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Autore: _Haily_    26/09/2012    2 recensioni
Gervhart, un uomo che costretto dalla guerra, abbandonò la sua terra, Edras, quando era ancora un bambino.
Cresciuto, vuole far ritorno alle sue origini, per trovare la vendetta che cerca da anni. Aiutato da Raki, sua amica d'infanzia, che nasconde uno straordinario segreto, il vecchio Rhoderich e la sensuale Asha, 'arma' di Gervhart, faranno ritorno a Edras, riscoprendo in esso, tutte le verità che si celano dietro al Re Nero.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa: Baldi giovani *A*9 Son finalmente tornata dalle vacanze e finalmente ho avuto il tempo di scrivere questo nuovo capitolo. Capitolo molto tranquillo, penserete che la stia prendendo un po troppo per le lunghe, soprattutto leggendo certi capitoli, ma non voglio lasciare nulla al caso. Nel senso che voglio che si delineino bene il carattere e i sentimenti di qualsiasi personaggio, sia di quelli che già conoscete benissimo, sia di quelli nuovi che pian piano entreranno o usciranno dalla storia.
E comunque in questi capitoli c'è sempre un pizzico di mistero che aumenta la curiosità 8D ne metto giusto qualcuno ogni tanto!
Ammetto che forse le cose saranno ancora più confuse, ma non preoccupatevi che tutto avrà un senso <3
Detto questo vi lascio a questo nuovo capitolo che stranamente mi piace come è uscito XD

Ps: Stò cominciando ad innamorarmi seriamente della coppia RhoderichAsha <3


Capitolo 8

Voci.Anima.Tempesta







'La senti la mia voce?
Il tuo sangue stà fremendo.
Lo sento.
Quello che cerchi ti stà divorando dentro.
Non lo puoi sentire, ma io l'ho percepito.
Vieni da me…
Vieni da me!'


Gervhart si svegliò di soprassalto, scattò in avanti, ansimando, quasi gli mancò il respiro, sentì il cuore pompargli nel petto quasi a scoppiare.
Piccole gocce di sudore gli solcavano il viso stravolto in una smorfia quasi impanicata, anche se in quel momento, lui stesso non aveva idea del perché quella reazione.
Si, aveva sentito quella strana voce gutturale, una voce maschile, quasi era parsa come un ruggito che lo aveva svegliato, ma le parole cominciarono a svanire dalla sua mente, divennero confuse, non riusciva più a ricordare, come la sua vista annebbiata in quel momento, sentì gli occhi quasi bruciargli e quella brutta sensazione gli fece sbattere più volte le palpebre.
Solo poco dopo, quando anche il cuore tornò al suo ritmo naturale e i suoi occhi misero a fuoco, si calmò tirando un sospiro di sollievo.
Tornò ad appoggiare la schiena contro il legno della barca che scricchiolò, era ancora caldo, doveva aver dormito in quella posizione per qualche ora, seduto su quel pavimento duro per niente comodo.
Ma probabilmente era talmente stanco che appena si era seduto, le onde che cullavano quella piccola bagnarola, nonostante l'insicurezza che dava, lo avevano portato dolcemente nel mondo dei sogni.
Fino a quando qualcosa non lo aveva svegliato.
Si passò una mano sulla fronte ancora bagnata di sudore e si ritrovò a fissare il cielo di un blu intenso, perfettamente limpido, la miriade di stelle nel cielo avrebbe fatto passar la voglia a chiunque di poter provare a contarle.
Le loro luci sfumavano il blu scuro in sfumature azzurrognole e persino pennellate di viola che animavano la notte.
Ma a far luce in quel manto bluastro, la Luna piena diffondeva la sua luminosità su quella distesa d'acqua, che pareva colorata di bianco.
A quella vista così serena, Gervhart si era tranquillizzato, anche i suoi occhi avevano ripreso lucidità.
Si guardò intorno, l'unica luce accesa proveniva dalla piccola stiva  che aveva proprio alle spalle.
Si scostò  giusto quel poco per poter girare il viso e vedere, scesi il pochi gradini, quella che doveva essere riservata alla merce e al proprietario della nave, si trovava un'amaca attaccata ai due lati della stiva, contro il muro, dove Raki stava tranquillamente dormendo, coperta fino alle spalle, mentre il suo soffio faceva vibrare la fiamma dalla candela vicino a lei, su una specie di tavolino improvvisato, ovvero una delle casse in legno più piccole, tra tutte quelle che c'erano nella stiva perfettamente impilate e legate.
Asha aveva preso la sua forma da gatto e dormiva raggomitolata sulla coperta in fondo ai piedi della ragazza.
Gervhart abbozzò un sorriso tranquillo, in tutta quella calma non poteva non sentirsi il russare di Rhoderich, che come il ragazzo, si era seduto più in là, a prua della nave, seduto per terra a gambe distese e le braccia conserte.
La sua testa ciondolava in avanti e quando sembrava stesse per cadere la ritirava su, gorgogliando con il naso, per poi tornare a russare a bocca aperta.
Erano tutti stanchi. Quel pomeriggio prima che il sole tramontasse, avevano aiutato il vecchio caricare le provviste per il viaggio e tutto il necessario.
Rhoderich aveva subito messo in chiaro le cose con Selva, riprendendolo più volte di non provarci con le due ragazze, ma il vecchio aveva sviato l'argomento sbuffando. Ma non erano mancate le continue frecciatine l'un l'altro.
Selva poi aveva notato le armi che portavano, ma non si era assolutamente preoccupato, anzi gli di disse tranquillamente di smettere di nasconderle, almeno fin quando erano sulla sua nave.
Non aveva chiesto un perché, non sembrava minimamente colpito, non aveva fatto domande, come loro non avevano chiesto niente su di lui.
Ognuno si faceva gli affari propri, come era giusto che fosse in quel frangente. Forse era più giusto così.
-Non riesci a dormire?-
Selva arrivò da dietro, distogliendo Gervhart dalla sua osservazione.
Si girò sorridendo, piegando una gamba, appoggiando sul ginocchio il braccio per aver una posizione più comoda e dinamica.
-Colpa di strani sogni.-
-Incubi?-
Non lo sapeva nemmeno lui, certamente non era stato un bel sogno, ma si poteva definire anche solo tale?
-Diciamo…strani sogni.-
Selva inarcò il sopracciglio confuso, era davvero una risposta strana, quasi senza senso, ma non voleva, dal canto suo, ficcare il naso.
Fece un piccolo cenno del capo vicino al ragazzo come per dirgli 'Posso sedermi?' e Gervhart non potè far a meno di chiederglielo.
-Grazie!-
Mugugnò qualcosa mentre si sedeva, data la sua età e stazza, faceva fatica a sedersi per terra come lui.
Quando trovò la posizione più comoda, scosse davanti agli occhi del ragazzo una bottiglia di liquore, che brillò alla luce della luna.
-No grazie!- Rifiutò gentilmente l'offerta, stupendo Selva che forse pensò che essendo così giovane un sorso lo avrebbe anche bevuto, ma scosse le spalle e si attacco alla bottiglia.
-Anche lei non riesce a dormire?-
Selva si fermò repentinamente, guardandolo storto.
-Smettila di darmi del lei! Mi fai sentire vecchio! E io non sono un vecchio babbeo!-
-Scusami Selva.-
Trovando tutta la sincerità negli occhi del quel ragazzo il mercante si volle lasciar andare, forse perché dal loro primo incontro aveva scorto in lui qualcosa di diverso.
Poggiò la bottiglia accanto, facendo un piccolo rumore ovattato.
-Certo che la tua amichetta è davvero carina, ha davvero un seno enorme.-
Era strano come lo disse seriamente, senza balbettare o arrossire come aveva fatto parlando di certi argomenti, anzi, pareva molto più tranquillo e sereno, come se fossero le cose più normali da dire.
-La bellezza di una donna non si calcola dalle sue forme.-
Se fosse stato possibile a Selva gli si sarebbe staccata la mandibola dalla faccia. Rimase quasi a bocca aperta da quella risposta data così repentinamente senza un momento di esitazione. Si fermò a guardarlo mentre nei suoi occhi verdi si rifletteva la luce della luna e i suoi capelli venivano mossi da quella leggera brezza.
-Comunque non ho nessuna intenzione losca con lei. In verità non mi è mai importato di qualsiasi ricompensa per questo viaggio, lo faccio perché mi va.-
-Lo sapevo!-
Gervhart gli sorrise proprio come se lo sapesse fin dall'inizio e come si aspettava che Raki se il vecchio si fosse avvicinato a lei gli avrebbe mollato un pugno in pieno viso.
-Sei davvero un ragazzo intelligente. Non se ne trovano così al giorno d'oggi. Sei un piccolo puntino bianco in mezzo al nero più profondo.-
I loro occhi si incrociarono e per un istante il vento si alzò più forte, facendo gonfiare le vele dell'imbarcazione.
-Non penso di essere una persona così speciale, anzi, penso che forse quel puntino potrebbe tingersi di rosso.-
Il suo volto che prima pareva sereno, adesso era rattristato, quasi pensieroso.
-Stiamo andando a Edras per un mio capriccio, se così vogliamo definirlo. Non so neanche se è la cosa giusta, perché ho paura di mettere a rischio le persone a cui tengo. Ma più di tutto, ho paura  di me stesso…ho paura di far qualcosa di sbagliato.-
Il mercante sospirò.
-Per questo esistono gli amici.-
Per la prima volta, Gervhart lo vide sorridere sotto quella folta barba.
-Vogliamo sempre proteggere ciò a cui teniamo.-
Diede delle pacche al pavimento della nave, quasi come se fosse un amico.
-Questa nave, è la 'persona' a cui tengo di più al mondo.-
Il ragazzo parve stupito.
Selva guardò la sua mano appoggiata alle assi di legno, quelle sue mani vecchie e corrose dal suo lavoro, ma il suo sguardo quasi brillò di malinconia misto a felicità, come se ricordasse qualcosa di passato, ma che da una parte amava ricordare.
-Perchè è legata alla sua anima…-
Lasciò in sospeso la frase, per poi continuarla.
-Ero giovane. A Calvadian chi non è di alto rango, diventa mercante, ma quello era il mio sogno fin da bambino. Volevo solcare i mari, lontano dal mondo caotico e violento di quel paese. Con i pochi soldi che avevano messo da parte i miei genitori, comprai questa barca. Non era un gran che, ma a me bastava così.
Quando arrivai per la prima volta a Edras, mi sembrava di vivere in un'altro mondo. Così pacifico. E proprio lì incontrai una ragazza. Si chiamava Shila. Era una ragazza stupenda, aveva i capelli corvini tagliati perfettamente a caschetto e aveva un piccolo ciuffo ribelle sulla frangia che tentava sempre di sistemare, ma invano. Gli occhi castani grandi e sempre luminosi.
E il suo sorriso…-
Lo vedeva sorridere orgoglioso.
-Sapeva farti sorridere anche nei momenti difficili. Era una cercatrice di pietre preziose. Nonostante fosse così giovane, sapeva riconoscere qualsiasi tipo di pietra, nome e valore. Era persino una che scalava le più alte montagne per cercare i giacimenti e spesso era lei che li lavorava. Eppure aveva delle mani perfettamente pulite e curate. Era bello come fosse orgogliosa di quello che faceva e col tempo ho imparato ad amarlo pure io….e ad amare lei. Lavoravamo insieme. Lei trovava la merce più pregiata e io la portava a Calvadian.
Lei mi aveva fatto vedere il suo 'mondo', io volevo mostrale il mio. Volevo portarla a vedere il mare aperto, farle provare quell'ebrezza di libertà. Più volte mi aveva detto di no, ma io insistetti…per un mio capriccio?!-
La luce brillante che aveva negli occhi cominciò ad affievolirsi mentre raccontava.
-Ma feci un madornale errore. Proprio quella volta, ci fu una tempesta. A quei tempi ero alle prime armi e non riuscivo a tenere la nave senza che sbattessimo da una parte all'altra. Le avevo detto di rimanere nella stiva, ma lei volle comunque aiutarmi. Ma quell'onda troppo forte la gettò in mare…-
Gervhart poteva vedere la sua tristezza sul suo volto, ma anche la rabbia per non essere riuscito a far qualcosa.
-La vidi affannarsi per rimanere a galla, mentre la vedevo gridare il mio nome e tendere la sua mano affusolata verso di me.-
Lo vide stringere i pugni.
-Non feci nemmeno in tempo a pensare di gettarmi in mare che non la vidi più. L'ultimo ricordo prima di allora era il suo sorriso. Prima di essere inghiottita dalle onde le mi sorrise, dolcemente, come se mi stesse dicendo che sarebbe andato tutto bene. Allora non capii, ero troppo giovane e troppo triste per pensarlo. Ma poi compresi. La leggenda che dice che le anime dei defunti in mari o fiumi si reincarnino in un essere vivente o nel luogo stesso, io ci credo.-
Al ragazzo tornò in mente l'episodio della lucciola e del fatto che le ricordò sua madre, quella stessa cosa la pensò anche lui in quel momento.
-Per questo penso, anzi, sono convinto che l'anima di Shila sia legata a questa nave, che non mi ha amai abbandonato.-
Un sorriso radioso si dipinse sul suo volto.
-Anche se è una bagnarola non affonderà mai! Proteggi le persone che ami con tutto te stesso e lo proteggeranno e ti staranno vicino per sempre.-
La sua determinazione, tirò su di morale Gervhart, poteva contare sull'aiuto di persone fantastiche.
Se lui era un piccolo puntino bianco su uno sfondo nero, loro erano quei piccolissimi puntini che andavano a formare lui stesso.
Senza di loro non sarebbe stato quel puntino.

Il peggior risveglio quella mattina lo ebbe Rhoderich, perché la secchiata d'acqua salina, per poco non lo fece strozzare, visto che se ne dormiva con la bocca spalancata.
Si svegliò di scatto, tossendo, sia perché un po' d'acqua gli era finita in gola ma anche per il sapore schifoso che aveva in bocca.
-Ma che schifo!-
Urlò tra un colpo di tosse e l'altro.
I capelli che solitamente erano a spazzola, ora gli ricadevano sul viso, sgocciolando, la stessa sorte era capitata ai vestiti che si erano inumiditi.
-Il sole splende alto nel cielo! Una mattina raggiante si prospetta davanti a noi!-
Raki quasi danzando, si divertita a prenderlo in giro, con le mani al cielo, lasciando ciondolare in una mano il secchio che probabilmente aveva usato come arma.
Rhoderich gli si avvicinò quasi ringhiando, ritrovandosi faccia a faccia.
-Tu! Piccola peste!-
Le puntò il dito contro. Lei di tutta risposta gli sorrise.
-Non vorrai stare tutto il giorno spaparanzato a dormire?!-
-Ma non è questo il modo di svegliarmi!-
Raki fece una smorfia di disapprovazione.
-Eeeh? Avresti voluto che fosse stata Asha a svegliarti?-
Rhoderich si passò una mano tra i capelli con fare sensuale e altezzoso.
-Certo. Sarebbe stato molto più erotico.-
-Ah si?-
Il suo sguardo quanto il suo sorriso divennero altamente maliziosi.
-Ashaaaaa!-
Gridò.
-Il vecchio pervertito ha detto che avrebbe voluto essere svegliato da te! Ha detto che sarebbe stato più 'erotico'! Perché non gli mostri come lo avresti svegliato tu?-
Asha salì le scale della stiva con fare suadente, i movimenti del bacino facevano ondeggiare la sua lunga veste.
Si appoggiò allo stipite della porta, roteando in mano un piccolo martello, mentre nell'altra giocherellava con dei chiodini appuntiti. Non distolse lo sguardo da Rhoderich, anzi lo guardò sensualmente, con quel sorriso che fece venire i brividi al vecchio.
-Avrei potuto svegliarti io dici?-
Il suo tono era divertito.
-Mi sarebbe così tanto piaciuto, inchiodare con questi…-
Passò maliziosamente la lingua su uno di quei chiodi che teneva in mano, quasi giocherellandoci.
-Il tuo prezioso gioie-
-Ferma! Basta!-
Non fece nemmeno in tempo a terminare la frase che il vecchio la fermò, stringendosi il suo 'gioiello' tra le mani per proteggerlo.
-Il mio gioiello più prezioso non si tocca! Stava per diventare violenza verbale nei suoi confronti! Siete due donne orribili!-
Raki si piegò dal ridere, le faceva male la pancia e le scendevano le lacrime dal tanto ridere, pure Asha rise sotto i baffi, era stata proprio uno scherzo ben riuscito, alla faccia di quel vecchio pervertito.
-Invece di star a perdere tempo! Cercate di far qualcosa per la comunità!-
Come una guardia reale, Selva se ne stava ritto su di sé, possente, le braccia conserte e le folte sopracciglia aggrottate, che gli davano un aspetto più cattivo.
Rhoderich sbuffò.
-Se pure il tuo gingillo fosse nei guai, non diresti così.-
Si tolse il gilet verde scuro per poterlo asciugare al sole.
Il marinaio sbuffò.
-Se lei è veramente un uomo come pensa riuscirà a catturare almeno qualche pesce per il pranzo.-
Gli lanciò una piccola canna da pesca, di quelle più rozze, giusto in sintonia con la nave, che Rho prese repentinamente al volo.
Gervhart arrivò a torso nudo e la maglietta arrotolata su una spalla.
-Cerchiamo di aiutarci a  vicenda!-
-Ma la colazione?-
Rhoderich chiese preoccupato.
-Noi ce la siamo guadagnata.-
Intervenne Raki, seguita a ruota da Asha.
-Abbiamo dato una mano a sistemare la nave.-
Mentre faceva roteare il piccolo martello che avevano probabilmente usato.
-Potevate svegliarmi!-
-Ma dormivi così beatamente.-
-Solo perché hai un paio di belle tette al posto dei pettorali e una rientranza al posto del pisello, non ti picchio, ragazzina…-
Raki non sembrò minimamente turbata.
-Tranquillo che ti daremo una mano anche noi.-
Gervhart fece un cenno del capo ad Asha, per invitarla ad andare da lui.
-Non ho più canne da pesca!-
-Non preoccuparti, ho la mia personale.-
Selva non capì, lo si poteva vedere dal suo sopracciglio inclinato.
Quando Asha fu vicino al ragazzo, lui gli pose la mano e lei fece lo stesso, sorridendogli.
-Mi dia un ordine padrone.-
-Dovresti già averlo capito.-
Il suo corpo presto si trasformò in una lunghissima e perfetta canna da pesca, niente a che fare con la bacchettina di legno che aveva Rhoderich.
Selva gli aveva raccontato parte della sua vita più intima, era arrivato il momento di mostrargli qualcosa di 'suo'.
-Oh mio Dio!-
Per poco le gambe non gli cedettero, il suo viso impallidì dallo spavento ma anche per lo stupore. In tutti quegli anni di vita non aveva mai visto una cosa simile e il suo cuore vecchio aveva avuto un sobbalzo.
-Co-come è possibile?-
Puntò il dito contro Gervhart, sbattendo più volte le palpebre credendo di aver preso un abbaglio.
-Lei è una Necromorpher.-
Uno non ci avrebbe mai creduto se non lo avesse visto coi suoi occhi, ma Selva lo aveva potuto vedere e bastò una semplice spiegazione da parte di Gervhart per capire.
-Incredibile!-
Continuava a fissare la canna da pesca in tutti i suoi punti.
-Dai Harty! Sono curiosa di vedere cosa pescherai con questa belliiiiiissima canna da pesca!-
Era un chiaro insulto al bastoncino in legno di Rhoderich, che lui stesso capì.
Lo strattonò per un braccio, come una bambina che vuol vedere l'artista di strada del momento. A Raki piaceva sedersi di fianco al ragazzo e vederlo pescare. Da piccoli lo facevano spesso, diceva che in qualche modo le ricordava Edras, forse perché suo padre la portava con lei in quei momenti di caccia, ma era troppo piccola per poterselo ricordare.
Vedere Raki così sorridente, parlare e ridere con tanta naturalezza con Gervhart che con maestria lanciava l'amo in mare, a Rhoderich venne da sorridere. Quei momenti erano per lui fonte di gioia immensa.
Si tirò su le maniche.
-Bene, vediamo di dar pan per focaccia a quei marmocchi!-
Con un movimento repentino del braccio e la rotazione del busto lanciò lontanissimo l'amo che si gettò nel mare.
Selva notò subito un particolare brillio al collo del vecchio e fissandolo meglio poté vedere che era un ciondolo che pendeva da una collana, ma non era una pietra ben levigata, sembravano persino squame bluastre. Doveva essergli uscito dalla maglia quando aveva lanciato l'amo. Aveva visto un sacco di pietre nella sua vita ma mai di così strane.
-Hai uno strano ciondolo.-
lo indicò.
Rhoderich si fissò il petto e appena lo vide brillare, strabuzzò gli occhi, mentre repentinamente lo nascose all'interno della maglietta.
-Già! E' molto importante per me!-
Disse con un sorriso di circostanza.
-Tanto da non volerlo nemmeno far vedere?!-
Ci fu un momento di silenzio, dove solo le onde del mare che sbattevano sulla prua della nave facevano da sottofondo e le urla divertite di Raki rompevano il silenzio.
-Se avesse una donna bellissima che tutti vorrebbero, anche lei farebbe di tutto per nasconderla e tenersela per sè.-
Il mercante non capì se quel sorriso era serio o lo stava prendendo in giro, ma per un istante pensò che quelle parole rappresentassero realmente qualcosa.
-Ahahah! Stavo scherzando!-
Selva avrebbe voluto buttarlo in mare, se non fosse che tutto d'un tratto la barca cominciò ad oscillare vertiginosamente da una parte all'altra e il vento si era fatto più forte.
-Che cavolo succede?-
Si attaccò alla barriera della nave e si scorse per vedere le onde che si infrangevano contro il legno che cigolava.
-Selva!-
Gervhart richiamò la sua attenzione, puntando il dito all'orizzonte.
Quando i due vecchi li raggiunsero capirono che la situazione non era delle migliori.
Nuvole nere, simili a batuffoli di cotone imbevuti nell'acqua sporca, si avvicinavano trascinati dal vento che muoveva proprio nella loro direzione.
-Non va bene…-
Selva parlò tra sé e sè.
-Ma non dovrebbero esserci tempeste nel Mar Medio!-
Urlò Rhoderich per farsi sentire, mentre il vento si era fatto più impetuoso.
-Questo è quello che dite voi che non siete continuamente in mare! E' vero che di tempeste non ce ne sono…peccato che una ogni tanto si fa sentire!-
-E ovviamente noi siamo i fortunati che una volta che saliamo su una nave dobbiamo beccarci la tempesta che viene ogni tanto?!-
Cercò di sdrammatizzare la situazione, anche se pareva comunque alterato.
-Cari miei, c'è sempre una prima volta nella vita!-
Cominciò a smanettare con le funi della vela.
-'Nella vita'….non avrò nemmeno più quella tra un pò.-
Alcuni schizzi d'acqua gelata colpirono Rhoderich in pieno volto.
  
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