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Autore: JiuJiu91    23/04/2007    12 recensioni
Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. Quando guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarda dentro di te. [Friedrich Nietzsche]
Le gemelle Spencer vivono su binari paralleli: Maggie è esuberante, goffa e maldestra, perennemente intenta a collezionare figuracce, mentre la riservata Therese è una studentessa modello, saggia dispensatrice di consigli e ottima strega. Destinate a non incontrarsi mai, se non si fossero trovate intrappolate, assieme, in un piano molto più grande di loro, divise tra Bene e Male. Sempre che Bene e Male esistano ancora, quando i Buoni sono pronti a tutto pur di vincere la guerra e i Cattivi non sembrano poi così cattivi.
In un Mondo Magico in cui non è più tutto bianco o tutto nero si intrecciano storie d'amore e di guerra, d'amicizia e di fratellanza, di alleanze e di tradimenti. In tutte le sfumature che preferite.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo, personaggio, Serpeverde, Tom, Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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ciao! Ecco un nuovo capitolo...ho aggiornato decisamente presto, anche se non so se riuscirò sempre ad aggiornare così velocemente (anche se la prima parte della storia è già scritta, devo solo metterla in html) e come promesso questo capitolo è molto più breve rispetto al precedente...in fondo al capitolo ho risposto alle vostre recensioni!!

MISSIONE SOLDI FACILI 

L

a mia vita ad Hogwarts continuò pressocchè identica fino al giorno in cui Glenda Rosweth piombò nella mia vita. Nel vero senso della parola. Urtai una sacala nell’ufficio di Silente e mi ritrovai una donna bruna a tre centimetri dal mio naso.

  - Se non fossi atterrata in piedi immagino che ti avrebbero denunciato per tentato omicidio – sorrise la donna – Ah, dimenticavo, sono Glenda Rosweth, la nuova profesorressa di Arti Magiche –

  Si aggiustò una ciocca di lisci capelli neri dietro l’orecchio e strizzò gli occhi azzurro cielo. Era infinitamente bella e giovane. Cosa l’aveva spinta a fare la prof? Forse una forte botta in testa?

  - Piacere, Maggie Spencer, una dei suoi futuri alunni. Una dei peggiori – soggiunsi

  Glenda ridacchiò e sfogliò distrattamente il libro che aveva tirato giù dallo scaffale.

  - Ehm…dov’è la professoressa Hepburn? – le domandai

  - La vostra ex-insegnante di Arti Magiche? – Glenda richiuse il libro e lo infilò in borsa – Ha deciso che era giunto il momento di dedicarsi ai suoi gatti nel New Hampshire –

  La risposta mi sapeva di presa in giro, ma evitai di fare commenti.

  Del resto, a quanto pareva, per una volta avevo saputo qualcosa prima degli altri studenti di Hogwarts. Nel giro di qualche giorno, però, la notizia divenne dominio di tutti e in tutti i bagni, su tutte le scale, davanti a tutti i quadri, non si parlava che della nuova profesoressa di Arti Magiche.

  - Ma avete visto che bel culo? – ero seduta nella Sala Comune di Grifondoro, semisdraiata su una poltrona di velluto e ascoltavo i discorsi di mia sorella e dei suoi carissimi amici

  - Ron! Non dire queste cose! È una professoressa! – protestò Hermione

  - Dimostra vent’anni – osservò Harry

  - Ha vent’anni – ribattè Therese – Ventuno il 31 Ottobre – precisò

  - Incredibile…è uscita da Hogwarts neanche tre anni fa e già insegna – sussurrò Hermione estasiata

  - Ed è un’ottima professoressa – soggiunse mia sorella

  - La cosa più incredibile è che vuol’essere chiamata per nome – continuò Harry

  - Ci credo, non ha che sette anni più di noi – borbottò Ron

  - Maggie, tu che ne dici? – Hermione si voltò a sorpresa verso di me

  - Dico che…ehm…ho da fare – tagliai corto e me ne andai

  Parlare con loro mi irritava. Qualcosa nel loro essere sempre così amichevoli con tutti mi dava la nausea. Preferivo giocare a carte da sola.

  Ed era quello che stavo facendo quella sera in Sala Comune, con Therese che brontolava accanto a me.

- Vuoi essere rimandata in tutte le materie? – sbottò ad un tratto

  - Sinceramente non me ne frega nulla – ammisi

  - Ascoltami, Maggie…impegnati solo un secondo: la pozione va fatta…va fatta… - mi esortò

  - Evaporare? – proposi

  - Ma no! Riposare, Maggie, riposare – sbuffò Therese – Cosa devo fare con te? –

  - Magari smettere di tentare di farmi studiare Pozioni – le consigliai

  Gli occhi di Therese presero un’aria minacciosa come se avesse intenzione di saltarmi sul collo e succhiarmi via tutto il sangue. Prima che lo facesse, comunque, arrivò Glenda Rosweth.

  Era passata la mezzanotte e la Sala Comune era deserta. Evidentemente Glenda non ci vide perché ci ignorò completamente e gettò una pila di fogli nel fuoco. Quando Therese la salutò educatamente, lei sussultò e si voltò.

  - Ragazze…cosa fate a quest’ora sole solette in Sala Comune? – domandò perplessa

  - Cerco di far capire a mia sorella le nozioni base di Pozioni – rispose Therese

  - Dubito che a quest’ora possa servire a qualcosa. Una tazza di cioccolata calda, invece, servirà a tutte e tre – e, con un semplice schiocco di dita, Glenda fece apparire un vassoio con tre tazze di cioccolata fumante

  - Uau…sa fare magie senza bacchetta? – fece Therese ammirata – Promette che me lo insegnerà? Credevo che ci riuscissero solo maghi di lunga esperienza, non che lei non ne abbia ma… -

  - Sono molto giovane, lo so – sorrise Glenda – Ma se vuoi ti insegnerò a farlo, Therese, basta solo impegno e molto esercizio –

  - E a cosa serve se c’è la bacchetta? – domandai

  - In mancanza di una bacchetta a portata di mano, è sempre utile sapersela cavare – spiegò Glenda

  - E a lei è mai servito? – continuai

  Therese mi lanciò un’occhiata di rimprovero.

  - Beh…sì…ho lanciato un portacenere di marmo sulla testa del mio ragazzo mentre mi teneva le mani ferme. Non ha mai superato l’idea che non volessi ritentare con lui – raccontò Glenda – E, veramente, neanche io l’ho molto superata –

  - Allora perché vi siete lasciati? – le chiesi – Se nessuno di voi due era d’accordo –

  - Sai…è una storia lunga…noi dovevamo sposarci, ma lui non si è presentato all’altare. L’ho aspettato due ore, poi me ne sono andata. Stefan non si è fatto vedere per due mesi, poi è improvvisamente ricomparso. Ma voleva una storia di solo sesso e io invece non lo volevo più vedere – raccontò Glenda

  - Tremendo – sospirò Therese

  - Lui è un grandissimo stronzo – decretai – Li conosco quelli così. A mia zia capitavano uno peggio dell’altro –

  Pensando a zia Tracie mi venne una stretta al cuore.

  - Oh, ma non deve preoccuparsi, professoressa Glenda, perché lei è una donna molto bella e scommetto che presto troverà molti pretendenti – la rassicurò mia sorella

  Molti. E soprattutto molto impensabili.

  Uno di questi risultò essere Severus Piton. Il viscido esemplare arrivò persino a lasciare la classe incustodita per aiutare Glenda a portare una vecchia scrivania nel suo ufficio, quando lei avrebbe potuto benissimo usare la magia.

  Piton innamorato era uno spettacolo imperdibile.

  - Allora, Eggie, se hai bisogno di qualcosa…chiedimelo pure – la salutò lui, ritornando in classe – Tra colleghi bisogna aiutarsi –

  - Già, tra colleghi – convenne Glenda

  - E se volessi venire nel mio ufficio dopo cena, ti mostrerei volentieri la mappa di Hogwarts di cui ti ho parlato – riprese Piton, baciandole la mano

  - Bleah – sussurrai

  Malfoy, seduto accanto a me sorrise divertito.

  - Eggie… - borbottò

  - Nel suo ufficio dopo cena… - aggiunsi

  - Mezzosangue, quello che stai facendo è un tentativo di intavolare una conversazione? – mi chiese Malfoy

  - Assolutamente no, parlavo con me stessa. Tu piuttosto? – ribattei

  - Parlavo con il mio enorme ego – rispose

  - Bene, allora è perfetto – decretai

  - Ah, Mezzosangue, tieni d’occhio la Rosweth, voglio sapere se stasera si incontrerà con Piton – rise Malfoy

  - E tu, snobbettino, tieni d’occhio Piton. Li incastreremo prima – suggerii

  - Naturalmente, noi non stiamo parlando, è solo una questione d’affari – dichiarò lui

  - Naturale – convenni

  La nostra piccola alleanza d’affari si risolse in un incontro in Sala Grande quando ormai fuori era buio e la maggior parte degli studenti era nei rispettivi dormitori.

  - Notizie di Glenda? – volle sapere Malfoy

  - Non l’ho vista – dissi sconsolata

  - Io però ho visto Piton – decretò lui sogghignando – Andava avanti e indietro nella Sala Comune di Serpeverde come un’anima in pena –

  - Questo significa solo una cosa: Eggie gli ha dato buca – ridacchiai

  - Ben fatto, Rosweth! – sorrise Malfoy

  - Beh, io andrei – decisi dopo qualche secondo di silenzio

  - Anche io vado, Mezzosangue. Alla prossima – mi salutò e sparì nei sotterranei

  La Sala Comune era deserta. Non c’era nessuno, solo una busta abbandonata su un tavolo.

  - “Alla Ragazza Dagli Occhi Color Del Cielo” – lessi con la voce spezzata

  Mi balenarono in mente diverse ipotesi. Forse qualcuno aveva deciso di dichiararsi? Forse Therese e i suoi amici avevano pensato di farmi uno scherzo? Forse Draco Malfoy voleva prendersi gioco di me?

  Non dubitai nemmeno per un secondo che la lettera non fosse per me. Mi sedetti accanto al fuoco e la aprii.

  - “Carissima – lessi – Non dimenticherò mai cos’è successo questa sera, perché è stata senza dubbio la serata più bella della mia vita. Anche se per poco, aver parlato con te mi ha dato l’impressione di poter fare tutto. Ho aspettato anni e anni di conoscere una persona che mi facesse sentire come mi sono sentito questa sera. Le farfalle nello stomaco, la voglia di baciarti e stringerti per il resto della mia vita. Cos’è stato il Mondo senza di te? Come ho potuto respirare fino a ieri senza conoscerti? Che scopo avevo nella vita prima che tu ne entrassi a far parte? Mi hai dato quello che non avevo mai avuto. Ti amo” –

  Se avessi potuto farmi una fotografia in quel momento, sicuramente non mi sarei riconosciuta. Ero stupita, lusingata, perplessa, commossa…ma chi…chi mai poteva avermi scritto una cosa simile? Frasi piene di poesia come quelle? Anche se ad Hogwarts conoscevo a malapena le mie compagne di stanza.

  Doveva essere Malfoy, senza dubbio.

  Era con lui che avevo passato la serata. Ma…davvero poteva pensare quelle cose di me? E poi la scrittura era arzigogolata e svolazzante, sarebbe stato difficile scriverla talmente in fretta da farmela trovare in Sala Comune a così poca distanza di tempo.

  Ma…tutto ciò non lasciava dubbi. Ed era sicuramente la più bella lettera d’amore che avessi mai ricevuto.

  Ero già in Sala d’Ingresso, pronta a cercare la Sala Comune di Serpeverde, quando lo sguardo mi cadde sull’ultima riga della lettera.

  - “Con amore, Tom O. Riddle” – lessi perplessa

  Mi bloccai. Ero quasi dispiaciuta che la lettera non fosse di Malfoy. Ritornai velocemente in Sala Comune in cerca di eventuali tracce sulla busta. E la traccia la trovai subito. Chiara come il sole.

  - “A Glenda Rosweth” – recitava una scritta svolazzante sulla busta – Merda merda merda –

  Prima che potessi anche solo pensare come rigirare la frittata, Glenda Rosweth comparve in Sala Comune e mi fissò sbalordita.

  - Ciao Glenda…stai cercando questa? – le diedi la lettera

  - Veramente mi stavo chiedendo come mai ce l’hai tu – replicò lei

  - Dev’essermi scivolata per sbaglio tra le mani – mentii

  - Aperta? – chiese Glenda perplessa

  - Aperta? Oh…beh…forse non era chiusa molto bene – tentai

  Glenda mi fissò dritto negli occhi per qualche secondo.

  - Ok, l’ho aperta io. Ma è stato solo perché credevo fosse per me! Spera…pensavo che Malfoy l’avesse scritta per scherzo e non mi è venuto il dubbio che potesse essere per un’altra ragazza dagli occhi azzurri – ammisi

  Ed ora mi sembrava tutto così stupido. Se non c’era motivo di scrivere una lettera alla grassa e odiosa Maggie Spencer, un motivo per scrivere una lettera all’affascinante Glenda Rosweth era sotto gli occhi di tutti. Illusa…

  - Bhe…grazie comunque di avermela riportata – l’espressione di Glenda cambiò leggendo le parole della lettera – E visto che sicuramente ti starai chiedendo chi sia Tom Riddle, te lo presenterò. Ci incontriamo Sabato mattina, in un bar a Londra –

  - A Londra?!? – ripetei

  Improvvisamente in fondo al tunnel vidi una luce. La prigione in cui ero rinchiusa mi concedeva l’ora d’aria.

  - Verrò. Sì. Certo che verrò – decretai – Ma…come? –

  - Con una Passaporta. Un oggetto che serve a spostarsi da un luogo all’altro senza treno e senza Polvere Volante – spiegò Glenda

  - Io sono d’accordissimo. Ci sarò! Contaci! – tornai in camera praticamente saltellando

  Non ero mai stata così felice di vedere Londra in vita mia.

  Sabato 19 Ottobre 2002 divenne il motivo che mi teneva in vita in quella buia e fredda scuola di pietra. Therese mi parlò dopo tanto tempo quando mi vide provare diverse combinazioni di vestiti davanti allo specchio.

  - Cosa stai facendo? Organizzi una sfilata tra te e…te? – domandò

  - Mi preparo ad andare a Londra – risposi seccamente

  - A Londra? – ripetè Therese perplessa

  - Oh…sì. Con Glenda Rosweth e il suo ragazzo – precisai

  Therese non perse nemmeno un secondo. Sbattè il librone che stava leggendo sulla scrivania, mi acciuffò per un braccio e mi trascinò nell’ufficio di Glenda Rosweth.

  - Professoressa Rosweth…ehm…Glenda – esordì Therese – Lei non può portare mia sorella a Londra –

  - E perché non potrei? – Glenda sollevò gli occhi da una pila di fogli scritti fittissimi, che ripose subito in un cassetto

  - Perché… - Therese mi lanciò uno sguardo crudele – Perché Maggie è pericolosa –

  Glenda scoppiò a ridere. Si alzò dalla scrivania e diede una confortante pacca sulla spalla a mia sorella.

  - Stai tranquilla, Therese, credo che una gita a Londra non possa farle che bene – sorrise

  - E perché a me no?!? – sbottò Therese

  - Non ho mai detto di volerti escludere. Anzi, mi farebbe piacere che ci fossi anche tu. Ho parlato molto a Tom dei miei alunni – soggiunse

  Spostai lo sguardo da Glenda a Therese. L’immagine dell’Admiral, delle 600£, della valigia nascosta, della corsa in aeroporto, svanì davanti ai miei occhi.

  - Tom? – chiese Therese

  Loro due parlavano tra loro, ma il mio cuore aveva smesso di battere. La mia giornata a Londra non aveva senso con Therese. Era la fine. Un’opportunità del genere non si sarebbe ripresentata presto.

  - Tom Riddle. Altresì detto Lord Voldemort – puntualizzò Glenda

  Therese sbiancò.

  - Ma…non è possibile – sussurrò – V-voldemort è morto. Harry Potter l’ha ucciso! –

  - Potter ha ucciso qualcuno? – le domandai scandalizzata, sembrava un ragazzino tanto tranquillo

  - Voldemort…quel Voldemort? – Therese mi ignorò

  - Il mio Tom è una persona fantastica. Lo conoscerai Sabato – tagliò corto Glenda – Ora devo finire di preparare una lezione, vi dispiacerebbe… -

  - Ce ne andiamo – la precedetti, prendendo sottobraccio Therese che continuava a farfugliare parole senza senso

  La camera era vuota. Chiusi la porta alle mie spalle e mi ci appoggiai.

  - Merda, Therese! Perché l’hai fatto?!? – sbottai – Decido di fare una cosa da sola e tu ti metti in mezzo, diavolo, perché?!? –

  - Al di là del fatto che allontanarsi da Hogwarts è illegale… - cominciò Therese

  - Illegale, eh? Proprio tu mi vieni a parlare di cose illegali! Tu mi hai rapita e trascinata ad Hogwarts. Sai cos’è questo? Sequestro di persona! E non puoi impedirmi di andare a Londra – aggiunsi

  - Con…con… - si avvicinò a me e sussurrò – Con Lord Voldemort –

  - Non ha importanza con chi e perché e tutto quello che vuoi tu. Con Lord Voldemort, con Lady D, con Gandhi, con il Papa…cosa vuoi che me ne importi? – sbuffai sedendomi sul letto con un mezzo tuffo – Io devo andare a Londra per affari –

  Therese scoppiò a ridere.

  - Affari? – poi sembrò illuminarsi – Affari…tu vuoi andare a giocare al casinò, vero? –

  - No – risposi precipitosamente

  - Tu hai convinto la Rosweth a portarti a Londra perché vuoi andare all’Admiral. Oddio…anche questo è illegale. Molto illegale – sibilò lei

  - Io andrò a Londra. Con Glenda e il suo Lord Voldemort. E vincerò 600£ all’Admiral. Dopodichè sparirò dalla tua vita – decretai

  - Certo, perché Voldemort ti ucciderà. È un assassino, capisci? – piagnucolò lei

  - Da quando in qua ti importa della mia vita? – le domandai stupita – E comunque non impedirmi di vincere quei soldi perché tornerò a New York in qualsiasi modo: in mongolfiera, con una portaerei, su un vascello pirata, con un tappeto volante, anche a nuoto, ma io tornerò a New York –

  Therese scosse la testa e si chiuse in bagno sbattendo la porta. La sentii solo urlare che sperava che morissi e poi il rumore dell’acqua che scorreva nella doccia coprì le sue parole.

  Sabato mattina dribblai Malfoy nella Sala d’Ingresso e corsi su per le scale con il cuore che mi batteva a mille. Finalmente indossavo i jeans. Finalmente una felpa: vecchia, sdrucita e con la scritta “I’m The Best” mezza cancellata. Finalmente le mie Nike.

  - Come mai ti sei conciata in questo modo, Mezzosangue? – mi urlò Malfoy – Vuoi ricordarti come vivono i Babbani? –

  Normalmente gli avrei urlato qualcosa in risposta, ma avevo fretta di raggiungere l’ufficio di Glenda, dove trovai mia sorella con una gonnellina grigia al ginocchio, una camicetta bianca e un maglione verde prato.

  - Che ci fai qui? – le chiesi ostile

  - Ti salvo la vita – replicò lei, mostrandomi la bacchetta in tasca

  - Infilatela su per il culo – le suggerii sorridendo

  Glenda ci raggiunse con gli occhi che le brillavano. Ci porse un foulard. Mi bastò sfiorarlo con la mano e successe una cosa stranissima. Un vortice mi risucchiò e mi sentii come se qualcuno mi avesse infilato nella lavatrice in centrifuga. Quando finalmente toccai terra dovetti appoggiarmi al muro per riprendermi. Nemmeno quella volta che avevo bevuto un’intera bottiglia di vodka mi ero sentita così.

  Aprii gli occhi ed ero a Londra. Non nella parte di Londra dove avrei voluto essere, ma comunque a Londra.

  Glenda aveva scelto un’elegante pasticceria del centro. Quello che doveva essere Tom Riddle, l’uomo che Therese odiava quasi quanto Glenda amava, ci aspettava seduto ad un tavolino per quattro in un angolino accogliente del locale.

  Si presentò e salutò baciandoci la mano, come un uomo d’altri tempi, e poi ordinammo.

  Per tutta la mattina cercai una scappatoia, ma Therese mi teneva d’occhio come un falco del Bahrain.

  - Londra è irriconoscibile – disse ad un tratto Tom, con quel sorriso alla Ewan McGregor che gli dava un’aria decisamente affascinante – Sembra un’altra città da quando ci abitavo io –

  Improvvisamente mi venne l’illuminazione che aspettavo da tempo.

  - Allora quello che ti ci vuole è una bella gita panoramica! – osservai – Tu non lo sai, Tom, ma io sono un’ottima conoscitrice di Londra e per me sarebbe un onore accompagnarti in una visita guidata oggi pomeriggio –

  Therese mi lanciò un’occhiata terrorizzata. Glenda sorrise soddisfatta.

  - L’avevo detto io che i miei alunni sono persone fantastiche – sussurrò baciando Tom

  - Accetto molto volentieri, Maggie – sorrise Tom tra un bacio e l’altro con Glenda

  Mi voltai verso Therese con sguardo trionfante. Questa volta avevo vinto io.

  - Non spedirò un gufo al Ministero della Magia se non torni. E non verrò neanche al tuo funerale – mi bisbigliò Therese in un orecchio, mentre andava in biblioteca a studiare chissà quale materia con Hermione

  - Meglio così. Non ti ci avrei voluta al mio funerale – ribattei

  Probabilmente, mentre mi facevo dare da Glenda la Passaporta e mentre aspettavo Tom a Piccadilly Circus, dovevo avere il simbolino del Dollaro al posto delle pupille, come nei fumetti.

  Purtroppo dovetti aspettare quasi tre ore prima di arrivare davanti all’Admiral. Sembrava che a Tom interessasse davvero visitare Londra e, soprattutto, sembrava che credesse davvero che interessasse a me.

  - Bene...Tom...direi di finirla con questa buffonata – annunciai, quando la porta dell’Admiral fu così vicina che riuscivo a sentire quella scossa elettrica che mi dava l’idea di giocare a poker con Philipp e il Giaguaro

  - Buffonata? – ripetè lui stupito

  - Mi sono proposta di farti vedere Londra solo per arrivare qui – indicai l’Admiral – Nulla di più –

  - Bene – fece Tom, imperturbabile – è un po’ che non gioco a poker. Sai giocare a poker? –

  - Sì, tu giochi all’americana o all’inglese? – gli domandai lasciando andare un sorriso, poi ripresi l’espressione menefreghista della Maggie di Hogwarts e ripresi – Scusa tanto ma credo che tu non abbia capito: io devo mettere da parte 600£ per un biglietto aereo per New York e sparire dalla circolazione. E stiamo perdendo tempo –

  - Lo immaginavo – sorrise lui

  - Immaginare cosa? – domandai

  - Che avevi un secondo fine – rispose pacatamente – Nessuno farebbe una cosa talmente inutile come questa solo per il piacere di farlo –

  - Se la reputi una cosa inutile, perché mi hai fatto perdere tre ore della mia preziosa vita per guardare le vetrine di squallidi negozi da ricchi? – sibilai piena di rabbia

  - Per farti perdere tre ore della tua preziosa vita. Mi sei sembrata subito una ragazzina impulsiva e avventata, volevo solo vedere se avevo ragione – ridacchiò Tom

  - Sei l’unico a trovare divertente questa faccenda – guardai l’orologio – Beh, divertiti pure, io ho cose più importanti da fare –

  - Avanti…Maggie…lo dicevo per scherzare…fammi venire a giocare a poker con te! – avevo l’impressione che Tom Riddle si prendesse abilmente gioco di me alla maniera di Malfoy e che questo modo di fare stesse diventando un po’ lo sport nazionale dei maghi: non sai cosa fare? Prendi per il culo Maggie Spencer!

  - Non ho bisogno di te per giocare a poker – sbuffai

  E, invece, Tom Riddle si rivelò decisamente utile. La vittoria finale non fu che di 180£ ma era un inimaginabile re del bluff.

  - Complimenti – gli porsi 90£ - queste sono tue –

  - Te le cedo, Rouge, - ridacchiò pronunciando quel nome con particolare enfasi – Non sapevo che le ragazzine di dodici anni frequentassero questi posti –

  - Non tutte – ammisi – Solo quelle che contano –

  - Vedo che hai una grande concezione di te stessa – osservò lui

  - Saranno stati gli undici anni con Therese a plasmarmi – intascai tutte le banconote senza replicare. La vita mi aveva insegnato che solo a due cose non si dice mai di no: soldi facili e amici fedeli.

  I miei soldi facili, però, non potevano rimanere in camera alle intemperie. Dovevo trovargli un posto sicuro, dove nessuno li avrebbe mai trovati. Dopo una giornata di ardua ricerca, la Domenica sera arrivai in un silenzioso bagno al primo piano. Sgattaiolai dentro senza farmi vedere e presi le mie 180£ dalla tasca.

  Qui, mi aveva detto una volta Hermione di sfuggita, nessuna ragazza andava mai perché dicevano fosse infestato dai fantasmi. A me non importava dei fantasmi, ma l’idea di avere un posto libero tutto per me mi allettava alquanto.

  Decisi che avrei nascosto i soldi dentro un lavandino fuori uso. Nessuno li avrebbe trovati. Stavo ancora armeggiando con il rubinetto quando sentii dei passi alle mie spalle.

  - Cosa stai cercando di fare? – mi chiese una voce da bambina

  Mi voltai. C’era davvero una bambina. Dimostrava non più di sei anni e aveva una faccia rotonda e ben poco cordiale, con perfetti boccoli castani che le ricadevano davanti agli occhi verdi. Per di più indossava uno strano fiocco al collo. Un fiocco grande, blu e orrendo.

  - Sei un fantasma? – le domandai ingenuamente

  La bambina scoppiò a ridere. Non nascose uno sguardo di compassione e mi si avvicinò.

  - No, direi proprio di no – estrasse dalla tasca un muffin – Vedi, mi mangio un muffin –

  - Mica solo uno – sussurrai io, osservando i bottoni della camicetta che litigavano con la ciccia

  - Ah-ah – fece lei – molto divertente. Cosa stai cercando di fare? –

  - Volevo solo lavarmi le mani – risposi

  - Quel lavandino non funziona – ribattè la bambina

  - Ah, ecco! Ora mi si spiegano tante cose. Grazie davvero – sorrisi allegramente

  - Non c’era bisogno che te lo dicessi io – la bambina picchiettò un dito grassoccio sulla scritta “Guasto” che campeggiava proprio sopra la leva del rubinetto

  - Non l’avevo notata – mentii

  L’attenzione della bambina verso il rubinetto diminuì e si focalizzò su di me.

  - Chi sei tu? – volle sapere inquisitoria – Non ti ho mai vista. Ed è strano perché io…io so tutto su Hogwarts –

  - Maggie Spencer – mi presentai

  - Sarà per via di quei capelli non curati, o forse delle unghie rovinate o magari anche per via della pelle secca, ma non devi essere molto famosa qui, o sbaglio? – borbottò lei

  - Sarà per via del fatto che questo posto mi fa cagare, forse – ribattei offesa

  - Non prendertela male, a me questo posto piace parecchio – mi porse una paffuta mano rosa pesca – Io sono Cassandra Emily Parkinson. Chiamami pure Cissie –

  - Cissie – ripetei sentendo quel nome sciogliersi come una caramella mou nella mia bocca

  - Sì. Cissie – convenne lei. Aveva uno strano modo di pronunciare la “S”, o meglio di non pronunciarla. Sibilava sputacchiando e il risultato era una “F” salivosa

  - E…come mai così piccola sei…? – iniziai

  I soldi erano al sicuro nel tubo del rubinetto e Cissie aveva completamente dimenticato il fatto. Si era seduta per terra e giocherellava con il fiocco blu.

  - Qui ad Hogwarts? – concluse lei per me

  - Esatto – approvai

  - Perché mi ricorda l’orfanotrofio dove vivevo prima – rispose beatamente

  - Oh…mi dispiace – sussurrai

  - Dispiacerti? E di cosa? L’orfanotrofio Little Angels è uno dei più eleganti orfanotrofi di Londra. Ci vanno solo gli orfani ricchi – replicò lei, orgogliosa

  - Immagino – borbottai – E tu, quindi, sei una piccola ereditiera –

  - Oh…no, non proprio – rispose sorridendo – Mi hanno salvata i medici del Queen Victoria e mi hanno portata lì. Il Little Angels, sai, è l’orfanotrofio dei bambini prodigio –

  - Uau – non riuscii a trattenere un’espressione sarcastica

  - Jakob Iolawsky, un mio compagno all’orfanotrofio, ha vinto una gara di intelligenza per bambini a Cambridge – continuò Cissie – E io sarei andata ad una gara di pianoforte a Vienna se non mi avessero adottata –

  Disse quella parola con una specie di moto di disgusto che mi lasciò stupita.

  - Non volevi essere adottata? – le chiesi perplessa

  - Quando si è la punta di diamante del Little Angels nessuno vorrebbe essere adottato. Avevano messo da parte migliaia di sterline per permettermi di studiare nelle migliori scuole di musica d’Europa e poi è arrivata Petunia Dursley. Voleva una bambina prodigio di cui vantarsi con le sue amiche stupide. E ha scelto me – raccontò sputacchiando saliva tutto intorno

  - E com’è che sei finita ad Hogwarts? – mi sedetti accanto a lei sul marmo gelido del bagno

  - Il nipote della donna che mi ha adottato non era mai a casa. Diceva di studiare in una scuola di Magia. Volevo vederla e mi ci hanno portata. Mi è piaciuta e sono rimasta qui – sorrise – Nessuno mi ha mai detto di no –

  - Tu volevi venire e ci sei venuta? – ridacchiai perplessa – Io non te l’avrei lasciato fare –

  - E chi sei tu per impedirmi qualcosa? Io sono Cissie, la bambina prodigio del Little Angels – dichiarò lei alzandosi in piedi con aria superiore

  - Questa storia è surreale – ammisi

  - Surreale per te, che sei una squallida poveraccia – decretò Cissie, sbattendo le ciglia con fare snob

  - Spero che un giorno tu possa incontrare la vita vera – le augurai e me ne andai dal bagno disgustata

  Ma dove diavolo ero finita? Biondini che si prendevano gioco di me…Professoresse che flirtavano con unticci professori…assassini che giocavano a poker travestiti da ragazzi per bene e ora…una bimbetta di cinque o sei anni che si credeva Mozart. Se c’era qualcosa di estremamente surreale, quella era Hogwarts.

Moony Potter: Sono contentissima che ti piaccia come scrivo...fa sempre piacere sapere che a qualcuno piace come scrivi...e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Maggie in effetti, specialmente all'inizio, è un po' inquietante, ma mi serviva a non creare un personaggio scontato e anche per un sacco di cose che si scopriranno andando avanti!

Kiaretta92: uhm...mi dispiace doverti disilludere ma sì, Therese c'è fino alla fine della storia. purtroppo è il personaggio "gestito" dalla mia sorellonza (non le farò leggere questa recensione) e quindi c'è fino alla fine. ma prima o poi si impara a volerle bene anche se rimane un'inguaribile stronza

Schumi95: intanto complimenti per il nickname, adoro la formula uno, a parte ciò...ho capito che neanche a te sta molto simpatica Therese (che in effetti è una Mary Sue, serve a contrastare con sua sorella) ma sono contenta che ti sfizi così tanto Maggie...

Baciottolonzi e alla prossima!

  
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