da vero lupo cattivo, che venne interrotta da Elly, quando scese le scale vestita di un bel vestito nero. Era aderente e a maniche lunghe, ma corto lasciando le gambe lunghe e candide in bella vista, sulle spalline dei fili dorati si torcevano in ghirigori e spirali donando quasi un'aria imperiale a un vestito così semplice.
-Siete pronti?- domandò con un sorriso tranquillo.
Il tragitto il macchina era stato breve, o così era parso a Julian. Gli piaceva stare in macchina, vedere il paesaggio invernale che sfreccia sotto i suoi occhi, le chiacchiere senza senso dei suoi compagni di viaggio, la musica che invadeva l'abitacolo e il rumore rilassante del motore. Chiuse un momento gli occhi, cullato da quella sensazione.
Stava di nuovo sognando, non si era accorto di essersi addormentato. E gli uomini ombra NON dormono, mai. Era disteso e guardava il soffitto, ancora e ancora. Sarebbe mai finita quella agonia? Non c'era traccia di Leanan, ne dell'acqua, ne di Elly. Era solo. Tutto ciò che udiva era il battito accelerato del suo cuore e il solito ticchettio stridulo che lo accompagnava.
-Ti sei svegliato- sussurrò una voce accanto a lui, voleva girarsi ma era legato da una forza invisibile, i suoi occhi erano socchiusi, vedeva la stanza solo attraverso le ciglia folte. La voce era dolce, lieve. Elly. Con la coda dell'occhio riuscì a scorgere la sua chioma nera, ma non poteva vedere i suoi occhi, ne il suo sorriso che per qualche ragione gli sembrava spento.
-Ascolta.- disse concentrandosi per non versare lacrime -Farei di tutto per farti svegliare Julian. E' stata tutta colpa mia, ti ho ferito. Ma ora devi svegliarti.- sussurrò pianissimo.
-Svegliati.- ordinò con forza.
Spalancò gli occhi, confuso. Era a terra, l'asfalto nero ad accarezzargli il volto, sdraiato in modo scomposto. Un altro vecchio clichè della letteratura era la stupida frase che si trova nei thriller di quarta categoria: cosa è successo? E lui non lo sapeva davvero, si guardò intorno cercando di scorgere la più labile traccia. Si voltò piano, facendo leva sui gomiti. La macchina era ridotta ad un cumulo di rottami, Elly sembrava ancora incastrata tra il volante e il sedile, l'auto che gli era venuta a dosso era tutta accartocciata contro la loro. Si alzò, mosse qualche passo incerto e ferito, ma la vista lo abbandonava e la nausea assaliva il suo stomaco. La sua ultima Chance, l'ultima partita, l'ultima battaglia era stata persa. Era stato sconfitto? L'asfalto acquisì una strana angolazione, stava svenendo.
NO, Elly...
l'oscurità era così uniforme da fargli pensare d'essere diventato cieco, e cos'altro poteva essere accaduto? Un uomo ombra scruta nel buio come un falco. Galleggiava in un dormiveglia forzato, con il corpo schiacciato verso terra, ma lui non si arrendeva e cercava di strisciare verso di lei.
Elly, Elisabeth. Arrivo, tu non rimarrai al buio, ti riporterò alla luce. Lo giuro, lo prometto. I-io sono quello che esce dall'ombra, con il sorriso da lupo e gli occhi antichi, pronto ad affrontare la follia. Scaccerò via tutti i demoni che affollano la tua mente. Dovesse anche costarmi fino all'ultima goccia del mio sangue mostruoso, divorerò i fantasmi che ti spaventano e poi sparirò lasciandomi dietro solo un cenno, una strizzata d'occhio e una battuta sagace. Cammino da solo...chi mai vorrebbe camminare con me?
La sua mente elaborava mille e mille idee, senza riuscire a connetterle tra loro.
Dovresti svegliarti, aprire la tua mente, gli aveva detto Leanan ma quando aveva aperto gli occhi nulla era cambiato.
L'immagine non è la realtà, facciamo vedere ad un bambino l'immagine di un cane e gli diciamo che è un cane ma non lo è, forse Julian è un'artista perchè riesce a far diventare le immagini reali. Zach che spiegava quale poteva essere il suo potere, si aveva centrato il punto quella volta, ma un uomo ombra può realizzare i sogni, e Julian sapeva tutto su i sogni. Poteva suonarli come strumenti, manipolarli in modo che un sogno diventasse il peggior incubo mai vissuto. I suoi pensieri si stavano disperdendo, la mente vagava, attenta ma distratta. Come quando la notte i pensieri più assurdi sembrano reali, come quando le conclusioni più ovvie vengono percepite con chiarezza quasi dolorosa.
C'è un antico principio in medicina: la risposta più semplice di solito è quella giusta. è chiamato rasoio di occam. Non so come la pensate voi ma mi sembra più plausibile che io stia sognando...
Riaprì gli occhi solo per un momento, la consistenza dell'asfalto era cambiato, era più morbido, soffice...caldo. Toccò le lenzuola del letto di Elly, senza più avere la minima idea di cosa fosse successo nell'ultimo secolo per essere stato preso in giro così pesantemente dal destino.
E bene si, mancano pochi capitoli alla conclusione...non so bene quanti, ma sono pochi. che ne pensate?
Poi, se posso sviare un momento dall'agomento, ho ricevuto una meravigliosa notizia! Partendo dal principio, stavo parlando su Facebook con una mia amica americana, Stefanie, che mi raccontava che era sul sito della Smith. Sul sito della scrittrice, dove si possono fare domande, le ha chiesto se avesse intenzione di continuare il gioco proibito e questa è stata la risposta: Non ho neanche iniziato quel libro ancora. In primo luogo, devo finire l'ultimo libro della serie Night World, Strano Destino, e un libro che era originariamente parte di Strano Destino, ma è diventato così grande che l'ho fatto diventare il suo romanzo, che si chiama L'ultima Ninna Nanna. Dopo che ho finito entrambi questi libri, inizierò Il Gioco Proibito: Rivincita.
Cioè, probabilmente avrò ottantanni quando arriverà in italia, ma chissene! Se non fa risorgere in qualche modo Julian brucio il libro xD
Ok, ok. fangirleggio troppo quindi vi saluto!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, un megabacio
Cyanidelovers