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Autore: ReyHaruka    23/09/2012    1 recensioni
Usagi non riusciva più a pensare liberamente, la sua mente era totalmente annebbiata, i suoi sensi erano persi a seguire ogni minima sensazione che la portava a voler confessare quei sentimenti che Haruka le stava scatenando.
Il suo profumo, così intenso...
I suoi occhi, così profondi...
Il suo calore, così vicino...
Il suo respiro, così dolcemente leggero...
Usagi lasciò che le azioni prendessero il sopravvento.
Smise di pensare, smise di porsi domande.
Si lasciò andare, e rispose alla provocazione dischiudendo le sue labbra nel bacio che posò su quelle di Haruka.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Endymion, Haruka/Heles, Michiru/Milena, Serenity | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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     5-Chi Semina Vento...

Le giornate passarono lente e prive di senso.
I giorni si susseguirono...
A scandirne il tempo, solo la luce del sole che filtrava libera dall'ampia finestra che si affacciava sulla stanza.
Sul davanzale c'era un vaso simile ad un semplice bicchiere colmo d'acqua, nel quale stavano a mollo pennelli dalle svariate forme.
Con lente ma decise pennellate, il colore si fissava sulla tela... tratto dopo tratto, l'ennesima immagine di apocalisse si immortalava nella perfetta maestria con la quale Michiru sapeva esprimere le visioni che lo Specchio le donava.
Terminata l'opera, la ragazza si allontanò quanto bastava per cambiare la messa a fuoco, ed osservarla nella sua interezza.
Si strinse nella morsa con la quale si afferrò le braccia, giusto poco sotto le spalle.
«La fine è prossima...»
Questa era la prima volta che Michiru aveva avuto il coraggio di dichiararlo apertamente, almeno a sé stessa.
Da quando la prima visione d'imminente distruzione era comparsa, mai si era lasciata scoraggiare, e per mesi aveva valutato ogni minima possibilità di trovarvi soluzione, ma nonostante l'impegno dimostrato, e nonostante le azioni compiute, quel destino non accennava a cambiare.
Questa volta la minaccia era più grande di loro, lei l'aveva capito... e l'aveva accettato.
«Non c'è più tempo, non posso permettermi di aspettare oltre.»
Michiru prese la tela dal cavalletto, e continuando a tenerla davanti a sé, la portò fuori, sulla spiaggia.
Un ultimo sguardo prima di appoggiarla sul pelo dell'acqua, e lasciarla andare alla deriva trasportata dalle onde in cui si perdeva quell'oceano.

*       *       *


I raggi del sole s'infrangevano sulla superficie dell'acqua contenuta dal recipiente nel quale era immersa un'ormai appassita rosa, e producevano un piccolo riflesso luminoso che cadeva proprio sul soffitto della camera di Usagi.
Erano ore ormai quelle passate ad osservare il lento spostamento di quella lucina... ed in qualche modo quella distrazione stava funzionando.
Usagi aveva passato le giornate precedenti a ripensare al discorso avuto con Haruka...
Al susseguirsi degli avvenimenti...
Cosa ne aveva dedotto?
Una semplice ed assoluta confusione.
La questione era tutt'altro che semplice.
Aveva passato tutta la vita ad inseguire il suo principe dei sogni... e per quanto fosse sempre stata certa che un giorno l'avrebbe incontrato, mai avrebbe potuto immaginare cosa questo avrebbe comportato.
«Non sarai per caso innamorata di me?»
Le parole pronunciate da Haruka risuonavano ancora ed ancora nella mente di Usagi.
Amore...
Questa parola suonava così confusa.
Usagi sapeva bene cos'era l'amore! Ne aveva sentito parlare, ne aveva letto.
Sapeva che era la forma più forte di legame che potesse unire due persone, il più sacro dei giuramenti, la più sincera manifestazione di affezione che si possa provare.
Ma era amore quello che sentiva?
Non lo sapeva.
«Odango...»
Così l'aveva chiamata... così l'aveva sempre chiamata...
Lei ne era sicura, Haruka l'aveva richiamata a sé, sogno dopo sogno.
Non voleva credere che non potesse trattarsi del destino.
Non poteva essere altrimenti.
Quel bacio era stato sincero, era stato un messaggio, era stato il ponte che il suo cuore aveva tanto cercato, il ponte per arrivare dritta al cuore del principe dei suoi sogni.
«E' un bacio che vi ho dato per gioco.»
La secchezza di quelle parole tagliarono di netto il susseguirsi dei pensieri di Usagi.
Possibile si fosse sbagliata?
Possibile ci avesse visto più di quanto ci fosse realmente stato?
Lei non poteva crederci, ma ripensando alla freddezza con la quale Haruka le aveva risposto, forse non era poi così improbabile...
«Il rapporto che lega me e Michiru va ben oltre l'amicizia.»
Usagi ricordava queste parole meglio di tutte le altre.
La scena nel monolocale sull'isola di Nettuno tornò nitida, Michiru che, sinceramente preoccupata, veniva accarezzata al volto da Haruka, la pelle nuda della schiena scoperta di quest'ultima, l'abbraccio nel quale si stringevano.
Quell'intimità che le legava, la missione affrontata assieme, il roseto nella serra...
Erano legate, molto legate.
Usagi sentiva un sentimento confuso lo stomaco.
Lei quel legame non ce l'aveva, oltre all'incontro di qualche giorno prima, ad un bacio e ad un'infinità di futili sogni, non conosceva minimamente Haruka, non sapeva niente di lei, di cosa le piacesse, di cosa odiasse, di cosa desiderasse, di cosa sognasse...
Mentre Michiru aveva avuto l'opportunità di conoscerla.
Che fossero amanti?
La visione di Haruka che posava le sue labbra su quelle della ragazza dai capelli acquamarina la gettarono nello sconforto, tanto che per cancellare quell'immagine Usagi lanciò un cuscino in direzione dei loro volti, colpendo così il soffitto, che fece rimbalzare il guanciale facendolo ricadere direttamente sulla faccia della testolina buffa.
Nascosta dal cuscino, riprese i suoi ragionamenti.
Forse erano realmente amanti.
Questo spiegherebbe il loro atteggiamento, l'affermazione di Haruka, il dipinto (del quale però non era sicura della reale esistenza...) e della rosa gialla vista sul tavolino del monolocale, e che ora assumeva un più chiaro significato.
«Avevo pensato che un fiore così bello e delicato fosse il regalo perfetto per ringraziare una ragazza.»
Quella rosa era fresca, era il messaggio che Haruka lasciava a Michiru ogni volta che la andava a trovare... un messaggio... come quello che le aveva lasciato in camera?
Quella rosa non riusciva proprio a decifrarla!
«Di cosa mi stava ringraziando?!»
Usagi iniziò a colpire con una serie di pugnetti il guanciale che ancora la copriva.
«Waaaah! Non ci capisco nulla!»
L'agitazione con la quale si era mossa trovò la sua fine quando Usagi sollevò il cuscino in alto per poi abbracciarlo lasciando cadere a peso morto le braccia.
«Addio.»
“Intende non vedermi mai più?”
Quelle parole erano ancora un mistero... cosa doveva pensare? A cosa doveva credere?
Bussarono alla porta della camera.
«Usagi-sama, mia signora, come state oggi?»
Luna entrò con calma nella stanza, richiudendo la porta dietro di sé.
«Tutto bene Luna, stavo solo riposando un po'...»
Luna osservò il vassoio contenente la colazione che aveva portato qualche ora prima, e che era ancora nello stesso posto dove l'aveva lasciato, senza essere stato toccato.
«Da quando siete tornata dalla vostra visita su Urano, siete... strana...»
Usagi si sollevò a sedere, incrociando le gambe e senza smettere di abbracciare il guanciale.
«Ti sbagli Luna! Io sono sempre la stessa» Usagi sfoderò un sorriso «semplicemente sono più stanca del solito e ho approfittato di queste giornate per riposarmi per bene!» Usagi mosse la mano attorno al suo viso, come ad indicare gli effetti positivi che il riposo le aveva portato.
Luna sorrise di fronte alle facce con le quali la sua principessa si atteggiava.
«Ah benedetta ragazza...»
Usagi sorrise nuovamente, le faceva realmente piacere vedere quanto la sua amica si preoccupasse per lei, era un comportamento molto dolce, e che non poteva non metterla di buon umore.
«Come mai sei qui? è già ora di pranzo?»
Usagi pose la domanda osservando il riflesso sul soffitto, notando che era ancora troppo presto, a giudicare dalla sua posizione.
«No mia signora, a dire il vero sono qui perché mi hanno mandato a chiamarVi...»
Usagi tornò a guardare Luna.
«Chi vuole vedermi?»
«La principessa Michiru, ha espresso il desiderio di incontrarVi nuovamente... in segno di scuse per non averVi potuta ricevere l'altra volta.»
Dopo questa rivelazione, la curiosità si fece strada in ogni anfratto del cervello di Usagi.
«Oh... volentieri...»
Luna osservò preoccupata la sua amica.
«Volete che venga con Voi?»
Usagi ci pensò sopra un secondo, in realtà sapeva di volerci andare da sola, ma pensò bene che per tranquillizzare l'amica, fingere di rifletterci fosse la soluzione.
«No Luna, grazie! Ormai penso di potermela cavare perfettamente anche da sola.»
Il sorriso di Usagi non era dei più radiosi, ma era sincero, e quindi convinse nuovamente l'ancella.
«Come desiderate mia signora.»

*       *       *


Usagi fu accolta nel palazzo Kaioh da una Michiru vestita con uno splendido abito di seta blu notte, il quale scendendo leggero lungo tutta la lunghezza delle sue gambe la faceva apparire come un'incantevole sirena.
«Sono lieta di vedere che siete potuta venire nonostante il poco preavviso, Lady Serenity.» la ragazza dai capelli color del mare si inchinò ossequiosa di fronte alla sua principessa.
Usagi rimaneva ogni volta colpita dall'elegante bellezza di Michiru, era davvero una figura degna di ammirazione «Sono io a ringraziare voi per l'invito» la giovane biondina rispose con un'aggraziata riverenza, sollevando leggermente la gonna del suo vestito bianco «sono ben felice di potervi reincontrare, principessa Michiru.»
L'altra le sorrise.
«Avevo apprezzato davvero molto il tempo trascorso qui con voi la volta scorsa, e sono felice di poter ripetere l'esperienza.» Usagi sfoderò un'espressione cordiale con la quale tentò di nascondere l'agitazione che pian piano cresceva dentro di lei, nonostante si stesse sforzando con tutta se stessa di non pensare alla causa che la stava scatenando.
“Non pensare ad Haruka. Non pensare ad Haruka.”
«Anch'io ho gradito la vostra visita Lady Serenity, fare la vostra diretta conoscenza è stato qualcosa di molto interessante e piacevole allo stesso tempo.»
Michiru era sincera, poter incontrare Usagi era stata un'inattesa quanto ben accetta gradita circostanza.
«Gradirei parlavi di una questione importante...» gli occhi della ragazza di Nettuno divennero improvvisamente inquieti.
Ad Usagi non sfuggì questo dettaglio, tanto che anche su di lei calò un velo di sussiego, e con un sicuro cenno del capo le diede la sua approvazione alla proposta.
Michiru l'osservò ancora per qualche istante prima di fare un passo in direzione della principessina della Luna «Lady Serenity-» aveva appena cominciato a parlare, quando un improvviso malore la colse, costringendola ad emettere un rapido lamento, seguito da alcuni respiri affannosi, mentre portandosi una mano alla testa tentava di contrastare il dolore lancinante che l'aveva colpita e la difficoltà a rimanere in piedi.
«Cosa succede?!» Usagi si lanciò in aiuto della ragazza offrendole appoggio, cercando contemporaneamente di capire cosa potesse fare per soccorrerla.
«N-non è niente...»
Michiru rantolò a fatica quelle parole... il dolore era davvero molto forte.
Usagi l'osservava con occhi carichi di preoccupazione, e così facendo poté accorgersi del simbolo luminoso comparso sulla fronte dell'altra.
«Quello è...?»
Michiru coprì la fronte con la mano con la quale stava sostenendosi la testa, e sollevandosi da Usagi per tornare a stare in piedi, cercò di rasserenare la ragazza con un sorriso ancora un po' forzato «Non vi preoccupate Lady Serenity, non è niente, davvero...»
La fitta sembrava passata, tanto che anche il simbolo di Nettuno stava svanendo con la stessa rapidità con il quale era apparso.
«Ne siete sicura? E' strano...»
Michiru stava riprendendo le forze, tanto che anche la sofferenza sul suo volto ormai sembrava solo un ricordo.
«Sì Lady Serenity, non vi preoccupate, è una cosa normale...»
“Normale...?” Usagi non ne era molto convinta.
«Accade quando il mio Talismano mi chiama» Michiru ora osservava in direzione dell'isola che si poteva chiaramente vedere attraverso le enormi vetrate di cui era composto l'intero palazzo.
«Si è messo in comunicazione con me, per avvisarmi che deve mostrarmi qualcosa...» Un brutto presentimento le percorse la colonna vertebrale «Devo andare a controllare...» Michiru si rivolse ad Usagi, a farle capire che dovevano muoversi.
«Oh! Si certo, scusatemi...» la biondina si fermò ad osservare la sua veste.
«Vi serve aiuto Lady Serenity?»
Usagi arrossì per l'imbarazzo dell'inconveniente.
«No! Non vi preoccupate! Davvero, faccio da sola...» Usagi era sincera, e non voleva essere un peso per l'altra «voi intanto andate pure, tanto ci impiegherò comunque molto più di voi ad attraversare il tratto di mare...» Usagi si morse delicatamente il labbro inferiore, sapeva di non riuscire a stare dietro a Michiru... lei le era superiore sotto molti aspetti, ed il nuoto era sicuramente uno di questi.
«Come volete Lady Serenity,» Michiru le sorrise con dolcezza «allora io vi precedo, fate pure con comodo.»
Detto questo si mosse con rapidità verso il giardino, e a breve si immerse nell'oceano che l'accolse.
Usagi si tolse l'enorme abito con non poche difficoltà, non si aspettava di certo che l'incontro avrebbe preso quella piega...
“La prossima volta non importa cosa dica Luna... mi metterò qualcosa di comodo!”
Usagi assunse un'espressione soddisfatta della sua decisione, e una volta raggomitolato l'ingombrante abito, cominciò a guardarsi attorno per trovare un posto dove riporlo.
“Questo palazzo è immenso!”
Cominciava a credere che si fosse persa, tra i tanti corridoi che aveva attraversato in cerca di un ripiano.
“Vivere tutta la vita da sola... in un luogo tanto vasto...” a Usagi venne un po' di sconforto “mi chiedo come viva dentro di sé questa solitudine... ne soffrirà?”
Proprio mentre si stava interrogando su come Michiru vivesse emotivamente quella situazione, Usagi giunse davanti alla porta lasciata aperta della camera da letto della principessa di Nettuno.
«Wow!» Come al solito non trattenne la sua curiosità, e si affacciò alla porta per visionare la stanza.
Era una grande camera tutta illuminata dalle enormi vetrate che si affacciavano sulle pareti che stavano alla destra e alla sinistra dell'entrata. Al centro era situato un enorme letto a baldacchino, drappeggiato da tendaggi color lilla, viola e vinaccio, a corniciare le candide lenzuola bianco crema che rivestivano guanciali e materasso. Tutta la camera profumava di fresco e di maturo. Era elegante in ogni suo aspetto, compreso lo splendido armadio intagliato a decorazioni floreali e il raffinato tavolo-scrivania sul quale erano sparsi qua e là svariati schizzi e bozze di opere incompiute.
Usagi vi si avvicinò per valutare se potesse utilizzarlo come posto dove lasciare momentaneamente l'abito, ma vista la quantità di fogli, optò per il letto.
Una volta restituita la libertà alle sue mani, si voltò a dare un ultimo sguardo a quei disegni che, nonostante fossero lasciati lì senza essere stati completati, erano comunque opere d'arte se paragonati anche al più ben riuscito dei tentativi che Usagi potesse realizzare.
C'erano vari paesaggi accennati, alcuni anche rapidamente colorati, e poi, alcuni ritratti, volti di persone come Rei, Minako, la Regina Selene... probabilmente erano il tentativo di Michiru di immortalare su carta il ricordo delle facce che poteva vedere tramite lo Specchio... e tra quei volti, ripetuto quasi maniacalmente, vi era quello inconfondibile di Haruka.
Era stata ritratta in centinaia di fogli... che fosse solo un dettaglio come uno scorcio del suo viso, le sue labbra, i suoi occhi... oppure scene a figura intera, scene di battaglie, scene di riposo, scene astratte... Haruka compariva nella stragrande maggioranza dei disegni presenti su quel tavolo.
«Il legame che mi unisce a Michiru va ben oltre la semplice amicizia.»
La voce profonda di Haruka risuonò come un tuono tra le pareti della stanza.
Ad Usagi sembrava chiaro questa fosse la prova che le due si fossero viste in più di un'occasione, e che erano realmente profondamente legate...
La sensazione di sconfitta che si sprigionò nel suo cuore la fece barcollare indietro, finché non si posò con la nuda schiena su uno dei pali del baldacchino.
Non riusciva a raccapacitarsene... perché sentiva il suo mondo crollarle addosso?
Cosa aveva a che fare tutto questo con lei?
Perché le importava così tanto? Che fossero amiche, amanti, sconosciute... cosa le cambiava?
Perché non riusciva a smettere di tormentarsi riguardo tutto ciò che aveva a che fare con Haruka?
Perché ne era tanto affascinata?
Perché non poteva essere solo sua?-
A questo pensiero Usagi capì...
Capì che il motivo era sempre stato lì, chiaro e a portata di mano.
Lei voleva Haruka, l'aveva desiderata per anni, ancora prima di sapere che fosse reale... l'aveva desiderata una volta trovata, aveva desiderato perdersi nei suoi occhi, aveva desiderato possedere le sue labbra... aveva desiderato possedere Haruka, voleva fosse sua, sua e di nessun altro.
Che questo fosse amore? Come poteva essere? In fondo ancora non la conosceva così bene... come poteva esserne innamorata?
Usagi si lasciò scivolare lentamente sul palo sino a toccare terra, dove raccolse le sue ginocchia in un abbraccio con il quale tentò di cullarsi. La sua piccola delicata figura nuda, così indifesa, rannicchiata ai piedi del letto, si riverberava sulla superficie riflettente del limpido piastrellame di cui era composto il pavimento.
Non lo sapeva, non sapeva se quello che provava fosse amore, come non sapeva come fosse giunta a provarlo... ma sapeva che voleva provare ad arrivare a lei...
La ragazza rimase qualche minuto accovacciata per darsi il tempo di calmarsi.
Doveva smetterla di perdere la testa a quel modo.
Ora doveva riprendersi, riprendere il controllo delle proprie azioni, alzarsi e raggiungere la principessa Michiru.
Doveva smettere di pensare ad Haruka, doveva smettere di correre dietro a sogni infantili e fantasie.
Doveva smetterla di tormentarsi.
Di lì a poco lei sarebbe diventata la nuova Regina del Silver Millennium, questa era la cosa importante, tutto il resto doveva passare in secondo piano.
Doveva prepararsi alla cerimonia che tra qualche settimana l'avrebbe incoronata, e doveva prepararsi all'eventualità di vivere la sua vita a fianco del principe Endymion.
Ormai era grande, doveva prendere posizione nel mondo, e doveva decidersi una volta per tutte a prendere il suo ruolo seriamente.
«Ora basta.»
Usagi tentò di pronunciare queste due parole con convinzione e risolutezza, e la cosa le riuscì decisamente al contrario, poiché il suo risultato suonò più che altro come una supplica sussurrata...
Decise ugualmente di alzarsi, e senza dare più neanche un'occhiata ai disegni, uscì dalla camera a passo sostenuto, fino a raggiungere il mare.
Il freddo con il quale l'acqua l'accolse, in un primo momento ne destabilizzò la sicurezza, ma fu proprio quest'iniziale attimo di incertezza che le permise di cambiare atteggiamento mentale, e la convinse ad affrontare quell'attraversata con caparbietà e fermezza.
Nuotò rapidamente, e mettendo ad ogni bracciata tutta l'energia di cui disponeva, come stesse sostenendo una battaglia all'ultimo colpo con quelle onde che, seppur non violentemente, le stavano lavorando contro.
Giunta sulla riva, raggiunse il monolocale di Michiru, con cautela, per non destare la ragazza dalla sua meditazione.
Michiru era seduta sotto la finestra alla quale la volta scorsa Usagi aveva posato, teneva tra le mani lo Specchio, e il suo sguardo totalmente focalizzato sull'oggetto non ammetteva distrazione.
Usagi si diresse con passo felpato al tavolino, dove si sedette in attesa del ritorno di Michiru.
La stanza era pressoché identica a come la ricordava, fatta eccezione per: un cavalletto che lei era sicura non fosse stato lì la volta scorsa, il dipinto che la raffigurava accortamente appeso su una delle pareti e la rosa appassita che si trovava ancora all'interno del vaso sul tavolino.
“Quella è la rosa che Haruka deve aver portato a Michiru l'ultima volta che è venuta a trovarla... a pensarci bene... anche la prima volta che sono venuta qui c'era una rosa fresca...” Usagi riflettè sulle parole di Haruka «No. Quella è l'unica volta che ci siamo incontrate.» Era falso... quella rosa lo dimostrava.
«Il rapporto che mi lega a Michiru va ben oltre la semplice amicizia.»
Usagi aveva creduto alla profondità di quelle parole, tanto da arrivare alla conclusione che le due fossero spasimanti, ma se questo era vero... se realmente Haruka avesse visto Usagi solo come un gioco, ed in realtà fosse innamorata di Michiru... se l'aver difeso a parole l'unione che la legava a Michiru avvalorava questa tesi, allora perché mai quella rosa era ridotta così?
«Non è più venuta a trovarmi dal giorno che vi ha incontrata al suo castello.»
La voce di Michiru destò Usagi dai pensieri nei quali era ricaduta nonostante poco prima si fosse ripromessa di lasciar perdere tutto.
«Quella rosa l'ho lasciata lì, in attesa che, come ogni volta di ritorno dalle sue missioni, mi portasse la prossima, ma come potete vedere...» Michiru si avvicinò al tavolo dove era seduta Usagi «gradite del thé Lady Serenity?» Michiru le sorrise con un chiaro sentimento di malinconia...
«Volentieri...» Usagi rimase spiacevolmente sorpresa da quell'espressione, Michiru era sempre così bella, e i suoi sorrisi erano sempre stati carichi di entusiasmo e di una contagiosa rilassatezza... ma questa volta, la ragazza di Nettuno non era riuscita a nascondere la tristezza che portava nel cuore.
«Voi... ne siete innamorata, non è vero principessa Michiru?» Usagi parlò direttamente dal suo cuore nel porre quel quesito, forse a pensarci a mente lucida era una domanda troppo sfacciata, ma sentiva che era la cosa giusta da fare. «Di Haruka intendo...»
Michiru osservò sorpresa la ragazza bionda che, seduta composta sulle sue ginocchia, la stava fissando intensamente dall'altro lato della stanza.
«Sì» Michiru rispose chiudendo gli occhi come a confermare con la gestualità del corpo la sua resa alla realtà dei fatti «ne sono innamorata»
Usagi non provò astio nei confronti di questa dichiarazione, poteva percepire chiaramente che l'altra era sincera, e che i suoi sentimenti erano profondi e nobili.
Michiru prese le tazze assieme al vassoio con il bollitore, e raggiunse la sua principessa.
«Mi dispiace per la repentinità della mia domanda... capisco che non sono cose che mi riguardano ma...» Usagi pensò fosse il momento buono per confessare le proprie colpe «prima mentre cercavo un posto dove posare il mio abito, mi sono permessa di entrare in camera vostra e lì ho visto i vostri disegni...»
Michiru non parve infastidita da tale rivelazione.
«Io la osservo da molto tempo.» Michiru sorseggiò il suo thé «La prima volta che la incontrai fu durante una missione che ci venne assegnata in coppia... all'epoca avremo avuto all'incirca la vostra età...» a quelle parole Usagi si ricordò del divario tra lei e loro, poiché sia Haruka che Michiru avevano un paio di anni in più rispetto a lei.
«Rimasi particolarmente affascinata dalla sua forza, l'energia che metteva nel combattere, la sua irruenza, la sua capacità di agire con decisione...» Michiru guardò verso lo specchio che aveva lasciato su un cuscino tra i tanti presso la finestra «Come certamente saprete, io ho sempre vissuto su questo pianeta fin dal giorno della mia nascita...» lo sguardo di Michiru si fece vuoto «Non mi lamento della mia situazione, poiché credo fermamente nell'importanza del compito affidatomi...» un piccolo sorriso le curvò le labbra «Ero invidiosa di lei.»
Usagi osservava attentamente la ragazza dai capelli acquamarina per cercare di immedesimarsi al meglio nel suo racconto «Invidiosa?» domandò.
Michiru socchiuse gli occhi per pensare alle parole da usare «Sì, in un certo senso ero invidiosa della libertà che le era concessa... o a quelle che si prendeva. Forse ero semplicemente allettata dal suo carattere deciso, e dalla sua non curanza delle regole...» Michiru si portò il palmo della mano alle labbra per soffocare una risatina che racchiudeva la tenerezza con la quale stava pensando ad Haruka «Non è decisamente il tipo da lasciarsi incatenare dalle regole, per lei ogni occasione è buona per infrangerle...» la ragazza volse il suo sguardo ad Usagi «Ma penso che di questo ve ne siate accorta anche voi...» il suo sorriso era rassicurante.
Usagi ci rifletté su.
Haruka a differenza delle altre principesse non aveva rispettato le tempistiche per il loro incontro, nonostante fosse un evento programmato da tempo e decisamente importante... Oppure anche il fatto che fosse andata a trovare la principessa Michiru più volte dimostrava la sua inclinazione alla disobbedienza... o l'aver utilizzato il suo anello magico per entrare nelle sue stanze e lasciarvi la rosa...
«Sì, da quel poco che ho potuto vedere, Haruka non è il tipico esempio di rettitudine...»
Le due ragazze si lanciarono uno sguardo di intesa come a voler rimproverare l'assente biondina sulla sua condotta disdicevole, che però allo stesso tempo trovavano tanto particolare da non poter farle mantenere più a lungo un'espressione da predica, e portandole quindi a lasciarsi andare in un duetto di risate.
Michiru tornò a sorseggiare dalla sua tazzina, e dopo aver assaporato con calma quel thé così delicato riprese il suo discorso «Dal giorno in cui mi regalò la rosa, ho provato per la prima volta una sensazione di legame...» per la prima volta sul suo viso si dipinse un'espressione di delicato imbarazzo che mai Usagi avrebbe pensato potesse appartenere a Michiru «Lo so che può sembrare sciocco... ma Haruka è stata la prima ed'unica persona con la quale io abbia provato un simile sentimento, e la cosa mi rese felice, al punto da voler fare qualcosa per solidificare quel legame.»
Ad Usagi si strinse lo stomaco.
«Così curai quel fiore meglio che potei, e mi presentai al suo palazzo per restituirglielo.» Michiru continuava la sua storia «Rimasi colpita dalla mancanza di decorazioni, o di arredamento del suo castello, e fu proprio questo pensiero, unito al fatto che mi avesse rimandata indietro dicendomi che non era necessario restituirle il favore, a darmi l'idea di crearle quella serra...»
Usagi assunse un'espressione stupita a questa dichiarazione. Era già al corrente del fatto che fosse stata Michiru a far sopravvivere la rosa e ad averla piantata per far spuntare tutte le altre... ma le giungeva nuovo sapere che Haruka non le aveva dato il permesso.
«Al tempo pensai di voler creare qualcosa di grazioso per rendere il suo castello meno spoglio... e così approfittai delle giornate in cui Haruka era impegnata in qualche missione, per recarmi in segreto sul suo pianeta a piantare e curare i boccioli di rose.»
Usagi osservò ridacchiando tra sé e sé l'espressione di Michiru nel raccontare la sua 'marachella'.
«Quindi voi avete fatto tutto senza che Haruka ne fosse informata?» a Usagi divertiva molto questa cosa, per quel poco che aveva potuto vedere di Haruka, aveva capito che era una persona ben piantata nelle sue convinzioni, e difficile da convincere a fare qualcosa che non ritenesse consono... e scoprire che Michiru pur di poter lasciare un segno della sua gratitudine aveva messo da parte la sua facciata di ragazza pacata e a modo, per trasformarsi in una persona caparbia ed astuta, la faceva sorridere non poco.
“In barba ad Haruka!”
Michiru terminò di bere il suo thé.
«Grazie al mio Talismano potevo sapere sempre dove lei si trovava, e così sapevo anche quanto tempo avevo a disposizione per terminare l'opera...» sorrise nuovamente come a voler sottolineare la vittoria che ne trasse «Haruka se ne accorse solo settimane dopo, e quando lo scoprì, si recò furiosa al mio palazzo a chiedere spiegazioni...» Michiru rise quasi come una bimba, l'essersi fatta 'notare' con Haruka era una conquista che la riempiva di orgoglio «Dopo la sua visita pensai che avrebbe lasciato morire quegli splendidi fiori, anche perché mi aveva proibito di fare ritorno su Urano per prendermene cura...» Michiru mise su un'espressione simile a quelle che faceva Usagi quando non otteneva quello che voleva... ma dopo aver elegantemente sbuffato, lasciò lo spazio al più sognatore dei sorrisi.
«Ma non fu così... per quanto Haruka mi avesse rimproverata per il mio gesto invasivo, non lasciò che il tempo lo cancellasse... eresse una barriera magica a protezione del roseto, e vi costruì una serra, cominciando a prendersene cura personalmente.»
Usagi immaginò l'intera scena, comprendendo che Haruka, per quanto distaccata potesse o volesse sembrare, non era il tipo da non apprezzare gesti così disinteressati.
«Da quel giorno continuai a seguire le sue peripezie nelle varie battaglie tramite il mio Specchio... fino al giorno in cui ella stessa non si presentò nuovamente al mio cospetto a commissionarmi un dipinto...»
Usagi tornò di scatto ad osservare Michiru.
«Il ritratto nella sua camera!» era senz'altro quello il dipinto a cui la ragazza di Nettuno si riferiva.
Michiru sorrise come a voler chiarire che quella era la questione a cui voleva arrivare.
«Lo avete visto quando siete entrata in camera sua, dico bene?»
Michiru piantò le sue iridi in quelle della principessina della Luna.
«Sì! Cioè... no, non esattamente,» Usagi prese tempo per capire se valesse la pena raccontarle del sogno oppure no... ma una volta considerata l'apertura che Michiru aveva avuto nei suoi confronti, decise di fare altrettanto «L'ho visto in un sogno...»
«Un sogno?» Michiru parve realmente sorpresa da questa rivelazione.
«Sì... la verità è che, l'altra notte ho sognato di arrivare in quella stanza e lì ho visto il dipinto di cui mi state parlando... era meraviglioso, e vedendolo avevo intuito fosse opera vostra...»
«Voi, siete realmente convinta... che fosse un sogno?»
Usagi guardò sorpresa con i suoi grandi occhioni l'altra «Certo che sì... c'erano rose volanti, petali danzanti, porte che si aprivano da sole, un lupo... era chiaramente un sogno!» Usagi arrossì nell'accennare a questi fatti, ancora non capiva se queste rivelazioni potessero dipingerla come 'stramba'.
«Voi quindi credete di aver sognato tutto? Ora si spiegano molte cose...» Michiru si convinse a credere a quanto Usagi stava affermando e si fece assorta nei suoi pensieri.
«Cosa intendete principessa Michiru?»
La ragazza di Nettuno non era ancora certa di come affrontare l'argomento... avrebbe voluto procedere con l'ordine che si era creata mentalmente prima dell'arrivo della principessina ma... forse la questione andava affrontata direttamente di petto.
«Non so dire quanto di quello che vi sia accaduto la scorsa notte fosse reale e quanto no, ma posso assicurarvi che da quando avete messo piede in quella camera, gli eventi si sono verificati per davvero.» Usagi trasalì al rapido ricordo dell'animale che le ringhiava avvicinandosi, lei che si rifugiava sotto la tenda, quella voce preoccupata che urlava il suo nome...
«Quando siete entrata nella stanza di Haruka, Astrea che era rimasta di guardia ha ben pensato di adempiere al suo compito e di attaccarvi, vedendovi come un'intrusa...» Michiru descrisse il tutto rapidamente, ma lo fece con la precisione di chi fosse stata lì in quel momento.
«Odango!» no! Non era stato pronunciato il suo nome... Usagi se ne ricordò solo ora.
«... Haruka fortunatamente era appena rientrata da una missione, insospettita dall'aver trovato il suo castello spalancato, lo percorse pervasa da un brutto presentimento.» il tono di Michiru si fece afflitto «Quando giunse nelle sue stanze ebbe solo il tempo di lanciarsi in frapposizione tra voi ed Astrea, che in quel momento, ormai lanciata all'attacco, avrebbe ignorato anche l'ordine della sua amata padrona.»
Usagi provò a focalizzare la scena, che ora assumeva dei contorni più chiari.
«Astrea affondò i suoi denti nel braccio destro che Haruka aveva usato come scudo. Una volta liberatasi dalla morsa, dispiegò la tenda strappata in cui vi trovò priva di sensi...» Michiru le rivolse un delicato sorriso «Probabilmente la tensione del momento vi aveva fatta svenire, così Haruka vi prese in braccio e decise di ricondurvi a casa... la ferita però non era una di quelle da sottovalutare, e mentre si ritrovava ad attraversare la serra, il dolore si fece insopportabile...»
Usagi si portò le mani al viso... “Haruka si è ferita per colpa mia??”
«Così visto che stavate dando segni di ripresa, decise di lasciarvi lì, valutando che da quel luogo non sareste potuta rientrare nel palazzo e quindi vi sareste diretta verso il portale...»
Usagi stentava ancora a credere a questa notizia... lei era realmente convinta di aver sognato praticamente tutto! Ma con questi tasselli, il puzzle degli avvenimenti combaciava fin troppo bene...
«Poi venne qui da me, affinché l'aiutassi a curare la lacerazione...»
«Io... non lo sapevo...» la voce di Usagi suonò realmente dispiaciuta.
«Lo so Lady Serenity... voi non potevate saperlo, ed Haruka stessa non voleva che voi ne veniste a conoscenza...»
Usagi si destò dai suoi pensieri.
«Non voleva che lo sapessi?»
Michiru la guardò con tormento.
«Haruka è fatta così. Lei vuole alzare un muro tra lei e voi.»
Una volta dette quelle parole, Michiru sentì un grosso peso lasciare la sua coscienza.
“Un... muro?”
«Haruka è una persona difficile da prendere, ed è una persona che difficilmente esprime ciò che realmente sente. Quindi ha pensato che per evitare di affrontare il problema alla radice, doveva allontanarvi in modo deciso.»
Michiru trasse un profondo respiro come a voler darsi un'ultima carica.
«Questo è quanto avevo da dirvi.»
Usagi la osservò ancora indecisa su cosa dire.
«Principessa Michiru...» poteva leggere negli occhi dell'altra lo sforzo che aveva compiuto nel rivelarle quelle informazioni... Michiru aveva molto a cuore Haruka, questa cosa trapelava da ogni sua espressione, e come lei stessa aveva confessato poco prima, ne era innamorata... era quindi lampante il fatto che fosse stato difficile per lei svelare i segreti dell'altra al fine di aiutare quella che appariva come una possibile rivale a capire meglio Haruka... e magari a riavvicinarla...
«...grazie.»
Michiru mosse il capo in segno di diniego.
«No Lady Serenity, grazie a voi...» Le iridi color mare si persero in quelle blu elettriche «Sono certa che non sprecherete l'occasione di provare a raggiungerla.»

*       *       *


L'incontro su Nettuno aveva rasserenato non poco la principessina.
Ancora non le era chiaro cosa avesse spinto Michiru a prendere le sue parti nella faccenda, ed aiutarla svelando le reali motivazioni dietro le gesta di Haruka.
“Non me lo perdonerò mai...” questo era l'unico pensiero che si affacciava al ricordo dell'astio che si era permessa du provare nei confronti di Michiru senza sapere nulla di lei.
Quella ragazza aveva sacrificato il suo cuore di donna, mettendo da parte addirittura i suoi sentimenti pur di aiutare Usagi, e di questo le sarebbe stata grata in eterno.
Haruka non la odiava, semplicemente sapeva qual era il suo compito.
Usagi era stata un'egoista a pensare solo ai propri sentimenti.
Si era talmente lasciata trasportare dai suoi impeti, da scordare che gli oneri di entrambe ne precludevano una possibile amicizia... o un qualsivoglia rapporto.
Se ne era dimenticata per troppo tempo, ed ora quella busta che teneva tra le mani non glielo permetteva più.
Era una piccola busta azzurra, decorata con una minuscola dorata rosa tribale, posta nell'angolo in basso a destra... sul retro a chiuderla un sigillo riportava leggibile un cerchio circoscrivente una croce.
Usagi si prese qualche minuto prima di decidersi ad aprila, tanto prima o poi avrebbe dovuto comunque farlo.
All'interno vi era un invito, la carta era stata profumata con una spruzzata di profumo di rosa, ed il mittente aveva affiancato il tutto con una breve lettera di accompagnamento:


Splendida Principessa Serenity,

Ho pensato di farvi dono gradito indicendo un ballo a palazzo,
al prossimo plenilunio, che come ben saprete si terrà tra due settimane.
Si tratterà di un'occasione rilassante dove poterci finalmente incontrare e conoscere accompagnati da gioiose risate, deliziosi manicaretti e fine musica.
Trovo che si rivelerà certamente meno oneroso rispetto a più rigidi incontri formali,
e spero concorderete con me, apprezzando l'idea e prendendovi parte.
In attesa di quel giorno, vi auguro di passare ore liete affinchè anche il nostro incontro si possa rivelare dei più gradevoli.

Cordialmente Vostro
                                                                                                                              Principe Endymion



Usagi lesse il contenuto della busta un'unica volta in rapidità.
Terminata quest'operazione si distese sul suo letto ad osservare il soffitto.
Il suo dovere di principessa la vedeva costretta ad accettare l'invito, e le aspettative di tutti, la spingevano a dover incontrare il ragazzo dai capelli corvini nella speranza che il loro fidanzamento fosse annunciato al più presto, in modo da vederla incoronare Regina e prendere il posto della madre.
Usagi lo sapeva bene, questo era stato il suo pane quotidiano da sempre.
Conosceva i suoi doveri, e conosceva il futuro che le era stato prestabilito.
E fino a quel giorno non aveva mai vagliato l'idea di opporvisi...
Lei era sempre stata convinta che il principino che le teneva compagnia nei suoi sogni fosse il principe incontrato quando era ancora una bambina e sua madre l'aveva presentata a tutti i nobili dei regni... ne era sempre stata certa, e non vedeva l'ora di conoscerlo di persona...
Il destino però l'aveva portata su ben altra strada.
Non era Endymion il ragazzo custode delle sue notti... ma Haruka.
Mai avrebbe pensato che lui potesse essere una lei.
La cosa non la turbava minimamente da un punto di vista morale, anche perché nella sua mente era tutto molto semplice:
Lei provava qualcosa per Haruka.
Non era sicura di cosa fosse, ma almeno non dubitava di provare dei sentimenti nei suoi confronti.
E lei sapeva benissimo che non era costretta a sposare il principe della terra.
Nessuno l'avrebbe mai obbligata.
La stessa Regina Selene era divenuta Regina succedendo a sua volta alla madre, e senza prendere mai marito.
Non era cosa tanto impensabile, nel Regno Argentato non era concesso il matrimonio tra persone appartenenti alla famiglia reale con persone di ceto inferiore, ma questo non precludeva la possibilità di vivere questi amori.
Sua madre aveva appunto seguito questa strada: si era innamorata di un abitante della Luna, e dal loro amore era nata Usagi.
Il motivo per il quale il matrimonio non è concesso tra persone di differente rango non ha radici razziali, bensì pratiche.
Solo chi porta dentro di sé il potere degli astri come lei o le altre principesse può vivere in eterno.
Il tempo per queste persone è un concetto che quasi non esiste, mentre per tutti gli altri abitanti dei mondi, trascorre inesorabile... proprio com'era passato per suo padre... che ormai non era più tra loro da tempo.
Anche la cerimonia di incoronazione in fondo non era altro che una fase di passaggio.
In pratica, quando la custode precedente del potere astrale decide di passare il compito alla discendente, si priva della sua fonte di immortalità, cominciando dunque a vivere il tempo nella sua interezza.
Usagi sapeva che di lì a poco sarebbe accaduto lo stesso con sua madre.
La cosa non la riempiva certo di allegria... ma era il suo compito, ed era pronta.
Quello a cui non era pronta era a scegliere se seguire quanto altri avevano impostato o il suo cuore.
Ma era certa che avrebbe dovuto chiarire i suoi sentimenti per Haruka prima del giorno del ballo.
Doveva capire cosa le stava accadendo.
Aveva bisogno di risposte.

*       *       *


Il piccolo lucernario semiaperto lasciava entrare una brezza tiepida all'interno della non troppo alta torre.
Sul massiccio scrittoio posto contro la nuda roccia vi erano sparse almeno una decina di lettere... tutte richieste formali di incontro.
Affondata nella poltrona Haruka scorreva in rapida successione l'intestazione di provenienza di ciascun foglio:

Principessa Serenity.

“A quanto pare non intende darsi per vinta eh?...”
Le sue labbra si incurvarono, quasi ad indicare che in realtà fosse felice di tanta inaspettata caparbietà.
“Forse avrei dovuto gestire la cosa diversamente... L'aver parlato con sfrontatezza e durezza non sembra esser stato sufficiente...”
Haruka si fece pensosa, le mani congiunte a coprirle le labbra.
L'ennesima occhiata all'intestazione:

Principessa Serenity.

Di colpo un sopracciglio le si inarcò.
“Come ho fatto a non arrivarci subito?” lo sguardo di Haruka si fece un miscuglio di distacco e di 'ma chi te l'ha chiesto'... «Michiru.»
Quel nome venne pronunciato in un sibilo velato di rabbia.
Haruka ribaltò la pesante scrivania assieme a tutto ciò che vi stava sopra.
«Maledizione!»
L'improvviso gesto di Haruka fece sollevare Astrea dalla sua posizione acciambellata proprio di fianco all'uscio della torre.
Haruka trasse dei profondi respiri nel tentativo di placare quel senso di frustrazione.
Ritrovata la sua solita compostezza, si gettò nuovamente sulla poltrona, questa volta di traverso, poggiando con la schiena e con l'incavo delle ginocchia sui braccioli, e lasciando cadere la testa all'indietro nel vuoto.
Era tutta colpa sua. Lo sapeva. E questo la faceva ancora più arrabbiare.
Avrebbe dovuto evitarlo dall'inizio! Ma no... lei era Haruka, a lei le regole non dicevano niente, e tanto meno il buonsenso!
Ma perché era arrivata a baciarla? Cosa le passava per la testa in quel momento? Avrebbe dovuto ignorarla fin dal principio.
Ma no. Lei aveva ben pensato di baciarla.
Chi avrebbe mai pensato che un bacio avrebbe suscitato tanto interesse?
Avrebbe dovuto limitarsi a focalizzare le sue energie unicamente nel suo destino. Avrebbe dovuto cancellare quei sentimenti di desiderio di contatto umano che provava nei suoi confronti, e sostituirli con la più mera dedizione, la stessa con la quale avrebbe dovuto semplicemente rivolgervisi.
Ma ormai era tardi per pensare di poter tornare indietro a cambiare quanto compiuto.
Quello che realmente si rimproverava era la sua codardia...
Come sempre stava scappando, rifiutandosi di affrontare apertamente la questione.
Lo aveva fatto rinviando l'incontro con Usagi, poi mentendole per allontanarla, ed ora fingendosi perennemente assente, rinchiudendosi nei meandri del suo maniero.
Haruka si premette con la mano la fronte, proprio tra le sopracciglia.
Pensare non faceva decisamente per lei...
Si sollevò con uno scatto, fino a poggiare i piedi a terra e ritrovarsi in piedi.
«Andiamo Astrea... un po' d'aria ci farà di certo bene.»
Il lupo si destò dal suo giaciglio, facendo spazio ad Haruka per uscire dalla sala, e cominciando poi a seguirla.
Le due stavano percorrendo il lungo basso scuro corridoio, cosparso di piccole fessure dalle quali filtrava la poca luce che riusciva a passarci, che collegava il bastione con il palazzo, quando l'attenzione di Haruka cadde su qualcosa di insolito che stava trotterellando all'esterno della fortezza.
«Non ci posso credere...»
Gli occhi smeraldo si ingrandirono sorpresi da quanto stava accadendo...
Due lunghi codini biondi stavano percorrendo rapidamente avanti e indietro un terreno ampio appena un paio di metri, situato poco più a valle.
La testolina buffa alla quale appartenevano, era tutta intenta nel trasportare attrezzi da giardinaggio e secchi d'acqua, in quello che sembrava uno strampalato tentativo di dissodare la terra in preparazione ad una qualche semina...
Haruka non riusciva a smettere di osservarla, e questo suo comportamento incuriosì Astrea al punto da far volgere anche l'attenzione dell'animale alla vallata.
Usagi si accingeva ora a sollevare uno dei secchi, e pian piano tentava di versare il liquido poco per volta, lungo una linea che aveva scavato pochi istanti prima... mossa che non ne volle sapere di riuscire, prima con l'insistenza dell'acqua ad uscire più abbondantemente di quanto la ragazza desiderasse, e successivamente con il capitombolo con il quale si rovesciò addosso il restante contenuto del secchio.
Camminare all'indietro non faceva evidentemente per lei.
Haruka si lasciò andare in una risata. Quella ragazzina era proprio teneramente impedita...
Era completamente sporca, dalla testa ai piedi, e persino i sui codini erano impregnati di terriccio ed erbacce che evidentemente poco prima aveva strappato, pulendo il fazzoletto di terra sul quale stava lavorando... il terreno cosparso di buchi: c'erano affossamenti profondi qui, terra smossa alla meglio là... e acqua sparsa ovunque...
“Stupida...che senso ha impegnarsi tanto?”
Gli occhi di Haruka ora erano dolci, e pieni di compassione per la goffaggine di quella testolina buffa...
«Andiamo Astrea...»

*       *       *


Usagi si sollevò dal fango nel quale ormai sguazzava.
Il sole che picchiava diritto in testa si cominciava a sentire, così tentò di asciugarsi il sudore passandosi il braccio sulla fronte... gesto non troppo saggio vista la striscia di terra che si dipinse al suo passaggio.
«Bene! Ci siamo quasi...»
Usagi corse a raccogliere i semi che teneva all'interno di un piccolo sacchetto rosa, che aveva lasciato all'esterno del rettangolo (la geometria avrebbe da ridire riguardo a questa definizione...) del pezzo di terra che aveva preparato.
«Ah! Ora non mi resta che piantarli!»
Il suo viso era luminoso come non mai, nonostante la maschera di fango che lo ricopriva in più punti...
Usagi prese tra le sue sottili dita una manciata di semi e cominciò a inserirli uno ad uno a regolare distanza, facendo ben attenzione a spingerli delicatamente in profondità.
La ragazza non deteneva quello che si poteva definire un pollice verde... ma in quanto impegno non era proprio seconda a nessuno.
«Cosa stai facendo qui?»
La voce di Haruka la fece sobbalzare per lo spavento.
Usagi sollevò lo sguardo nella direzione da cui era arrivata.
«Haruka! Salve!... ehm ecco io... stavo pensando di coltivare alcuni gigli bianchi...» Usagi arrossì nel confessare la sua idea...
Viste le mancate risposte alle sue lettere, Usagi era realmente convinta che Haruka si trovasse impegnata chissà dove nella galassia, e così sperava di riuscire a farle una sorpresa terminando il tutto prima del suo ritorno...
Haruka continuava a fissarla con una maschera di inespressività fissata sul volto, Astrea attendeva seduta all'ombra di un albero qualche metro più in là.
Usagi continuò rapida a inserire un seme dietro l'altro... non sapeva che altro dire... temeva che l'altra si sarebbe arrabbiata cogliendola sul fatto... e aspettava solo che arrivasse la ramanzina...
«Lo sa che il giglio simboleggia purezza e fascino?»
Di tutte le reazioni che Usagi si era prospettata questa era totalmente inattesa.
Stentava a credere alle sue orecchie, il tono di Haruka pareva leggero e rilassato, quasi socievole... capace tra l'altro di mostrare ancora una volta la sua ferratezza in materia di botanica e, a sorpresa, sul linguaggio dei fiori.
«Serve ad indicare anche la nobiltà e la fierezza d'animo. è il fiore ideale da regalare ad una persona fiera, onesta e di classe...» Haruka terminò la frase salendo con le sue bianche scarpe sul terreno fradicio sul quale Usagi stava lavorando.
«Fate attenzione... così vi sporcherete!» Usagi spostò la sua attenzione dalle scarpe al viso di Haruka.
«Proprio tu mi parli di fare attenzione?» Haruka trattenne il sorriso che tale incongruenza le provocava, e si chinò posando il suo ginocchio destro nel fango, sprofondandovi di qualche centimetro.
Ora anche i suoi candidi pantaloni avevano assunto la tinta del terreno.
Avvicinò il suo viso a quello di Usagi e afferrò aggressivamente con presa salda la sua mandibola, per assicurarsi la totale attenzione della ragazza a quanto stava per dirle.
«Sono tutte qualità che non mi appartengono.»
Il suo sguardo era freddo e staccato, la sua voce tagliente e ferma.
Usagi non seppe cosa rispondere, come aveva supposto, la sua presenza lì non avrebbe certo potuto essere ben accolta dopo l'atteggiamento freddo della volta scorsa.
«Ascoltami bene.» Haruka lasciò andare il volto della ragazza, interruppe il contatto visivo con la principessina chiudendo gli occhi e si rialzò per dirigersi in direzione della sua bestia «Non voglio rivederti sul mio pianeta mai più. Sono stato abbastanza chiaro?» Haruka le rivolse un ultimo sguardo prima di voltarsi completamente «E ricordati che per questa volta ti ho avvertita, ma la prossima... non lo farò.» la sua mano posava ora sul capo di Astrea che emise un sommesso ringhio, quasi a sottolineare la minaccia di ripercussioni.
Le due figure bianche sparirono in direzione del castello, lasciando Usagi ancora inginocchiata nella fanghiglia...
Le mani della ragazza ripresero lentamente a lavorare, mancavano ancora solo una manciatina di semi..
Spinse con i polpastrelli il primo seme...
Poi il secondo...
Seguito dal terzo...
Il quarto fu accompagnato dal depositarsi di un paio di lacrime sul terreno che, da quant'era zuppo, mimetizzò immediatamente le goccioline che gli splendidi occhi della ragazza avevano appena partorito...
Inserì anche il quinto...
“Non devo piangere.” Usagi chiuse gli occhi nel tentativo di fermare la nascita di quel pianto. “Sapevo perfettamente che questo era un azzardo.” ci stava riuscendo “e sapevo che lei avrebbe reagito duramente a questa mia invasione.” le lacrime si erano già fermate...
Il sesto...
Ed ecco il settimo...
Usagi voleva essere forte questa volta... Haruka aveva la straordinaria capacità di farla vacillare, oltre a quella di farla emozionare... ma questa volta era sicura delle buone intenzioni che stavano dietro il suo gesto: questi fiori erano il suo regalo per lasciarle qualcosa di suo... voleva provare a sdebitarsi per la ferita che era stata inflitta ad Haruka per proteggerla... voleva fare qualcosa per lei... voleva dimostrarle che non era una principessina indifesa ed inadatta alla vita... anche lei sapeva riuscire in qualcosa se si impegnava, e voleva mostrarglielo.
L'ottavo entrò con facilità, così come il nono... ormai ci aveva preso la mano...
Usagi osservò l'ultimo semino sul suo palmo, e chiudendo la mano lo portò vicino al suo viso, per dolcemente sussurrargli un desiderio, da custodire per lei, fino a che non si fosse dischiuso nel maestoso incantevole fiore che sarebbe diventato.
“Il giglio è anche considerato il fiore delle regine... spero dunque che mi ascolterai e lo custodirai per me, e magari chissà, riuscirai ad aiutarmi a farlo avverare...”
Ed infine il decimo.






Note:
Tanto per chiarire: Haruka e Michiru hanno all'incirca tra i 16 e i 17 anni, mentre Usagi ne sta per compiere 15. Qui stiamo parlando di anni terrestri. Nel capitolo viene fatto presente che chi ha un potere astrale ha il dono della vita eterna (ovviamente se vengono uccisi muoiono XD), diciamo che per dirla in modo semplice: il corpo cresce normalmente al nostro ritmo fino al raggiungimento del pieno sviluppo fisico (intorno ai 20-25 anni) e da quel momento in poi smette di cedere al tempo e quindi non invecchia. In questa fic la regina Selene ha già vissuto milioni (NdMary: mmmmmille!!! [cit. ingegner Cane]) di anni e quindi, sinceramente, è giustamente un po' stufa di vivere XD quindi secondo lei è il momento migliore per andare in pensione e cominciare ad invecchiare... chi non lo farebbe?? =D

Se a qualcuno interessasse leggersi lo Spin-Off sul primo incontro tra la guerriera di Urano e la principessa di Nettuno, vi lascio il collegamento al loro capitolo "I Colori dell'Anima".
   
 
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