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Autore: ReyHaruka    24/09/2012    1 recensioni
Usagi non riusciva più a pensare liberamente, la sua mente era totalmente annebbiata, i suoi sensi erano persi a seguire ogni minima sensazione che la portava a voler confessare quei sentimenti che Haruka le stava scatenando.
Il suo profumo, così intenso...
I suoi occhi, così profondi...
Il suo calore, così vicino...
Il suo respiro, così dolcemente leggero...
Usagi lasciò che le azioni prendessero il sopravvento.
Smise di pensare, smise di porsi domande.
Si lasciò andare, e rispose alla provocazione dischiudendo le sue labbra nel bacio che posò su quelle di Haruka.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Endymion, Haruka/Heles, Michiru/Milena, Serenity | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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     6-Il Raccolto della Tempesta

Haruka non poteva credere a tanta ostinatezza.
Questa volta era stata chiara, l'aveva minacciata, aveva minacciato la ragazza verso la quale aveva giurato eterna fedeltà e protezione, ma a quanto poteva vedere, a quella testolina buffa le cose entravano in un orecchio ed uscivano dall'altro.
Da quando le aveva intimato di non rimettere piede su Urano, Usagi era tornata giornalmente, furtiva come un ladro (o almeno così era convinta...), ad annaffiare le sue piantine che crescevano incredibilmente rapide.
Haruka l'aveva attentamente osservata da una delle finestre della sua torre, e davvero non sapeva se trovare detestabile o adorabile tanta forza di volontà...
Continuare ad ignorarla...?
Era l'unica soluzione che il cervello di Haruka erogava.
“Prima o poi si stancherà.”
Lo sguardo di Haruka era nuovamente freddo e distaccato, la sua mano posava sul davanzale della finestrella dalla quale la stava ancora osservando.
“Si stancherà.”
Usagi concluse di versare l'acqua con non poca fatica, accucciata come un micetto si osservò ben bene attorno con rapidi movimenti del capo prima di assicurarsi che nessuno la stesse notando, e quando dedusse fosse il momento giusto per svignarsela, si alzò con un balzo felino, col quale sfortunatamente inciampò.
Sbattuto a terra il ginocchio, una fitta si profuse lungo tutti i suoi nervi come una scossa elettrica.
«Che maleeeee!!»
La ragazza resistette a quel dolorino, e rialzatasi continuò la sua fuga in rapidità. L'idea che Haruka potesse intercettarla si prospettava più dolorosa di un ginocchio sbucciato.
Haruka scoppiò a ridere. «Che imbranata...»
La dolcezza con la quale la stava osservando sparì assieme alla scomparsa di quei codini biondi dietro una collina.
La guerriera di Urano si levò dalla parete sulla quale appoggiava la spalla, e si diresse verso la sala-cattedrale.
Lì Astrea stava riposando tranquilla ai piedi del trono, ma si destò immediatamente appena percepì la presenza della sua padrona nel varcare la soglia della sala.
L'animale si alzò in piedi, attendendo l'avvicinarsi di Haruka la osservava come ad interrogarsi sul perché fosse venuta lì.
Arrivata in fronte allo splendido lupo dal manto bianco, le si inginocchiò per poter prendere il muso dell'animale con la mano, e posare la sua fronte contro quella di Astrea «Fa buona guardia...» i loro occhi ora si rimiravano intensamente «Specialmente a quell'incosciente...» Haruka sorrise allegra ad Astrea, come a volerle dimostrare quanto la sua fiducia nei suoi confronti fosse totale.
Terminata la raccomandazione, Haruka mosse con decisione il pelo tra le orecchie dell'animale per salutarlo, e si diresse a ritirare il suo Talismano.
Una volta assicurato alla cinta, piantò il suo sigillo nella parete aprendo il varco multidimensionale, e dopo aver ornato il suo viso dell'espressione più decisa che poteva, vi si lanciò.

*       *       *


«Questo qui sarebbe perfetto! E pure quest'altro...» Luna teneva in mano metà del guardaroba della sua signora, e ne aveva già scartato l'altra metà «No aspettate...» la sua attenzione venne letteralmente rapita da un capo ancora appeso nell'armadio «QUESTO!»
Le feste la mettevano sempre di buon umore.
Usagi lo sapeva bene, ad ogni compleanno della ragazza si era ripresentata la stessa solfa: Luna che corre su e giù come una matta tra i pochi metri che separano il guardaroba dal letto (dove questa volta Usagi era seduta), facendo lo slalom tra i cumuli di vesti appallottolate ed escluse dalla selezione che tappezzavano il pavimento, in cerca dell'abito perfetto.
«Luna... è solo un ballo! Non serve farsi tanti scrupoli, quello che hai in mano andrà benissimo...» Usagi pensò fosse una buona idea tentare di sminuire l'evento nel tentativo di smontare un po' le aspettative e la frenesia che muoveva la sua ancella.
«SOLO un ballo?? Ma non dica fesserie!»
La trovata sortì l'effetto contrario.
«Non è un semplice ballo! È uno splendido ballo in maschera mia signora! E si terrà nello sfarzoso palazzo del pianeta azzurro! Voi non avete idea della blasfemia che avete appena proferito!» Luna era ora sognante, adorava i balli e le feste, ma tra tutti aveva sempre prediletto quelli indetti sulla Terra, a detta sua, erano i più appariscenti e lussuosi dell'intero Sistema Solare.
L'evento quindi non poteva essere definito semplice, comune o banale...
Usagi decise di arrendersi al suo destino di passare le prossime ore in balia delle più assurde richieste della sua ancella, e del togli-metti di abiti che avrebbe dovuto provare.
«Oh mia signora! Sarà splendido! Voi sarete splendita!» Luna osservava la sua principessa con gli occhi luminosi come quelli di una Idol il giorno del debutto su un vero palco «Vedrete! Sarà la serata più bella della vostra vita!»
Usagi lo dubitava, ma vedere Luna che ad occhi chiusi ora stava improvvisando un valzer accompagnata dall'abito che stava stingendo tra le braccia non poteva non metterla di buon umore.
«Perché non vieni anche tu?»
Luna interruppe il suo volteggio per fissare la sua signora.
«Ma cosa dite! È un evento riservato agli invitati altolocati! Non alla servitù.» Luna rispose quasi incredula all'assurda idea di Usagi.
«Mi stai  dicendo quindi che non ti piacerebbe prendervi parte?» Usagi era certa che stuzzicare l'ancella le avrebbe fatto confessare i suoi veri sentimenti a riguardo.
Luna ci rifletté un po' su, poi si soffermò a fissare la sua immagine, riflessa nell'enorme specchio a parete, con il magnifico abito di Usagi che, ancora stretto dal suo abbraccio, ne risaltava la bellezza donandole un tocco di regalità.
«Sarebbe stupendo certo...» gli occhi dell'ancella non si distoglievano da quel riflesso «Ma come ho già detto, io sono solo un'ancella, e non vi posso prender parte.» Lo sguardo di Luna si fece spento per un istante quasi impercettibile, per poi tornare luminoso come poco prima «Perciò! Ora pensiamo a Voi mia signora! Penso che questo sia proprio la scelta giusta, anche se...» Luna posò gli occhi su un abito a terra tra quelli precedentemente scartati...
«Quello andrà benissimo Luna.» Usagi pronunciò con decisione la sua scelta prima che l'altra potesse ricominciare ad impazzire per l'ennesima riesamina delle vesti «Ora dovremmo pensare al tuo!»
Luna tornò a guardare la principessa.
«Usagi-sama, come Vi ho appena spiegato-»
«Ho detto che ora penseremo al tuo abito!» Usagi sfoderò  il suo irresistibile sorriso «Sono la principale invitata al ballo dato in mio onore, nonché futura Regina, se io dico che sei invitata, nessuno troverà da obbiettare!»
Luna non interruppe Usagi, che in qualche modo la stava riuscendo a convincere.
«Molto bene! Forza, andiamo a cercarne per te!» Usagi sentì il suo cuore finalmente leggero all'idea di potersi concentrare su una cosa tanto frivola, ma al contempo utile per poter fare qualcosa di bello nei confronti della sua migliore amica.
«Ma mia signora... io non ho nessun abito così curato...» Luna era troppo allettata dal voler accettare l'opportunità di presenziare per davvero al ballo (anziché sempre e solo sentirne parlare dagli abitanti più in vista del Regno Argentato...) da tentare di persuadere la sua signora da quest'iniziativa... ma essendo per l'appunto solo un ancella, sapeva di non possedere un abito adeguato ad un simile evento.
«Allora scegline uno tra i miei!» Usagi le indicò il cumulo di stoffe sparse «Prendi quello che più ti piace, poi chiameremo qualcuno ad aggiustartelo e a renderlo più tuo!»
Gli occhi di Luna si fecero enormi a osservare la quantità di vesti sparse e che ora apparivano come decine di deliziose caramelle tra cui il suo io bimba poteva scegliere senza alcuna riserva.
«Mia signora...» Gli occhi di Luna erano gonfi di commozione.
«Su Luna! Dico sul serio, scegli quello che pensi ti stia meglio-»
La frase di Usagi fu interrotta dal brusco e repentino abbraccio con il quale l'ancella le si lanciò al collo, rovesciando entrambe sulle morbide e vellutate lenzuola del letto.
«Usagi-sama...»
La principessa rimase stupita in un primo momento dalla reazione tanto accentuata di Luna, ma quando la sentì lasciarsi sfuggire un soffocato pianto di gioia, Usagi non ebbe più spazio per altre emozioni se non quella di volerla stringere in un abbraccio.
«...grazie...»
Usagi sorrise dolcemente e strinse al suo petto la testa di Luna, concedendosi di restare abbracciate il tempo che l'ancella avrebbe ritenuto necessario.
«Grazie a te Luna, per tutto quello che hai sempre fatto.»

*       *       *


«Sapevo che sarebbe successo...»
La ragazza dai capelli acquamarina smise di sfregare il suo archetto contro le corde del suo amato strumento.
Ripose entrambi ad un lato, e si rivolse al suo ospite.
«Sapevo che saresti tornata per rimproverarmi.»
Il sorriso che Michiru sfoderò entrava in chiaro contrasto con lo sguardo furioso con il quale Haruka la stava fissando.
«Perché l'hai fatto Michiru?»
Il sorriso di Michiru mutò da candido ed innocente a sarcastico e provocatorio «Perché sapevo che in questo modo avrei attirato la tua attenzione...» la ragazza accompagnò la sua dichiarazione avvicinandosi alla bionda che stava appoggiata alla colonna centrale del porticato del monolocale, ed una volta giuntale vicina, posò entrambe le sue delicate mani sul petto della bionda, avvicinando il suo viso ad appena un soffio da quello dell'altra «È questa la risposta in cui speravi?» lo sguardo di Michiru assomigliava straordinariamente a quello di una volpe.
«Mpf» Haruka si lasciò andare, non riusciva a mantenersi arrabbiata più di tanto al cospetto di Michiru «Attenta...» la profondità con la quale ora stava parlando Haruka fece trasalire Michiru «... a giocare con il fuoco, potresti rimanere scottata.»
Un sorriso trionfante ora svettava sulla bionda.
Michiru l'osservò quasi intimorita sul momento, ma non volle dare all'altra il tempo di notare l'effetto che le aveva suscitato, spinse leggermente contro l'altra per darsi lo slancio che necessitava per allontanarsi «Oh... e se io non attendessi altro che bruciare per mano tua?» Michiru le sorrise con malizia, per poi voltarsi in direzione opposta ed incrociare le braccia.
«Perché?» Il tono di Haruka era tornato serio.
«Perché la fine è prossima.» La risposta di Michiru gelò l'atmosfera nella stanza.
«Non essere stupida!» Haruka venne assalita da una rabbia improvvisa, legata all'impotenza di cui la dichiarazione dell'altra era intrisa «Possiamo ancora scongiurare la catastrofe!»
Michiru non rispose, ne a parole ne a gesti.
«Stiamo setacciando ogni angolo della galassia! Stiamo rispondendo ad ogni minaccia di pericolo, anche le più insignificanti! Ogni guerriero del Sistema Solare lavora giorno e notte per trovare quale possa essere la causa dell'imminente rovina che è stata annunciata!» Haruka non accettava di sentire le parole 'fine' 'inevitabile' o 'resa' «Ora sono stati allertati anche i regnanti della Terra! Il principe Endymion stesso ha offerto la collaborazione dei suoi uomini, dispiegando interi eserciti al servizio della causa-»
«Questa volta non c'è niente che possiamo fare Haruka.»
La bionda si zittì.
«Stronzate...»
«È così, e tu lo sai.» Michiru ora era tornata a fissarla, le sue iridi color del mare puntavano ferme su quelle verdi smeraldo.
Haruka ne sostenne lo sguardo, per interi minuti le due rimasero in silenzio.
«Maledizione...» Il pugno di Haruka andò a sbattere contro la colonna sulla quale prima poggiava.
Haruka si lasciò cadere a terra, seduta sul porticato, decise di riutilizzare quella trave come schienale, e con lo sguardo rivolto al soffitto riprese a parlare.
«È buffo...»
Michiru la guardò sorpresa.
«Tutte queste settimane passate a lottare invano... eppure ero certa che alla fine ci saremmo riusciti...»
Michiru percepì la sfumatura che il tono di Haruka ora aveva assunto, rassegnazione.
«È buffo scoprire che tanta certezza derivava unicamente dal fatto che tu non ti fossi ancora arresa... »
La ragazza di Nettuno addolcì lo sguardo, e si diresse accanto l'altra.
«Hai paura?» Michiru ora osservava il mare.
Haruka chiuse gli occhi e sorrise, ma non rispose alla domanda «Tu ne hai?»
Michiru chiuse a sua volta gli occhi «Sì.»
Haruka spalancò gli occhi e fissò l'amica, mai avrebbe creduto di sentirle pronunciare una cosa simile.
Michiru si prese del tempo prima di tornare a porre la stessa domanda di poco prima «Hai paura Haruka?»
Le loro iridi ora si incontravano di nuovo.
«Sì»
A sentire quella parola, Michiru sentì la sua inquietudine placarsi almeno un po'... ora sapeva di non essere la sola.
Si sedette dall'altro lato della trave, poggiando la schiena su di essa in contrapposizione a quella di Haruka, e concedendosi di lasciar vagare il suo sguardo sull'oceano.
«Non dovresti lasciare che la paura ti impedisca di essere felice.»
Haruka ascoltò le parole di Michiru spostando la sua attenzione dal soffitto al dipinto che ritraeva la principessa della Luna.
«Non dire sciocchezze.» la voce della bionda era tornata a farsi distaccata «Io sono la guerriera posta a protezione del Silver Millennium, la mia missione non prevede alcun tipo di distrazione, e lo sai bene anche tu.»
Michiru si rattristò a sentire l'ennesima riconferma dei loro ruoli.
«È solo per questo motivo che hai deciso di allontanarla in partenza?» Nella voce della ragazza di Nettuno non c'era traccia di rimprovero, ma solo un velo di curiosità.
«Michiru, sai benissimo che a noi non è concesso di vivere un'esistenza normale. Lei presto diverrà Regina, e questo ci metterebbe in una posizione ancora più scomoda.»
«Secondo me invece tu stai solo scappando.» il tono di Michiru si era fatto serio «Hai paura che lei possa non provare gli stessi sentimenti che tu provi per lei, hai paura che ti possa rifiutare, hai paura ad ammettere che ne sei innamor-»
«No, non confondere le cose Michiru.»
La risposta di Haruka fu secca ed interruppe concisamente l'argomento.
«Ho paura di perderla sì, ma questo è quanto.»
A queste parole Michiru si voltò verso Haruka, spostando anche il suo corpo in una posizione che le consentisse di sederle affianco.
Haruka sollevò le braccia che fino a quel momento avevano poggiato sulle sue ginocchia leggermente flesse, e si mise ad osservare i palmi delle sue mani «Ho paura che se ora dovessi lasciarmi andare ad inseguire quest'effimera felicità, verrei meno ai miei doveri, e mi distrarrei dal mio compito al punto da perdere realmente l'opportunità di fermare quest'imminente catastrofe.»
Lo sguardo di Haruka era un misto tra rabbia, frustrazione e disperazione, Michiru le posò la mano sinistra sulla spalla, destandola da qualunque immagine Haruka stesse focalizzando in quelle mani che ora stringeva come pugni. «Michiru-»
La ragazza dai capelli acquamarina interruppe l'altra prendendole, con la restante mano libera, la sua, ed iniziando ad intrecciare lentamente le loro dita.
«Cosa-»
«Haruka, non ti preoccupare, non sei sola, insieme riusciremo a raggiungere la meta»
I loro visi si trovavano ad un soffio, gli occhi rassicuranti di Michiru cercavano di infondere in quelli di Haruka tutto l'incoraggiamento di cui era capace.
Entrambe sentivano chiaramente che la fine del Regno Argentato era inevitabile, sapevano che questa volta non ci sarebbe stato niente da fare, ma quelle parole, servivano a Michiru quanto ad Haruka per ricordarsi che anche nell'ora più buia, potevano sempre contare sull'appoggio dell'altra.
«È ancora troppo presto per arrendersi. Forse i nostri sforzi saranno vani, ma faremo tutto quello che è in nostro potere per ribellarci al destino. E lo stesso vale per Usagi.»
Haruka assunse un'espressione stupita a sentire Michiru pronunciare il nome della testolina buffa senza aggettivi onorifici o titoli nobiliari.
«A quanto vedo siete diventate piuttosto amiche eh?» Haruka inarcò un sopracciglio con fare inquisitorio.
«Abbastanza sì.» Michiru non si lasciò sfuggire l'occasione per smorzare la tensione che si era venuta a creare con i discorsi precedenti «Tanto più che nelle varie occasioni che l'ho avuta ospite qui, si è sempre spogliata senza fare troppe storie...»
Haruka sorrise divertita alla punzecchiata lanciatale da Michiru.
«Ahah, e io che pensavo di aver guadagnato punti con un bacio... Ci sono altri dettagli interessanti di cui intendi rendermi partecipe a riguardo? A saperlo mi sarei offerta per una cosa a tr-» Haruka si interruppe di repente, voltandosi verso l'oceano, sovrastato ora da un'enorme nube carica di pioggia che attendeva solo di scatenarsi.
«Il vento ha portato con sé l'odore...» Sulla fronte di Haruka comparve luminoso il simbolo del suo pianeta, seguito da una fitta di dolore che la ragazza finse di non sentire.
«...del mare in tempesta.» Michiru completò la frase, non riuscendo però a nascondere altrettanto bene lo strazio comparso assieme al segno del suo astro.
Le due si alzarono senza esitazione, mentre Haruka continuava ad osservare preoccupata la minacciosa nube che si avvicinava sempre più, Michiru si diresse al suo Specchio, dove si concentrò a focalizzare la visione che le stava riservando.
«Dove» il tono di Haruka era tornato quello serio.
«Ai confini del Sistema Solare, alle colonne del Ponto Axeinos, nemici provenienti da una cometa di passaggio vicino a Plutone.»
«Ho capito.» Haruka portò la mano all'elsa e mosse il primo passo in direzione del varco che si apprestava a riaprire.
«Haruka...» La voce di Michiru era intrisa di angoscia.
«Si?» Haruka non cambiò posizione per voltarsi indietro, ma si limitò a curvare la testa in modo da far comparire Michiru nella sua visuale.
«Se mai dovessimo rinascere ed incontrarci in una vita futura...» Michiru si prese il tempo per trovare il coraggio per tirare fuori quello che per tanto tempo aveva tenuto solo dentro sé...
«... sappi che farò di nuovo di tutto, per rimanere scottata dall'intensità del tuo abbraccio... a costo di rimanere ustionata, mi avvicinerò al tuo fuoco, e con esso fonderò i nostri cuori per sempre.»
Haruka sorrise a quest'affermazione, evidentemente la provocazione che le aveva lanciato appena arrivata non le era sfuggita.
La guerriera di Urano si voltò verso il passaggio che aveva appena aperto.
«Addio Michiru...» Haruka pronunciò queste parole con un filo di voce, che divenne ancora più flebile durante la conclusione «... grazie di tutto.»
Haruka strizzò gli occhi per chiuderli ed allo stesso tempo cancellare ogni forma di pensiero che lei era certa si sarebbe formato nella sua mente e l'avrebbe fatta tornare sui suoi passi, e si lanciò nel passaggio.
Michiru osservò il luminoso varco farsi sempre più piccolo, sino a sparire nel nulla dal quale era comparso.
Il suo sguardo si spostò dal cumulo di nubi, che aveva appena cominciato a riversare il suo contenuto di acqua e fulmini, alla base della trave dove poco prima Haruka sedeva.
Al suo posto, un delicato bocciolo di rosa gialla.
«Addio Haruka...»

*       *       *


Luna non credeva ai suoi occhi.
L'immagine riflessa nell'enorme specchio del salone nel quale si erano spostate per aggiustare l'abito, era quella di un'elegante ragazza aristocratica, dalla pelle candida e pura, e dai fluenti capelli corvini, che ondulatamente scendevano lungo tutta la schiena.
«Sei magnifica Luna!» Usagi portò le sue mani chiuse in preghiera al mento «Farai un figurone!»
Luna normalmente avrebbe zittito la sua signora con qualche ramanzina sui suoi modi poco eleganti di rivolgere complimenti... ma questa volta lo specchio le dava ragione: era magnifica!
«Ancora non posso credere che mi abbiate convinta a seguirVi in quest'idea malsana...»
«Quante storie Luna! Dovresti rilassarti un po' e pensare a divertirti per una volta! Vedrai che andrà tutto bene, ci divertiremo e non ci saranno problemi!»
Luna stentava a credere che realmente sarebbe andato tutto per il meglio, ma forse questa volta valeva la pena assecondare Usagi.
Il sarto che stava riponendo al loro posto i suoi attrezzi da cucito, si permise di unirsi alla conversazione per porgere a sua volta i complimenti all'ancella.
«Sarete splendida signorina Luna, quest'abito le calza a pennello, e sono certo attirerà l'attenzione degli altri ospiti e chissà, magari di qualche interessante giovanotto che la inviterà a danzare...» l'uomo dai baffetti sottili ed arricciati strizzò l'occhiolino alle due ragazze.
«Ma cosa dite? Io intendo andare al ballo solo per accompagnare la mia signora! Non avrò certo tempo da perdere dietro certe sciocchezze...» Luna divenne rossa in viso... l'idea non le aveva mai sfiorato la mente... ma forse quella sarebbe stata l'occasione giusta per incontrare nuovamente Artemis... e magari lui l'avrebbe invitata ad unirsi alle danze...a questi pensieri la tinta delle sue gote si fece rosso paonazzo «Quella serata è l'occasione di incontro tra la mia signora ed il principe Endymion! Il mio compito sarà assicurarmi che tutto proceda per il meglio e senza intoppi, tutto qui.»
Usagi ed il sarto si lanciarono un'occhiata di complicità, entrambi sapevano che con quell'affermazione l'uomo aveva colpito nel segno.
«Se abbiamo finito allora io mi congederei...» La sua voce riportò l'attenzione di entrambe al gentile sarto «Sapete, è in arrivo un'intensa tempesta che sta passando attraverso l'intero Sistema Solare...» l'uomo fece una smorfia accompagnato con un gesto con il quale cercava di render partecipi le due giovani dell'orribile sciagura che l'incontro tra quella pioggia ed i suoi capelli  si sarebbe rivelata.
«Certamente! Potete andare, grazie ancora per la disponibilità dimostrataci.» Usagi gli rivolse uno smagliante sorriso di riconoscenza.
«Grazie a Voi per esserVi affidate alle mie mani, mi auguro tutto volga al meglio al ballo, e che possiate fruirne al meglio!» L'uomo si inchinò vistosamente, fino quasi a toccare il pavimento con il naso, poi, raccolta la sua borsa si diresse a rapidi passetti ravvicinati tra loro in direzione dell'uscita del palazzo.
«Personaggio simpatico il sarto di corte...» Usagi ridacchiava ancora all'immagine di quell'omino mingherlino e slanciato che usciva buffamente dalla stanza.
«E decisamente abile aggiungerei...» Luna indicava il suo nuovo abito, pronta a lanciare la tanto attesa frecciatina «se consideriamo che è riuscito a restringere quest'abito sino a farlo calzare alla mia snella figura... io proporrei di definirlo un mago!»
Usagi gonfiò le guanciotte in risposta dell'insulto velato che Luna le aveva rivolto «Sono solo un po' abbondante! Sono in fase di sviluppo io! Tsk... ma guarda te che razza di irriconoscente...»
Luna ammorbidì il suo sguardo, cancellando la smorfia di cattiveria che aveva assunto.
«Grazie infinite Usagi-sama-»
«U-sa-ko!»
«Grazie infinite, Usako.»
Le due si osservarono per qualche secondo, la loro amicizia era qualcosa di prezioso, ed entrambe ne erano convinte.
«Ora... riguardo all'atteggiamento che dovrete tenere al cospetto del principe Endy-»
«Per l'amor del cielo Luna no! Non cominciare a dirmi come vuoi che mi comporti con lui.»
«Ma mia signora... vorrei solo darle qualche utile consiglio da seguire per non perdere la faccia...»
Come risposta Usagi le mostrò la lingua.
«Usagi-sama! É esattamente a questo genere di atteggiamenti che mi riferivo-»
«Luna, tranquilla! Non ho intenzione di sfigurare al ballo, ne tanto meno in presenza del principe, non ti preoccupare.»
Luna la guardò sospettosa.
«Daccordo allora... che ne dite di discutere sul tipo di discussione sarà più consona tenere con lui?»
L'ancella si aspettava l'ennesima sceneggiata dalla principessina, ma questa volta le se aspettative non furono seguite da reazioni strampalate, bensì da un'Usagi seria e leggermente malinconica.
«Luna... io non sono obbligata a prendere in marito il principe della Terra, giusto?»
Luna strabuzzò gli occhi.
«Come sarebbe a dire?!»
«Rispondi e basta!»
«Certo... in realtà non c'è nessuna legge che la obblighi... ma lui è l'unico principe dell'intero regno, è l'unico uomo appartenete ad un tale rango da poter divenire Vostro marito... per non parlare poi del fatto che un unione tra i due sovrani delle due fazioni del Sistema Solare costituirebbe un'ancora più salda alleanza...»
«Lo so Luna... mi chiedevo solo se appunto avessi scelta...»
«Benedetta ragazza... una scelta c'è sempre! Non dovreste dubitarne... ma cosa sono questi discorsi tutti d'un tratto? Per caso non vi piace? A me sembrava un bel ragazzo...»
«Tu credi nell'amore Luna?»
Se prima l'ancella pensava di aver sgranato gli occhi al massimo delle loro possibilità, ora sapeva che quel limite si poteva superare.
«Credere nell'amore?! Ma mia signora cosa-»
«Uffaa! Luna... rispondi e basta...»
Luna si lasciò sfuggire un sospiro, per quanto si sforzasse non era mai riuscita ad entrare nella testa di Usagi... quindi decise di lasciar perdere la logica e di cominciare ad assecondarla nel discorso.
«Beh, io credo che l'amore esista ovviamente...»
«Si ma... l'hai mai provato?» La curiosità di Usagi non le permise di tenere a freno la lingua mentre Luna stava ancora parlando.
«Se mi sono mai innamorata?... sinceramente non penso proprio, non ho mai avuto tempo da sprecare per queste cose, ero troppo impegnata ad occuparmi della Vostra educazione-»
«Secondo te, sarebbe giusto sposare una persona senza prima conoscerla davvero?... E sarebbe onesto sposare quella persona provando qualcosa per qualcun altro?»
Quest'affermazione riportò Luna alla sua classica allerta guardinga.
«Siete innamorata di qualcuno?!?»
Usagi si strinse nelle spalle sorpresa dalla deduzione alla quale era giunta l'amica.
«Parlavo in linea teorica Luna!»
«A giudicare dall'intensità che ci mettevate non si direbbe...» Luna lanciò un'occhiata di sfida.
«Era una semplice curiosità! Mi chiedevo se fosse corretto da un punto di vista morale...» Usagi tentò un'arrampicata sugli specchi.
«Mmm... beh, personalmente penso che se una persona è consapevole dei sentimenti che prova verso un'altra, dovrebbe rispettare se stessa e gli altri al punto da essere onesta e seguire il suo cuore.» Luna si limitò a rispondere, la ritirata di Usagi non la convinceva poi molto, ma in fondo non aveva reale motivo di dubitare della sua signora.
“Dovrebbe rispettare se stessa e gli altri al punto da essere onesta e seguire il suo cuore...”
Ma cosa le stava dicendo il suo cuore?
Ogni giorno nelle ultime settimane lo aveva passato pensando ad Haruka. Ma era davvero questo che desiderava?
O semplicemente grazie ad Haruka si stava rendendo conto di quanto fosse importante per lei conoscere una persona prima di innamorarsene?
«Comunque... tornando al discorso di prima, davvero state pensando di non sposare il-»
«Grazie tante Luna! Scusa ma ora devo andare, c'è una cosa di cui mi ero dimenticata...»
Usagi ormai sapeva che il metodo migliore (anzi, l'unico metodo) per defilare dalle inquisizioni di Luna fosse quello di scappare di fretta dalla stanza, e così fece.
«... Benedetta ragazza...»

Usagi frugava tra i suoi cassetti in cerca di un ombrello.
Quand'era piccola, sua madre gliene regalò uno rosa, con un grazioso coniglietto bianco disegnato su una delle sezioni che lo componevano.
Non lo aveva mai usato, in fondo non si era mai azzardata ad uscire dal palazzo quando il tempo non lo permetteva, ma sapeva che lo aveva conservato in uno dei suoi cassetti.
«Eccolo!»
Il volto della ragazza si illuminò al ritrovamento.
«Con questo potrò creare un riparo sicuro per i gigli...»
La ragazza non si era scordata di quanto aveva detto il sarto, era in arrivo una perturbazione che avrebbe colpito uno ad uno tutti i pianeti, e non poteva permettere che i delicati e ancora troppo deboli fiori che stavano nascendo venissero maltrattati dalla pioggia.
Una volta stretto tra le mani l'ombrellino Usagi si diresse a passo sostenuto alla Sala di Passaggio, assicurandosi come sempre che nessuno la notasse.
Era diventata straordinariamente brava ad evitare sguardi indesiderati... Haruka non aveva di certo avuto la migliore delle influenze, almeno per quanto riguarda il rispetto delle regole.
Raggiunse con facilità la porta raffigurante il simbolo di Urano e la attraversò.
Gli occhi già chiusi per non incappare nel solito errore di rimanere abbagliata si aprirono su uno scenario di saette, vento e grandine.
Giusto il tempo di aprire l'ombrellino che il vento glielo strappò con forza dalle mani, trascinandolo in alto nel cielo, dove un fulmine si incaricò di terminarne la distruzione.
Era la tempesta più violenta che avesse mai visto, le raffiche la spingevano in ogni direzione, e la grandine non risparmiava di colpire con brutalità qualunque cosa si trovasse sul suo tragitto.
“Ormai saranno distrutti!”
Nonostante la situazione avversa, Usagi riusciva ancora solo a pensare alle sue piccole piantine.
“Devo provare a vedere se posso ancora salvarle!”
Incurante del dolore e del freddo che, attraverso il vestito già zuppo, le arrivava alle ossa, si mise a procedere con rapidità in direzione della sua piccola coltivazione.
Giunta a stento a riconoscere il luogo dove li aveva piantati, si accorse che la violenza della tempesta non aveva risparmiato quelle piccole piantine, strappandone la maggior parte, e spezzandone le restanti...
Tutte distrutte.
Usagi non poteva credere ai suoi occhi!
Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove....
Ben nove dei suoi fiorellini erano stati ridotti a brandelli.
Al suono del potente tuono che si profuse sopra di lei, Usagi crollò al suolo, inginocchiata si coprì le orecchie con le mani.
Il freddo ormai si faceva difficile da sopportare, e la grandine, anche se stava diminuendo, non aiutava.
Passato il frastuono, Usagi si accertò di controllare che quanto il lampo che lo aveva preceduto le aveva mostrato fosse reale:
uno dei gigli era sopravvissuto!
Il suo piccolo stelo aveva resistito al vento, e fortunatamente sembrava che nessun chicco di grandine lo avesse toccato.
“È il fiore nato dal piccolo semino che avevo piantato per ultimo...”
La scena di qualche giorno prima le tornò nitida, era il seme a cui aveva affidato il suo desiderio.
Usagi sorrise al vederlo ancora vivo, non tutto era perduto!
Poteva ancora salvarlo, avrebbe solo dovuto proteggerlo costruendogli un riparo.
La ragazza si guardò rapida attorno, non c'era niente da utilizzare come tettoia, e non c'erano nemmeno rocce a portata di mano per tentare di ergere una sorta di barriera...
“A mali estremi...”
Usagi si chinò sopra lo stelo, facendogli scudo con il suo stesso corpo.
La grandine le stava tempestando la schiena, ma lei non intendeva piegarsi.
Il vento la stava spingendo con irruenza, ma lei non intendeva arrendersi.
Il gelo le stava arrivando alle ossa, ma lei non intendeva darsi per vinta.
Non poteva lasciare che il maltempo cancellasse anche l'ultima traccia del suo gesto di ringraziamento.
Haruka non aveva ancora visto il risultato.
Non poteva lasciare a metà la sua opera, non se lo sarebbe perdonato!
Glielo doveva, Haruka si era ferita senza esitazione per salvarle la vita, cosa poteva essere un po' di pioggia a confronto?
La principessina cercava di convincersene mentre aspettava che la tormente cessasse.
Ma nonostante il passare dei minuti, non sembrava accennare a diminuire.
A squarciare il ritmo continuo della pioggia e del ghiaccio che batteva al suolo, vi era una sinfonia di sporadici tuoni, tra i quali Usagi credette di udire un ululato.
Il suo corpo cominciava a cedere agli spasmi del freddo.
Usagi non voleva arrendersi, ma ormai era passata quasi un'ora, ed il suo fisico cominciava a risentirne.
La schiena le pulsava, era rossa e gonfia, ed i muscoli delle sue braccia cominciavano a vacillare: sostenere il suo peso e contrastare la furia del vento reggendosi su un terriccio instabile quanto scivoloso era un'impresa ardua.
Ma nonostante questo rimase concentrata ad osservare la piantina, che sotto di lei, era sicura le fosse grata.
«Non temere, ti proteggerò io.»
Usagi si mise a ridere all'idea che qualcuno la potesse udire parlare con una pianta... di tutti gli avvenimenti degli ultimi giorni non sapeva scegliere quello che meglio esprimeva la pazzia che forse ormai le apparteneva.
La grandine cessò, la tempesta imperversava ancora, ma almeno ora una delle cose di cui preoccuparsi era venuta meno.
«Andrà tutto bene.»
Non sapeva se questa volta stesse parlando con il fiore oppure se si stesse rivolgendo semplicemente a sé stessa, ma dirlo la fece sentire meglio.
Il freddo era divenuto insopportabile, Usagi non faceva che tremare.
La sua vista si stava annebbiando, e le riusciva sempre più difficile formulare un qualsivoglia pensiero.
Le forze le stavano venendo meno, si rendeva conto che presto non ce l'avrebbe fatta più...
avrebbe fallito, lasciando che il temporale avesse la meglio su di lei...
Per quanto si sforzasse, il rimanere lucida le si precludeva sempre più.
Ad un certo punto le parve persino di sentire il profumo di rose gialle trasportate dal vento...
Tutto intorno a lei si stava facendo scuro, fatta eccezione per la piccola ristretta area che riusciva a focalizzare sotto di sé, tutt'intorno al giglio.
Proprio attorno al fiore vide i rivoli di acqua che si erano formati tingersi lentamente di rosso, goccia dopo goccia, si riempirono di un rosso sangue.
Che stesse di nuovo sognando?
Non ebbe il tempo di darsi una risposta, la sua vista si offuscò completamente, e la sua coscienza con essa.

*       *       *


La luce di una candela risplendeva tenue, facendo danzare le ombre dei pochi oggetti presenti sui muri.
Il vento batteva ancora sulla finestra, ma quest'ultima non dava segno di volerlo assecondare, e continuava a tenerlo fuori assieme al diluvio che ancora imperversava.
La testa di Usagi era pesante.
Sentiva dolore su tutto il corpo, la sua pelle gridava pietà.
A pensarci ora, il suo azzardo si sarebbe potuto rivelare mortale.
Usagi si sollevò dai guanciali sui quali poggiava il suo capo, e nel mettersi a sedere, la coperta che fino a poco prima la teneva al caldo le scivolò di dosso, lasciandole scoperti i seni.
Era nuda.
«Ma cosa-»
«Finalmente ti sei svegliata.»
La voce di Haruka risuonò chiara nonostante un tuono tentò di oscurarla.
Usagi mise a fuoco la sua vista in direzione della poltrona situata alla sua sinistra.
«Haruka?-»
Giusto il tempo di assicurarsi che i suoi occhi e le sue orecchie non la tradissero, e si rese conto che la ragazza dagli occhi smeraldo era veramente seduta a poca distanza da lei.
“Sono nuda...”
L'imbarazzo si fece strada più veloce dei lampi che ancora a turno rischiaravano il cielo, e la spinse a coprirsi portandosi la coperta al collo.
«Non ti facevo così cerimoniosa.» il tono di Haruka era leggermente divertito.
Usagi era rossa in viso...
Per anni Luna l'aveva vista nuda durante i cambi d'abiti, eppure sia in presenza di Michiru che ancor più in quella di Haruka, si sentiva nuda nel senso emozionale della parola.
«Siete stata voi a-» l'immagine di Haruka che la spogliava per metterla a letto la interruppe.
«E chi altri? Vivo qui da solo se non te lo sei dimenticata... e Astrea non è proprio una che si intende di vestiario...»
Haruka indicò la direzione della porta chiusa con il pollice, Usagi capì si trattava della spiegazione su dove si trovasse ora l'animale.
«A quanto ne so con Michiru non hai fatto tutte queste storie...» la frecciatina di Haruka fece sussultare Usagi, e divertì non poco la guerriera di Urano.
«Ma è diverso! Lì mi sono spogliata io e-» la principessina cominciò a giustificarsi cadendo nella provocazione dell'altra, ma si interruppe al suono dell'ennesimo tuono.
«Oh no! Il fiore!»
Haruka la guardò basita.
«Devo andare a vedere se c'è ancora! Ormai la tempesta lo avrà...»
Usagi voleva correre a vedere se era ancora in tempo per salvare la situazione, ma allo stesso tempo si sentiva in imbarazzo all'idea di saltare fuori dalle coperte nuda di fronte ad Haruka.
«Non dire sciocchezze.» La voce dell'altra suonò fredda e tagliente come sempre. «Dovresti preoccuparti di te stessa piuttosto!» ora era furiosa.
«Ma-»
«Ma cosa?!» Haruka strattonò Usagi per un braccio, sollevandola dal suo letto e scoprendone il corpo «Ti sei almeno guardata? Sei completamente martoriata! La tua pelle è tempestata dei colpi inferti dalla grandine! Stai ancora tremando, e scommetto che non riusciresti neanche a reggerti in piedi per la febbre!» Haruka lasciò la presa e si risedette ad osservarla.
«Ma io... stavo... proteggendo-»
«Basta con queste stupidaggini!» Haruka urlò spazientita, ed Usagi non ebbe più il coraggio di replicare.
Era stata imprudente... anzi no, sconsiderata.
Aveva seriamente rischiato la vita, se ne rendeva conto, il suo corpo glielo ricordava, bruciando qua, dolendo là.
«Quando ti ho trovata sotto la tempesta mi chiedevo se ti eri persa nel tentare di raggiungere un rifugio... e invece-» Haruka strinse le sopracciglia in un'espressione di disprezzo «Stavi lì impalata a proteggere quelle stupide piante! Pensa che avevi addirittura perso conoscenza! Ma il tuo corpo era rimasto immobile a riparo di quei dannati fiori che erano ormai stati distrutti!»
«Non è così! Uno di loro si era salvato e-»
«Ti avevo detto di non tornare!» Haruka si alzò nuovamente in preda ad uno scatto d'ira, e lo scaricò con forza sulla parete alle sue spalle, dove sferrò con tutta la sua forza un pugno.
Il silenzio era calato nuovamente nella camera.
Il ritratto di Haruka si illuminava solo quando la luce di qualche saetta lo permetteva.
«Non sei altro che una stupida! Avresti potuto morire! Se io non fossi arrivato in tempo...»
«Come hai fatto a trovarmi?» ad Usagi sembrò una domanda lecita, nonostante la situazione non fosse delle più rilassate.
«Astrea, mi ha richiamato, l'avevo avvertita di tenerti d'occhio! E per fortuna lo ha fatto...»
Il tono di Haruka sembrava sollevato.
L'ululato che la ragazza aveva udito durante la tormenta era effettivamente stato l'allarme che il lupo aveva lanciato alla sua padrona...
“Dovrò ringraziare anche lei” pensò Usagi tra sé e sé.
«Sarei tornato prima se avessi potuto. Ma ero impegnato in una battaglia contro alcuni invasori, e non ho potuto liberarmene più in fretta.»
Haruka sembrava volesse giustificarsi... l'altra ne rimase stupita, per la prima volta sembrava che la guerriera di Urano si sentisse in colpa, mentre l'unica che doveva sentirsi così era proprio Usagi.
«Haruka non-»
Proprio in quel momento Usagi notò le bende con le quali Haruka aveva  avvolto l'avambraccio destro.
“Il morso di Astrea...” dedusse.
Poi vide anche il taglio ancora umido sulla sua guancia, per poi notare il busto, sotto la camicia sbottonata Usagi poteva riconoscere almeno altri due bendaggi, uno all'altezza del seno, e l'altro all'addome, sul quale poteva vedere un accenno di macchia di sangue.
«Sei ferita...»
Haruka scattò sulla difensiva e socchiuse troppo tardi la camicia.
Usagi le si era ormai avvicinata a carponi sul letto, e con la mano tentava di sfiorarle il volto.
«Non è niente, mi sono distratto un attimo.»
Usagi ripensò a quanto Haruka aveva appena dichiarato: sarebbe tornata prima se avesse potuto, ma era impegnata in una battaglia contro alcuni nemici.
Si era ferita per eliminarli il prima possibile, non curandosi della sua incolumità.
Di nuovo aveva messo Usagi al primo posto.
Gli occhi della principessa della Luna si riempirono di lacrime.
«Mi dispiace...» la voce le uscì strozzata dai singhiozzi che non riusciva a trattenere.
Si sentiva veramente in colpa, sapeva che era accaduto di nuovo tutto per causa sua, e non riusciva a perdonarselo.
Con la sua stupidità aveva messo a rischio la vita di entrambe.
Haruka era già pronta a replicare duramente alla troppa vicinanza di Usagi, ma alla vista di quella così fragile ragazza non riuscì a non arrendersi.
Usagi terminò il suo tentativo di avvicinamento, posando i piedi spogli  a terra, ma l'alzarsi dal letto la costrinse ad aggrapparsi con entrambe le mani alla camicia di Haruka, che prontamente la sostenne appena la principessina ebbe un mancamento.
«Lo dicevo io che non saresti riuscita a reggerti in piedi...» il tono di Haruka era canzonatorio.
La ragazza di Urano la sollevò da terra prendendola tra le sue braccia, e la rimise al centro del letto.
«Hai la febbre alta, dovresti riposare.»
Usagi non se la sentiva di insinuare il contrario, Haruka aveva perfettamente ragione, le forze la stavano abbandonando di nuovo.
Haruka osservò il visino della ragazza, ed i suoi occhietti semiaperti, che la guardavano come a voler chiedere ancora perdono.
«Guarda te cosa mi tocca fare...»
Haruka si levò la camicia con un gesto lento e al contempo sexy, o almeno questo fu come apparve agli occhi di Usagi.
Un nuovo lampo mise in risalto la silhouette slanciata ma al contempo forte di Haruka.
Senza aggiungere altro si infilò sotto le coperte, al fianco di un Usagi ormai ancora più visibilmente rossa.
«La febbre è salita o sei solo contenta di vedermi?» il volto di Haruka era tornato sarcastico, il suo sorriso beffardo ed il suo sopracciglio inquisitorio sollevato.
Usagi la guardò male, o almeno tentò di farlo, ma la sua faccia doveva risultare troppo buffa per essere presa seriamente.
«Forza ora, vedi di riposare.»
La voce di Haruka risuonò vicinissima all'orecchio di Usagi, il suo tiepido soffio fece rabbrividire l'altra...
«Eh già... mi sa proprio che è la febbre...» Haruka trattenne una risata, era sinceramente divertita dal vedere le reazioni che provocava alla sua principessa.
Usagi di tutta risposta questa volta le diede una leggera gomitata sullo sterno, e si tirò la coperta fino a lasciarsi scoperta solo dagli occhi in su.
Haruka si mise a ridacchiare.
«Okay okay, ho capito...» la sua voce ora era calma e dolce «Vieni qui.»
Usagi sentì l'altra avvolgerla in un saldo abbraccio, e le loro pelli entrare a contatto.
Haruka era più calda di lei, nonostante la febbre.
Il cuore di Usagi batteva all'impazzata.
La pelle di Haruka profumava di una fragranza intensa, che sentiva oggi per la prima volta.
Quel profumo la rilassò completamente, si sentiva sicura in quell'abbraccio.
Chiuse gli occhi giusto il tempo di lasciarsi inebriare dai suoi restanti quattro sensi, che uno dopo l'altro la stavano portando ad assaporare nella sua interezza quel momento.
   
 
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