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Autore: Agapanto Blu    12/09/2012    7 recensioni
Anno Domini 1234.
Chatel-Argent, feudo dei Montmayeur, Francia.
Quando Daniel Freeland decide, come ultimo tentativo di aiutare la figlia diciottenne, di portare la sua Alexandra nel passato, non si aspetta certo l'immensità di sciagure che, con più foga e sadismo del solito, Hyperversum gli scatenerà contro...
Tra un rapimento, segreti che tornano alla luce e giovani amori, sembra che tutto si stia rivoltando contro il gioco di maschere dei Ponthieu e perfino la morte potrebbe non essere così certa...
Ma chi si cela dietro tutto ciò?
**********
Quando i battenti furono aperti di nuovo, il Falco d’Argento non esisteva più e Ian Maayrkas veniva portato fuori dalla sala con i polsi incatenati dietro la schiena e due guardie ai fianchi.
Lo sgomento della corte francese fu totale.
*****
Daniel non voleva crederci, non riusciva a crederci.
Eppure davanti a lui, terribili nelle loro armature, l'una con un leone d'oro rampante in campo rosso e l'altra bianca con una croce nera centrale, stavano gli incubi più tremendi che Hyperversum gli avesse mai fatto incontrare.
Jerome Derangale sorrise.
"Chi abbiamo qui?"
Al suo fianco, il barone Gant rise.
"Una spia senza signore!".

Alcuni personaggi leggermente OOC.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Daniel/Jodie, Etienne/Donna, Geoffrey/Brianna, Ian/Isabeau
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Allora, questa storia non pretende di essere al pari della Randall, ma è solo un'ipotetica quarta parte che io ho immaginato...
Vi lascio al capitolo e ci leggiamo sotto...
Agapanto Blu
 
 






1. Falchi come lui
 
 

“Pochi sono gli uomini che possono vantarsi d’aver volato in alto come un falco…”
(Anonimo, secolo XIII)

 
 
Il giovane salì l’ultimo gradino e si ritrovò sulla torre più alta del castello…
Già, il castello…
Casa sua da anni, ormai…
Si avvicinò con lentezza ai merli e lasciò vagare lo sguardo su tutta la sua terra…
I campi erano stati arati da poco con l’aiuto dei soldati e dei tre conti di Ponthieu: padre e figli…
“Fare il cavaliere” diceva sempre l'uomo, “Non è pesante quanto fare il bracciante, nemmeno in guerra!”
Di solito era a quel punto che il cavaliere si avvicinava alla moglie, dama Isabeau de Montmayeur, per baciarla aggiungendo: “Ma forse dipende da chi si ha al proprio fianco...”
Anni prima i figli avrebbero storto la bocca a una scena così “sdolcinata”…
Ora, adulti, non potevano che immaginare se la propria moglie sarebbe stata come la loro madre…
L’uomo si sedette e si spostò i capelli scuri dagli occhi.
Occhi azzurri come i cieli nei quali i falchi volavano.
Parecchi scalini più in basso si stava svolgendo una riunione tra i feudatari maggiori: Guillaume ed Etienne de Sancerre, Henri de Bar, Henri de Grandprè, Pierre de Courtenay e perfino sua maestà Luigi IX con la madre Bianca di Castiglia che esercitava la reggenza al posto del figlio.
Tutta la corte francese era riunita nel salone a discutere dell’andamento del paese e del fatto che Luigi IX fosse ormai pronto a prendere le redini del regno senza bisogno dell’aiuto della madre…
E lui stava lassù…
Sospirò tristemente.
Il Falco d’Argento era irraggiungibile: era lo stratega, il grande cavaliere, il predatore preferito del passato Re Filippo Augusto II, il fedele del conte Guillaume de Ponthieu…
Chi poteva eguagliarlo?
“Nessuno…” sussurrò il ragazzo con amarezza.
Sorrise vedendo le guardie che lo scrutavano per capire se stessero vedendo il conte cadetto Jean Marc de Ponthieu o suo figlio il conte Marc de Ponthieu.
Marc le osservò poi sorrise e fece un piccolo inchino per farsi riconoscere.
Le guardie restituirono il cenno e poi tornarono a scrutare il dintorni del castello.
Il giovane sospirò.
Diciannove anni compiuti ma in pochi avrebbero scommesso su di lui quando, pochi mesi prima, si era gravemente ammalato di polmonite.
I rimedi di madame Donna de Sancerre e l’aiuto tempestivo di madame Jodie, tornata appositamente dalle sue terre, avevano permesso la sua guarigione.
Michel, che in molti avevano già dato come successore del padre, era stato felicissimo di rivederlo in piedi e gli aveva restituito con piacere l’onere di essere il principale ereditiere.
Presto la riunione sarebbe terminata e a lui e a suo fratello sarebbe toccata la parte dei nuovi puledri, quelli su cui tutti danno la loro opinione.
Di norma suo padre inventava qualsiasi scusa per risparmiare loro la parte ma, con il re presente e dopo la malattia, non poteva proprio nasconderli.
“Ancora poco… Non è che hai qualcosa da mettere nelle orecchie per evitare di sentire?” borbottò una voce alle spalle di Marc.
Il giovane si voltò per vedere il fratello Michel, di due anni più piccolo.
Se il suo nome veniva dal secondo nome di suo padre quello di suo fratello veniva dal nome del monastero nel quale molte volte i loro genitori avevano trovato ospitalità in momenti difficili.
I due giovani si assomigliavano notevolmente ad eccezione degli occhi: Marc era la copia esatta di suo padre e aveva gli occhi azzurri mentre Michel li aveva dello stesso castano della madre.
“Spiacente…” ammise Marc, “Quanto dici che durerà?”
“Troppo, in ogni caso! Non mi piace fare l’oggetto esposto!” rispose Michel.
Marc ridacchiò.
“Neanche a me!”
Michel si avvicinò al fratello e si sedette tra due merli.
Sembrava agitato.
“Che c’è?” chiese Marc.
“C’è che certe persone non hanno un minimo di rispetto!” bofonchiò Michel, “Giù di sotto c’è qualcuno che sostiene che a me dispiaccia che tu ti sia salvato!”
Marc sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
“Scherzi? E perché dovresti esserne dispiaciuto, scusa?” chiese.
Il fratello alzò le braccia al cielo.
“Perché se tu fossi morto, io sarei diventato il futuro signore di Chatel-Argent!”
Marc sorrise.
“Papà non ha fatto sapere a nessuno che lui e lo zio si sono accordati per farci ereditare entrambi, visto che Guillaume non ha figli maschi…” commentò.
Michel annuì.
“Solo Sua Maestà la Regina Madre e Re Luigi lo sanno… Lo zio e papà hanno avvertito il Re mesi fa e questa mattina la Regina…”
“Come l’ha presa?” chiese Marc.
“E che vuoi che ne sappia?! Hanno convocato gli altri nobili subito dopo…” borbottò Michel.
Marc scosse la testa.
“Difficile convivere con il Falco…” commentò.
“Per chi non è un suo simile, sì… Guarda lo zio, per esempio! Quanti guai gli ha combinato papà?”
Marc ridacchiò.
“Un bel po’… La mamma non la conti?” chiese.
“La mamma è un Falco tanto quanto lui… Per lei non è un problema…” disse Michel con un sorriso.
Ripensarono a quanto la loro madre fosse cocciuta: testarda nel suo amore quanto docile in tutto il resto.
I due conti rimasero per un po’ a osservare le terre. Sapevano già che Chatel-Argent e il feudo dei Montmayeur sarebbero andati a Marc ma per il momento erano ancora di entrambi.
“Fammi una promessa Marc…” disse all’improvviso Michel.
“Quale?” chiese il fratello stupito.
“Che, indipendentemente dalle terre, faremo il possibile per stare sempre dalla stessa parte!”
Marc lo guardò è capì di cosa stava parlando: Giovanni Senza Terra e Riccardo Cuor di Leone, storia a loro raccontata dal padre per fargli capire l’importanza di un legame forte in quell’epoca dove i tradimenti erano frequenti anche nella stessa famiglia.
“Promesso…” sussurrò serio.
I due si fissarono negli occhi per un po’.
Pensavano al loro compito, a ciò che poteva accadere e si chiedevano se mai qualcosa o qualcuno avrebbe potuto dividerli e renderli nemici.
Il loro legame era forte e saldo, basato su una famiglia unita nonostante le difficoltà e sulla sincerità anche nei casi più difficili.
Ripensò a quando, ancora piccolo, era stato privato del padre dallo zio: non sapeva il motivo del litigio e, in realtà, non ricordava nemmeno tanto bene gli avvenimenti ma aveva sentito il racconto di sua madre anche se non sapeva quale fosse il motivo della contesa.
Sapeva solo che suo padre aveva un profondo segreto che non poteva raccontare nemmeno a loro ma che voleva sapessero esistere.
Qualcosa che dipendeva dalla sua fedeltà a suo fratello.
Si sorrisero, certi che nessuno sarebbe mai venuto meno al proprio dovere: la fedeltà era un tratto dominante della loro famiglia.
Da lontano le loro tuniche dei colori del casato brillavano rendendoli visibili a chiunque nel castello.
Azzurro e argento.
Due Falchi sulla cima della torre.
“Vi aspettano di sotto…” fece una voce.
I due ragazzi si voltarono e scattarono in piedi, sorpresi.
Jean Marc de Ponthieu li osservava sorridente.
“Dobbiamo proprio?” gemette Michel.
Jean scoppiò a ridere.
“Temo proprio di sì…” disse poi indicò loro le scale che portavano giù dalla torre, “Sua Maestà vuole parlarvi…”
“Cosa ne pensa della spartizione dei feudi?” chiese Marc avvicinandosi al padre.
L’uomo gli mise una mano sulla spalla.
“Ve lo dirà lei…” disse enigmatico.
Marc e Michel si scambiarono uno sguardo confuso poi obbedirono al padre e scesero le scale verso il salone principale del castello.
Jean indugiò un istante sulla torre: dopo ore passate rinchiuso in una stanza a discutere di politica e a fare la super-spia per suo fratello Guillaume e per la regina Bianca, starsene un po’ a contatto con il cielo era bellissimo.
Ma il momento era critico: in quell’anno, il 1234, la regina Bianca avrebbe lasciato la reggenza e al trono sarebbe salito suo figlio quartogenito, Luigi IX detto il Santo… In quegli anni la regina si era trovata contro quasi tutta la corte ma, con l’ascesa del figlio, la situazione si sarebbe tranquillizzata.
Il conte cadetto si voltò e scese le scale dietro ai figli.
Michel fu il primo ad entrare nel salone e la cosa stupì i molti presenti che si aspettavano di veder comparire prima il conte Jean e poi i figli in ordine d’età.
Invece il signore del castello entrò per ultimo suscitando mormorii nella sala.
Marc scorse con la coda dell’occhio lo zio Guillaume, accanto alla regina nel centro della sala, scuotere leggermente la testa e sospirare per l’ennesimo colpo di testa del fratello minore.
Michel si affiancò in fretta al fratello lanciando uno sguardo in tralice ad un gruppo di conti inglesi.
“Chi sono?” gli chiese Marc.
“I famosi ‘qualcuno’ di cui ti ho parlato prima…” sbottò Michel.
I due più giovani Ponthieu si scambiarono due sguardi sconsolati prima di avvicinarsi alla regina e al principe.
Sua maestà era affiancata dal conte Guillaume de Ponthieu, i conti Henri de Bar e de Grandprè, i conti fratelli Sancerre e il barone inglese Geoffrey Martewall.
Filippo Augusto II Capeto, Re di Francia, era morto nel 1226 e da allora, al suo posto, era salita al trono la nuora Bianca di Castiglia poiché il principe Luigi il Delfino era morto prematuramente.
La regina li aspettava con il sorriso sulle labbra ma lo sguardo vigile di chi sa di non avere molti alleati fedeli.
I due ragazzi si inchinarono profondamente e nel rialzarsi notarono che il loro caro papà aveva affiancato il fratello.
È un esame vero e proprio!, pensò Marc con un po’ di paura.
“Ecco gli eredi del Falco!” commentò Bianca, “Pensavamo che l’indistruttibilità del conte Jean Marc fosse unica e invece l’ha trasmessa ai suoi figli direi… Siamo tutti felici che vi siate ripreso, Marc…”
“Vi ringrazio di cuore, Maestà, ma dubito che senza l’aiuto della contessa de Sancerre e di madame Freeland, sarei sopravvissuto…” rispose il ragazzo con garbo facendo un piccolo inchino.
La regina annuì.
“Hanno fatto un ottimo lavoro…” concesse, “Peccato che Madame Jodie e suo marito non siano rimasti…”
Ian si intromise.
“Purtroppo la figlia di monsieur Daniel e madame Jodie è stata molto male di recente, le sue condizioni erano piuttosto gravi a detta del padre…” commentò.
“Sapevo che monsieur Daniel si avviava alla paternità ma non ho più avuto notizie…” disse il conte Henri de Grandprè con stupore.
“Daniel e Jodie non sono potuti tornare molto spesso… Comunque l’erede è una femmina… Ormai una giovane donna… Ha l’età di Michel e le è stato messo nome Alexandra…” rispose Ian con gentilezza.
La regina ascoltava attenta.
“Peccato che non siano più venuti… Mi sarebbe piaciuto conoscerli viste le meraviglie che raccontava mio suocero sul coraggio e l’abilità con l’arco di monsieur Daniel…” commentò la donna.
“Magari in futuro, se le condizioni della giovane lo permetteranno, torneranno in Francia…” azzardò il conte Guillaume.
“Forse…” concesse la regina.
Le porte si aprirono e le dame fecero il loro ingresso.
Davanti a tutte camminava Isabeau de Montmayeur, in quanto moglie del signore del castello, la cui bellezza non era stata scalfita dal tempo.
Dietro di lei entrarono Alinor de Dreux, la figlia Elodie –nata dal matrimonio con Guillaume de Ponthieu-, Donna de Sancerre e la figlia Matilde, Lucrecia de Bar –che aveva dato al marito un figlio solo-, Cécile de Grandprè –la sposa del conte Henri a cui aveva dato ben cinque figli: due maschi e tre femmine- e Brianna Martewall.
Brianna era stata alla fine sposata dal barone Geoffrey Martewall, nonostante la lieve differenza d’età, e gli aveva dato due figli, gemelli dizigoti, un maschio chiamato Harald e una femmina chiamata Petra.
La dame entrarono con la consueta grazia e tutte le conversazioni si zittirono in segno di rispetto e ammirazione per la loro bellezza.
Michel lasciò lo sguardo fisso sulla madre per evitare di incontrare quello della giovane Matilde. La ragazza aveva un anno meno di lui ma in molti la ritenevano la sposa perfetta per suo fratello Marc.
Il primogenito del cadetto Ponthieu però non provava nulla per lei e continuava a sperare di trovare una donna che fosse per lui ciò che sua madre era per suo padre: il vero amore.
Ma il passare del tempo continuava a togliergli le possibilità e i nobili si aspettavano di vedere entrambi i giovani conti sposati entro breve tempo.
Certo, Jean non aveva mai messo fretta sull’argomento a nessuno dei due né aveva organizzato matrimoni combinati in accordo con altri conti, ma le tradizioni premevano.
Le donne, intanto, avevano affiancato mariti e padri e si stavano inserendo garbatamente nelle discussioni.
Isabeau raggiunse il marito con la consueta leggiadria lasciandolo, per l’ennesima volta, stupito dalla sua bellezza.
Donna e Matilde affiancarono Etienne senza fretta e con sorrisi soddisfatti per l’impazienza dell’uomo.
“Avrei gradito che mia figlia non prendesse il temperamento da te, moglie…” sussurrò con ironia il cadetto Sancerre all’orecchio della moglie.
“Ma non è stato così… Rassegnati, marito…” rispose lei con altrettanto sarcasmo.
Ian li osservò per un istante, stupito, poi tornò alla regina Bianca che ancora fissava i due giovani con aria pensosa.
“Siete sempre al di fuori del normale, vero conte Jean?” disse all’improvviso.
Marc sobbalzò ma Ian sorrise.
“Mi conoscete ormai…” disse con calma.
I nobili presenti si scambiarono sguardi stupiti.
“È così, entrambi i vostri figli erediteranno… Certo, la famiglia dei Ponthieu è sempre stata molto unita ma non avrei mai immaginato che vostro figlio Michel avrebbe ereditato il feudo di vostro fratello…” commentò ancora la regina.
Marc e Michel si scambiarono uno sguardo ansioso.
“Guillaume ed io riteniamo che sia la soluzione migliore: non intendiamo fare preferenze tra i miei figli…” rispose Jean con la consueta tranquillità dietro alla quale solo sua moglie sapeva vedere.
Non vuole che accada una seconda volta…, pensava infatti la dama mentre la sua mente tornava a Cairs, a Couronne e alla partenza del marito da Chatel-Argent per Bouvines.
“E quindi i feudi sotto la giurisdizione dei Ponthieu resteranno due… Ne sono lieta: la vostra famiglia è sempre stata fedele alla corona francese…” continuò Bianca di Castiglia.
Se solo sapeste come vi sbagliate!, pensò Ian e condivise il pensiero con il suo signore, il conte Guillaume de Ponthieu, scoccandogli un’occhiata.
Lui annuì impercettibilmente e Ian nascose un sospiro.
Il suo gioco di maschere era stato tirato ancora per le lunghe e la cosa che più lo faceva soffrire era che nemmeno i suoi figli erano ancora a conoscenza della verità.
“E ditemi…” disse la donna riprendendo a sorridere e interrompendo i pensieri cupi dell’uomo, “C’è già qualche dama che potrebbe un giorno portare il nome Ponthieu?”
I due ragazzi chiamati in causa si irrigidirono ma prima che potessero dire qualcosa fu il conte Guillaume a intromettersi.
“Non dubito che mio fratello avrà da stupirci anche su questo argomento…” commentò un pochino acido.
Ian sorrise.
La regina annuì.
“Immaginavo una risposta simile da parte vostra e sono convinta di conoscere anche quella di vostro fratello, conte Guillaume, ma, in realtà, mi stavo rivolgendo a questi giovani conti per sapere se qualcuna di queste bellezze è stata in grado di rapire il loro cuore come dama Isabeau ha fatto con quello del loro padre…”
Marc rimase sbalordito mentre Michel arrossì.
“Allora?” incalzò la regina sorridente.
Marc, conscio della cotta del fratello, si decise a parlare per primo.
“Per ora non ho ancora trovato la donna giusta…” disse, cauto.
“E voi?” chiese Bianca rivolgendosi al minore.
Il giovane si rese degno del padre e, con un’espressione tranquilla in contrasto con il suo cuore, rispose: “Forse… Ma non vorrei fosse questo il modo per legare il nome della giovane al mio…”
La regina sorrise, evidentemente soddisfatta.
Era chiaro che sperasse che i due Ponthieu trovassero moglie in Francia assicurandosi ancora più potere e consolidando l’appoggio che fornivano alla corona.
“Bene… Allora non vi chiederò altro… Godiamoci questo banchetto dopo le difficili questioni che abbiamo trattato prima…” disse.
Marc e Michel dissimularono il sollievo: l’esame era finito.





Allora, questo capitolo mi serve solo da prologo per farvi capire che aria tira alla corte di Francia...
Molti dei fatti che uso sono reali ma mi sono permessa di stravolgere alcune cose...
Non so se Etienne de Sancerre, Henri de Bar e Henri de Grandpré fossero ancora vivi nel 1234, probabilmente no, ma non ho voluto 'ucciderli' perché necessari alla mia trama...
Altra cosa che mi sento in dovere di dirvi è che stravolgerò un po' la storia per quanto riguarda morti etc ma questo credo l'abbiate capito già dall'introduzione...
La citazione all'inizio del capitolo è vera ed è proprio di un Anonimo vissuto nel XIII secolo, ovvero nel 1200: quando l'ho trovata, per puro caso, ho subito pensato a Hyperversum e mi sono detta che era davvero incredibile... Questa storia era nata già da un po' ma questa frase era quella che cercavo per poter far iniziare davvero questa nuova avventura...
Che altro: se vi va di lasciarmi una recensione, sarò felice di ascoltare i vostri pareri e consigli...
La mia idea, per ora, è di pubblicare un capitolo ogni quindici giorni ma tutto dipende da se la storia piacerà e dal ritmo con cui riuscirò a scrivere perciò è solo una decisione temporanea...
A presto!
Ciao ciao!
Agapanto Blu
  
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