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Autore: teabox    25/04/2007    8 recensioni
In un tempo dopo la fine della guerra contro Voldemort.
Un sabato mattina il mondo magico si sveglia, prende la Gazzetta del Profeta e trova una notizia inaspettata a ricoprire la prima pagina del giornale. Una notizia che vedrà alcune persone catturate in una ragnatela di mezze bugie e mezze verità e che le costringerà ad affrontare il loro presente e il loro passato per dimostrare di essere innocenti. O far credere di esserlo.
Genere: Romantico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: assicuro che i bigliettini avranno un senso, alla fine.
Di nuovo, un grazie di cuore a flori, de_pi, *stellina-malfoy*, Aurora e cl33, tanto gentili da lasciarmi un commento. Mille volte grazie.
E, di nuovo, mille grazie anche a tutte le persone che sono andate avanti con la lettura.




3. Dove parla Draco Malfoy e si scopre qualcosa di nuovo


Diagon Alley, Londra, Sabato 13 Novembre

L’Ispettore Knightley non ne fu particolarmente sorpreso. In fondo, un po’ se lo aspettava.
Lui e Putnam si erano materializzati davanti all’abitazione di Draco Malfoy e Knightley l’aveva notata subito. La libreria che faceva angolo in quella strada. Per curiosità e per scrupolo si era spinto fino all’imbocco del vicolo, che sbucava sulla via principale di Diagon Alley, e lì aveva avuto la conferma di quello che aveva immaginato. Quasi di fronte, a non molti passi da dove si trovava, poteva vedere l’insegna della caffetteria dove Hermione Granger aveva detto di essersi fermata con Ginevra Weasley. Vicina, c’era la gelateria.
Quindi, senza ombra di dubbio, quella era la strada che la ragazza aveva preso venerdì pomeriggio e da cui era uscito Severus Piton.
L’Ispettore si voltò e vide Putnam aspettarlo paziente davanti all’edificio dove sarebbero dovuti entrare. Sospirò appena osservando l’elegante palazzo antico. «A quale piano hai detto che abita?»
«All’ultimo, Ispettore. L’attico.»
«Perché non sono sorpreso», mormorò lui, cercando tra i campanelli quello giusto da suonare.

Quando aveva visto Draco Malfoy per la prima volta, l’Ispettore si era trovato davanti un ragazzo pallido, magro e dall’aria tormentata. Gli era bastato guardarlo per qualche momento per capire che sarebbe stato il genere di persona capace di fare grandi cose o di bruciarsi con le proprie mani. Ed era stato difficile, a quel tempo, comprendere da che parte si stesse dirigendo il ragazzo, cosa nascondesse negli occhi freddi e nell’aspetto esangue.
Ora non rimaneva nulla di quel passato nella persona che gli aveva aperto la porta, se non forse una vaghissima ombra di qualche cosa in fondo allo sguardo.
Si era trovato davanti un giovane uomo dall’aria rilassata e sicura di sé, vestito con semplicità ma accuratezza. Una versione più giovane, più sana di Lucius Malfoy. Aveva stretto la mano a Knightley e al suo assistente e li aveva invitati ad entrare, introducendoli in un’ampia stanza arredata con gusto e ordine. Quello che in fondo ci si poteva aspettare dall’appartamento di un ragazzo cresciuto nel lusso e nella raffinatezza.
Sembravano stonare, in quell’ambiente, solo alcuni scatoloni raccolti in un angolo, alcuni per metà ancora vuoti e altri già pieni di oggetti imballati.
Draco Malfoy doveva aver colto lo sguardo dell’Ispettore perché, sedendosi sul divano che occupava il centro della stanza, aveva sorriso quasi con l’aria di scusarsi. «Sto per trasferirmi.»
L’Ispettore e Putnam si accomodarono di fronte al ragazzo e Knightley lo guardò con aperta curiosità. «In una zona di Londra più tranquilla?»
«A dire il vero lascio l’Inghilterra. Anzi, dico addio a tutto il Vecchio Continente.» Si appoggiò allo schienale morbido della poltrona in una posa rilassata, tranquilla.
«Quindi si trasferisce in America?»
Draco accennò un sì.
«E posso chiederle il motivo?»
Il ragazzo sorrise cordialmente, ma a Knightley non era sfuggita la leggera ombra che gli era passata sul viso. «Ho bisogno di cambiare aria. Prendere le distanze da alcune cose.» Fece una piccola pausa. «Da alcune persone.»
L’Ispettore immaginò si riferisse alla madre, ma non ritenne opportuno indagare oltre. In fondo era lì per ben altre questioni. Ma prima di aver modo di introdurre il motivo della visita, Draco riprese a parlare.
«Non ho mai avuto modo di ringraziarla.»
Knightley lo guardò accennando un sorriso. «Non ce n’è ragione.»
Putnam, seduto accanto all’Ispettore, osservò con curiosità il ragazzo e il suo capo. Non aveva idea di cosa Draco Malfoy dovesse ringraziare l’Ispettore Knightley.
«Invece c’è. Se non fosse stato per lei, probabilmente io non sarei qui, oggi.» Draco alzò le spalle con un gesto quasi rassegnato. «Sarei ad Azkaban ad aspettare di morire... o già morto, magari.»
Knightley scosse appena la testa e Malfoy rise leggermente. «Mi ricordo ancora le sue parole, quando il Wizengamot stava cercando di decidere cosa farne di me. Lei disse che ero solo un ragazzo che si era trovato invischiato in qualcosa di più grande di lui. Troppo grande. Che non sapevo veramente quello che dicevo e facevo. Che non ne avevo idea. Che avevo commesso degli errori, ma non ne ero completamente colpevole.»
«Spero di non essermi sbagliato», replicò pacatamente l’Ispettore.
Draco rise di nuovo e aprì le braccia. «Non sembro forse un bravo ragazzo?»
Knightley sorrise. «Sì, lo sembra
Malfoy colse la sfumatura di quella risposta e ne parve divertito. Quindi appoggiò le braccia sulle gambe e si piegò un po’ verso l’Ispettore e il suo assistente. «Bene. Ma forse ora dovreste dirmi perché siete qui. Ammetto di essere piuttosto curioso.»
«Si tratta di Ginevra Weasley.» Knightley fece una piccola pausa. «Immagino l’abbia saputo. E’ sparita.»
La sorpresa colpì il viso del ragazzo. Sembrò gli ci volle un attimo prima di poter parlare. «Non lo sapevo. Non ho comprato il giornale negli ultimi giorni, quindi... ma quando è successo?»
«Crediamo tra il pomeriggio e la sera di ieri.»
Malfoy si passò una mano tra i capelli spettinandoli, ma senza dare l’impressione di curarsene. «Com’è successo?» domandò con un filo di voce.
Putnam stava per aprire il suo taccuino, probabilmente per fare un resoconto veloce dei fatti, ma la mano di Knightley lo fermò. «Non lo sappiamo ancora di preciso. Per questo siamo qui. Cerchiamo di fare chiarezza, raccogliere informazioni, possibili elementi.»
Draco inspirò profondamente. «Chieda quello che vuole.»
«Prima di tutto vorrei che mi dicesse dov’era ieri pomeriggio, tra le quattro e le cinque.»
«Ero qui a casa mia. E' venuto a trovarmi un mio ex insegnante, ieri. Dato che non c’eravamo messi d’accordo su di un orario preciso, avevo deciso di restare a casa tutto il pomeriggio. Credo proprio che arrivò intorno a quell’ora.»
«Il nome?»
«Piton. Severus Piton.»
Putnam annotò qualcosa sul taccuino e aspettò la domanda successiva dell’Ispettore.
«Lei conosce Ginevra Weasley, se non ricordo male. Dai tempi di Hogwarts.»
Il ragazzo annuì. «Abbiamo frequentato la scuola insieme per qualche anno, ma lei è più piccola di me.»
«Non eravate amici» constatò Knightley.
L’accenno di un sorriso sfiorò le labbra di Draco. «No, non eravamo amici.»
«Però...»
«Però niente, Ispettore», continuò Malfoy con un mezzo sospiro. «Non lo siamo mai stati, neanche dopo. Del resto era un po’ difficile, con le premesse che ci portavamo dietro da anni. Più che altro, forse, abbiamo smesso di essere nemici.»
Knightley sembrò riflettere su quelle parole. «Dopo che il Wizengamot la dichiarò innocente, lei rimase solo, giusto? Con suo padre deceduto e sua madre ricoverata al San Mungo, intendo. Perciò, dato il suo... passato e nonostante fosse maggiorenne, venne messo sotto la tutela dei Weasley, se non ricordo male.»
«Sì. Rimasi da loro per un po’.» Draco era tornato ad appoggiarsi allo schienale della poltrona.
«Fu allora che lei e la signorina Weasley», agitò un po’ una mano nell’aria, «smetteste di essere nemici
«Sì. Ma non dall’inizio. I primi tempi furono...», esitò cercando la parola giusta. «Furono strani, se capisce quello che voglio dire. A quel tempo, poi, anche Potter stava da loro.» Scrollò le spalle. «E’ stato strano.»
«Capisco, capisco.» L’Ispettore lasciò scorrere lo sguardo lungo la stanza per qualche istante, prima di farlo tornare sul ragazzo. «Ha avuto modo di incontrare Ginevra Weasley di recente?»
Malfoy strinse appena gli occhi. «Non esattamente.»
«Può essere più chiaro?»
«Il mio appartamento, come ha visto, è nel centro di Diagon Alley e lei capitava spesso da queste parti. Ci siamo incrociati qualche volta.»
«Vi siete mai fermati a parlare? Le ha mai detto niente o ha notato qualcosa di strano in lei?»
Draco abbassò lo sguardo, riflettendo. «Non abbiamo mai parlato tanto. Saluti, qualche domanda di cortesia, cose così. Però... qualche giorno fa, lunedì credo, è successo qualcosa.» Guardò l’Ispettore, che lo invitò a continuare. «La incontrai fuori dal Ghirigoro, la libreria all’angolo della strada. Piangeva.»
Putnam, che negli ultimi minuti non aveva smesso di prendere appunti, si bloccò all’improvviso. «Piangeva?» domandò sorpreso.
Malfoy spostò lo sguardo sull’Auror. «Sì, piangeva.»
«Ne conosce forse il motivo?» chiese l’Ispettore incuriosito.
«Glielo domandai, ma lei mormorò qualche parola che non capii. Io, del resto, non sono mai stato bravo in queste cose. Però», disse alzandosi dal divano e avvicinandosi ad una libreria ancora piena di volumi, «immaginai che c'entrasse questo.» Prese dal mezzo di una pila di libri una copia della Gazzetta del Profeta e la porse all’Ispettore. Era vecchia di quasi una settimana ed era aperta sulla pagina delle notizie mondane e dei pettegolezzi.
Una foto di Harry Potter spiccava nel centro. Sembrava essere stata scattata in un parco dove, seduto su di una panchina, il ragazzo parlava animatamente e stringeva la mano di una giovane strega dall’aria familiare. Il titolo dell’articolo implicava in modo piuttosto evidente e maligno che ci fosse qualcosa tra i due.
Putnam osservò il viso della ragazza. «Ma non è Hermione Granger?»
«Sembrerebbe proprio di sì», rispose in un sussurro Knightley. Alzò gli occhi su Malfoy. «Perché pensa che questo avesse a che fare con quella situazione?»
Draco alzò appena le spalle. «E’ solo una mia ipotesi. Ginny aveva in mano una copia della Gazzetta, quando la incontrai. E tempo prima, quando stavo ancora dai Weasley, ebbi modo di vedere alcune cose... ho semplicemente fatto due più due.»
«Che genere di cose ha visto?»
Malfoy sembrò riflettere per qualche momento. «Mai niente di eclatante, solo piccole cose. Mi ricordo, però, che una volta sentii per caso una conversazione tra Ginny e sua madre. Le confessò di essere un po’ infastidita dall’atteggiamento della Granger. Diceva che stava sempre attaccata ad Harry e si comportava come se fosse lui il suo ragazzo e non Ron. Effettivamente, da quel che ricordo, era sempre con loro. Poi io mi trasferii dalla casa dei Weasley e venni a stare qui, perciò non so se successe altro dopo. So solo che un paio di settimane più tardi i due si lasciarono.»
«Hermione Granger e Ronald Weasley?»
«Sì, certo. Per quanto ne so Ginny e Potter non avevano alcuna intenzione di lasciarsi. O almeno Potter era di questa idea.»
L’Ispettore alzò un sopracciglio. Riconsegnò il giornale al ragazzo e lo fissò. «La signorina Granger ha negato qualsiasi coinvolgimento, oltre all’amicizia, con Harry Potter.»
Malfoy sorrise ironico. «E lei pensa che se invece fosse vero il contrario, lo direbbe comunque a qualcuno? In fondo Potter è fidanzato con Ginny e nella posizione in cui lui è adesso, questo sarebbe uno scandalo di proporzioni enormi. Se lo immagina? Altro che articoletti da ultima pagina buoni solo per la colonna dei pettegolezzi.»
Knightley annuì. «Certo, capisco quello che vuole dire.» Fece una piccola pausa, ragionando su qualcosa. «Un attimo fa ha detto che Potter non aveva intenzione di lasciare la signorina Weasley. Pensa invece che lei fosse di questa idea?»
Draco rimase in silenzio per qualche istante, quindi sospirò quasi rassegnato. «Quando la incontrai fuori dal Ghirigoro, la portai qui perché non sapevo che altro fare.»
«Questo non ce l’ha detto, prima.»
«Perché non ci siamo arrivati, prima. Sono stato interrotto.» Lanciò un’occhiata veloce a Putnam e riprese a parlare. «Le offrii qualcosa da bere, ma non volle nulla. Sembrava...», parve avere difficoltà a trovare la parola giusta. «Con il cuore spezzato, se mi permette una perifrasi poetica. Pianse un altro po’, mormorando qualche parola. Ma ricordo chiaramente che un paio di volte disse “lo devo lasciare”.»
«Si riferiva a Potter?» chiese Knightley.
Malfoy alzò appena le spalle. «Non lo so, Ispettore. Io non glielo chiesi e poco dopo lei si scusò e se ne andò.»
«Rivide la signorina Weasley dopo quel giorno?»
«No.»
L’Ispettore lasciò vagare per l’ultima volta lo sguardo nella stanza, quindi si alzò stancamente. «Credo che sia tutto per ora. Grazie per il tempo che ci ha concesso.»
«Nessun problema, Ispettore.» Gli strinse la mano e poi quella dell’assistente e li accompagnò entrambi alla porta. «Avete già sentito Potter?»
«Non ancora.» Guardò fuori dal lucernario che si apriva sul soffitto del pianerottolo. Era quasi buio fuori e le prime stelle si affacciavano timide. «Probabilmente domani. Lei quando ha intenzione di partire?»
«Tra tre giorni.»
«La pregherei di rimanere a nostra disposizione finché rimane qui.»
«Capisco», replicò Malfoy serio. Rimase sulla soglia del suo appartamento per qualche istante ma, sul punto di rientrare, fu bloccato dalla voce dell’Ispettore.
«Mi scusi, un’ultima domanda.» Era fermo a metà della rampa di scale che portavano al piano inferiore. «Lei che idea si è fatto di Harry Potter?»
A Draco venne quasi da ridere. «Non credo di essere la persona più adatta a rispondere a questa domanda.»
Knightley sorrise e lo invitò a rispondere comunque.
Malfoy ci pensò. «Potter è... Potter. Ha sconfitto il Signore Oscuro, riportato la pace nel Mondo Magico e salvato tutti noi da un terribile futuro.» Il sarcasmo era evidente nelle sue parole. Scrollò le spalle, quasi si volesse togliere di dosso qualcosa di fastidioso. «Non posso tessere le lodi di Potter, se è questo che mi chiede. A me non piace. Ma, che dire? Forse aveva ragione lui.» Allargò le braccia, come per arrendersi a qualcosa di più grande. «Forse la vita è davvero migliore così. Lo disse alla fine della Guerra, giusto? Da domani tutto sarà diverso.» Sorrise, una nota divertita sulle labbra. «E Potter non è certo tipo da raccontare bugie.»

*

Diagon Alley, Londra, Sabato 13 Novembre

Quella sera lungo Diagon Alley, scansando distrattamente i maghi e le streghe che affollavano ancora la strada, l’Ispettore Knightley sembrava più taciturno del solito. Non aveva detto una parola da quando avevano lasciato l’appartamento di Draco Malfoy e Putnam continuava a lanciargli occhiate perplesse e incuriosite.
L’assistente era un bravo Auror. Sapeva di avere ancora molte cose da imparare, ma se la cavava discretamente lo stesso. Soprattutto, era una delle poche persone che sapevano quando potevano parlare e quando, invece, era meglio stare zitti. Tuttavia, pur sapendo che quello era uno di quei momenti in cui bisognava solo tacere - l’Ispettore, infatti, sembrava profondamente immerso nelle sue riflessioni - Putnam non riuscì comunque a trattenere una domanda. «Ispettore?»
Knightley rispose con un mugugno.
«Non crede che avremmo dovuto chiedere a Draco Malfoy di rimandare il suo viaggio?»
L’Ispettore non rispose subito e quando lo fece, lo fece con una domanda. «Perché?»
«Beh, il caso è stato appena aperto e sono ancora tutti potenziali sospetti, no? In fondo, non sappiamo ancora nulla di preciso...»
Knightley sorrise al suo assistente. «Ecco il nodo nel problema, Putnam. Sono tutti potenziali sospetti, ma non abbiamo nulla contro nessuno di loro, per il momento. Nulla contro Hermione Granger o Severus Piton o Draco Malfoy o... Harry Potter, per quel che ne sappiamo.»
L’Auror sembrò quasi indignato da quella possibilità. «Lo so che dovremmo giudicare tutti allo stesso modo, Ispettore, ma francamente ho difficoltà ad immaginare Harry Potter fare qualcosa di criminoso, contro la sua fidanzata per giunta. Merlino, lui ci ha salvati tutti!»
Knightley sospirò. «Già, ci ha salvati tutti.»
«Draco Malfoy, invece...»
L’Ispettore lanciò all’assistente un’occhiata ammonitrice. «Non facciamo l’errore di farci guidare dai pregiudizi, Putnam. Per quanto ne sappiamo, Draco Malfoy è solo un ragazzo che è stato per qualche tempo ospite dei Weasley e che conosceva la loro figlia solo superficialmente. Quindi su quali basi dovremmo fermarlo? Perché i due si sono incrociati qualche volta qui a Diagon Alley? O perché lui ha provato a consolarla quando l’ha trovata in lacrime?» Sospirò. «O forse c’è stato qualcosa in quello che ha detto che ti è parso strano?»
«No, Ispettore», rispose Putnam scrollando le spalle infastidito. Era insoddisfatto. E deluso, in qualche misura. Perché sapeva che c’era stata una parte, dentro di lui, che aveva sperato ardentemente di trovare un collegamento concreto tra Malfoy e il caso. Uno qualsiasi. Tanto per avere una scusa qualunque per spedirlo ad Azkaban.
E invece l’Ispettore sarebbe andato ad interrogare Harry Potter, il giorno seguente.
In che razza di mondo vivevano.

  
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