Ciao belle bestiole!
rieccomi con il terzo capitolo! accidenti...sto aggiornando molto più spesso di quanto pensassi...spero che non vi dispiaccia...le risposte alle vostre recensioni come al solito in fondo!
L’AMORE
È
CIECO, SORDO E MUTO
M |
i
resi conto fin troppo presto che l’unico modo
per guadagnare ad Hogwarts era scommettere qualcosa con qualcuno. Mi
sarei
giocata le mie 180£ a poker con qualcuno e le avrei fatte
fruttare.
Prima di
tirarle fuori dal bagno, però, mi accertai che non ci fosse
Cissie
Infilai la
mano nel tubo del lavandino guasto. I soldi dovevano essere
lì, un millimetro
sotto il mio dito. Sfiorai le banconote e queste bastarde scivolarono
giù.
- Oh no! –
esclamai terrorizzata – Avanti…fate le
brave…maledetto rubinetto apriti! –
cercai di fare forza sulla levetta ma era tutto bloccato –
Disgraziato…perché
non ti apri! Ti prego…per favore… -
Parlare
con un rubinetto guasto dimostrava quanto Hogwarts mi avesse ridotta
male.
Presto avrei cominciato ad intavolare discussioni con il creme caramel
e nel
giro di pochi mesi mi sarei limonata il cuscino.
Dovevo.
Andare. A. New. York.
- APRITI!
– urlai in preda alla disperazione
Il
lavandino tremò. Lo lasciai subito andare. Non potevo
rischiare di distruggerlo
o mi sarebbe toccato risarcirlo e i soldi mi servivano assolutamente.
I
lavandini si mossero. Si allontanarono piano piano tra loro e la
colonna che li
teneva uniti si alzò fino ad arrivare sul soffito. Un danno
di quelle
dimensioni quanto poteva costarmi? 300£? 500? Avrei lavorato
come sguattera ad
Hogwarts per il resto della mia vita?
In mezzo
ai lavandini ora c’era una specie di buio tunnel. Uno scivolo
che finiva chissà
dove.
Mi
lanciai. In fondo, cos’avevo da perdere? Forse lì
in fondo avrei trovato i miei
soldi.
Lo scivolò
andava giù quasi in verticale fino ad una stanzetta
circolare piena di strane
cose scricchiolanti. Evitai di pensare cosa fossero, mentre mi
addentravo in un
corridoio ancora più buio.
- My loneliness…is killing
me…I must confess…I still
believe…When I’m not with you… -
canticchiavo per darmi coraggio
Alla
fine raggiunsi una porta. Di ferro scuro, con tanti serpenti che si
incrociavano sulla serratura. Non dovetti dire nulla, mi
bastò toccare la porta
e quella si aprì magicamente, con i serpenti che giravano in
tondo sulla porta
in uno strano, macabro balletto.
- Don’t you know
I still believe…That you
will be here and give me a sign…hit me baby one more
time…- alzai la voce,
mentre entravo in un’enorme sala buia piena di cunicoli e con
una grossa statua
Qualcuno mi
applaudì. Mi voltai, ma intorno a
me c’era solo buio.
- Complimenti –
disse una voce fredda dietro
di me – Avevo proprio bisogno di un piccolo simpatico
concerto per allietare le
interminabili giornate che passo qui –
Improvvisamente la sala
venne illuminata.
Davanti a me c’era Tom Riddle, il ragazzo di Glenda Rosweth.
- Tom –
sussurrai stupita
- Maggie
Spencer – replicò lui, altrettanto stupito
- Che ci
fai ad Hogwarts? – gli chiesi
- Che singolare domanda
– rise Tom – Avresti
potuto chiedere “come mai ti ho aperto
- Mi piace essere
imprevedibile ed originale
– ammisi
-
Sì…devo ammettere che ti riesce abbastanza
bene – Tom mi sfilò la bacchetta dalla tasca e la
rigirò tra le mani – Molto
imprevedibile e molto originale. Fibra di genitale di drago, una
bacchetta
imprevedibile e originale, no? –
- Olivander dice che
è l’unica esistente – convenni
- Tra poco non ci
sarà più nemmeno questa,
povero Olivander. Ti credi furba, vero? – Tom mi
fissò con rabbia – Cosa ti ha
spinto a cercare
- Io non
l’ho cercata – ribattei – Stavo tirando
fuori i miei soldi dal rubinetto e si è
aperta –
- Non si è
aperta – sibilò Tom – Io l’ho
aperta –
- Beh…fatto sta
che si è aperta – tagliai
corto – E visto che sei stato tu a farlo, non vedo
perché dovrei preoccuparmene
–
- Tu hai picchiato tre
volte. Come fa Glenda.
Credevo che fosse lei – spiegò Tom –
Evidentemente tu l’hai seguita e hai
imparato il codice –
- Certo…come no
– replicai sarcastica – Notte
e giorno, per venire qui in questa specie di catacomba a incontrare te
–
- Non so perché
tu l’abbia fatto né mi
importa davvero scoprirlo. Però…dovrò
ucciderti perché nessuno deve sapere dove
si trova
- Uccidermi? –
sussurrai senza fiato
Tom sorrise divertito e
giocherellò con la
mia bacchetta.
- Ti lascio esaudire un
desiderio prima di
morire, del resto hai solo…quanti anni hai? – fece
- Undici e dieci mesi
– risposi –
Praticamente dodici –
Tom alzò
la bacchetta nella mia direzione.
- Aspetta! – lo
bloccai. Abbassò lentamente
la bacchetta – Uccidermi è un inutile spreco di
energie. A cosa ti servirebbe?
A chi potrei raccontare di questo posto? –
- Ai tuoi amichetti
stupidi di Grifondoro. A
Potter, per esempio – suggerì lui
- Non ho amichetti stupidi
di Grifondoro. Non
conosco quasi nessuno ad Hogwarts e nessuno conosce me. Harry Potter mi
ha
rivolto la parola una sola volta in questi due mesi ed è
stato per dirmi “Quel
posto è di Therese” una mattina a colazione.
Dubito che mi ascolterebbe se gli
dicessi della…ehm…Camera dei Segreti, no?
– raccontai velocemente
- Quindi tu vorresti farmi
credere che sei
qui per caso, che nessuno ti ha mai parlato della Camera dei Segreti,
che non
sai chi sono io e che non conosci Harry Potter? – mi
domandò Tom scioccato
- Esattamente –
annuii
Tom
riprese a giocherellare con la bacchetta. Io ripresi a respirare.
- Da dove sei uscita,
Maggie? Da un cartone
animato? – ridacchiò
- Dalla George Washington
– replicai offesa –
Se tu mi avessi conosciuto allora, non credo proprio che ti saresti
divertito a
prendermi in giro…niente affatto – sorrisi
ricordando i vecchi tempi
- Mi stai
distraendo dal mio lavoro – osservò Tom
- Ti propongo un affare
che non potrai
rifiutare: tu mi lasci andare, io faccio qualcosa per te e poi non
rivedrai
Maggie Spencer nemmeno in fotografia, che ne dici? – suggerii
- E chi mi dà
la certezza che non mi stai
mentendo? – sussurrò lui pensieroso
- Mentire non mi farebbe
guadagnare niente. E
io non faccio mai qualcosa che va contro i miei interessi –
spiegai
- Affare fatto –
Tom si infilò in tasca la
mia bacchetta – Ma per avere la certezza che tornerai con
tutto ciò che
riuscirai a scoprire su Glenda Rosweth, terrò la tua
bacchetta in ostaggio -
- Io mantengo le promesse
– gli strinsi la
mano e mi voltai verso l’uscita – Avrai presto
notizie di Glenda Rosweth –
In fondo, non avrei dovuto
fare nulla di
speciale. La sua richiesta era talmente vaga che me la sarei potuta
cavare con
nome e cognome e professione. Certo, dicendogli cosa Glenda cercava in
un uomo
forse mi sarei guadagnata una vita più lunga.
Mentre
tornavo in camera, con il mantello della divisa impolverato sotto il
braccio e
le sterline che avevo trovato inspiegabilmente proprio dove le avevo
messe
nell’altra mano, sentii Glenda Rosweth che parlava con
qualcuno.
- Se io trovassi un uomo
come quelli dei film
Babbani lo sposerei seduta stante. Quelli che ti invitano a cena
all’Hilton
senza preoccuparsi di quanto spenderanno, che ti portano a vedere le
stelle,
che ti regalano mazzi su mazzi di rose bianche e che ti fanno sentire
come se
fossi l’unica donna nel Mondo. Insomma, se un Principe
Azzurro si presentasse
il 31 Ottobre a farmi gli auguri, credo che ne sarei lusingata
– concluse
Glenda
Sentii concitate risate
femminili.
Alla faccia del Principe
Azzurro: Glenda
stava cercando un principe e basta.
Feci inversione di marcia.
Ritornai nel bagno
di Cissie, bussai sul lavandino, riscivolai nel tunnel e ritornai nella
Camera
dei Segreti. Tom mi venne incontro perplesso.
- Sei dell’FBI?
– mi chiese
- No, ma so quello che ti
occorre sapere –
gli sfilai la bacchetta dalle mani e me la infilai in tasca –
il 31 Ottobre è
il suo compleanno, invitala a cena all’Hilton, regalale un
mazzo di rose
bianche e portala a vedere le stelle. Cadrà ai tuoi piedi
–
- Ne sei certa?
– non sembrava convinto
- L’ho sentita
due minuti fa. Ora trova i
soldi che ti servono e divertiti con Glenda. Te lo assicuro, non mi
vedrai più.
Mi terrò lontana da questo bagno finchè
sarò ad Hogwarts – annunciai
- E perché
dovresti? – Tom sorrise e si
sedette su un gradino di pietra – In fondo sei una ragazzina
simpatica, e poi
il tuo ruolo è appena cominciato, non sai quante altre cose
interessanti su
Glenda puoi scoprire! –
- Avevamo un patto. Io
l’ho rispettato. Non
aspettarti altri favori da me – dichiarai con una forza che
non tiravo fuori da
parecchio
- Pensavo che ti avrebbe
fatto piacere
parlare con qualcuno che non sia un lavandino. E del resto neanche a me
dispiacerebbe – sorrise lui
Rimasi in silenzio qualche
secondo.
- No – decisi
– Non devo affezionarmi a delle
persone qui –
- Ah no…e
perché mai? – chiese Tom
- Perché tra
poco parto. Il tempo di
recuperare 420£ e torno a New York. È stato un
piacere conoscerti – lo salutai
con una stretta di mano e corsi via
Nel bagno di Cissie, nel
corridoio, giù per
le scale, su per le scale, quadro finto, Sala Comune, su per le scale,
a
sinistra, camera mia, a destra, bagno, beauty-case, scatola del mio
dentifricio. Era un posto decisamente più sicuro per le mie
180£ piuttosto che
una Camera dei Segreti.
Ma Therese era in agguato.
- Giurami che non rivedrai
quell’uomo o lo
faccio – disse, tenendo l’acetone in una mano e le
banconote nell’altra
- Quelle sono le
mie… - iniziai
- 180£
vinte a poker? Sì, proprio quelle –
assentì Therese
-
Ridammele! – strillai – Sono
mie…comprendi il significato della parola mie?
Ci sono delle cose vietate anche a
Therese Spe…Spencer –
- E ci
sono delle cose vietate anche a te. Leggi qua – mia sorella
mi sbattè un giornale
davanti agli occhi
La data in
alto a destra era del 24 Settembre 1988.
- Un
giornale di quattordici anni fa – borbottai –
Né tu né io eravamo nate nel 1988
–
- Leggi –
ripetè Therese
-
“Un’altra strage del mago oscuro che si fa chiamare
Lord Voldemort…” – inizia e
sbuffai annoiata, mollando il giornale sulla scrivania –
L’hai letto a Glenda?
–
- Che
c’entra Glenda? – ribattè Therese
- Sai
com’è, è il suo ragazzo, non il mio
– le ricordai
-
Naturalmente. E non so come abbia potuto… -
cominciò Therese
- L’amore
è cieco – sussurrai divertita
- E con
tutto ciò che dice la gente su tu-sai-chi… -
continuò lei
- L’amore
è sordo – soggiunsi
- E poi
dover tacere una cosa del genere…perché a
chiunque la dicesse di sicuro… -
riprese lei
-
L’amore è muto – sospirai
- Io sto
parlando seriamente – decretò Therese –
e tu ti diverti con questi stupidi modi
di dire –
- Se tu
stessi parlando seriamente lasceresti da parte quel giornale e mi
ridaresti le
mie 180£. Non parlerò più con Tom
Riddle, ma non perché me l’hai detto. E ora
ridammele – proposi
- Non ci
parlerai più? – ripetè Therese stupita
– Mai più? –
- Mai più
– approvai
Mai. Una
parola ingombrante nella vita. Non si può dire cosa
succederà domani. Una
volta, da piccola, dicevo che non sarei mai
diventata una brava ragazza, che non avrei mai
dato retta a mia sorella, che non mi sarei mai
fatta prendere in giro dalla gente.
E quel
pomeriggio buio di Ottobre decisi che non avrei mai
parlato con Voldemort. Una promessa che chiunque si
impegnerebbe a fare.
La mia
vita ripiombò nella depressione totale di prima. Nemmeno un
Sabato a Londra da
aspettare ansiosamente. Solo la pioggia sui vetri.
E Draco
Malfoy.
Mi
vergognavo persino ad ammetterlo con me stessa ma mi ci stavo
affezionando.
Litigando con lui tiravo fuori la rabbia repressa di dodici anni di
soprusi
subiti da Therese che negli ultimi mesi si erano intensficati fino a
soffocarmi.
Il
pomeriggio di Halloween andai addirittura a sedermi accanto a lui in
biblioteca.
-
Benvenuta, Mezzosangue, qual buon vento ti porta qui? – mi
domandò ridendo
-
Mah…speravo che avresti voluto fare un favore alla
società – sorrisi
misteriosamente
- E quindi
volevi suggerirmi di chiuderti nello stanzino delle scope e lasciarti
morire di
fame? – chiese
-
No…propendevo più per un aiuto in
Trasfigurazione. Mi servirebbe il compito per
Venerdì – ammisi
- Mi stai
chiedendo di farti copiare? – borbottò lui
- Più o
meno – ridacchiai
- Guarda
laggiù – mi prese per le spalle e mi
voltò verso un tavolo due scaffali più in
là, dove sedevano Harry Potter ed Hermione Granger
–
La sua
risposta acida non mi sorprese.
- Me lo
farò da sola – decretai e me ne andai a testa alta
Nel corridoio
mi scontrai con Cissie, la grassoccia nuvola rosa che avevo incontrato
nel
bagno.
-
Maggie…giusto? – mi chiese
- Sei
l’unica persona di Hogwarts che sa chi sono –
ammisi tristemente
- A
proposito, mi volevo scusare per l’altra volta. Sono stata un
po’ scontrosa,
non volevo darti della stracciona – sorrise
- Non mi
hai dato della stracciona – osservai
- Beh ma
te l’ho fatto capire – corrugai la fronte
– Ah…non l’avevi capito…bene,
in
questo caso scusa comunque per tutto –
-
Ricominciamo daccapo – proposi
- Giusto.
Io questa sera vado ad una grandiosa festa a casa di Stephie Sayer. Mi
vesto da
marshmallow – annunciò orgogliosa
- Ti ci
vedo – le sorrisi
- Anche
io. E tu cosa fai? – mi domandò
L’anno
prima ad Halloween mi ero imbucata in una festa in un pub, vestita da
cocktail.
Due anni prima avevo organizzato una festa a New York, ed ero vestita
da
pirata. Tre anni prima, vestita da mostro del cesso, avevo festeggiato
a casa
di un amico.
-
Ehm…credo che rimarrò ad Hogwarts –
risposi
- Non
avevo dubbi in proposito. Dovresti avere una di queste – mi
mostrò un ciondolo
– è una Passaporta tutta mia. Sai, con questa vado
dove voglio e quando voglio
–
-
Magnifico, Cissie…dovresti prestarmela – le
suggerii
- Vorrei
dirti una brutta parola, ma alla London Academy mi insegnano ad essere
fine –
si ravviò i capelli con un gesto snob e mi salutò
civettando – Buon Halloween,
Maggie… -
Mentre
assaggiavo perplessa un dolce alla zucca, un mazzo di fogli mi
scivolarono
davanti agli occhi.
- Che
diavolo…? – diedi un’occhiata ai fogli
- Ho
deciso di fare un favore all’umanità –
mi rispose la voce di Malfoy
In alto a
sinistra lessi “Tema di Trasfigurazione”.
Mi voltai
verso il mio benefattore boccheggiando senza riuscire a formulare una
parola di
ringraziamento.
- Ma io… -
iniziai
- Forse
non ci sei abituata perché è probabile che tu non
abbia mai ricevuto delle
gentilezze – sussurrò Draco sarcastico –
Ma basta che tu mi ringrazi, non devi
fare altro –
Ma se ne
andò prima che potessi replicare. Lo inseguii dopo cena,
mentre si avviava ad
una festicciola che i Serpeverde avevano organizzato nella loro Sala
Comune.
Non sapevo dove fosse perciò lo fermai nel corridoio.
- Volevo
dirti grazie – sorrisi affabile – Ah e volevo dirti
anche che non è vero che
non ho mai ricevuto gentilezze. Solo, non ad Hogwarts –
- Ah…certo
– Malfoy sembrava divertito
- Non sto
scherzando – dissi convinta
- Ho
capito. Ti credo – borbottò lui
- Allora…
- mi guardai intorno leggermente innervosita – Si fa qualcosa
in questo
postaccio per Halloween? –
-
Beh…veramente… - Malfoy lanciò
un’occhiata perplessa verso un gruppetto di
studenti di Serpeverde più grandi – Ci sarebbe una
festa –
- Dove
c’è
una festa c’è anche Maggie – decretai
- Solo
che… - iniziò lui
Sapevo
quello che stava per dirmi: niente imbucati alle feste dei figli di
papà. Poi
se la prenderanno con me…
- Malfoy!
corri! Venite a vedere! – urlò esagitato un
ragazzo che non conoscevo
- Andiamo
– decise Malfoy e mi prese per il polso trascinandomi dietro
al ragazzo
sconosciuto
Corremmo
come al solito in una rete intricata di corridoi fino ad arrivare
davanti ad un
muro, dove si era già radunato un bel gruppo di studenti.
Harry Potter, e i
suoi fedeli amici, avevano gli occhi fissi su una scritta di vernice
rossa.
-
- Tempi
duri per i Mezzosangue – sibilò Malfoy –
Potter dev’essere impazzito –
Accanto
alla scritta penzolava tristemente il corpo senza vita di Mrs Purr, la
gatta
del custode della scuola, Argus Gazza.
- Potter,
il mite e dolce Potter ha ucciso quella bestiaccia? –
domandai stupita
Nessuno mi
rispose. Alzai gli occhi verso i Grifondoro. Incrociai lo sguardo di
mia sorella
tra la folla radunata davanti alla parete. Non ostentava la sua solita
baldanzosità, c’era qualcosa di preoccupato nel
suo sguardo. E c’era qualcosa
di preoccupato anche nel suo schiaffo, quella sera, mentre mangiavo
cioccolato
di nascosto nel bagno.
- Sei
stata tu! – urlò
Mi
massaggiai la guancia dolorante senza reagire. Ero rimasta decisamente
frastornata.
- C-cosa?
– feci io
- Tu. E
Voldemort. Gli hai detto tu dov’era Harry, e ora lui
è posseduto e ha scritto
quella frase sul muro con il sangue – piagnucolò
Therese – E se
-
- Sì! Una
leggendaria camera dove si presume che uno dei fondatori della scuola
tenesse
un mostro millenario, pronto ad uscire allo scoperto e uccidere tutti i
Mezzosangue presenti nella scuola – spiegò Therese
- Facciamo
sempre in tempo a rifare i bagagli e ritornare a casa –
osservai
- NO! Se
Hogwarts è in pericolo io farò il possibile per
aiutare. E tu…tu farai il
possibile per evitare di combinare altri disastri – Therese
uscì dal bagno
sbattendosi la porta alle spalle e io decisi di prendere in mano la
situazione
La mattina
dopo cercai di ricordare la strada che mi aveva condotto al bagno di
Cissie.
Strisciai contro una parete e controllai che la bambina non fosse nelle
vicinanze, dopodichè bussai tre volte sul lavandino, la
porta segreta della
Camera dei Segreti si aprì di nuovo davanti ai miei occhi,
scivolai nel tunnel
e la porta di ferro con i serpenti si aprì.
Tom Riddle
mi comparve davanti.
- Maggie –
sussurrò colpito
- Chi ha
aperto
- Sapevo
che saresti ritornata – sorrise lui soddisfatto –
La curiosità delle persone è
uno dei mali peggiori di questo Mondo. Ma può rivelarsi
anche molto utile, non
trovi? –
- Credo di
averti fatto delle domande – sbottai
- E con
ciò? – fece lui
- Mi
aspetto delle risposte – dichiarai
- Quanta
veemenza, Maggie. È evidente che tu non conosci i poteri di
Lord Voldemort. Ed
è evidente che tu non sai che il Basilisco è
pronto ad uccidere – ribattè Tom,
sempre sorridendo
Arricciai
il naso, assimilando le informazioni.
- Ti
starai chiedendo cosa sia il Basilisco, immagino – mi
fissò con particolare
intenzione – Si tratta di un temibile mostro –
- Un
mostro millenario pronto ad uscire allo scoperto e uccidere tutti i
Mezzosangue
– completai con le parole di mia sorella
- Forse sai
qualcosa in più di quello che pensavo tu sapessi –
ridacchiò Tom
- Sei tu –
dissi all’improvviso – L’erede. Quello
della frase. È riferita a te –
- L’erede
di Serpeverde. Già – convenne Tom – E il
Basilisco è la mia arma. Mrs Purr è
stato un incidente di percorso, devo ammettere che puntavo ad uccidere
Potter –
- Ma… -
iniziai confusa
- No, non
è stato lui a scrivere quella frase sul muro –
spiegò lui
- E
allora… - borbottai
- Non sono
stato neanche io – soggiunse Tom
- Vedi,
Tom, da un lato mi sembri quasi simpatico, ma poi mi ricordo che sei
psicolabile e… - borbottai confusa da tutte quelle
rivelazioni
Lui
scoppiò a ridere interrompendomi. Una risata fredda. Senza
gioia.
- Sono
stufa – dichiarai
- Ah, sì,
e di cosa? – fece lui divertito
- Di
questo – sbuffai – Gente come te che come te si
diverte a ridere di me. Sono
davvero stufa. Di sentire la gente che mi indica e parla di quanto poco
sembro
una strega, di quanto poco so fare magie, di quanto poco sono una
Purosangue –
- Chi è
che ti chiama Mezzosangue? – mi domandò Tom,
improvvisamente serio
- Tutti –
risposi seccamente
- Beh, non
permetterglielo – tagliò corto lui – Io
sono un Mezzosangue – aggiunse poco
dopo – E guarda dove sono arrivato –
- In una
camera segreta di Hogwarts ad aspettare che una donna venga a bussare
per avere
qualcuno con cui parlare nel tempo che intercorre tra
l’assassinio di una gatta
e il divertimento settimanale a prendersi gioco di Maggie Spencer
– sussurrai –
Bel traguardo –
- Io sono
Voldemort – ribattè lui con forza –
L’Oscuro Signore. Quelli là fuori hanno
paura al solo sentire pronunciare il mio nome –
- Ma tu
sei qui. Loro sono là fuori. Là fuori
c’è solo il tuo nome. Tu sei nascosto nei
sotterranei di una scuola! – gli ricordai – Io ero
il terrore del JFK, la
scuola a due isolati da quella che frequentavo io. Il mio nome veniva
sussurrato di bocca in bocca come se fosse il quarto segreto di Fatima,
ma
quello che li spaventava ero io. Io in carne e ossa –
- Il primo
modo per uccidere qualcuno è distruggerlo psicologicamente
– ribattè Tom
- Mi
sembra chiaro che qualcuno l’ha fatto con te –
osservai ingenuamente
Tom si
rabbuiò. Il sorrisino di sufficienza che gli dipingeva il
volto di
un’espressione perfida scomparve lasciando spazio ad un
broncio offeso. Scosse
la testa.
- Tra
quanto tempo tornerai? – mi domandò
-
Io…beh…
- la voce di mia sorella mi rimbalzò in testa. I suoi
schiaffi sonori si
aggiunsero alla voce e poi arrivò anche il suo sguardo truce
a turbare il
normale, pigro andamento dei miei pensieri –
Forse… - mai più – Forse domani
–
Maggie…cosa
dici?!?
Nella mia
mente bacata Therese mi stava prendendo a randellate. Nella
realtà Maggie
Spencer sorrideva beatamente e Tom le strinse la mano.
- Mi
sembra un’ottima decisione. In fondo non credo tu abbia molto
da fare fuori da
questa Camera – osservò Tom
- In
realtà non ho niente da fare neanche dentro –
ammisi
- Oh,
no…ti ricordi di quella promessa? – mi chiese lui
- Quale
promessa? – replicai
- Di aiutarmi
con Glenda – rispose Tom
- Se
volessimo essere precisi, la promessa non sarebbe esattamente
così. Io ho
promesso che ti avrei dato notizie di Glenda, non che… -
cominciai
- Se
volessimo essere precisi – puntualizzò lui
– Ma chi ha detto che vogliamo
esserlo? –
- Spero tu
non abbia in mente di utilizzarmi per i tuoi loschi scopi –
decretai
- Certo
che no. Io non uso le bambine per i miei loschi scopi –
ridacchiò Tom
- In
questo caso, forse potrei fare una piccola modifica alla promessa
– approvai
- Che tipo
di modifica? – volle sapere lui
- Qualcosa
che ti permetterebbe di dichiarare la promessa adempiuta solo il giorno
in cui
metterai l’anello al dito di quella donna –
annunciai
- E tu lo
faresti davvero? – mi chiese basito
- Io le
rispetto sempre le promesse – gli ricordai, preparandomi ad
andarmene
- Ti
aspetto – salutò
Il peso
che mi opprimeva fino a due secondi prima si era alleviato. Non
respiravo
ancora l’aria della libertà di quando stavo a New
York, ma quantomeno ora avevo
qualcuno con cui parlare senza essere giudicata.
Ritornando
nel bagno mi ripetevo che Therese non poteva scoprirlo. Non
l’avrebbe mai
scoperto.
Lei no.
Ma quando uscii dalla Camera mi ritrovai davanti una sorridente, soddisfatta e decisamente crudele Cissie.
Moony Potter: in effetti non mi ero accorta che la risposta alla tua domanda c'è solo in questo capitolo (in origine i capitoli erano molto più lunghi e li ho spezzati) in cui si capisce che, siccome la storia va di pari passo con "l'originale" siamo al secondo libro quando Tom è nella camera dei segreti quindi è vivo; a pensare che sia morto è Therese, che si è fatta un'enorme cultura sui libri di magia, ma Maggie non sa assolutamente nulla di lui (nè di nessun altro). se ti vengono altri dubbi o curiosità chiedi pure...sarò contentissima di chiarirteli!
Schumi95: accidenti, hai avuto una premonizione...come vedi la storia dei soldi è finita male, anzi, questo è ancora l'inizio. però devo disilluderti riguardo una cosa: Ron non è particolarmente più sveglio, ha solo qualche ormone di troppo in circolo (i ragazzi di dodici anni sono tutti così, me li ricordo...)
Baciottolonzi!!