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Autore: JiuJiu91    25/04/2007    7 recensioni
Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. Quando guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarda dentro di te. [Friedrich Nietzsche]
Le gemelle Spencer vivono su binari paralleli: Maggie è esuberante, goffa e maldestra, perennemente intenta a collezionare figuracce, mentre la riservata Therese è una studentessa modello, saggia dispensatrice di consigli e ottima strega. Destinate a non incontrarsi mai, se non si fossero trovate intrappolate, assieme, in un piano molto più grande di loro, divise tra Bene e Male. Sempre che Bene e Male esistano ancora, quando i Buoni sono pronti a tutto pur di vincere la guerra e i Cattivi non sembrano poi così cattivi.
In un Mondo Magico in cui non è più tutto bianco o tutto nero si intrecciano storie d'amore e di guerra, d'amicizia e di fratellanza, di alleanze e di tradimenti. In tutte le sfumature che preferite.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo, personaggio, Serpeverde, Tom, Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Ciao belle bestiole! 

rieccomi con il terzo capitolo! accidenti...sto aggiornando molto più spesso di quanto pensassi...spero che non vi dispiaccia...le risposte alle vostre recensioni come al solito in fondo!

L’AMORE È CIECO, SORDO E MUTO

  M

i resi conto fin troppo presto che l’unico modo per guadagnare ad Hogwarts era scommettere qualcosa con qualcuno. Mi sarei giocata le mie 180£ a poker con qualcuno e le avrei fatte fruttare.

  Prima di tirarle fuori dal bagno, però, mi accertai che non ci fosse Cissie la Bambina Prodigio nei paragi. Mi inquietavano i suoi boccoli perfetti, e anche il suo fiocco enorme.

  Infilai la mano nel tubo del lavandino guasto. I soldi dovevano essere lì, un millimetro sotto il mio dito. Sfiorai le banconote e queste bastarde scivolarono giù.

  - Oh no! – esclamai terrorizzata – Avanti…fate le brave…maledetto rubinetto apriti! – cercai di fare forza sulla levetta ma era tutto bloccato – Disgraziato…perché non ti apri! Ti prego…per favore… -

  Parlare con un rubinetto guasto dimostrava quanto Hogwarts mi avesse ridotta male. Presto avrei cominciato ad intavolare discussioni con il creme caramel e nel giro di pochi mesi mi sarei limonata il cuscino.

  Dovevo. Andare. A. New. York.

  - APRITI! – urlai in preda alla disperazione

  Il lavandino tremò. Lo lasciai subito andare. Non potevo rischiare di distruggerlo o mi sarebbe toccato risarcirlo e i soldi mi servivano assolutamente.

  I lavandini si mossero. Si allontanarono piano piano tra loro e la colonna che li teneva uniti si alzò fino ad arrivare sul soffito. Un danno di quelle dimensioni quanto poteva costarmi? 300£? 500? Avrei lavorato come sguattera ad Hogwarts per il resto della mia vita?

  In mezzo ai lavandini ora c’era una specie di buio tunnel. Uno scivolo che finiva chissà dove.

  Mi lanciai. In fondo, cos’avevo da perdere? Forse lì in fondo avrei trovato i miei soldi.

  Lo scivolò andava giù quasi in verticale fino ad una stanzetta circolare piena di strane cose scricchiolanti. Evitai di pensare cosa fossero, mentre mi addentravo in un corridoio ancora più buio.
 
- My loneliness…is killing me…I must confess…I still believe…When I’m not with you… - canticchiavo per darmi coraggio

  Alla fine raggiunsi una porta. Di ferro scuro, con tanti serpenti che si incrociavano sulla serratura. Non dovetti dire nulla, mi bastò toccare la porta e quella si aprì magicamente, con i serpenti che giravano in tondo sulla porta in uno strano, macabro balletto.

  - Don’t you know I still believe…That you will be here and give me a sign…hit me baby one more time…- alzai la voce, mentre entravo in un’enorme sala buia piena di cunicoli e con una grossa statua

  Qualcuno mi applaudì. Mi voltai, ma intorno a me c’era solo buio.

  - Complimenti – disse una voce fredda dietro di me – Avevo proprio bisogno di un piccolo simpatico concerto per allietare le interminabili giornate che passo qui –

  Improvvisamente la sala venne illuminata. Davanti a me c’era Tom Riddle, il ragazzo di Glenda Rosweth.

  - Tom – sussurrai stupita

  - Maggie Spencer – replicò lui, altrettanto stupito

  - Che ci fai ad Hogwarts? – gli chiesi

  - Che singolare domanda – rise Tom – Avresti potuto chiedere “come mai ti ho aperto la Camera?” avresti potuto chiedere “Come mi ucciderai adesso” o avresti anche potuto chiedere “Mia sorella ha ragione a dire che sei un pericoloso assassino?” ma tu…piccola stupida Babbana mi chiedi cosa ci faccia ad Hogwarts –

  - Mi piace essere imprevedibile ed originale – ammisi

  - Sì…devo ammettere che ti riesce abbastanza bene – Tom mi sfilò la bacchetta dalla tasca e la rigirò tra le mani – Molto imprevedibile e molto originale. Fibra di genitale di drago, una bacchetta imprevedibile e originale, no? –

  - Olivander dice che è l’unica esistente – convenni

  - Tra poco non ci sarà più nemmeno questa, povero Olivander. Ti credi furba, vero? – Tom mi fissò con rabbia – Cosa ti ha spinto a cercare la Camera dei Segreti, Mezzosangue? –

  - Io non l’ho cercata – ribattei – Stavo tirando fuori i miei soldi dal rubinetto e si è aperta –

  - Non si è aperta – sibilò Tom – Io l’ho aperta –

  - Beh…fatto sta che si è aperta – tagliai corto – E visto che sei stato tu a farlo, non vedo perché dovrei preoccuparmene –

  - Tu hai picchiato tre volte. Come fa Glenda. Credevo che fosse lei – spiegò Tom – Evidentemente tu l’hai seguita e hai imparato il codice –

  - Certo…come no – replicai sarcastica – Notte e giorno, per venire qui in questa specie di catacomba a incontrare te –

  - Non so perché tu l’abbia fatto né mi importa davvero scoprirlo. Però…dovrò ucciderti perché nessuno deve sapere dove si trova la Camera dei Segreti – annunciò lui fin troppo seriamente

  - Uccidermi? – sussurrai senza fiato

  Tom sorrise divertito e giocherellò con la mia bacchetta.

  - Ti lascio esaudire un desiderio prima di morire, del resto hai solo…quanti anni hai? – fece

  - Undici e dieci mesi – risposi – Praticamente dodici –

  Tom alzò la bacchetta nella mia direzione.

  - Aspetta! – lo bloccai. Abbassò lentamente la bacchetta – Uccidermi è un inutile spreco di energie. A cosa ti servirebbe? A chi potrei raccontare di questo posto? –

  - Ai tuoi amichetti stupidi di Grifondoro. A Potter, per esempio – suggerì lui

  - Non ho amichetti stupidi di Grifondoro. Non conosco quasi nessuno ad Hogwarts e nessuno conosce me. Harry Potter mi ha rivolto la parola una sola volta in questi due mesi ed è stato per dirmi “Quel posto è di Therese” una mattina a colazione. Dubito che mi ascolterebbe se gli dicessi della…ehm…Camera dei Segreti, no? – raccontai velocemente

  - Quindi tu vorresti farmi credere che sei qui per caso, che nessuno ti ha mai parlato della Camera dei Segreti, che non sai chi sono io e che non conosci Harry Potter? – mi domandò Tom scioccato

  - Esattamente – annuii

  Tom riprese a giocherellare con la bacchetta. Io ripresi a respirare.

  - Da dove sei uscita, Maggie? Da un cartone animato? – ridacchiò

  - Dalla George Washington – replicai offesa – Se tu mi avessi conosciuto allora, non credo proprio che ti saresti divertito a prendermi in giro…niente affatto – sorrisi ricordando i vecchi tempi

  - Mi stai distraendo dal mio lavoro – osservò Tom

  - Ti propongo un affare che non potrai rifiutare: tu mi lasci andare, io faccio qualcosa per te e poi non rivedrai Maggie Spencer nemmeno in fotografia, che ne dici? – suggerii

  - E chi mi dà la certezza che non mi stai mentendo? – sussurrò lui pensieroso

  - Mentire non mi farebbe guadagnare niente. E io non faccio mai qualcosa che va contro i miei interessi – spiegai

  - Affare fatto – Tom si infilò in tasca la mia bacchetta – Ma per avere la certezza che tornerai con tutto ciò che riuscirai a scoprire su Glenda Rosweth, terrò la tua bacchetta in ostaggio -

  - Io mantengo le promesse – gli strinsi la mano e mi voltai verso l’uscita – Avrai presto notizie di Glenda Rosweth –

  In fondo, non avrei dovuto fare nulla di speciale. La sua richiesta era talmente vaga che me la sarei potuta cavare con nome e cognome e professione. Certo, dicendogli cosa Glenda cercava in un uomo forse mi sarei guadagnata una vita più lunga.

  Mentre tornavo in camera, con il mantello della divisa impolverato sotto il braccio e le sterline che avevo trovato inspiegabilmente proprio dove le avevo messe nell’altra mano, sentii Glenda Rosweth che parlava con qualcuno.

  - Se io trovassi un uomo come quelli dei film Babbani lo sposerei seduta stante. Quelli che ti invitano a cena all’Hilton senza preoccuparsi di quanto spenderanno, che ti portano a vedere le stelle, che ti regalano mazzi su mazzi di rose bianche e che ti fanno sentire come se fossi l’unica donna nel Mondo. Insomma, se un Principe Azzurro si presentasse il 31 Ottobre a farmi gli auguri, credo che ne sarei lusingata – concluse Glenda

  Sentii concitate risate femminili.

  Alla faccia del Principe Azzurro: Glenda stava cercando un principe e basta.

  Feci inversione di marcia. Ritornai nel bagno di Cissie, bussai sul lavandino, riscivolai nel tunnel e ritornai nella Camera dei Segreti. Tom mi venne incontro perplesso.

  - Sei dell’FBI? – mi chiese

  - No, ma so quello che ti occorre sapere – gli sfilai la bacchetta dalle mani e me la infilai in tasca – il 31 Ottobre è il suo compleanno, invitala a cena all’Hilton, regalale un mazzo di rose bianche e portala a vedere le stelle. Cadrà ai tuoi piedi –

  - Ne sei certa? – non sembrava convinto

  - L’ho sentita due minuti fa. Ora trova i soldi che ti servono e divertiti con Glenda. Te lo assicuro, non mi vedrai più. Mi terrò lontana da questo bagno finchè sarò ad Hogwarts – annunciai

  - E perché dovresti? – Tom sorrise e si sedette su un gradino di pietra – In fondo sei una ragazzina simpatica, e poi il tuo ruolo è appena cominciato, non sai quante altre cose interessanti su Glenda puoi scoprire! –

  - Avevamo un patto. Io l’ho rispettato. Non aspettarti altri favori da me – dichiarai con una forza che non tiravo fuori da parecchio

  - Pensavo che ti avrebbe fatto piacere parlare con qualcuno che non sia un lavandino. E del resto neanche a me dispiacerebbe – sorrise lui

  Rimasi in silenzio qualche secondo.

  - No – decisi – Non devo affezionarmi a delle persone qui –

  - Ah no…e perché mai? – chiese Tom

  - Perché tra poco parto. Il tempo di recuperare 420£ e torno a New York. È stato un piacere conoscerti – lo salutai con una stretta di mano e corsi via

  Nel bagno di Cissie, nel corridoio, giù per le scale, su per le scale, quadro finto, Sala Comune, su per le scale, a sinistra, camera mia, a destra, bagno, beauty-case, scatola del mio dentifricio. Era un posto decisamente più sicuro per le mie 180£ piuttosto che una Camera dei Segreti.

  Ma Therese era in agguato.

  - Giurami che non rivedrai quell’uomo o lo faccio – disse, tenendo l’acetone in una mano e le banconote nell’altra

  - Quelle sono le mie… - iniziai

  - 180£ vinte a poker? Sì, proprio quelle – assentì Therese

  - Ridammele! – strillai – Sono mie…comprendi il significato della parola mie? Ci sono delle cose vietate anche a Therese Spe…Spencer –

  - E ci sono delle cose vietate anche a te. Leggi qua – mia sorella mi sbattè un giornale davanti agli occhi

  La data in alto a destra era del 24 Settembre 1988.

  - Un giornale di quattordici anni fa – borbottai – Né tu né io eravamo nate nel 1988 –

  - Leggi – ripetè Therese

  - “Un’altra strage del mago oscuro che si fa chiamare Lord Voldemort…” – inizia e sbuffai annoiata, mollando il giornale sulla scrivania – L’hai letto a Glenda? –

  - Che c’entra Glenda? – ribattè Therese

  - Sai com’è, è il suo ragazzo, non il mio – le ricordai

  - Naturalmente. E non so come abbia potuto… - cominciò Therese

  - L’amore è cieco – sussurrai divertita

  - E con tutto ciò che dice la gente su tu-sai-chi… - continuò lei

  - L’amore è sordo – soggiunsi

  - E poi dover tacere una cosa del genere…perché a chiunque la dicesse di sicuro… - riprese lei

  - L’amore è muto – sospirai

  - Io sto parlando seriamente – decretò Therese – e tu ti diverti con questi stupidi modi di dire –

  - Se tu stessi parlando seriamente lasceresti da parte quel giornale e mi ridaresti le mie 180£. Non parlerò più con Tom Riddle, ma non perché me l’hai detto. E ora ridammele – proposi

  - Non ci parlerai più? – ripetè Therese stupita – Mai più? –

  - Mai più – approvai

  Mai. Una parola ingombrante nella vita. Non si può dire cosa succederà domani. Una volta, da piccola, dicevo che non sarei mai diventata una brava ragazza, che non avrei mai dato retta a mia sorella, che non mi sarei mai fatta prendere in giro dalla gente.

  E quel pomeriggio buio di Ottobre decisi che non avrei mai parlato con Voldemort. Una promessa che chiunque si impegnerebbe a fare.

  La mia vita ripiombò nella depressione totale di prima. Nemmeno un Sabato a Londra da aspettare ansiosamente. Solo la pioggia sui vetri.

  E Draco Malfoy.

  Mi vergognavo persino ad ammetterlo con me stessa ma mi ci stavo affezionando. Litigando con lui tiravo fuori la rabbia repressa di dodici anni di soprusi subiti da Therese che negli ultimi mesi si erano intensficati fino a soffocarmi.

  Il pomeriggio di Halloween andai addirittura a sedermi accanto a lui in biblioteca.

  - Benvenuta, Mezzosangue, qual buon vento ti porta qui? – mi domandò ridendo

  - Mah…speravo che avresti voluto fare un favore alla società – sorrisi misteriosamente

  - E quindi volevi suggerirmi di chiuderti nello stanzino delle scope e lasciarti morire di fame? – chiese

  - No…propendevo più per un aiuto in Trasfigurazione. Mi servirebbe il compito per Venerdì – ammisi

  - Mi stai chiedendo di farti copiare? – borbottò lui

  - Più o meno – ridacchiai

  - Guarda laggiù – mi prese per le spalle e mi voltò verso un tavolo due scaffali più in là, dove sedevano Harry Potter ed Hermione Granger – La Granger è una tua compagna di dormitorio, nonché la migliore studentessa del nostro corso. Potter è il cocco della McGranitt. E ora vediamo un po’ chi abbiamo lì… - mi voltò verso un altro tavolo – Tua sorella! Un’odiosa saputella che ha studiato il programma a memoria per farsi figa. Neville Paciock: se gli sfili il compito di Trasfigurazione davanti agli occhi non se ne accorge. Così come Weasley, che l’ha di sicuro copiato dalla Granger. Morale della favola: Grifondoro è una culla di possibile donatori di compiti, perché io? Perché proprio a me? –

  La sua risposta acida non mi sorprese.

  - Me lo farò da sola – decretai e me ne andai a testa alta

  Nel corridoio mi scontrai con Cissie, la grassoccia nuvola rosa che avevo incontrato nel bagno.

  - Maggie…giusto? – mi chiese

  - Sei l’unica persona di Hogwarts che sa chi sono – ammisi tristemente

  - A proposito, mi volevo scusare per l’altra volta. Sono stata un po’ scontrosa, non volevo darti della stracciona – sorrise

  - Non mi hai dato della stracciona – osservai

  - Beh ma te l’ho fatto capire – corrugai la fronte – Ah…non l’avevi capito…bene, in questo caso scusa comunque per tutto –

  - Ricominciamo daccapo – proposi

  - Giusto. Io questa sera vado ad una grandiosa festa a casa di Stephie Sayer. Mi vesto da marshmallow – annunciò orgogliosa

  - Ti ci vedo – le sorrisi

  - Anche io. E tu cosa fai? – mi domandò

  L’anno prima ad Halloween mi ero imbucata in una festa in un pub, vestita da cocktail. Due anni prima avevo organizzato una festa a New York, ed ero vestita da pirata. Tre anni prima, vestita da mostro del cesso, avevo festeggiato a casa di un amico.

  - Ehm…credo che rimarrò ad Hogwarts – risposi

  - Non avevo dubbi in proposito. Dovresti avere una di queste – mi mostrò un ciondolo – è una Passaporta tutta mia. Sai, con questa vado dove voglio e quando voglio –

  - Magnifico, Cissie…dovresti prestarmela – le suggerii

  - Vorrei dirti una brutta parola, ma alla London Academy mi insegnano ad essere fine – si ravviò i capelli con un gesto snob e mi salutò civettando – Buon Halloween, Maggie… -

  Mentre assaggiavo perplessa un dolce alla zucca, un mazzo di fogli mi scivolarono davanti agli occhi.

  - Che diavolo…? – diedi un’occhiata ai fogli

  - Ho deciso di fare un favore all’umanità – mi rispose la voce di Malfoy

  In alto a sinistra lessi “Tema di Trasfigurazione”.

  Mi voltai verso il mio benefattore boccheggiando senza riuscire a formulare una parola di ringraziamento.

  - Ma io… - iniziai

  - Forse non ci sei abituata perché è probabile che tu non abbia mai ricevuto delle gentilezze – sussurrò Draco sarcastico – Ma basta che tu mi ringrazi, non devi fare altro –

  Ma se ne andò prima che potessi replicare. Lo inseguii dopo cena, mentre si avviava ad una festicciola che i Serpeverde avevano organizzato nella loro Sala Comune. Non sapevo dove fosse perciò lo fermai nel corridoio.

  - Volevo dirti grazie – sorrisi affabile – Ah e volevo dirti anche che non è vero che non ho mai ricevuto gentilezze. Solo, non ad Hogwarts –

  - Ah…certo – Malfoy sembrava divertito

  - Non sto scherzando – dissi convinta

  - Ho capito. Ti credo – borbottò lui

  - Allora… - mi guardai intorno leggermente innervosita – Si fa qualcosa in questo postaccio per Halloween? –

  - Beh…veramente… - Malfoy lanciò un’occhiata perplessa verso un gruppetto di studenti di Serpeverde più grandi – Ci sarebbe una festa –

  - Dove c’è una festa c’è anche Maggie – decretai

  - Solo che… - iniziò lui

  Sapevo quello che stava per dirmi: niente imbucati alle feste dei figli di papà. Poi se la prenderanno con me…

  - Malfoy! corri! Venite a vedere! – urlò esagitato un ragazzo che non conoscevo

  - Andiamo – decise Malfoy e mi prese per il polso trascinandomi dietro al ragazzo sconosciuto

  Corremmo come al solito in una rete intricata di corridoi fino ad arrivare davanti ad un muro, dove si era già radunato un bel gruppo di studenti. Harry Potter, e i suoi fedeli amici, avevano gli occhi fissi su una scritta di vernice rossa.

  - La Camera dei Segreti è stata aperta…tremate nemici dell’erede – lessi perplessa

  - Tempi duri per i Mezzosangue – sibilò Malfoy – Potter dev’essere impazzito –

  Accanto alla scritta penzolava tristemente il corpo senza vita di Mrs Purr, la gatta del custode della scuola, Argus Gazza.

  - Potter, il mite e dolce Potter ha ucciso quella bestiaccia? – domandai stupita

  Nessuno mi rispose. Alzai gli occhi verso i Grifondoro. Incrociai lo sguardo di mia sorella tra la folla radunata davanti alla parete. Non ostentava la sua solita baldanzosità, c’era qualcosa di preoccupato nel suo sguardo. E c’era qualcosa di preoccupato anche nel suo schiaffo, quella sera, mentre mangiavo cioccolato di nascosto nel bagno.

  - Sei stata tu! – urlò

  Mi massaggiai la guancia dolorante senza reagire. Ero rimasta decisamente frastornata.

  - C-cosa? – feci io

  - Tu. E Voldemort. Gli hai detto tu dov’era Harry, e ora lui è posseduto e ha scritto quella frase sul muro con il sangue – piagnucolò Therese – E se la Camera dei Segreti è stata aperta…siamo tutti in pericolo –

  - La Cam… - iniziai

  - Sì! Una leggendaria camera dove si presume che uno dei fondatori della scuola tenesse un mostro millenario, pronto ad uscire allo scoperto e uccidere tutti i Mezzosangue presenti nella scuola – spiegò Therese

  - Facciamo sempre in tempo a rifare i bagagli e ritornare a casa – osservai

  - NO! Se Hogwarts è in pericolo io farò il possibile per aiutare. E tu…tu farai il possibile per evitare di combinare altri disastri – Therese uscì dal bagno sbattendosi la porta alle spalle e io decisi di prendere in mano la situazione

  La mattina dopo cercai di ricordare la strada che mi aveva condotto al bagno di Cissie. Strisciai contro una parete e controllai che la bambina non fosse nelle vicinanze, dopodichè bussai tre volte sul lavandino, la porta segreta della Camera dei Segreti si aprì di nuovo davanti ai miei occhi, scivolai nel tunnel e la porta di ferro con i serpenti si aprì.

  Tom Riddle mi comparve davanti.

  - Maggie – sussurrò colpito

  - Chi ha aperto la Camera dei Segreti? Come hai fatto ad uccidere Mrs Purr se eri all’Hilton con Glenda? E quello sul muro non era sangue, vero? – domandai a raffica

  - Sapevo che saresti ritornata – sorrise lui soddisfatto – La curiosità delle persone è uno dei mali peggiori di questo Mondo. Ma può rivelarsi anche molto utile, non trovi? –

  - Credo di averti fatto delle domande – sbottai

  - E con ciò? – fece lui

  - Mi aspetto delle risposte – dichiarai

  - Quanta veemenza, Maggie. È evidente che tu non conosci i poteri di Lord Voldemort. Ed è evidente che tu non sai che il Basilisco è pronto ad uccidere – ribattè Tom, sempre sorridendo

  Arricciai il naso, assimilando le informazioni.

  - Ti starai chiedendo cosa sia il Basilisco, immagino – mi fissò con particolare intenzione – Si tratta di un temibile mostro –

  - Un mostro millenario pronto ad uscire allo scoperto e uccidere tutti i Mezzosangue – completai con le parole di mia sorella

  - Forse sai qualcosa in più di quello che pensavo tu sapessi – ridacchiò Tom

  - Sei tu – dissi all’improvviso – L’erede. Quello della frase. È riferita a te –

  - L’erede di Serpeverde. Già – convenne Tom – E il Basilisco è la mia arma. Mrs Purr è stato un incidente di percorso, devo ammettere che puntavo ad uccidere Potter –

  - Ma… - iniziai confusa

  - No, non è stato lui a scrivere quella frase sul muro – spiegò lui

  - E allora… - borbottai

  - Non sono stato neanche io – soggiunse Tom

  - Vedi, Tom, da un lato mi sembri quasi simpatico, ma poi mi ricordo che sei psicolabile e… - borbottai confusa da tutte quelle rivelazioni

  Lui scoppiò a ridere interrompendomi. Una risata fredda. Senza gioia.

  - Sono stufa – dichiarai

  - Ah, sì, e di cosa? – fece lui divertito

  - Di questo – sbuffai – Gente come te che come te si diverte a ridere di me. Sono davvero stufa. Di sentire la gente che mi indica e parla di quanto poco sembro una strega, di quanto poco so fare magie, di quanto poco sono una Purosangue –

  - Chi è che ti chiama Mezzosangue? – mi domandò Tom, improvvisamente serio

  - Tutti – risposi seccamente

  - Beh, non permetterglielo – tagliò corto lui – Io sono un Mezzosangue – aggiunse poco dopo – E guarda dove sono arrivato –

  - In una camera segreta di Hogwarts ad aspettare che una donna venga a bussare per avere qualcuno con cui parlare nel tempo che intercorre tra l’assassinio di una gatta e il divertimento settimanale a prendersi gioco di Maggie Spencer – sussurrai – Bel traguardo –

  - Io sono Voldemort – ribattè lui con forza – L’Oscuro Signore. Quelli là fuori hanno paura al solo sentire pronunciare il mio nome –

  - Ma tu sei qui. Loro sono là fuori. Là fuori c’è solo il tuo nome. Tu sei nascosto nei sotterranei di una scuola! – gli ricordai – Io ero il terrore del JFK, la scuola a due isolati da quella che frequentavo io. Il mio nome veniva sussurrato di bocca in bocca come se fosse il quarto segreto di Fatima, ma quello che li spaventava ero io. Io in carne e ossa –

  - Il primo modo per uccidere qualcuno è distruggerlo psicologicamente – ribattè Tom

  - Mi sembra chiaro che qualcuno l’ha fatto con te – osservai ingenuamente

  Tom si rabbuiò. Il sorrisino di sufficienza che gli dipingeva il volto di un’espressione perfida scomparve lasciando spazio ad un broncio offeso. Scosse la testa.

  - Tra quanto tempo tornerai? – mi domandò

  - Io…beh… - la voce di mia sorella mi rimbalzò in testa. I suoi schiaffi sonori si aggiunsero alla voce e poi arrivò anche il suo sguardo truce a turbare il normale, pigro andamento dei miei pensieri – Forse… - mai più – Forse domani –

  Maggie…cosa dici?!?

  Nella mia mente bacata Therese mi stava prendendo a randellate. Nella realtà Maggie Spencer sorrideva beatamente e Tom le strinse la mano.

  - Mi sembra un’ottima decisione. In fondo non credo tu abbia molto da fare fuori da questa Camera – osservò Tom

  - In realtà non ho niente da fare neanche dentro – ammisi

  - Oh, no…ti ricordi di quella promessa? – mi chiese lui

  - Quale promessa? – replicai

  - Di aiutarmi con Glenda – rispose Tom

  - Se volessimo essere precisi, la promessa non sarebbe esattamente così. Io ho promesso che ti avrei dato notizie di Glenda, non che… - cominciai

  - Se volessimo essere precisi – puntualizzò lui – Ma chi ha detto che vogliamo esserlo? –

  - Spero tu non abbia in mente di utilizzarmi per i tuoi loschi scopi – decretai

  - Certo che no. Io non uso le bambine per i miei loschi scopi – ridacchiò Tom

  - In questo caso, forse potrei fare una piccola modifica alla promessa – approvai

  - Che tipo di modifica? – volle sapere lui

  - Qualcosa che ti permetterebbe di dichiarare la promessa adempiuta solo il giorno in cui metterai l’anello al dito di quella donna – annunciai

  - E tu lo faresti davvero? – mi chiese basito

  - Io le rispetto sempre le promesse – gli ricordai, preparandomi ad andarmene

  - Ti aspetto – salutò

  Il peso che mi opprimeva fino a due secondi prima si era alleviato. Non respiravo ancora l’aria della libertà di quando stavo a New York, ma quantomeno ora avevo qualcuno con cui parlare senza essere giudicata.

  Ritornando nel bagno mi ripetevo che Therese non poteva scoprirlo. Non l’avrebbe mai scoperto.

  Lei no.

  Ma quando uscii dalla Camera mi ritrovai davanti una sorridente, soddisfatta e decisamente crudele Cissie.

Moony Potter: in effetti non mi ero accorta che la risposta alla tua domanda c'è solo in questo capitolo (in origine i capitoli erano molto più lunghi e li ho spezzati) in cui si capisce che, siccome la storia va di pari passo con "l'originale" siamo al secondo libro quando Tom è nella camera dei segreti quindi è vivo; a pensare che sia morto è Therese, che si è fatta un'enorme cultura sui libri di magia, ma Maggie non sa assolutamente nulla di lui (nè di nessun altro). se ti vengono altri dubbi o curiosità chiedi pure...sarò contentissima di chiarirteli!

Schumi95: accidenti, hai avuto una premonizione...come vedi la storia dei soldi è finita male, anzi, questo è ancora l'inizio.  però devo disilluderti riguardo una cosa: Ron non è particolarmente più sveglio, ha solo qualche ormone di troppo in circolo (i ragazzi di dodici anni sono tutti così, me li ricordo...) 

Baciottolonzi!!

  
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